VIRGINIO SPARAVIGNA
2013


L U O G H I

APPENDICE

INDICE

Pagina 3 ------Luoghi
Pagina 7 ----- Onde
Pagina 10 ------Contatto
Pagina 12 ----Cuore, peschi in fiore
Pagina 16 ----Vivi!
Pagina 18 ----Promontorio
Pagina 19 ----Semplice e marino
Pagina 19 ----Distacco
Pagina 22 ----Profumi
Pagina 26 ----Saluti
Pagina 31 ----Umidità
Pagina 34 ----Baci
Pagina 36 ----Accolgo
Pagina 39 ----Arrivi

Pagina 43 ---- APPENDICE maggio-settembre 2013





Luoghi
1-Il sole giunge frammentato.
Scatti sonori rastremano il velluto erboso, parchi obliqui ruotano in cubi acquatici,
si assiepano esistenze immanifeste tra le membrane corporee.
Il sole continua la discesa, nel centro del cuore assorbe le creature,
espande nel ventre,
la mente cessa ogni attività, il respiro è salvo
libero fluisce altrove.
L’incontro riprende forma nella natura.
La natura trema di emozioni potenti,
agisce nelle gocce invisibili, durezza delicata, staccarsi dal cielo
il corpo insegue.
Quando la mente personale si ferma appare la mente della Natura; la mente della Natura si riassorbe senza cessare la propria attività, l’involucro scorre liberamente, la coscienza si espande nel cuore improvvisamente aperto oltre la Natura stessa, nessuna presenza, nessuna attività, nessun riassorbimento. Poi si illumina il ventre, allora veglia e sonno si mischiano, la continuità si svolge al di fuori del tempo, la stanchezza non impedisce più il risveglio del cuore il quale resta aperto, mutato, non più interessato ad essere attivo. Il frutto è maturato. La pace risuona , il suo paesaggio è la pace stessa. L’erba è pace, il tuono è pace, il caos è pace, la sofferenza è pace, il silenzio avvolge il silenzio, l’evocazione precede l’esistenza, la pace scorre nelle stesse parole. Ciò che poi si apre con la morte, che è un altro organo corporeo, rende liberi da ogni diffeenziazione. La pace non sembra più contradetta dalla realtà, come appare da vivi. Ma la morte e la vita possono anche essere compresenti senza che la differenze annebbino la profondità del percepire. La morte è un organo attivo già mentre si è vivi ma ciò ha senso solo per chi lo percepisce ed è quindi vivo e morto allo stesso tempo. Non è certo qualcosa che può essere descritto. Non tratto di segreti, nelle oceaniche foreste delle emozioni è tutto ben presente e manifesto, è sufficiente non voler mai trattenere alcuna emozione per se stessi.
La mente della Natura non è né viva né morta, esiste nella compresenza di entrambe, la mente della natura vive una unione non umana, è oltre qualsiasi disputa, non è qualcosa che esiste nella forma in cui ne sto parlando. La Natura è fra le mie braccia, nelle mie ossa, mi libera e si libera, irripetibile nel suo manifestarsi, anche se il vento che si dissipa nel sole trattenuto dal respiro avvicina all’evocazione precedente la propria nascita.
Le emozioni si intensificano se non vengono trattenute. La loro intensificazione scorre ovunque anche se apparentemente predilige alcuni luoghi, per esempio la propria mente, il cuore, il ventre, le mani. Le emozioni scorrono ovunque e contengono l’ovunque, per questo nelle proprie membra si possono vedere germogliare rigogliose foreste o brillare oceani incantati, irrompere il silenzio, un incontenibile unificare per cui si arriva a dire che gli occhi sono il vento, le mani la terra, la sabbia scorre nel ventre, il cuore è il golfo in cui si annidano gli oceani.

