Messaggi
Messaggi-
Il calore scioglie gli edifici.
Il perimetro della giostra
gocciola,
il gelo abbondona le rive dei fiumi.
La corsa prende
il sopravvento,
trepide membra affondano nelle pozze d’acqua,
la vita pulsa fangosa e libera,
la terra stria i polpacci,
polvere essiccata sul viso,
labbra sprofondate nelle radici,
umidi alberi avvinghiati alle carni,
la maglia si sfalda, la
peluria è travolta dal tuo sudore,
le anche spalancano il cielo,
non ti sei mai allontanata dall’abbraccio,
le giunture
sonore allietate dai messaggi.
Il vento coagula una presenza. Mi
affretto, voglio guardarti mentre la vita ci cancella.
La tua
presenza mi attraversa senza sforzo,
le membrane lacustri non
ostacolano il pulsare dei tuoi cuori,
l’erba profonda succhia
il mio sangue,
cerca rifugio nei tuoi doni,
liscia il manto
di marmo alle mie spalle.
Nel
mangiare le stelle ti ho provocato.
La luce sventola indebolita
dal tuo sorriso,
le prede scappano eccitate nell’estasi,
risalgono fra le mie gambe,
forzano il nido, avvolte dal mio
ventre finalmente sbocciato oltre la tua passione, rumoroso, rissoso,
indeciso,
il tuo corpo rinasce nella mia eccitazione,
il
cuore salito nelle pieghe del sole,
piove il dolore della mia
schiena anfibia, il volto pieno di spazio.
I
tuoi doni sfuggono.
Il palazzo apre molte bocche per addensare la
mia vita.
Le incrostazioni del lago affollano le scalinate
immerse dalla marea,
il giardino risplende nelle infinite stanze,
i miei corpi si deformano nelle luci non ostacolate sprigionate
dalle pareti inesistenti.
Il palazzo pulsa la nascita, determina
l’amore del mio ventre,
ora la corsa imprigiona il legno fra le
stelle,
non avverto alcun peso, non esisto,
il perimetro
della mente si è consumato nelle fontane assordanti,
i richiami
si disperdono nel silenzio della campagna,
mi sembra terra,
mi
sembra il tuo amore,
il sangue non unisce, allaga.
Ansimare-
Il sole è tramontato.
Finalmente la natura risplende senza
sforzo.
La tua anima aspira il paesaggio, rigida anima inerte,
pronta, sovrasta il cielo, mani ardenti, la marea copre il sangue, i
cespugli ansimano.
è il petto, il cuore, è una casa.
E’ la
distruzione.
Gioco nell’inferno, cresco nel vento, la gioia
disperde ogni sentiero, ogni gioia.
Il sole ignora le anime,
mangia il cuore, freme,
strappa le cime.
La neve appoggia il
suo fiato nel ventre.
Cala nella boscaglia,
ressa nel
fiume,
eccitazione, toccami.
Il calore sostiene il
paesaggio,
esplode nella fronte. Abbraccio.
La distanza avvolge
i tuoi volti.
Le labbra incidono la nebbia.
Platani bruciati
abitano nel cuori, al sicuro.
Amministrano il cielo,
mi donano
l’anima.
Sollievo
Il cuore circonda la
casa in cui sprofonda.
L’appoggio è nel tuo corpo, nel tuo
cielo.
Nel silenzio rilascio le membra,
uniti, sorpresi.
Il
fiume termina nel coro.
La montagna espande le voragini,
la
terra palpita umida, libera il tempo,
prende il contatto lontano,
fra i cuori immersi,
germoglia nella palude, il mio ventre
abbraccia l’aria,
morso dalla fiamme, luci dilatate consumano le
branchie.
Ti ospito, il sottobosco è schiacciato dalla mandria,
lingue affollate rotolano lungo la pelle.
Il fuoco ara la
terra.
Ti abbraccio nel tuo eterno sonno, lambisci le onde con
amore dolente, non ti voltare, ti amerò sempre e sempre ti renderò
libero.
Uno sguardo di porpora e di amore adorna il nostro
segreto, la luce volteggia.
Il
sole devia nella luna,
la luce dissipa le forme, teme,
la
tua assenza avvicina.
La stanza ruota, incide nella pelle il
confine dell’amore.
L’aria cancella la persistenza della vita.
Il
cielo arriccia il suo volume, fluttua, ingoia se stesso, rotola tra
le fronde nella tempesta, la luce tace, il petto chiude la vie.
Non
serve alcun aiuto.
Lascio sommergere la foresta,
incrostare i
cuori,
essiccare le valli.
L’amore era l’ultimo atto della
memoria.
Non temo.
L’innocenza distrugge l’esistenza,
è
incurante d’ogni promessa.
L’intimità diffonde la tua
solitudine.
Sollevo il torrente.
Terra
silenziosa
La danza solleva la neve solare, disperde la luce,
penetra nelle morbide crepe della terra.
Canti inudibili
avvolgono i cuori con suoni d’amore.
La visione interrompe la
vita, scioglie il peso insopportabile, consegna il destino ai
colpevoli.
Il giardino ruota dolcemente, emette pressioni
intessute di una vita sensibile ed ignota, desiderata dal cuore,
colta con l’innocenza di chi ha vinto la scelta. Lembi di valli
incolte producono il cielo disciolto in volumi di luci radenti. Gli
alberi salutano il nulla, nei vortici salgono e ruotano radici
lacustri. Ogni corteccia attrae le proprie squame, onde chimiche
rotolano nelle siepi.
La terra costruisce il suo nido nel fitto
della vegetazione, respira immersa in torrenti impetuosi di
clorofilla, le rocce fioriscono, pulsano armoniche nel vento.
Un
lampo. Il canto mi precede. La neve scorre nella lontananza del
silenzio. La mia folla ne riconosce il valore, lascia salpare le
correnti verso certi prodigi. Ascoltare avvolti nel cuore. La luce
catturata dalle forme sciaborda lungo la riva diluita nei riflessi,
tremante, con lampi improvvisi espande l’orizzonte oltre il proprio
corpo, cade in una quiete immobile affollata da tessuti vegetali.
Slancio
Il
fiume risplende nelle piogge lagunari. Torrenti di luce risalgono i
cieli, le membra dei corpi avvolgono la terra, il fiume emerge
nell’aria, l’abbraccio conduce nel mio petto, nei tuoi canti.
Sorrisi lacustri, siepi innevate, il frastuono del vento spinge la
cascata nel cuore, rapide ghiacciate assorbono le luci, sul fondo
pulsante la pelle si fa morbida, guancia maculata, lacrime, gioia. Il
vento è fermo nel cuore dell’albero, la foresta prosegue il
tragitto del fiume, nella sabbia, tra i deserti, nel folto delle
anime, la foresta degli spiriti dissolve nell’aria, colma
l’entusiasmo, la corrente risale dissipando nel suono, poi le mani
si ritraggono, il cuore batte, cattura i giorni tra la folla degli
animali, sabbia incolore galleggia nei tuoi vortici.
Foglie
La
luce straripa dal lago, avvolge gli alberi, i fiori, le cortecce,
cade nelle nuvole, affiora negli occhi. Incontra la pressione del
tue mani, mi accoglie con sicurezza. Tra le foglie si annida, attende
la tempesta .
Cuore
Il
suono è la foresta, è un’offerta della natura, il dono della vita
che scuote la pioggia.
L’inverno mi abbraccia, lascia scivolare
nella brezza, gioco di acqua sospinta tra le chiazze ghiacciate,
arrotolate tra gli arbusti fluorescenti..
La danza riprende il mio
tragitto, la tua luce mi sparpaglia tra nuvole tubolari, agili
velature scorrono nella pelle, dei cieli, del tempo, del canto, fino
al luogo in cui la terra appare più dura, più ospitale.
Il
calore è un cenno del cuore smarrito nel mio ventre.
Luci
Il
braccio ti avvolge, urta il cuore, mostra al suo compagno i tendini
frementi.
Riposo, ottengo gli occhi dalla luna. Morbide creature
acquatiche
introducono la presenza. Le loro carni sembrano mie,
amori composti di voracità, nascosti nelle pieghe della vita.
La
schiena apre i suoi varchi nella tua luce.
Appare deforme il
pianeta dei venti,
abitanti rissosi intrappolati nei
corpi.
Alimento la tua perdita nei festeggiamenti per
l’estate,
il gelo ansima al tuo contatto,
movimenti liberi
catturano con precisioni ogni lancio,
il giorno mi spegne nei
laghi di luci.
Esplode
La
notte osserva i fiori aprirsi.
Le chiome degli alberi respirano
nei polmoni, penetrano negli involucri tremanti, raggiungono il
torrente in cui la carne scivola e gorgheggia. Delizia invisibile,
apertura dell’ombra.
Il volto evapora, la foresta esplode,
rugiada in fiamme, un abbraccio senza inizio.
Inondazioni
Il
canto inonda la siepe trasparente, cristalli liquidi rigano le mani,
le dita scorrono polvere animata. La pioggia è rapida nel
cancellarmi, il vento tradisce la terra nell’unione col ghiaccio,
improvvisa primavera cattura i polmoni, la felicità ingoia i
respiri, nelle pieghe del volto il deserto consuma la vita.
La
presenza palpita di pressioni, nessun arrivo e nessuna partenza, il
sole brilla ancora ma senza una direzione.
Accoglienza
La
mano circonda le tue rughe, lambisce la fonte, è il tuo esordio
nell’amore, la vita intuisce.
I gesti rispondono al cielo,
nuvole di sangue si stringono al petto.
Il ventre è finalmente
cieco. Aspetta, libero, informe, appena un nome tremante, temuto da
Dio.
Tento l’appoggio in una lastra di luce, il legno accoglie,
di nuovo la foresta fiorisce, accoglie.
Sguardi
La
luminosità del bosco frantuma l’aria, così i germogli compaiono.
La terra arricchisce di suoni le strade in cui i canali grondano
viventi, sassi di tufo rimuovo le colline, nelle stelle affonda lo
sguardo, le stelle del prato, ai piedi degli alberi, ricco di
nutrimento per gli animati invisibili.
Il vento indietreggia nella
corteccia, il contatto è timido, la pelle profuma di freddo, dopo
gesti faticosi il cielo viene ingoiato.