2-I colori si liquefanno in cristalli, tuffano l’entusiasmo in visioni nitide, alberi tremolanti nel gelo accogliente, lago profondissimo, il cielo vi si lascia assorbire. Vortici coloratissimi accolgono lo sprigionarsi della primavera, cascate di emozioni prive di nomi riempiono di esseri i movimenti, il calore discende con attenzione nel cielo, l’unione solleva vapori informi, potentissimi, realtà spirituali stratificano gli spazi, il cielo li dissolve colando fra i ghiacci, pini amorevoli raccolti nella neve alpina, stormire cristallino, mani invisibili raggiungono la vetta dell’altopiano.
La presenza autunnale lungo i fianchi delle montagne. Ruscelli invisibili scivolano fra le rocce, sostengono l’apparir , sciolgono il silenzio nello humus delle foreste, riempiono le ossa di scintille eccentriche. Mi contraggo nel tepore della ghiaia. Le mani allacciate alla schiena
sollevano masse di luce compatta, le ginocchia
fioriscono nel torrente, sollevano spruzzi
nell’aria inumana, le gambe aprono i cieli, ruotano i vortici,
ramificano nel tufo umido,
il ventre scorre nelle grotte sotterranee, diventa il fondale ,
diventa la mano intrecciata alle radici.
L’ombra del sole si appoggia alla figura, liete gocce sudate
tingono la ghiaia, i semi del girasole si afflosciano nella brezza notturna,
volumi embrionali dissodano velature stellari,
l’amore arriva condotto dal silenzio espanso oltre al respiro, emozioni emergenti precedono le ombre, le foglie scuotono la polvere della tempesta, un peso impalpabile aderisce al tronco flessuoso.
Il colore delle montagne d’acqua penetra nel petto, approfondisce la su via tra i raggi fluorescenti, il canto interno al calice è avvolto in una conchiglia di rami, germogli estivi volgono la fioritura verso le stelle, una notte precoce unisce i raggi, il movimento è un abbraccio lento, i petali del calice aderiscono e includono, le braccia sono petali pulsanti, colori fluttuano, una liquida pressione massaggia la sabbia, la spiaggia sprofonda nella chioma del cielo, i gradini di roccia avvolti dal ghiaccio, contengono ruscelli di cristalli innevati, la foresta erompe nel petto, afferra l’orizzonte, lo racchiude in una scintilla, il passo si arresta, il lago trema nel congiungersi al cuore, oltre il cuore il contatto leviga le sponde, peluria lacustre brilla di rugiada, fili di nebbia intrecciano di mani le nuove visioni, il calore conduce in un lago articolare.
Il volto premuto nell’aria, il movimento raggiunge
il pomeriggio, nel ruotare, nell’inclinare l’orbita,
della corsa, del bacio, della grandine tremante,
lucide ossa popolano il canale, lava pudica inspira la speranza,
la gioia nel trattenerti, luoghi racchiusi nella trasparenza
del gelo ombroso, dietro l’edera, a ridosso di scogli montani,
percorsi da sottili vene acquifere, lacrime estatiche
punteggiano l’ascensione, la luce evapora oltre la vista,
delicate impressioni accumulano terre impalpabili,
i raggi raccolgono il soffio lunare, il giardino carnoso, siepi affollate
stringono nel centro, l’incontro ruota
una pacifica visione.
La notte si racchiude nei tuoni sprofondati nel petto, orbitano fra le luci del giorno, risalgono alla visione, donano amore nell’adagiarsi nel silenzio, accolto, compreso,
disciolto dal vento che precede l’alba,
il fiume scorre non visto fra dune di lava,
il cristallo risuona nei movimenti dei canali, un sapore di salmastro guida l’attenzione fra le rocce trasparenti.
Il calore ha generato.

3-Il gusto del vivere stringe il cuore. L’emozione sfugge nei riflessi del volto,
i sentieri, ancora pieni di pozzanghere, esalano umida attenzione,
la neve scioglie le presenze, risiede nella profondità del nulla,
il cuore evapora nel vuoto, i ricordi recuperano la libertà,
l’abbraccio era reale, la pelle bruciata dal sole, la fatica di nutrire un testimone. Il cuore scuote il corpo, ogni attimo cola dal cielo, l’anima rotola nel giardino, il passaggio è aperto, non esiste alcun sentiero, un tuono vibra sommesso, prende le braccia, annoda in funi slanciate.
Perché sembra impossibile amarti? La, terra, morbida, ospitale, assorbe la pioggia percepita nelle vene.
Il sole, nella presenza, suono ripetuto dai raggi, membra uniscono, avvicinano la presenza, vivere in tua presenza, esporre l’attenzione ai presagi umani. I nostri corpi sono onde sonore avvolte di luce.
I movimenti animano forme, raggiungono gli spiriti, accumulano tensioni, riassorbono la luce da cui scaturiscono, labbra sospirano la nebbia, le pelle immerge i volti, cuori stringono radici invernali, la danza solleva l’impalpabile, tensione delle dita, seduto nel vento, il corpo sventola vuoto, risale, fluisce tra i rami, il petto contiene la valle. Le mani solcano il calore, si allontano dalle membrane, spingono le visioni, le rendono simili a energia, ma non promettono. Il fluido si raccoglie sul fondale al di sotto delle radici. La pressione dorme, le dita emettono lampi. Il sole si immerge qui:
Pronto. Fedele, denso, immobile, inesistente. Il mare avvolge il cielo, fioriscono, membrane aleggiano tra le dune, il veno freme. Il frusciare del vento sul corpo- Le membra svincolate dal controllo avvolgono il sole. L’unione dei canali crea il lago immenso, gioia fra i rettili, ritorna il calore nella mente, chiazze luminose irradiano, modificano la percezione, dissodano le tensioni apparentemente contratte. Fra le ghiandole pulsano giardini reticolari, camelie rampicanti assorbono il mattino emergente, occhi stupiti ringhiano tra le mani, abbraccio i fianchi, le gambe dissolvono ogni spinta, il vento subentra all’emozione, solleva , ondeggia fra le costole, l’aria afferra la vita, il giorno si contrae, non protegge l’origine, l’unione precede il tuo amore, estate liquida scroscia, allaga le membrane, ruotare indefinito nel corpo, l’unione smembra una finta solidità. Le voci brillano, sono le stelle, sono l’energia mentre si concentra in energia, sono l’incontro con la propria vita. Il sonno aleggia nei depositi di terra umida, prati onirici presenti oltre la vita attivano l’ultima primavera, il dischiudersi delle forme, la circolazione assorbe il proprio cibo, ramificarsi dei cuori, ottieni la perdita, solidi umori franano nelle gocce d’acqua, tempesta illusoria. La pressione generatrice medita nel suo essere statica. Completamente immobile pulsa ovunque, crea senza volere, il brio delle emozione erompe ma non è che lieve pressione, delicata aderenza dell’amore, il contatto svanisce nel contatto, il miracolo della pressione è la vita stessa, è l’evocazione dell’anima e dell’amore, è lo slancio dei corpi, è i l radicarsi degli alberi, trecce floreali innervano l’invisibile, la pressione precede l’apparire, toccarla, scomporre le emozioni, la terra evapora in se stessa. Il silenzio opera. Senza apparire modifica, immobile ma impulsivo, si accartoccia nell’aria, stringe le braccia degli esseri, afferra, dissemina l’esistenza.

4- La casa freme avvolta nelle radici del bosco. Luoghi palpitanti tingono gli umori, tremano i tessuti in formazione, il piacere del contatto appare, vicino al focolare l’odore della cenere umida, l’inverno appena trascorso, le pietre rotte dal gelo, ovunque scintille senza forma, senza luce, appoggiano il velo di una presenza incompiuta, la cellulosa del legno si squaglia, le grondaie intasate dalle foglie, cunicoli serpeggiano nei cieli, colmi di lava, affondano pigramente, sono le arterie, le zolle ricoperte da erba profumata. All’aperto, nel cielo, nella terra, attento, dimentico della presenza, le nuvole rotolano attraverso le figure, il lago emerge, incontri come unioni. Respira il fiume nel silenzio del cuore. Cime di alberi altissimi ,piegati dalle stelle, strusciano il velo d’acqua, immergono, saldano le radici tra i coralli. Il movimento del petto solleva la spiaggia, i ciottoli ancora caldi scivolano lungo i fianchi, il petto si concentra, il calore invade il cervello, il lago illumina , abbaglia, si raccoglie nel centro della testa, l’uscita completa il tragitto.
Le mani trovano il sostegno della terra. La pressione esercitata,
raccoglie le siepi nel flusso del vento, del respiro,
le ginocchia sprofondano nelle zolle erbose, la superficie
del mare invisibile copre il suono, avvolge i movimenti,
altri oceani risplendono ,
il contatto del silenzio promuove un insolito coraggio,
immobile, inoffensivo.
Il cielo si avvolge nel mare, nella terra, nelle mie carni, il cielo
dilata il suo apparire, sostiene lo slancio del cuore, mitiga la stretta eccessiva delle mani stanche, il cielo avvolge il silenzio, avvolto di silenzio scivola
in una pace lontana, il cielo è l’impercettibile movimento delle siepi nell’assenza della brezza, la mattina, torrida estate.
Improvvisamente un mosaico di estasi scompone le manifestazioni, un’indicibile presenza nella giornata assolata.
Luce senza luce, tensioni senza movimento,
il mutamento di pressione avvicina ed assorbe senza distruggere.
L’aria, più lieve del solito, è mossa dall’amore.