Il cammino risuona greve
nel ritorno.
Note
-
Il cuore ascolta l’aria farsi strada nel fiume, risale il
promontorio, giunge nella pianura fra i laghi dove anche le stelle
hanno trovato posto. Il ritmo della prima luce non è mai cessato, la
neve discende sul mare, le onde interrompono l’azione, fluisce
l’incontro.
Le piante hanno disarticolato gli spazi, le radici
sommergono di vita i cieli, ora la sabbia massaggia le profondità,
grida marine rarefanno i vapori, i volti sono striati dai bagliori,
in volo tra gli alberi, oltre il cielo, la vista dell’oscurità
semplifica la gioia.
L’erba e la brina e il vento e la mattina
racchiudono la mia vista in un cenno, la loro parola ondeggia come
nebbia, mischiato con le pietre rotolo lungo la scarpata trattenuta
dal gelo. Dita morbide mi sottraggono il passato, l’erba ricopre il
cuore, il petto, la luce degli occhi, il lampo di un raggio che non
arriva dal cielo.
Gli spiriti decisero di donarmi la vista, il
mondo scomparve.
Parlare
La
parola che ancora non compare è come l’ascetismo naturale: non se
ne può parlare poiché in ogni caso già riverbera nell’aria, nel
cielo, nelle cortecce, nel bisbiglio degli esseri invisibili.
La
parola che non compare è dotata di molti sensi contemporaneamente,
molti sensi che con insolita precisione evocativa dischiudono un
qualcos’altro, forse un’altra parola, forse proprio altro dalla
parola stessa che già in origine era altro da una normale parola.
Non è il contesto di riferimento a determinare il senso della
parola, la parola che non compare è il contesto, è l’agire senza
regole poiché dotato di un agire più profondo dell’agire
stesso.
Le parole che non compaiono sono molte, il non detto è
decisamente voluminoso, gli e le ascete naturali tacciono per sempre
e parlano ovunque, indipendentemente dal contesto, dal tempo, dalla
geografia.
Spettri
Gli
alberi risalgono nel corpo,
l’aria diventa liquida nella gioia
pomeridiana,
i polpacci affondano la luce, lo sguardo è
semplice,
il giorno si perde tra i pianeti, gli spettri riposano
nel sole.
L’ingresso assorbe i vortici, il mare ricopre la
carne,
amore di giorno e di notte guardami, guardali.
Non
ti ho deluso, al ritorno la luce ha incendiato le strade,
la
brezza notturna, insopportabile, ti ha sollevato,
legato il
cuore con i baci degli uccelli,
diluito le emozioni tra le fiamme
di ghiaccio.
Le fiamme erano il sogno, l’abbraccio la spinta
della notte,
ora mangio, abbracciato agli alberi.
La
luce torna fra gli animali, appoggia le anime sulla terra,
raccoglie
la sabbia fluviale nei vortici quasi spenti.
Nel colore della
pelle riconosco le mie vertebre.
Suon percorrono il petto, la
neve chiude la valle, la luce trapassa gli spiriti, incontra la
propria fine, rivive molte nubi.
Le notti ingrassano nella
foresta, nelle radici il cosmo giunge,
all’incontrario della
vita ogni decisione scioglie, ignora, il contatto.
L’inondazione
di nuovo copre il litorale. Venti fortissimi creano delicati insetti
lacustri, il promontorio affonda l’isola, terre gelatinose nascono
nella carne stellare.
Il cielo apre i corridoi, altro vento,
caldissimo e precoce, accumula liquidi polmonari.
E’ mattina,
le api frantumano le nuvole.
Gelide amicizie trapassano nel
ventre.
Abitazione
Il
nido si raccoglie nel volto,
le guance ricoperte dalla rugiada
colano,
il sudore inonda la schiena, scivola fra le natiche,
il
golfo trema nella tempesta mattiniera,
gli abbracci sollevano
alberi invisibili,
avvolti nelle radici nascono i raggi
solari,
morbide ascese nel cuore, tra gli animali.
Annodare
Tra
gli alberi la luce posa, occhi neutrali agitano,
nel fango
sopraggiunge il fiume, solleva i veli acquosi,
trova la libertà,
il cielo annodato nel mare,
il riposo fluido emette il sole,
mille
giornate rapprese in un solo gesto, nessuna traccia.
Respiri
La luce immerge le braccia. Silenzio, in volo,
l’abbraccio
accogliente del bosco,
umidità nel cuore nell’oscurità della
scelta.
La bufera solleva i mille volti, diluisce l’amore,
infine,
una scia di luce informe, è la scelta, non vista,
impossibile,
perché respirata dall’aria,
ora accetto
l’udibile, il cuore apre ogni primavera.
La terra germoglia in
un fiore. Il suono del cielo scorre tra i laghi.
La notte è
avvolta dal giorno,
il vento impazzisce nelle foglie dei lecci.
Inondazione
La
luce offusca gli alberi con la brina dell’inondazione. La terra,
morbida, fangosa, tracima nell’aria, serpeggia nel cuore,
intromette il tuono nella corteccia. Gli alberi cessano di scorrere,
altra aria irrompe nella furia arteriosa, il cuore retrocede, induce
il calore nel ventre, le radici covano tra le tempie, cuori risuonano
nelle onde di piena, afferro il velo del cielo, nuvole tinteggiate
d’invisibile. Il calore resta estraneo alla progressione della
luce. La luminosità si sfalda, la memoria non vede, i contorni del
fiume e l’orizzonte uniscono il pianeta e lo spazio, l’abbraccio
di un solo spirito ingoia i gesti, le onde, le speranze, giunge il
silenzio dal colore inumano, giunge dal lato gelido e screpolato, il
timore scivola dalle mani, un corpo furtivamente guada la vita, resta
vivo, trasuda di sguardi inanimati e presenti, il lume retrocede nel
seme di un deserto, la modesta della quiete, la violenza s’immerge
nel corpo di un cantore, parole tentano l’amore, la risacca
presenta la sua distruzione. Il canto giunge perenne, luci avvolgono
il viaggio, liquidi passaggi colmano le lagune.
Maree
I
fiori sono le membrane del volto,
avvolgono le nuvole in dighe
sonore,
petali cartilaginei trattengono il tempo,
l’espansione
rallenta, ferma il diluvio,
nella terra immota l’irrigazione
sceglie i laghi,
folle di movimenti compongono gli
incontri,
nessuna scelta, nessun trovare,
gli incontri
retrocedono,
è lontano l’amore del tuo sguardo,
è vicino
il canale, straripa nel cuore,
cancella le radici,
palude
ingolfata dal silenzio, dalle anime,
marea non terrestre.
Spiaggia
Il
cuore sospende il mare in un raggio lieve, saturo di sangue, veloce
nel palpare l’interno della gola. Venti caldi scuotono la
sabbia.
La luce assorbe il bosco, sulla spiaggia, davanti al
fiume,
scintille fra gli sterpi, le mani attraggono forze leggere,
il corpo distacca i suoi veli,
abbandona la luce, rimuove
ogni presenza.
Animazione
Non
contengo il vento del tuo respiro, ti accarezzo, perdo nell’acqua
la luce della vita, trovo l’istante, la mia scomparsa, lo sguardo
leggero della vita intensa, perdi i tuoi colori,
affondo nell’aria
turchina, piena degli strati della pelle appena emersa.
Il giorno
interrompe la luce, indietreggia la terra,
arriccia la melma dei
piedi, ora pressati nel fango dell’inondazione,
il cuore incauto
apre ai suoni, scompagina le radici,
cancella l’immagine,
tremore del ventre, costole animate ripetono l’amore.
Sciame
Il
corpo osserva le forme scorrere nella propria cavità.
Il cuore
traccia il sole oltre il golfo,
le onde della pianura sorvolano la
peluria polmonare.
La laguna ossea compenetra il sesso, i fianchi
si sollevano, il brivido sospinge le radici di vetro, sciami di
sorrisi scorrono nelle vertebre,
la guida non esiste.
Caldo e
assolato, il luogo del corpo parteggia per gli spiriti, le anime, il
non visto, il curabile con l’amare.
Il giorno riflette e
gorgheggia nella gola montana,
note primaverili scuotono le
costole, una forte presa annoda i fianchi tra le cortecce delle
betulle.
Il mare apre al cosmo le proprie acque, flussi di vapori
tremano nel presente. Ottengo il silenzio, sangue disinteressato.
La
carne si ritira,
le pieghe della pelle
disturbano le
ossa,
abbracciano il tempo,
immergono l’entusiasmo
tremante
oltre le inguini,
lo slancio degli alberi sfonda il
suono;
nelle ossa scorre il sole privo di tramonti,
la luce
dissemina i corpi di movimenti,
anime immote intuiscono il
reticolo dell’amore.
Tuoni serali accolti negli
abbracci,
creature inginocchiate tra pellicce
selvatiche,
l’incendio del tuo canto è la presenza incolore.
Occhi
Il
sole immerso nella luce liquida, lungo i crinali della terra,
terra
di terra, frane di bagliori,
corsa di tempeste nei cuori
lagunari,
gli occhi stremati posano la vita.
Consapevole
Non
voglio avvicinarti,
il sole fugge dalle mie dita, distante nel
fiume,
l’arcobaleno insegue la corrente, fende le
superfici,
deforma la volontà,
il ritmo della corsa deraglia
oltre l’orizzonte.
Nuovo, inconsapevole.
Il vento, tra le
braccia, mi spinge dentro.
Incontro i tuoi desideri.
Il sole mi
raggiunge, entro nei tuoi occhi.
Ora le tue immagini possono
nutrirmi.
Annodare
Il
sole insiste nel plasmare il tuo cuore, lesioni arginate dall’amore
allargano l’orizzonte corallino,
il canto dell’onnivoro
trasferisce l’opacità nel vento;
i gesti, all’alba, quando
tutto sfugge, atterrano la coscienza.
Le membra traspirano ossa
annodate agli alberi, cantano la fioritura.
Il
sole precipita nella tua estate,
terra nel liquame imploso risale
la pelle,
monta, nella giornata convulsa, eserciti di
spiriti.
Benvenuta la tua marea attiva, rifugiati,
ospite
accartocciata nella tempesta,
i nostri abbracci rappresi nel
suono,
nessuna indecisione mi guida,
l’amore con me.
Il cuore
Il cuore fluisce senza sosta nella tua bocca.
La
presenza dei cuori condensa l’acqua,
al tuo contatto le alghe
fioriscono tra gli occhi,
risplendono sulla pelle.
Arriva i
lampi.
L’acqua tende la terra, palude elastica, fangosa,
ospitale.
I fiori si dileguano fra le scintille,
svaniscono le
presenze - il suono è una pressione continua,
racchiudo il vento
nel petto.
Sole
I
tuoi occhi osservano il cuore senza incontrare la luce.
Le mani i
raccolgono,
un abbraccio vegetale discende nelle vertebre.
Il
corpo modella la pelle, le stelle addensano la carne,
la carne
brulica del vento ritmato del tuo cuore.
Il sole emerge
inascoltato,
le strade scindono le luci, laghi intasati dai cuori
accecano l’inizio.
Giunge
La
luce del sole brilla e non illumina.
Nella cavità del cuore la
luce è un suono, una spinta che lacera lo spazio, mi
annienta,
cancella ogni dimensione.
La luce brilla e non
conosce un luogo,
io non mi vedo, ascolto comprimermi
nei
sentimenti del tuo cuore di molto altri cuori.
Il fiume avvolge
le braccia, giunge nei laghi salati disposti tra le costole,
il
fiume sorpassa la mia vita, intasa la terra seppellita dalle
scintille.
I tuoi occhi mi lasciano cadere tra i rami degli
abeti.
Le nuvole, il gelo, il battito di un cuore
che in
lontananza cede, scivola nella vita.
Frutti
Il
calore brucia nel cuore,
sorgenti , animazioni, lampi silenti,
colmano le terre,
giunge, solleva, molteplici attracchi.
Nel
sole il ricordo, vibra nel cuore,,
ti anticipa, solleva i
rami,
dentro la luce fluttua, cancella, ama.
Il ristagno nel
lago canta, cattura i bagliori,
le mani possiedono.
Solare
Il
sole illumina il silenzio.
In ascolto, il cuore, giunge nel fiume
dei bagliori,
la mano, trasparente ed accecante, liscia il
vento,
assaggia una vita fugace,
immerge e lascia la presa, il
legame con la luce,
un respiro distratto, senza testimoni.
Specchio
Il
sole entra nel fiume, entra nella carne,
raccoglie l’aria nello
specchio del cuore.
Un fagiano irrompe nel cielo,
Il passo cede
al fango,
luci sbocciano nell’acqua, nella terra,
nelle
membrane delle anime.
I cuori rifluiscono nelle mani.
Dopo
Dopo
dopo
dopo
dopo
non
c’è che il sole,
luce, lontanissima la tua presenza.
Il
cuore genera la luce, non illumina, manifesta libertà.
Il sole
trascina gli alberi nelle paludi di lava.
Il cuore migra nei
canali,
La vita in volo infrange i bagliori.
Finalmente posso
fermarmi,
dimenticarmi di me stesso in una vita semplice e
scontata.
Gli incontri pressano l’atmosfera.
La luce
scioglie la luce.
Io ti osservo senza sapere dove guardare.
Non
posso vedere, né tu esisti,
abbastanza a lungo, per
avvicinarmi.
Il vento scompiglia l’erba inondata dai fiori.
Spinte
Il
sole nella gola, calore nelle mani,
luce nella mente,
abbandono
i pensieri,
l’alba geme nell’acqua gelida,
la nebbia
avvolge il calore,
gemme primaverili sostengono i
respiri,
l’entusiasmo delle terre condensa, apre i cieli,
lo
sguardo ti avvolge, il tatto perde ogni volere,
l’amore non
cede, le luci irrompono, cancellano,
diventano invisibili,
i
canali fluiscono indisturbati,
la memoria è la luce,
liberami
dai tuoi doni,
il frastuono dell’acqua spinge il mio
peso,
tracce luminoso tra gli scogli salati.
Estate
Il
sole incede nel cuore.
gli occhi dimenticano la tempesta
imminente.
Estate amata, il cuore fecondato, nella tua alba.
Cieli
impilati negli amori.
I vortici luminosi sono le foreste.
Il
silenzio oltre gli occhi custodisce l’abbraccio.
Erta
Il
cuore è altrove,
velato dai suoni dei fagiani,
nelle siepi di
ossa,
fiori caduchi,
la riva affonda nella luce,
sopra il
fango fertile la tua decisione,
nell’amore,
lo spazio per
amarmi,
l’acqua indugia nel petto,
animi fedeli oltre il
vento,
sguardo nel fiume,
tra i rami la tua passione, sorregge
la vita.
Ospitale
Il
calore dell’acqua di sole.
l’amore inospitale per il tuo
seno,
erba , cibo di luce.
Il freddo ospitale del tuo
riposo.
Coito veloce nel sole,
spiaggia forzata dal
vento,
stretta nelle tue braccia,
la tua vita nella rete,
la
loro vita bacia,
armonia dell’oscurità.
Accecato.
Riposo
Comprendo
il termine,
nel vento compare,
attimi tra le corde,
tensione
delle piante,
il volume delle radici è una trincea di
suoni,
riparte il tuo calore,
passo nella vita della luce,
ferito e fiorito.
Sono il tuo canto,
riposo, salto nei
tentacoli solari,
vortici di anime appena una brezza,
l’alba
che non sorge.
L’amore
sopporta il tuo vicino,
trama nella corteccia,
gemme devote
accendono la spiaggia primavera,
ora della tempesta il bacio il
tuo tuono ospitale.
Credo al tuo corpo, semina sanguigna,
cedo.
Pace
Immerso
nel fiume di correnti
Immerso nella luce del fiume
Immerso
nelle correnti del fiume, correnti di luce,
fiume di natura, pace
al tramonto,
affondo nella luce,
nella corrente del fiume la
natura scivola leggera
senz’anima,
l’aria è il cuore, la
luce si estingue nel fiume,
nella serenità.
Rinato
Il
sole smuove il canneto gelato.
Le rocce della laguna brillano
gelide,
i laghi di brina accolgono l’impeto della
corrente.
Torrenti coagulati, il cuore assorbe il
passaggio,
l’amicizia fiorisce, il gelo accoglie le ultime
tracce,
un gioco di vita, la tua luce non esiste, amami.
Eclisse
Il
sole emerge nel tuo cuore.
Velature ombrose cantano la tua
deriva.
La trama della pelle traspare,
i cieli spopolati
frantumano le strade.
Latrati salutano il buon umore mattutino.
Rilievi
imperlati di sangue- l’occhio spegne il suo desiderio.
Germinare
Il
sole fiorisce e corrompe.
La complicità della luce spegne il
cuore.
Il gelo precipita,
il cielo intuisce, spazza il letto
del fiume,
il cuore ride incalza la mente- nelle tenebre
riposa.
Dissipa la propria intelligenza.
Il
canto mi disperde, riempie di giada le fessure del petto.
Attimi
imprudenti, il fiume irrompe, unisce i torrenti sanguigni.
Germina
la parola. Baciami.
Respiro
Smarrita
nel cuore, riposa incustodita.
Il tempo arretra. Tra le mani il
sole del mondo.
La varietà della luce sceglie. Il calore
risponde.
La mano tende, vela del sorriso.
Respiro nel cielo.
Accorrere
Ombre
rapide indietreggiano nell’ombra.
Il suono del vento copre la
notte mia,
Il petto ossida tremiti di brezza,
spinge nel vento
il suo furore,
condivide un ultimo respiro.
Mangio in libertà
con gioia.
Il tuo calore oggi mi appartiene, perdo il domani.
La
spiaggia di rocce sull’altipiano.
La libertà.
Una via delicata
Il
mare accorre nella carne, trova la luce.
La libera. Sceglie di
amare.
La chiamano il calore che desta,
la sua veglia mi
accoglie.
Le alghe schiumano nelle sorgenti marine.
La
gioia del giorno termina senza un inizio.
Il vapore del corpo
traccia l’altrove.
I tuoi denti inseguono la mia pelle,
Entriamo
nella luce.
Il vapore risucchia i tuoi giorni, anche la polvere mi
ignora.
L’erba selvatica trattiene la grandine.
I lecci
ascoltano il tepore del mattino
Siepi frastagliate.
Prigionia.
Una
vita delicata.
Le valli, incerte nel mattino,
inseguite dai
canali.
Il tuo arrivo unisce.
Cumoli di paglia
splendono.
Velature di sabbia decorano le guance.
La baia
gonfia del tuo silenzio.
Sole_2
Il
fiore emerge solare,
canali ventosi appaiono,
una scelta
improvvisa, calore del corpo,
nuotare nell’estuario.
Sapori
coloriti, abili.
Altopiani
Il
tuo volere e la notte vogliono le anime e i fiori.
Altopiani
silenziosi assorbono le stelle.
Nella nebbia crepitio del
vento.
Il tuo volere mi accoglie.
Il cielo interrato copre il
cuore di amore.
Le alghe schiumano nelle sorgenti marine.
Il
sorriso, nascosto tra le mani, fa vela al cielo.
Il golfo, nella
luce, si libera dalla vita.
Promessa
Il
cuore ottiene.
Mare, il proprio pudore, tu.
Aggressori, pallido
amore.
Do’ la vita,
in un oceano,
tempo, nessuno
sforzo,
la pelle scivola nel tuo corpo. Sopra il tempo,
il
ritorno giudicante, arrestarsi.
Luce incolore balbetta, cresce,
genera il respiro senza costole.
In aria i luoghi per
incontrarti.
Tra le nostre dita, vacilla l’oceano, non
sceglie,
immergi,
alcun gesto è necessario.
Avviene, oltre
ogni promessa.
Fertile come un albero.
Risposte
Il
sole risponde alle proprie genti.
I rami tremano nel sole.
Pelle
abbracciata alla corteccia.
Suoni terragni catturano luci.
Odore
nell’acqua.
Tra
le terra il sole.
Luce invade il corpo.
Il passaggio nell’ombra
morbida, amorevole.
La passione premuta nell’addome, libertà
solitaria.
Vortici notturni tuonano nel cuore.
E’ l’amore,
la comparsa del primo fiore.
Il niente che l’inverno
dimentica.