Onde-
1- Le onde prendono la forma del petto, sollevano lo spirito, lo moltiplicano fra i soli, alzano il calore del cielo, velano il contatto del vento nelle membra, gli strati delle tensioni sorreggono il flusso delle onde, aleggia un volto, un sorriso, le mani splendono, alberi trasudano in trasparenza, foglie acquatiche fremono, sono le mani, ottengono un’altra emissione, le brezze muovono verso l’addensarsi dei corpi, scaturisce altro vento, sollevarsi della memoria, nel mare il flusso inverte la rotta, il bacio di un gelido fondale, le squame del giorno brillano nel corpo, danno la vita alle radici emerse, il tuo sorriso, la tua presa.
Trovare, incalzare il vortice serpeggiante nella terra umida, opaca fra le ombre delle agavi, il giardino sabbioso sospeso nel pomeriggio, il mare vicino alle radici, profumo di sale, pini, resina secca incrosta le dita.
Le vie incidono la sabbia. Randagi solari solcano.
L’orlo del tempo, echi insicuri popolano il litorale,
affonda il contatto della vita nell’oceano prepotente, radicato
nella luce galleggiante, i tuoi occhi sciolgono l’attrito,
i rami ammucchiati dal vento e dalla risacca s’impigliano nei sassi,
lanuggine di capra rotola tra gli sterpi,
la vita assorbe la vita, è il coro assordante dei grilli marini,
il gelo delle montagne racchiude le membra, slancia
il colore immoto racchiuso tra le mani.
La costa immersa splende mentre collassa, lento sfarinarsi delle correnti terrestri, cristalli sminuzzati nell’oceano, dono di luce alimenta il calore intermittente, spinte poderose staccano le alghe dai fondali insicuri, correnti ascensionali dense di vapori germogliano nei cieli, fiori scrosciano nel cosmo silenzi cromatici. Notte affusolata nell’epidermide.
Il percorso della percezione smuove la carne, le fibre estatiche polverizzano il respiro, l’aria liquefatta cola nello stomaco,
alimenta l’attività di pulsazioni articolari inorganiche,
lontano dalla pressione la presenza si attutisce, ogni contatto
ruota inanimato in un silenzio stupefatto.
L’alba perde il suo corso, riassorbita nel cuore oceanico
giunge lampeggiante fra le costole, instaura il calore
della comprensione innaturale. Mi afferro e scorro liquido oltre le mani, la presenza sfugge il controllo, il giorno brilla nell’ignoto del cuore non manifesto.
Nel volo le braccia operano il distacco, la terra ricompone il silenzio,, l’erba germoglia nelle pozzanghere viventi , muco floreale s’inabissa nel petto, la terra avvolge, splende nel non apparire,
Brillano le onde di laghi microscopici.

2-Il calore concentra la pressione nel cuore, il cuore evapora, il vapore è l’atmosfera , l’umidità è il luogo in cui l’aria sorge, per via della pressione coagula la presenza, le presenze attivano il calore, il calore sposta l’agire, l’agire non ha forma, l’agire è la forma, l’abbraccio è la pressione nel silenzio prima che sorga il cuore, la voluttà terrestre, friabile esistere nelle dune del vento, della vita, il calore discende in se stesso, presenza indefinita nell’impossibile volteggio. Il dominio dell’amore è la propagazione dell’estasi nel nulla, il contatto dell’inesistente nel proprio essere animato, l’immergersi nell’inanimato in nessun luogo, un tuffo lungo una vita, sprofondare negli steli fiori altissimi fluttuanti oltre la terra, germoglianti nel dileguarsi degli atti. Il volto cede all’emozione, naufraga nel calore che irrora la mente raccolta in un pugno di terra. Gli alberi si scompongono nella luce preesistente, fogliame invernale presagio della quiete, la densità assorbe il canto, deposito di rugiada impercettibile tra le foreste non emerse.
L’esistenza non ha proprietà, non ha confine, non è una relazione, è i l dileguarmi nel tuo sopraggiungere, la vicinanza della tempesta è un cristallo irriverente.
Vicino alle colline il sole emana suoni notturni. Il vento è contenuto nei suoni, emerge come calore, le colline sono onde degli oceani, l’aria assorbe il sole, l’aria che non respira fluttua nelle braccia. Sembra il mio corpo mentre la neve lo solleva, le presenze allontanano i bagliori affamati, i vortici volteggiano, in anticipo sulla foresta. Le mani appoggiano il peso nel vento, lo spazio è amalgamato alla densità dell’amore, immerge le rocce nelle vie lontane dall’ attenzione. Piegato dalle mie stesse pieghe gravito nelle cavità autunnali, la terra secca, aperta, pronta ad accogliere. La presenza non permane, friabile attenzione dispersiva, bagliori caduchi arretrano, distanziano per limitare e liberare. Il primo movimento mi ha dato la libertà, quelli successivi hanno abbracciato la vita rendendola minuta, hanno abbracciato la vita oltre i suoi stessi confini, il calore del sole, un’amicizia.
Appena mi allontano i fiumi compaiono, scorrono esistenze al posto del vento, le terre diventano suoni densi e imprecisi. Il corpo sfugge, ritorna fra i sassi roventi. Il gelo mi abbraccia, altrove da qualche parte tra i cuori.

3-Arriva. Trova il raccolto estivo già stipato nelle masserizie. Solleva la paglia, la terra mormora. Il canto unito nel silenzio osserva, mi allontano da me stesso le foglie scivolano veloci nelle luci. Disperdo la mia immagine. I riflessi riassorbono la luce. Tace, il corpo sospinge le correnti nelle tundre lacustri, le anche accolgono le membrane solari, assorbono i palpiti delle radici,
piantagioni di fragole trapassano, liquefanno il petto, la luce
piega e imprime le immagini in carne corallina, linfa argentata
lubrifica la corolla del ventre, canti inarticolati dischiudono
i prati ghiacciati.
Le foglie si avvolgono attorno al corpo del sole,
il cuore placa la febbre di vita,
lo sguardo adesso libera la mia presenza,
polvere oceanica disperde il cielo,
trasuda nel petto, ristora il grembo.









Contatto..
1-Immobile, il flusso solare brulica di piante notturne,
l’acqua interna deposita nelle trecce dell’edera,
animali inorganici scompongono la vita,
l’amore fiorisce poco distante dal petto, apro un volto
nello sguardo di neve, celia del vento solleva l’altipiano,
la corrente parallela migra nelle guaine,
rami, fiumi acquosi, vapori animati, concentrano,
scendo nel letto di canali , mi avvolgono, assorbono,
il giorno sorge nelle curve addominali, la linea dell’amore
fresca, liberamene accoglie.
Stringo la presenza, ne perdo la vita, assecondare le pressioni
di petali appena immaginabili.
Poi il sole scorre di nuovo, bacio dorato di labbra, saliva profumata,
lontana. Contatto.

2-Il vento sorregge. Il sudore modella la schiena nello slancio, calore terreno modifica la pressione, la brezza trema nell’urto, perde le sue trame. Leggerezza di un pomeriggio. Quando illumina, il volto perde le sue trame, le parole frusciano nel suono della brezza mattutina, la notte cessa nel bosco., luce lontana, alberi di luce . Il letto del fiume slanciato nel cuore, nei pressi del petto, una sorgente risuona, assorbe l’amore, fioritura.
L’energia invoca il cielo, mani duttili risalgono la scogliera, il peso scivola fuori dal corpo, una forma emerge, permane nell’aria irreale, altrove la mia attenzione, nel parco di stelle, vento arricciato nel silenzio..
La vita sembra franare senza l peso, la luce abbaglia liberandosi dal suono.. Il bagliore abbandona il cervello.
Trattengo delle parole amichevoli,
il muro riecheggia il vento dell’energia impetuosa,
il tuo amore scorre costante, tranquillo, indisturbato nella tempesta,
la primavera nel silenzio dei canali,
alghe rugginose distaccano lembi di costa, la pelle accoglie
la presenza senza vita. Le membra abbandonano l’ombra, la luce,
nella quiete vive di esplosioni,
fluisce nel silenzio. Torrenti oceanici, torrenti di brezza,
torrenti di vita.
Fiorisce la presenza, per amore dell’amore.
3-La vicinanza della notte, la compagnia , affondare nel limo, smulinare delle fronde sino alle vette, l’inverno delle mani trasuda incerto, gli occhi perdono le membrane, il canale viene assorbito nel cuore, nello spazio assente, coltri di neve nello splendore interno, tra i muscoli raccolti, prima di baciare, abbracci scivolano nell’aria, tesi, raffiche di scirocco gonfiano l’erba del fiume, la carne appare nel pianeta animale, tutto il giorno abbracciato a te. Le braccia trasportano il mare oltre il cuore, nell’umido il mare sgretola ogni onda, melma accecante ricopre il sorriso, germina la tua mancanza, quasi rottura, il cuore espande il corpo, non il tuo, non il mio. L’attenzione piega il vento nei varchi, tocco e spingo nella frescura del bosco, le crepe delle membra sollevano, la terra traspare, magnetica, notturna, certo del tuo arrivo.
L’energia brilla , inerte gelatina distesa nelle dune
erratiche della pelle animale. Nessun fenicottero a custodire
gli occhi penetranti, lo sguardo frammentato dell’infanzia ricopre la vecchia strada, giunge nella terra boschiva,
traccia il contatto, abbandona l’energia, non era che coraggio.
Il gesto deciso, lontano da ogni volontà, scaturito dallo sfibrarsi
del cuore in ogni caverna elementare, attese spente dall’accoglienza,
atti finali e poi alcun disturbo, semplice luce liquefare le fondamenta, riprende nel cuore il senso della tua emozione,
i seni abbracciano i venti dischiusi dai cieli, oltre il tempo,
oltre i segni della passione l’acqua raccoglie la propria inerzia,
più tenace di ogni amore una gioia inattesa piove,
sorprende la luce, lascia libero il grembo,
in se stessa naviga, onde affondano nell’emozione dell’agire .
L’acqua riassorbe la luce, schiaccia l’erba al suolo, le guaine avvolgono.
La stretta della vegetazione dissoda la carne, ora sboccia, avvolge i campi, risuona delle grida abituali,
i giochi nella spiaggia, mare contro le chiglie veloci,
alghe avvolte ai polpacci, il vento alza la sabbia, la tempesta, la presenza del tuo giorno dilegua il mio villaggio.
Il suono mi raccoglie qui, nelle valli un tempo tue,
ora tremanti nei cristalli coagulati dal calore, sono il suono
della mia presenza nella tua, le foglie recitano
nomi inanimati.
Figure animate tracciano perimetri di esistenze. Cuori, avvolti nelle pressioni di luci emergenti raccolgono le animazioni, toccano l’inesistente, vi nascondono l’amore, morbide presenze inattese svuotano le forme, il dialogo tremante delle tensioni culla organismi luminosi, il pianto flette nelle membra, il pianto inonda, nasce nel mio cuore, nasco, fremo nell’ansia della corsa, i vortici custodiscono il mio calore in radici esterne, alberi condensati fluttuano fra le carni, nel lago le mani ricoprono di baci i gesti amici, l’incontro sgretola l’apparizione.
4-Al contatto con l’erba la pelle si ricopre di squame,
lo sguardo penetra in profondità,
gli occhi diventano un udire luminoso,
privo di contrasti, la pelle affonda nella carne generando
un impalpabile trama vivente, quella corre nello scorrere
dei venti fluviali, il profumo dell’acqua risale nel petto,
lo solleva nel sole, lo conquista d’amore.
Il sole torna nel liquido. La gola immerge il suono nel gelo,
neve friabile ritorna nel cielo, l’altopiano germoglia,
aria secca moltiplica fremiti, suoni per esseri senza forma,
dentro la pioggia il cuore contiene e svela, passaggi tubolari avvolgono i cieli nell’espansione. La pressione muta la propria natura, fissa la sua dimora
nei silenzi ripetuti, montagne avvolte negli oceani,
senza la luce del giorno il mio cuore si libra felice, ti stringe nelle scintille ,
tace nel contatto incolore.