La quiete precede, incurante della vita.
Di
nuovo,
libertà solitaria.
Scagliole
Il
sole freme in un giugno sonoro.
Cubi acquatici ruotano
obliqui
siepi strappate alla tempesta, membrane anfibie incollate
di luce.
Il ventre delle creature espande il sole ,
attivo nel
respiro, espande l’immanifesto.
Gocce di natura dure ed aguzze
tracciano il profilo degli alberi nella nebbia.
Lembi delicati si
distaccano dal cielo,
inseguono i corpi
La veglia continua,
improvvisa covoni d’erba riarsa,
nascondigli di bagliori
elettronici,
piccoli tuoni lamentosi ordinati dalla libertà.
I
passaggi mutano direzione,
nella cittadella carnale la pace fa
commercio della realtà.
L’entusiasmo
degli alberi sostiene il calore delle visioni,
negli spazi
primaverili cadono odorosi fianchi montani.
mani eccitate scavano
nelle schiene cubicoli d’amore,
i ruscelli invadono le rocce,
trasudano tra le balze marine.
Crumble
Le
rive del fiume conoscono i giochi insoliti dell’inverno.
La luce
geme, giostra di vita, intacca il tuo viso, insegue la bruma nel
camino stellare.
I cavalli toccano il fiume in un adagio
notturno,
conchiglie ferrose accolgono l’alba,
le passioni
scavano nel ventre,
avvolgono il giorno,
stupiscono
eccitate,
attendono la preda per liberarsi della vita.
Il
sangue rinasce nell’erba,
il nido custodisce le scintille,
sventola il cielo
fino a incontrarti.
Gli indugi cessano.
Le
bocche accorrano per addentare la vita,
aprono il perimetro
dell’amore silenzioso,
legni essiccati risalgono le spiagge,
il
pomeriggio preme la pelle.
La
dispersione giace fluida, attorciglia il vento,
ogni attimo
retrocede,
i tuoi fremiti investono la marea,
il
sole indietreggia, sopisce la furia,
la gioia del petto copre la
notte.
Dove
Le
anime vogliono una notte senza fiori.
Siepi interrate nei corpi,
nei cuori.
Cerco le alghe che mi liberino dalle sorgenti
solari.
La schiuma del golfo crepita di nebbia.
La tensione
dell’aria frammenta il possesso.
I tuoni arrivano, distruggono
la tavola.
Manipolo
Il
calore del sole interrompe la vita.
Nella notte la foga della
generazione matura nel terriccio.
Bosco molle nella rugiada,
occhi incantati dal cuore nel cielo.
La pioggia resta nella
pioggia,
il velo dei prati copre il corpo, la montagna negata,
le sue urla, e i suoi canti sospesi nel tuo tempo.
Dedicati a
lui, al cuore fluido,
allagare la pianura nel ventre invernale.
Il
giorno scorre fra i resti del tempo.
Note ghiacciate dense di
mani.
Intrecci, estate arruffata dal vento, il desiderio ottiene
il proprio vento,
nel luogo adatto ti incontro.
La montagna
insegue il cielo, il tuo cielo interrompe il mio.
Scorre la quiete
nell’abbandono della vita.
Il dorso ben fermo non teme la
neve.
Luce inadatta arretra nella vita.
Il colore inquieto nel
vivere il tuo corpo,
scambio di polmoni,
respiro tra le mani,
aperto in un fiore,
tremante di piacere, colmo delle prime
delizie.
E’ un nuovo giorno il mio custode.
Respinto nella
foresta, tra i bordi di canali trasparenti di fango,
il tuo arrivo
nella mia evanescenza, luci decompongono la vista.
Nel torpore
della frana i segni dell’amore rigano l’emersione.
La
vita cola nelle fessure dei cieli, oltra la riva del golfo,
l’incontro con i fiori,
con le macchie selvatiche disperse
nella mappa.
Distacco dal cuore.
Accenni
Le
rive del fiume ignorano la gente dei nidi.
Le giostre riempiono le
conchiglie di prede albine,
Bocche legnose divorano spiagge,
la
vita geme, libera mai nata.
Le
gemme riconoscono.
Il sole addensa la vita nel tuo volto.
Gli
indugi cessano, affondi il petto nelle alghe.
Lo scoglio tocca la
brina.
Primavera atomica custode del ventre.
Amicizia
Terra
,volontà .
La danza è neve solare, la luce tra le crepe .
Canti,
cuori .
Il peso del destino colpevole della visione.
Il
giardino emette, vita senza scelta.
Respiri lampeggianti di
uccelli lacustri.
Innocenza scivola tra le balze gelate.
Torrenti
di luce ingoiano la luce.
Il tuo aiuto distrugge
l’esistenza.
Intimità selvatica.
Prendere
Il
paesaggio sovrasta.
Cielo privo di sforzo,
natura immersa nella
marea,
polmoni anfibi ignorano il sole,
ritmo del sangue.
Le
anime prive di appoggio colmano la distanza.
Nella boscaglia
splendore del tramonto.
Il fiume abbraccia l’aria morsa dalle
fiamme.
Gli ospitai abbandonati dal tempo,
liberano il
silenzio,
palpitano nelle voragini. Orgoglio quotidiano.
Dettagli
Il
percorso del sole
conosce il modo delle colline,
verso le alghe
nel fiume, tra i gamberi,
vitelli argentati nel fuoco della
luna,
calore del pellame, arte delle scaglie,
il volo sopra la
vita, le onde indietreggiano nel fango,
chiome del grano, sole,
ombre notturne nutrite dal ventre.
I
passi tra i fiori,
l’altipiano sguarnito d’alberi,
nel
cuore sguardi, bagliori,
i fiumi tentano la vita, e tra le onde
posseggono i canali.
Ti unisce, senza la memoria scivoli,
conquisti.
Distacco. Il tuffo del golfo, la schiuma frenetica
accarezza i cieli.
Nuotare
Il
dolore prova le sue forze nello sbocciare della primavera.
Gli
alberi raccolgono gli umori,
pregano nella valle
incrostata.
L’aria giunge nei crateri.
Tra le camelie brucia
il tuo silenzio.
Ranuncoli delicati tratteggiano un sentiero.
Nei
sassi trascinarsi di ombre.
Unioni.
Raccolto
Il
cielo dorato, il mare disciolto della stretta dell’edera.
Tessuto
nel vento, calore ,
il fiume aderisce ai fianchi,
la frutta
nuota nel lago di luce,
ancora terra solleva il tuo cuore.
Il
volo di un fagiano imita il cielo.
Il fiorire della pineta, nel
terriccio profondo,
gioia salina.
Stare
Intuisce
. Gemme striate di salsedine. Roccia crepata. Cataste di
conchiglie.
Il mare straripa nell’estuario. La terra nel cielo.
Il cuore. Indugiare nella luce.
Suoni. Gusci d’alberi ,
coperte di anemoni, sali aggregati nella rugiada.
Il ginocchio
in tensione, slancio, torsione delle mani nel toccarti. Vicinanza,
presenza, fogliame nei cumoli estivi. Il tatto del sole tra le
labbra.
Il
calore scioglie gli edifici.
Il tempo corre nel viale.
Animali
affamati di fiori,
le tue ginocchia piegate.
Il perimetro
della giostra, la neve mentre gocciola,
il gelo abbondona, i
fiumi inseguono il vento tra gli scogli.
La corsa
riprende,
trepide membra affondano nelle pozze d’acqua,
la
vita pulsa fangosa e libera, - oggi la tormenta dona i tuoi
ricordi
la terra stria i polpacci, polvere essiccata sul viso, -
tra le rocce i luoghi
risplendono nelle mani, nessun corpo da
nominare. Notti.
Labbra sprofondate nelle radici, umidi alberi
avvinghiati alle carni,
la maglia si sfalda, la peluria è
travolta dal tuo sudore,
le anche spalancano il cielo, trovano
luci sonore,
volumi carnosi ospitali,
i granchi del mare
affaticati dal sole, acqua salata, respiro di alghe-
non ti sei
mai allontanata dall’abbraccio,
le giunture sonore allietate
dai messaggi.
Il vento coagula una presenza.
Precedo il lago
sussurrando i tuoi nomi.
Il percorso del tuo cuore sfarina ghiaia
lacustre.
Mi affretto, voglio guardarti mentre la vita ci
cancella.
La tua presenza mi attraversa senza sforzo,
La
pelle ricopre la terra,. Assaporo il dolore,
il pianeta non
inganna, indietreggia per amor tuo.
Le membrane lacustri non
ostacolano il pulsare dei tuoi cuori,
l’erba profonda succhia
il mio sangue,
cerca rifugio nei tuoi doni,
le vene avvolgono
gli alberi albini,
cristalli errabondi, pendenti saturnali,
il
manto di marmo alle mie spalle.
Nel
mangiare le stelle ti ho provocato.
La luce sventola indebolita
dal tuo sorriso,
il valore della tua offerta è leggero,
inevitabile
le prede scappano eccitate nell’estasi,
risalgono
fra le mie gambe,
forzano il nido, avvolte dal mio ventre
finalmente sbocciato oltre la tua passione, rumoroso, rissoso,
indeciso.
Il tuono mi sorprende contorto nella sabbia,
il
fiume strappa le gambe assonnate,
il tuo corpo rinasce nella mia
eccitazione,
il cuore salito nelle pieghe del sole,
piove il
dolore della mia schiena anfibia,
crepitio di fuochi
dimenticati,
il volto pieno di spazio.
I
tuoi doni sfuggono.
Eppure le membra accolgono ogni impeto.
Il
palazzo apre molte bocche per addensare la mia vita.
Le
incrostazioni del lago affollano le scalinate immerse dalla marea,
il giardino risplende nelle infinite stanze, i tratti del
corpo
sospingono gli scatti della marea,
i miei corpi si
deformano nelle luci non ostacolate sprigionano pareti inesistenti.
Il palazzo pulsa la nascita, il palazzo ricoperto di
squame,
composizione innata, dono della fatica e della
sconfitta,
determina l’amore del mio ventre,
ora la corsa
imprigiona il legno fra le stelle,
non avverto alcun peso, non
esisto,
il perimetro della mente si è consumato nelle fontane
assordanti,
- il solco tra le rocce riempito dai canti degli
insetti,
i richiami si disperdono nel silenzio della campagna,
mi sembra terra,
mi sembra il tuo amore,
il sangue non
unisce, allaga.