Cuore, peschi in fiore
1-Il cuore arresta la calma,
mani di pelle, mani da giardino,
nuvole legate, sollevate nel cuore, amici animali nutriti di anima,
il calore osserva gli occhi. Il ghiaccio fonde il tempo,
galleggia fra i peschi fioriti,
rocce bitumose allagano la diga,
corpi fertili liquefanno il contatto, sentimenti arborei dischiudono
le carni. Labbra tonali arrossiscono di abbracci,
l’impatto del mare nell’insenatura solleva il promontorio,
fluido sonoro, secco, levigato.
Una morbida nascita avvolge la terra, l’airone vola, interra la vita
nel sale animato, il cuore erompe nell’umore polmonare,
Sali coagulati dalle terme gravitano fra i cristalli,
affondano nel lago incolore dell’amore, carne terrestre sospinge il vento,
un’eruzione salmastra unisce il peso dei sapori, appare .
Lago di abbracci, stupirsi nel respiro..
Si espandono e si dissolvono, bruciano nell’entrata del petto, dischiudono le inguini, dimenticano, pulsano, appaiono nel volo del mattino,
ombre lacustri sfiorano la vita, dal collo l’entrata, una strada rapida, la cascata svuota il calice, gli ospiti illuminano le stelle.
L’immobilità gonfia i genitali, amplia la luce oscura, sogni di termiti
afferrano l’intestino, bagliori desertici flettono i tendini, paludi , torri granulari, niente da afferrare, scorre il fiume nella carne,
il sangue vola splendente nella pineta, un frutteto per inseti, querce trasparenti.
2-L’unione sbiadisce nelle fronde. La pioggia dissolve, nella terra emerge il sole, cuore immerso tra i castagni. L’aria dissolve, le esistenze congiunte tra i venti, rapida decisione, il colore domina nel suono, voci appesantite nell’umidità, la tua entrata nel corpo della vita. Il cuore si immerge di notte, viola le basi stellari, rinuncia alla flessuosità del gelo. I racconti di lotta galleggiano nei fluidi , l’oceano si aggira nel bosco, i passi dei fiori sono cauti, la melodia innalza la tenacia dell’oblazione, calori indifferenziati scorrono, lambiscono i confini, mutano i corpi, la lotta incontra i suoi prati, la fioritura avvolge le urla, fra le alghe matura un continente d'amore, notte informe diffonde calma nel petto, al di sopra di ogni collina risvegliata.
La stella avvicina il brusio dell’invito nelle viscere malferme, gira il liquido nelle basi annerite, la folla raccoglie il vento, è fresco il clima della primavera, ultime ore nel riposo congiunto, trasmettere il corpo agli animali, un successo, un vuoto celato nel cuore, l’anima risplende, le pieghe dell’espansione uniscono il fremito, a riva ogni corpo riappare nella veggenza notturna, suoni d’insetti tintinnano nel mani. Grazie.
3-L’impegno di mostrare l’ombra mentre scioglie gli spessori, l’involucro stellare affondare nella nascita, la marea risponde alle palpitazioni, fissare il manto nell’energia,
trovarsi vicino al tuo gesto, l’amore benvenuto, ora mi accorgo.
Nel cielo prendimi , trascina stellare, corde di pioggia nell’avventura,
un piegare, le ginocchia fioriscono sfiorando la fronte,
un albero perde la sua terra trova il gemello nell’aria,
i voli dissipano la visione, calura silenziosa appoggiata alla superficie,
il distacco del tuo amore, profondità dell’unione.
Guardarti, riconoscere l’incanto, lo sguardo innevato, raccolto
fra le pieghe del corpo, l’acqua silenziosa, morbida, fra le dita, nel calore del ventre mentre si apre, l’altra anima compare, guida, raggiunge, muta il
contatto, il suono accetta , incontro lo scrosciare della vita, coglie il suo cuore.
Le posizioni si susseguono, ottengono e disperdono, come fiori le membra dischiudono le loro vie, esistenze ultra-polmonari scaturiscono dall’amore, il gelo fiorisce fertile, i suoni trovano le loro dimore naturali, i corpi precedono la propria vita.
4- Vivere senza struttura, flussi di silenzi originati nell’interno, la flora si condensa in colline carnose, rugiada, baci inumani.
Le giunture si ripiegano nell’albero, il cuore ramifica nella luce intensa, il volo degli aironi unisce le membrane dell’acqua,
la spinta dell’aria genera un altro orizzonte,
il giorno profuma d’amore, la pace sostiene
la palude fra le mie braccia, nell’erba rugiadosa un’ampia insenatura