Tu sei il tuo nome, nata dal
silenzio,
manifestazione di un unico gesto,
oltre il mio
esistere.
Il sole è tramontato.
Finalmente la natura risplende
senza sforzo.
La tua anima aspira il paesaggio, rigida anima
inerte, pronta, sovrasta il cielo, mani ardenti, la marea copre il
sangue, i cespugli ansimano.
è il petto, il cuore, è una
casa.
E’ la distruzione.
Semplice è il distacco del
giorno,
le pellicole di luce fluttuano nel tempo
lasciano
correre il mio agire,
poi abbracciano lontano dal tempo,
cadono
e trascinano,
amici e vertigini
Gioco nell’inferno, cresco
nel vento, la gioia disperde ogni sentiero, ogni gioia.
Il sole
ignora le anime, mangia il cuore, freme,
strappa le cime.
La
neve appoggia il suo fiato nel ventre.
Cala nella boscaglia,
ressa
nel fiume,
la pioggia riempie la sabbia, resta
immanifesta,
supera l’unione, cala nel mio ventre,
avvolge la
zucca che ruota nei vortici.
Eccitazione, toccami.
Il calore
sostiene il paesaggio,
esplode nella fronte. Abbraccio.
La
distanza avvolge i tuoi volti.
Di notte ti precipiti oltre la
laguna,
la tua entrata svanisce il mio essere,
ti circondano
.
Le labbra incidono la nebbia.
Platani bruciati abitano nel
cuori, al sicuro.
Amministrano il cielo,
mi donano l’anima.
Il
cuore circonda la casa in cui sprofondi.
Nella campagna della mia
infanzia ogni figura era luminosa,
le anime trapassavano
nell’amore
trovavano i tuoi segni.
Poi i tuoi seni hanno
riempito le terre.
L’appoggio è nel tuo corpo, nel tuo
cielo.
Nel silenzio rilascio le membra,
uniti, sorpresi.
Il
fiume termina nel coro.
La montagna espande le voragini,
la
terra palpita umida, libera il tempo,
prende il contatto lontano,
fra i cuori immersi,
i legami delle azioni trascinano i
colori,
paludi traspaiono, fangose, oblique,
il peso rilasciato
crepa la pelle.
Esco nel vento,
germogli nella palude, il mio
ventre abbraccia l’aria,
morso dalla fiamme, luci dilatate
consumano le branchie.
Ti ospito, nella mandria i varchi
esplodono, il cuoio risuona di tuoni,
semplice navigazione, un
amico ti chiama-voltati,
il sottobosco è schiacciato dalla
mandria,
lingue affollate rotolano lungo la pelle.
Il fuoco
ara la terra.
Ti abbraccio nel tuo eterno sonno, lambisci le onde
con amore dolente, non ti voltare, ti amerò sempre e sempre ti
renderò libero.
Afferro il cuore del ventre, aliti
precipitosi,
sirene ventriloque temono l’arrivo del
fortunale.
Uno sguardo di porpora e di amore adorna il nostro
segreto, la luce volteggia.
Il
sole devia nella luna,
la luce dissipa le forme, teme,
la
tua assenza avvicina.
La stanza ruota, incide nella pelle il
confine dell’amore.
L’aria cancella la persistenza della
vita.
Gli inganni cessano d’agire.
Il cielo arriccia il suo
volume, fluttua, ingoia se stesso, rotola tra le fronde nella
tempesta, la luce tace,
la pressione del sospetto mi sottrae alla
vita,
il petto chiude la vie.
Non serve alcun aiuto.
Le
voci compongono una nuova strada,
non mi doni l’ignoto.
Lascio
sommergere la foresta,
incrostare i cuori,
essiccare le
valli.
Nella città il vento precede l’anima per meglio
abbandonarla.
L’amore era l’ultimo atto della memoria.
Non
temo.
L’innocenza distrugge l’esistenza,
è incurante
d’ogni promessa.
L’intimità diffonde la tua
solitudine.
Sollevo il torrente. Prendo il tuo nido, congedo
i
bagliori dell’alba.
Temo per il tuo amore immerso nella palude
della vita.
La danza solleva la neve solare, disperde la luce,
penetra nelle morbide crepe della terra. La giornata giace
incustodita fra le mie braccia.
Canti inudibili avvolgono i cuori
con suoni d’amore.
La visione interrompe la vita, scioglie il
peso insopportabile, consegna il destino ai colpevoli. Ora mi
osservi, finalmente ripopoli le memorie,
il sangue disegna la
nostra prima unione.
Il giardino ruota dolcemente, emette
pressioni intessute di una vita sensibile ed ignota, desiderata dal
cuore, colta con l’innocenza di chi ha vinto la scelta. Lembi di
valli incolte producono il cielo disciolto in volumi di luci radenti.
Il passo veloce dei tuoi desideri incontra il vento del
golfo,
ora risali il promontorio, mi aspetti.
Gli alberi
salutano il nulla, nei vortici salgono e ruotano radici lacustri.
Ogni corteccia attrae le proprie squame, onde chimiche rotolano nelle
siepi.
La terra costruisce il suo nido nel fitto della
vegetazione, respira immersa in torrenti impetuosi di clorofilla, le
rocce fioriscono, pulsano armoniche nel vento.
La presa delle mani
scivola oltre l’orizzonte, mi piego, tu mi pieghi,
raccoglitori
di anime, luci addormentate.
Un lampo. Il canto mi precede. La
neve scorre nella lontananza del silenzio. La mia folla ne riconosce
il valore, lascia salpare le correnti verso certi prodigi. Ascoltare
avvolti nel cuore.
La luce catturata dalle forme sciaborda lungo
la riva diluita nei riflessi, tremante, con lampi improvvisi espande
l’orizzonte oltre il proprio corpo, cade in una quiete immobile
affollata da tessuti vegetali.
La trama del cielo conosce la tua
immagine.
Il fiume risplende nelle piogge lagunari.
Il mio
agire penetra nelle valli marine, assetato delle tue visioni
cerco
di annegarmi nelle scintille dell’alba.
Torrenti di luce
risalgono i cieli, le membra dei corpi avvolgono la terra, il fiume
emerge nell’aria, l’abbraccio conduce nel mio petto, nei tuoi
canti.
Sorrisi lacustri, siepi innevate, il frastuono del vento
spinge la cascata nel cuore, rapide ghiacciate assorbono le luci, sul
fondo pulsante la pelle si fa morbida, guancia maculata, lacrime,
gioia. Il vento è fermo nel cuore dell’albero,
il tremore
della terra pompa materia forzata,
gesti flessibili abbracciano
la fanghiglia delle membra,
sciolgono l’emozioni al passaggio
dei fiori.
La foresta prosegue il tragitto del fiume, nella
sabbia, tra i deserti, nel folto delle anime, la foresta degli
spiriti dissolve nell’aria, colma l’entusiasmo, la corrente
risale dissipando nel suono,
poi le mani si ritraggono, il cuore
batte, cattura i giorni tra la folla degli animali, sabbia incolore
galleggia nei tuoi vortici.
Il volo è incerto, instabile il mio
corpo.
La
luce straripa dal lago,
avvolge gli alberi, i fiori, le cortecce, cade nelle nuvole, affiora
negli occhi. Incontra la pressione del tue mani, mi accoglie con
sicurezza.
Il mio cuore conta i passi della tua vita. Drappi
floreali serpeggiano tra i salici,
le chiome assorbono il fiume,
la corsa trascina il vento.
Tra le foglie si annida, attende la
tempesta.
Da giorni il calore ristagna nelle ossa.
Le fontane
marine appaiono torbide, il getto delle onde
lambisce la tua
manifestazione.
Il suono è la foresta, è un’offerta della
natura, il dono della vita che scuote la pioggia.
L’inverno mi
abbraccia,
gelo fertile straripa negli occhi.
Altri suoni
insidiano il mio timore, la tua promessa.
Una debole invito a
scivolare nella brezza, gioco di acqua sospinta tra le chiazze
ghiacciate, arrotolate tra gli arbusti fluorescenti..
La danza
riprende il mio tragitto, la tua luce mi sparpaglia tra nuvole
tubolari, agili velature scorrono nella pelle, dei cieli, del tempo,
del canto, fino al luogo in cui la terra appare più dura, più
ospitale.
Il calore è un cenno del cuore smarrito nel mio ventre.
Il braccio ti avvolge, urta il cuore, mostra al suo compagno i
tendini frementi.
Riposo, ottengo gli occhi dalla luna. Morbide
creature acquatiche
introducono la presenza. Le loro carni
sembrano mie, amori composti di voracità, nascosti nelle pieghe
della vita.
La schiena apre i suoi varchi nella tua luce.
Appare deforme il pianeta dei venti,
abitanti rissosi
intrappolati nei corpi.
Alimento la tua perdita nei
festeggiamenti per l’estate,
il gelo ansima al tuo
contatto,
movimenti liberi catturano con precisioni ogni
lancio,
il giorno mi spegne nei laghi di luci. La notte osserva i
fiori aprirsi.
Le chiome degli alberi respirano nei polmoni,
penetrano negli involucri tremanti, raggiungono il torrente in cui la
carne scivola e gorgheggia. Delizia invisibile, apertura
dell’ombra.
Il volto evapora, la foresta esplode, rugiada in
fiamme, un abbraccio senza inizio.
Il canto inonda la siepe
trasparente, cristalli liquidi rigano le mani, le dita scorrono
polvere animata. La pioggia è rapida nel cancellarmi, il vento
tradisce la terra nell’unione col ghiaccio, improvvisa primavera
cattura i polmoni, la felicità ingoia i respiri, nelle pieghe del
volto il deserto consuma la vita.
La presenza palpita di
pressioni, nessun arrivo e nessuna partenza, il sole brilla ancora ma
senza una direzione. La mano circonda le tue rughe, lambisce la
fonte, è il tuo esordio nell’amore, la vita intuisce.
I gesti
rispondono al cielo, nuvole di sangue si stringono al petto.
Il
ventre è finalmente cieco. Aspetta, libero, informe, appena un nome
tremante, temuto da Dio.