luccica, risale dai grumi terrosi, espande le innervature tra i rami,
la pelle arriccia il peso, la coda solleva polvere di piume,
fremiti della cartilagine, accorre la luce, le braccia trattengono i respiranti.
Una distesa mobile modella rapidamente contorni d vita, i nomi sono assenti, la distesa si espande , è il cielo, la terra, l’amore, il manifestarsi, il silenzio dal quale mi osservi oltre l’esistenza. Il contatto brilla fra i corpi di noi tutti,
nell’abbraccio l’agire dimentica se stesso.
5-La partenza ci consola di abbracci. Le sedie ancora sudate. Umidità tra le mani, il sole riprende i respiri,
gli incontri nel presente tuonano,
l’intuito estingue il canto, mani domestiche trattengono le ombre,
l’impatto verifica l’amore, cuore insolito, frastagliato, disteso sopra
l’esistenza, fiorire nelle onde della brezza, incarnata nella mattina,
ripetuta dalle tue labbra, le onde discendono nel petto,
l’aria contagia l’amicizia, nell’incontro la fioritura prende il sopravvento.
Luce innevata accende il silenzio, aria nell’aria, polmoni espandono, dissolvono i il canto. Tocco la parete, le pieghe del corpo aprono il cielo, vieni nel cuore, il passaggio delle fronde intrise d’acqua. Il mattino scivola nelle forme indietreggianti, la pelle della luce bacia al contatto. La notte sosta immobile, dura nel tempo, ispessisce nella luce, le montagne non la vedono, il vento conduce, capire è amare.
l respiro protegge l’aria, il petto appoggia il vento, le nuvole decadono nel lago, rettili informi scivolano tra le stelle, l’attenzione diluisce la vita, giunge nei pressi del fiume.
I ghiacci luccicano nella notte, pascoli stellari, la vita fluisce densa, insopportabile.
Perché guardi, perché tocchi, lascia aderire il vento al volto, leva il cielo dalla palude, accoglilo nel cuore, prendi la via delle acque perse nelle terre senza spazio, amore mobile tremante di braccia fluide, arboree nel volo, i sentimenti lasciano, diretti nella scoperta, abbracciano l’impossibile, tremanti nel mutare, felice perdita di colori, quanti suoni chiedono senza ricevere! Il caldo scuote la nebbia annidata nel cervello. Brulichio di sangue innevato spinge, incontri densificati tra le labbra, baci nell’invisibile, segnali fluttuano senza peso, assorbiti dagli slanci, aperture insolite, vortici planano nella veglia brillante.
6- La terra ricoperta di brina trema nelle parole. I gesti attirano le vele avvolte nel vento, cedri dappertutto, il calore attraversa i tempi, alza il volto nelle luci ondeggianti, bolle d’inchiostro disegnano la vita perenne, la tenuta delle acque nel mio ventre, il sostegno dei cieli, la gelata autunnale e i tuoi doni ricorrenti.
Le terre sempre più umide ingoiano la presenza, indietreggiano , svaniscono nella marea precoce, volti sicuri nell’emozione, mani sciolte nella luce, il liquido tuffarsi di onde cavernose lanciate dal petto, assorbite dal ventre, infinitamente amate, nessuna sorgente nel fermarsi, il suono del mattino strappato ai fiumi. La sicurezza? Il volto muto nella complicità? Le stanze riempite dal tramestio lunare. Sorprese, emozioni finalmente raggiunte dalla vita, il sole cede la luce alla vostra unione, la mattina pulsa, fa presto a sciogliersi nel torpore del pomeriggio. I rami trascinano l’acqua.
Una nave notturna, la vicinanza delle nuvole, il collo flessuoso della cicogna, sguardo, ali nutrienti,
il salto, afferrare l’aria, la molle reazione interna, credere,
il calore condensa fra i cuori, risaie naturali sterminate,
il volteggio degli insetti oltre i polmoni, la tensione nelle ginocchia erompe,
acquisisce il tremore della partenza, veglia,
accoglienza.
Il fondo dei cieli sta fermo, colmo di bitume stellare, lava tiepida scintilla bluastra,
acqua fusa nella luce, umori bluastri raffrescano la vita emersa,
le correnti si tuffano nel lago bollente, il ghiaccio profumato scotta,
il vapore inonda i corpi, attrae l’esistenza .
Di giorno riorna l’eco della vita, il fiume prende la via della terra, si unisce al percorso, rafforza le vene invisibili. Nel corpo scorre il salmastro, spiagge fruscianti di vento, il respiro rimuove gli ostacoli, la mano avvicina la bocca.
Sei il benvenuto, respiro nel tuo cuore, ti incontro.