Tento l’appoggio in una lastra di
luce, il legno accoglie, di nuovo la foresta fiorisce, accoglie. La
luminosità del bosco frantuma l’aria, così i germogli compaiono.
La terra arricchisce di suoni le strade in cui i canali grondano
viventi, sassi di tufo rimuovo le colline, nelle stelle affonda lo
sguardo, le stelle del prato, ai piedi degli alberi, ricco di
nutrimento per gli animati invisibili.
Il vento indietreggia nella
corteccia, il contatto è timido, la pelle profuma di freddo, dopo
gesti faticosi il cielo viene ingoiato.
Il cammino risuona greve
nel ritorno.Il cuore ascolta l’aria farsi strada nel fiume, risale
il promontorio, giunge nella pianura fra i laghi dove anche le
stelle hanno trovato posto. Il ritmo della prima luce non è mai
cessato, la neve discende sul mare, le onde interrompono l’azione,
fluisce l’incontro.
Le piante hanno disarticolato gli spazi, le
radici sommergono di vita i cieli, ora la sabbia massaggia le
profondità, grida marine rarefanno i vapori, i volti sono striati
dai bagliori, in volo tra gli alberi, oltre il cielo, la vista
dell’oscurità semplifica la gioia.
L’erba e la brina e il
vento e la mattina racchiudono la mia vista in un cenno, la loro
parola ondeggia come nebbia, mischiato con le pietre rotolo lungo la
scarpata trattenuta dal gelo. Dita morbide mi sottraggono il
passato, l’erba ricopre il cuore, il petto, la luce degli occhi, il
lampo di un raggio che non arriva dal cielo.
Gli spiriti decisero
di donarmi la vista, il mondo scomparve.La parola che ancora non
compare è come l’ascetismo naturale: non se ne può parlare
poiché in ogni caso già riverbera nell’aria, nel cielo, nelle
cortecce, nel bisbiglio degli esseri invisibili.
La parola che
non compare è dotata di molti sensi contemporaneamente, molti sensi
che con insolita precisione evocativa dischiudono un qualcos’altro,
forse un’altra parola, forse proprio altro dalla parola stessa che
già in origine era altro da una normale parola. Non è il contesto
di riferimento a determinare il senso della parola, la parola che non
compare è il contesto, è l’agire senza regole poiché dotato di
un agire più profondo dell’agire stesso.
Le parole che non
compaiono sono molte, il non detto è decisamente voluminoso, gli e
le ascete naturali tacciono per sempre e parlano ovunque,
indipendentemente dal contesto, dal tempo, dalla geografia.
Le
ombre del bosco sommesse evaporano ,
trasudano nel calore
diafano,
notte tra gli insetti,
la pressione del tuo amore
scivola tra le rocce marine,
le mani afferrano il cibo, amano
operose.
Gli alberi risalgono nel corpo,
l’aria diventa
liquida nella gioia pomeridiana,
i polpacci affondano la luce, lo
sguardo è semplice,
il giorno si perde tra i pianeti, gli spettri
riposano nel sole.
L’ingresso assorbe i vortici, il mare
ricopre la carne,
amore di giorno e di notte guardami,
guardali.
Non ti ho deluso, al ritorno la luce ha incendiato le
strade,
la brezza notturna, insopportabile, ti ha sollevato,
legato il cuore con i baci degli uccelli,
diluito le emozioni
tra le fiamme di ghiaccio.
Le fiamme erano il sogno, l’abbraccio
la spinta della notte,
ora mangio, abbracciato agli alberi.
Il
getto della fontana sgorga primitivo.,
solleva il calore, mi
scivola dentro,
scruta le convulsioni.
Girovago nel corpo,
afferro i contorni della libertà,
premo e opprimo,
avverto il
riposo delle tue membra,
mi ricopro di scaglie.
Non è che
luce, impossibile.
La
luce torna fra gli animali, appoggia le anime sulla terra,
raccoglie
la sabbia fluviale nei vortici quasi spenti.
Nel colore della
pelle riconosco le mie vertebre.
Suon percorrono il petto, la
neve chiude la valle, la luce trapassa gli spiriti, incontra la
propria fine, rivive molte nubi.
Le notti ingrassano nella
foresta, nelle radici il cosmo giunge,
all’incontrario della
vita ogni decisione scioglie, ignora, il contatto.
Almeno il tuo
sapore precede ogni inondazione,
dopo mesi la terra ancora
reclama il tuo contatto,
una sembianza di pace è il dono,
l’orizzonte precede ogni libertà,
gli animali trovano
protezione nella tempesta, il tuo cuore è nella folla.
L’inondazione
di nuovo copre il litorale. Venti fortissimi creano delicati insetti
lacustri, il promontorio affonda l’isola, terre gelatinose nascono
nella carne stellare.
Il cielo apre i corridoi, altro vento,
caldissimo e precoce, accumula liquidi polmonari.
E’ mattina,
le api frantumano le nuvole.
Gelide amicizie trapassano nel
ventre.
Il nido si raccoglie nel volto,
le guance ricoperte
dalla rugiada colano,
il sudore inonda la schiena, scivola fra le
natiche,
il golfo trema nella tempesta mattiniera,
gli abbracci
sollevano alberi invisibili,
avvolti nelle radici nascono i raggi
solari,
morbide ascese nel cuore, tra gli animali.
Tra gli
alberi la luce posa, occhi neutrali agitano,
nel fango
sopraggiunge il fiume, solleva i veli acquosi,
trova la libertà,
il cielo annodato nel mare,
il riposo fluido emette il sole,
mille
giornate rapprese in un solo gesto, nessuna traccia.
La luce
immerge le braccia. Silenzio, in volo,
l’abbraccio accogliente
del bosco,
umidità nel cuore nell’oscurità della scelta.
La
bufera solleva i mille volti, diluisce l’amore, infine,
una scia
di luce informe, è la scelta, non vista, impossibile,
perché
respirata dall’aria,
ora accetto l’udibile, il cuore apre ogni
primavera.
La terra germoglia in un fiore. Il suono del cielo
scorre tra i laghi.
La notte è avvolta dal giorno,
il vento
impazzisce nelle foglie dei lecci.
La luce offusca gli alberi con
la brina dell’inondazione. La terra, morbida, fangosa, tracima
nell’aria, serpeggia nel cuore, intromette il tuono nella
corteccia. Gli alberi cessano di scorrere, altra aria irrompe nella
furia arteriosa, il cuore retrocede, induce il calore nel ventre, le
radici covano tra le tempie, cuori risuonano nelle onde di piena,
afferro il velo del cielo, nuvole tinteggiate d’invisibile. Il
calore resta estraneo alla progressione della luce. La luminosità
si sfalda, la memoria non vede, i contorni del fiume e l’orizzonte
uniscono il pianeta e lo spazio, l’abbraccio di un solo spirito
ingoia i gesti, le onde, le speranze, giunge il silenzio dal colore
inumano, giunge dal lato gelido e screpolato, il timore scivola dalle
mani, un corpo furtivamente guada la vita, resta vivo, trasuda di
sguardi inanimati e presenti, il lume retrocede nel seme di un
deserto, la modesta della quiete, la violenza s’immerge nel corpo
di un cantore, parole tentano l’amore, la risacca presenta la sua
distruzione. Il canto giunge perenne, luci avvolgono il viaggio,
liquidi passaggi colmano le lagune.
I fiori sono le membrane del
volto,
avvolgono le nuvole in dighe sonore,
petali cartilaginei
trattengono il tempo,
l’espansione rallenta, ferma il
diluvio,
nella terra immota l’irrigazione sceglie i laghi,
folle
di movimenti compongono gli incontri,
nessuna scelta, nessun
trovare,
gli incontri retrocedono,
è lontano l’amore del
tuo sguardo,
è vicino il canale, straripa nel cuore,
cancella
le radici,
palude ingolfata dal silenzio, dalle anime,
marea
non terrestre.
Il cuore sospende il mare in un raggio lieve,
saturo di sangue, veloce nel palpare l’interno della gola. Venti
caldi scuotono la sabbia.
La luce assorbe il bosco, sulla
spiaggia, davanti al fiume,
scintille fra gli sterpi, le mani
attraggono forze leggere,
il corpo distacca i suoi
veli,
abbandona la luce, rimuove ogni presenza.
Non contengo il
vento del tuo respiro, ti accarezzo, perdo nell’acqua la luce della
vita, trovo l’istante, la mia scomparsa, lo sguardo leggero della
vita intensa, perdi i tuoi colori,
affondo nell’aria turchina,
piena degli strati della pelle appena emersa.
Il giorno
interrompe la luce, indietreggia la terra,
arriccia la melma dei
piedi, ora pressati nel fango dell’inondazione,
il cuore incauto
apre ai suoni, scompagina le radici,
cancella l’immagine,
tremore del ventre, costole animate ripetono l’amore.
Il
corpo osserva le forme scorrere nella propria cavità.
Il cuore
traccia il sole oltre il golfo,
le onde della pianura sorvolano la
peluria polmonare.
La laguna ossea compenetra il sesso, i fianchi
si sollevano, il brivido sospinge le radici di vetro, sciami di
sorrisi scorrono nelle vertebre,
la guida non esiste.
Caldo e
assolato, il luogo del corpo parteggia per gli spiriti, le anime, il
non visto, il curabile con l’amare.
Il giorno riflette e
gorgheggia nella gola montana,
note primaverili scuotono le
costole, una forte presa annoda i fianchi tra le cortecce delle
betulle.
Il mare apre al cosmo le proprie acque, flussi di vapori
tremano nel presente. Ottengo il silenzio, sangue disinteressato.
Il
respiro occupa le strade. Nella tua vicinanza la gente scarnifica.
Le
misure della passione repellono, l’emozione annusa una sconfitta
precoce,
non resta che un incontro, la speranza strappata al fiume
in piena.
La carne si ritira,
le pieghe della pelle
disturbano
le ossa,
abbracciano il tempo,
immergono l’entusiasmo
tremante
oltre le inguini,
lo slancio degli alberi sfonda il
suono;
nelle ossa scorre il sole privo di tramonti,
la luce
dissemina i corpi di movimenti,
anime immote intuiscono il
reticolo dell’amore.
Tuoni serali accolti negli
abbracci,
creature inginocchiate tra pellicce
selvatiche,
l’incendio del tuo canto è la presenza incolore.
Il
sole immerso nella luce liquida, lungo i crinali della terra,
terra
di terra, frane di bagliori,
corsa di tempeste nei cuori
lagunari,
gli occhi stremati posano la vita.
Non
voglio avvicinarti,
il sole fugge dalle mie dita, distante nel
fiume,
l’arcobaleno insegue la corrente, fende le
superfici,
deforma la volontà,
il ritmo della corsa deraglia
oltre l’orizzonte.
Nuovo, inconsapevole.
Il vento, tra le
braccia, mi spinge dentro.
Incontro i tuoi desideri.
Il sole mi
raggiunge, entro nei tuoi occhi.
Ora le tue immagini possono
nutrirmi.
Il sole insiste nel plasmare il tuo cuore, lesioni
arginate dall’amore allargano l’orizzonte corallino,
il canto
dell’onnivoro trasferisce l’opacità nel vento;
i gesti,
all’alba, quando tutto sfugge, atterrano la coscienza.
Le membra
traspirano ossa annodate agli alberi, cantano la fioritura.
Il
sole precipita nella tua estate,
terra nel liquame imploso risale
la pelle,
monta, nella giornata convulsa, eserciti di
spiriti.
Benvenuta la tua marea attiva, rifugiati,
ospite
accartocciata nella tempesta,
i nostri abbracci rappresi nel
suono,
nessuna indecisione mi guida,
l’amore con me. Il cuore
fluisce senza sosta nella tua bocca. La presenza dei cuori condensa
l’acqua,
al tuo contatto le alghe fioriscono tra gli occhi,
risplendono sulla pelle.
L’acqua tende la terra, palude
elastica, fangosa, ospitale.
I fiori si dileguano fra le
scintille,
svaniscono le presenze - il suono è una pressione
continua,
racchiudo il vento nel petto. I tuoi occhi osservano il
cuore senza incontrare la luce.
Le mani i raccolgono,
un
abbraccio vegetale discende nelle vertebre.
Il corpo modella la
pelle, le stelle addensano la carne,
la carne brulica del vento
ritmato del tuo cuore.
Il sole emerge inascoltato,
le strade
scindono le luci, laghi intasati dai cuori accecano l’inizio.
La
luce del sole brilla e non illumina.
Decompormi è la vittoria.
Lacerato nel bosco, sospinto tra i rami,
senza senso e con un
cuore vivente tra le ali della natura
cesso di chiamarti, non vedo
più i tuoi corpi.
Nella cavità del cuore la luce è un suono,
una spinta che lacera lo spazio, mi annienta,
cancella ogni
dimensione.
La luce brilla e non conosce un luogo,
io non mi
vedo, ascolto comprimermi
nei sentimenti del tuo cuore di molto
altri cuori.
Il fiume avvolge le braccia, giunge nei laghi salati
disposti tra le costole,
il fiume sorpassa la mia vita, intasa la
terra seppellita dalle scintille.
I tuoi occhi mi lasciano cadere
tra i rami degli abeti.
Le nuvole, il gelo, il battito di un
cuore
che in lontananza cede, scivola nella vita.Il calore brucia
nel cuore,
sorgenti , animazioni, lampi silenti, colmano le
terre,
giunge, solleva, molteplici attracchi.
Nel sole il
ricordo, vibra nel cuore,,
ti anticipa, solleva i rami,
dentro
la luce fluttua, cancella, ama.
Il ristagno nel lago canta,
cattura i bagliori,
le mani possiedono.Il sole illumina il
silenzio.
In ascolto, il cuore, giunge nel fiume dei bagliori,
la
mano, trasparente ed accecante, liscia il vento,
assaggia una
vita fugace,
immerge e lascia la presa, il legame con la luce,
un
respiro distratto, senza testimoni. Il sole entra nel fiume, entra
nella carne,
raccoglie l’aria nello specchio del cuore.
Un
fagiano irrompe nel cielo,
Il passo cede al fango,
luci
sbocciano nell’acqua, nella terra,nelle membrane delle anime.I
cuori rifluiscono nelle mani.
Dopo
Dopo
dopo
dopo
dopo
non
c’è che il sole,
luce, lontanissima la tua presenza.
Il
cuore genera la luce, non illumina, manifesta libertà.
Il sole
trascina gli alberi nelle paludi di lava.
Il cuore migra nei
canali,
La vita in volo infrange i bagliori.
Finalmente posso
fermarmi,
dimenticarmi di me stesso in una vita semplice e
scontata.
Gli incontri pressano l’atmosfera.
La luce
scioglie la luce.
Il mare giunge lontano dal proprio cibo, nello
spazio fraterno richiedo un appoggio, obliquo,
gesto di sfida ad
ogni natura, infatti si libera,
rinuncia ed ama,
trama
impossibile,
nel giardino gronda la tua saggezza insenziente.
Io
ti osservo senza sapere dove guardare.
Non posso vedere, né tu
esisti,
abbastanza a lungo, per avvicinarmi.
Il vento
scompiglia l’erba inondata dai fiori. Il sole nella gola, calore
nelle mani,
luce nella mente,
abbandono i pensieri,
l’alba
geme nell’acqua gelida,
la nebbia avvolge il calore,
i gesti
mi avvicinano, stringono l’abbraccio,
sciolgono il corpo,
gemme
primaverili sostengono i respiri,
l’entusiasmo delle terre
condensa, apre i cieli,
lo sguardo ti avvolge, il tatto perde ogni
volere,
l’amore non cede, le luci irrompono,
cancellano,
diventano invisibili,
i canali fluiscono
indisturbati,
la memoria è la luce,
liberami dai tuoi doni,
il
frastuono dell’acqua spinge il mio peso,
tracce luminoso tra gli
scogli salati. Il sole incede nel cuore.
gli occhi dimenticano la
tempesta imminente.
Estate amata, il cuore fecondato, nella tua
alba.
Cieli impilati negli amori.
I vortici luminosi sono le
foreste.
Il silenzio oltre gli occhi custodisce l’abbraccio.
Il
cuore è altrove,
velato dai suoni dei fagiani,
nelle siepi di
ossa,
fiori caduchi,
la riva affonda nella luce,
sopra il
fango fertile la tua decisione,
nell’amore,
lo spazio per
amarmi,
l’acqua indugia nel petto,
animi fedeli oltre il
vento,
sguardo nel fiume,
tra i rami la tua passione, sorregge
la vita.Il calore dell’acqua di sole.
l’amore inospitale per
il tuo seno,
erba , cibo di luce.
Il freddo ospitale del tuo
riposo.
Coito veloce nel sole,
spiaggia forzata dal vento,
ti
appoggi nel silenzio, la folla nel silenzio monta la tua vita,
ogni
manifestazione nella tua presenza è un amor gentile,
le spighe
all’alba brillano senza luce,
la tua gioia nascosta ripete ,
canto della pioggia,
salita nella lontananza di una presenza che
unisce,
l’amore brucia il contatto.
stretta nelle tue
braccia,
la tua vita nella rete,
la loro vita bacia,
armonia
dell’oscurità.
Accecato. Comprendo il termine, tendo le
vertebre per accarezzare i gusci che mi svuotano.
Nel vento
compare,
attimi tra le corde,
tensione delle piante,
il
volume delle radici è una trincea di suoni,
riparte il tuo
calore,
passo nella vita della luce, ferito e fiorito.
Sono il
tuo canto, prato di giada affiora negli occhi,
il volto
primaverile fertile nel chiedere , nell’accoglierti,
riposo,
salto nei tentacoli solari,
vortici di anime appena una
brezza,
l’alba che non sorge. L’amore sopporta il tuo
vicino,
trama nella corteccia,
gemme devote accendono la
spiaggia primavera,
ora della tempesta il bacio il tuo tuono
ospitale.
Credo al tuo corpo, semina sanguigna,
cedo. Immerso
nel fiume di correnti
Immerso nella luce del fiumeImmerso nelle
correnti del fiume, correnti di luce,
fiume di natura, pace al
tramonto,
affondo nella luce,
nella corrente del fiume la
natura scivola leggera
senz’anima,
l’aria è il cuore, la
luce si estingue nel fiume,
nella serenità. Il sole smuove il
canneto gelato.
Le rocce della laguna brillano gelide,
i laghi
di brina accolgono l’impeto della corrente.
Torrenti coagulati,
il cuore assorbe il passaggio,
l’amicizia fiorisce, il gelo
accoglie le ultime tracce,
un gioco di vita, la tua luce non
esiste, amami.
Il sole emerge nel tuo cuore.
Velature ombrose
cantano la tua deriva.
La trama della pelle traspare,
i cieli
spopolati frantumano le strade.
Non
temo il tuo abbraccio, non temo i loro sospiri.
Gli spiriti hanno
intrapreso la mia vita, quel che cedo,
non è un trionfo ma un
facile amore.
Nel dimenticarti mi rafforzo,
non trovo te, ho
perso me, ma, non ho perso.
Il ruscello invernale è fortissimo.
Strappa la ghiaia al gelo,
lo mastica, incide genera luce
assorbente.
Latrati salutano il buon umore mattutino.
Rilievi
imperlati di sangue- l’occhio spegne il suo desiderio.
Il sole
fiorisce e corrompe.
Il giorno dell’incontro cumula
La
complicità della luce spegne il cuore.
Il gelo precipita,
il
cielo intuisce, spazza il letto del fiume,
il cuore ride incalza
la mente- nelle tenebre riposa.
Dissipa la propria
intelligenza.
Il canto mi disperde, riempie di giada le fessure
del petto.
Attimi imprudenti, il fiume irrompe, unisce i torrenti
sanguigni.
Germina la parola. Baciami.
Smarrita nel cuore,
riposa incustodita.
Il tempo arretra. Tra le mani il sole del
mondo.
La varietà della luce sceglie. Il calore risponde.
La
mano tende, vela del sorriso.
Respiro nel cielo. Ombre rapide
indietreggiano nell’ombra.
Il suono del vento copre la notte
mia,
Il petto ossida tremiti di brezza,
spinge nel vento il suo
furore,
condivide un ultimo respiro.
Mangio in libertà con
gioia.
Il tuo calore oggi mi appartiene, perdo il domani.
La
spiaggia di rocce sull’altipiano.
La libertà.
Il mare
accorre nella carne, trova la luce.
La libera. Sceglie di
amare.
La chiamano il calore che desta,
la sua veglia mi
accoglie. La tua stretta nelle mie immagini,
la delizia del
mattino urta il pudore della canicola pomeridiana,
nudi,
avvinghiati al sudore,
trattenuti dalle parole.
Le alghe
schiumano nelle sorgenti marine.
La gioia del giorno termina senza
un inizio.
Il vapore del corpo traccia l’altrove.
I tuoi
denti inseguono la mia pelle,Entriamo nella luce.
Il vapore
risucchia i tuoi giorni, anche la polvere mi ignora.
L’erba
selvatica trattiene la grandine.
I lecci ascoltano il tepore del
mattino
Siepi frastagliate.
Prigionia.
Una vita delicata.
Le
valli, incerte nel mattino,
inseguite dai canali.
Il tuo arrivo
unisce.
Cumoli di paglia splendono.
Velature di sabbia decorano
le guance.
La baia gonfia del tuo silenzio. Il fiore emerge
solare,
canali ventosi appaiono,
una scelta improvvisa, calore
del corpo,
nuotare nell’estuario.
Sapori coloriti, abili.Il
tuo volere e la notte vogliono le anime e i fiori.
Altopiani
silenziosi assorbono le stelle.
Nella nebbia crepitio del
vento.
Il tuo volere mi accoglie.
Il cielo interrato copre il
cuore di amore.
Le alghe schiumano nelle sorgenti marine.
Il
sorriso, nascosto tra le mani, fa vela al cielo.
Il golfo, nella
luce, si libera dalla vita.
Il
cuore ottiene.
Mare, il proprio pudore, tu.
Aggressori, pallido
amore.
Do’ la vita,
in un oceano,
tempo, nessuno
sforzo,
la pelle scivola nel tuo corpo. Sopra il tempo,
il
ritorno giudicante, arrestarsi.
Luce incolore balbetta, cresce,
genera il respiro senza costole.
In aria i luoghi per
incontrarti.
Tra le nostre dita, vacilla l’oceano, non
sceglie,
immergi,
alcun gesto è necessario.
Avviene, oltre
ogni promessa.
Fertile come un albero.Il sole risponde alle
proprie genti.
I rami tremano nel sole.
Pelle abbracciata alla
corteccia.
Suoni terragni catturano luci.
Odore nell’acqua.Tra
le terra il sole.
Luce invade il corpo.
Il passaggio nell’ombra
morbida, amorevole.
La passione premuta nell’addome, libertà
solitaria.
Vortici notturni tuonano nel cuore.
E’ l’amore,
la comparsa del primo fiore.
Il niente che l’inverno
dimentica.
La quiete precede, incurante della vita.
Di
nuovo,
libertà solitaria.
Il sole freme in un giugno
sonoro.
Cubi acquatici ruotano obliqui
siepi strappate alla
tempesta, membrane anfibie incollate di luce.
Il ventre delle
creature espande il sole ,
attivo nel respiro, espande
l’immanifesto.
Gocce di natura dure ed aguzze tracciano il
profilo degli alberi nella nebbia.
Lembi delicati si distaccano
dal cielo,
inseguono i corpi
La veglia continua, improvvisa
covoni d’erba riarsa,
nascondigli di bagliori
elettronici,
piccoli tuoni lamentosi ordinati dalla libertà.
La
luce devia i suoni,
li schiaccia in una vita xasual,
la forma
disperde ogni complicità,
ti trovo nel cuore,
impossibile
recupero,
l’attesa trasforma.
I passaggi mutano
direzione,
nella cittadella carnale la pace fa commercio della
realtà. L’entusiasmo degli alberi sostiene il calore delle
visioni,
negli spazi primaverili cadono odorosi fianchi
montani.
mani eccitate scavano nelle schiene cubicoli d’amore,
i
ruscelli invadono le rocce, trasudano tra le balze marine.
Le
rive del fiume conoscono i giochi insoliti dell’inverno.
La luce
geme, giostra di vita, intacca il tuo viso, insegue la bruma nel
camino stellare.
I cavalli toccano il fiume in un adagio
notturno,
conchiglie ferrose accolgono l’alba,
le passioni
scavano nel ventre,
avvolgono il giorno,
stupiscono
eccitate,
attendono la preda per liberarsi della vita.
Il
sangue rinasce nell’erba,
il nido custodisce le scintille,
sventola il cielo
fino a incontrarti.
Gli indugi cessano.
Le
bocche accorrano per addentare la vita,
aprono il perimetro
dell’amore silenzioso,
legni essiccati risalgono le spiagge,
il
pomeriggio preme la pelle. La dispersione giace fluida, attorciglia
il vento,
ogni attimo retrocede,
i tuoi fremiti investono la
marea, il sole indietreggia, sopisce la furia,
la gioia del petto
copre la notte.
Le anime vogliono una notte senza fiori.
Siepi
interrate nei corpi, nei cuori.
Cerco le alghe che mi liberino
dalle sorgenti solari.
La schiuma del golfo crepita di nebbia.
La
tensione dell’aria frammenta il possesso.
I tuoni arrivano,
distruggono la tavola.
La notte presenta i dettagli della
vita.
Nuvole basse, il torpore si scioglie nelle acque,
la
risalita è pronta, il mio ventre occupa la luna,
tace.
Il
calore del sole interrompe la vita.
Nella notte la foga della
generazione matura nel terriccio.
Bosco molle nella rugiada,
occhi incantati dal cuore nel cielo.
La pioggia resta nella
pioggia,
il velo dei prati copre il corpo, la montagna negata,
le sue urla, e i suoi canti sospesi nel tuo tempo.
Dedicati a
lui, al cuore fluido,
il demone affamato richiede una grazia,
assorto sospinge l’incertezza quotidiana,
nessuna premura
nell’urlare libertà, le ginocchia flettono , la lotta è
impossibile,
allagare la pianura nel ventre invernale.
Il
giorno scorre fra i resti del tempo.
Note ghiacciate dense di
mani.
Intrecci, estate arruffata dal vento, il desiderio ottiene
il proprio vento,
nel luogo adatto ti incontro.
La montagna
insegue il cielo, il tuo cielo interrompe il mio.
Scorre la quiete
nell’abbandono della vita.
Il dorso ben fermo non teme la
neve.
Luce inadatta arretra nella vita.
Il colore inquieto nel
vivere il tuo corpo,
scambio di polmoni,
respiro tra le mani,
aperto in un fiore,
tremante di piacere, colmo delle prime
delizie.
E’ un nuovo giorno il mio custode.
Respinto nella
foresta, tra i bordi di canali trasparenti di fango,
il tuo arrivo
nella mia evanescenza, luci decompongono la vista.
Nel torpore
della frana i segni dell’amore rigano l’emersione.
La
vita cola nelle fessure dei cieli, oltra la riva del golfo,
l’incontro con i fiori,
con le macchie selvatiche disperse
nella mappa.
Distacco dal cuore.
Le rive del fiume ignorano la
gente dei nidi.
Le giostre riempiono le conchiglie di prede
albine,
Bocche legnose divorano spiagge,
la vita geme, libera
mai nata. Le gemme riconoscono.
Il sole addensa la vita nel tuo
volto.
Gli indugi cessano, affondi il petto nelle alghe.
Lo
scoglio tocca la brina.
Primavera atomica custode del
ventre.
Terra, volontà .
La danza è neve solare, la luce tra
le crepe .
Canti, cuori .
Il peso del destino colpevole della
visione.
Il giardino emette, vita senza scelta.
Respiri
lampeggianti di uccelli lacustri.
Innocenza scivola tra le balze
gelate.
Torrenti di luce ingoiano la luce.
Il tuo aiuto
distrugge l’esistenza.
Intimità selvatica.
Il paesaggio
sovrasta.
Cielo privo di sforzo,
natura immersa nella
marea,
polmoni anfibi ignorano il sole,
ritmo del sangue.
Le
anime prive di appoggio colmano la distanza.
Nella boscaglia
splendore del tramonto.
Il fiume abbraccia l’aria morsa dalle
fiamme.
Gli ospitai abbandonati dal tempo,
liberano il
silenzio,
palpitano nelle voragini. Orgoglio quotidiano. Il
percorso del sole
conosce il modo delle colline,
verso le alghe
nel fiume, tra i gamberi,
vitelli argentati nel fuoco della
luna,
calore del pellame, arte delle scaglie,
il volo sopra la
vita, le onde indietreggiano nel fango,
chiome del grano, sole,
ombre notturne nutrite dal ventre.
I passi tra i fiori,
l’altipiano sguarnito d’alberi,
nel cuore sguardi,
bagliori,
i fiumi tentano la vita, e tra le onde posseggono i
canali.
Ti unisce, senza la memoria scivoli, conquisti.
Distacco.
Il tuffo del golfo, la schiuma frenetica accarezza i cieli.
Il
dolore prova le sue forze nello sbocciare della primavera.
Gli
alberi raccolgono gli umori,
pregano nella valle
incrostata.
L’aria giunge nei crateri.
Tra le camelie brucia
il tuo silenzio.
Ranuncoli delicati tratteggiano un sentiero.
Nei
sassi trascinarsi di ombre.
Unioni.
Il cielo dorato, il mare
disciolto della stretta dell’edera.
Tessuto nel vento, calore
,
il fiume aderisce ai fianchi,
la frutta nuota nel lago di
luce,
ancora terra solleva il tuo cuore. Il volo di un fagiano
imita il cielo.
Il fiorire della pineta, nel terriccio
profondo,
gioia salina.
Intuisce . Gemme striate di
salsedine. Roccia crepata. Cataste di conchiglie.
Il mare
straripa nell’estuario. La terra nel cielo. Il cuore. Indugiare
nella luce.
Suoni. Gusci d’alberi , coperte di anemoni, sali
aggregati nella rugiada.
Nella stanza l’ospitalità.
In ogni
stanza il tuo amore,
in ogni natura il tuo richiamo estingue,
unisce e perde il suo possesso.
Il ginocchio in tensione, slancio,
torsione delle mani nel toccarti. Vicinanza, presenza, fogliame nei
cumoli estivi. Il tatto del sole tra le labbra.