Vivi!
1-Il cuore soffia nelle nuvole,
riconosce il tremore dell’inizio,
la vita flette tra le foglie accecanti,
lo slancio arriva, il periodo si allunga altrove,
le membra cantano la natura informe,
ottengono il piacere nei polmoni gelidi.
Il vento attraversa il corpo, apre le strade nella fortuna, senza gli occhi appaiono le membra vicine, lisce, notturne,
la pace fiocca dal cielo, provvida neve copre, il silenzio nel corpo.
Nel luogo appropriato le luci cessano. Il cuore tace.
I corpi ricoperti di semi
assorbono il cielo, nel tuo volo delizia autunnale.
La fatica diventa coraggio. L’ascolto ora vive.
Fra le chiome degli alberi il gioco estingue. Vivi.
Il calore cola fra gli occhi, discioglie la visione,
compare il volo, unione tra i cuori.
Le luci si riassorbono,
negli occhi compare una densità palpitante,
incontri, docili mandibole percorrono la pelle.
Il viale . Gli insetti, tensione nei polmoni. Ritardo.
Accumulo, spazio incompreso.
Lascio la presa delle mani.
Volteggiare della nebbia dei corpi.
Il lento risalire dei fiumi, linguaggio dello stupore.
La quiete comprime il petto.
Sorrisi, sosto nell’acqua, derive di rettili lacustri.
Il polline abbraccia le nuvole,
il fondale apre le anche.
Mucillagine solare.
Il paese esteso nella mente, gocce coperte di alghe.
Transiti opportuni, vene in piena,
avvolto nei calori invernali, tuoni,
abbracci rapidi, fioritura ariosa, la pelle accumula.
Respirazione tenace, in alto con gli alberi,
assorbito dalla linfa di, nella campagne stellare.
Il sorriso avvolge la corteccia, innalza la chioma dei pini,
il cielo nel petto, invasione di sciami selvaggi,
arriva la febbre, la pelle tende il velo, torrida, nel pomeriggio
estenuante, le pieghe del tuo volto calpestate.
La pioggia riaffiora dal terreno, plana tra gli insetti,
morbida passione terrestre, colma il lago,
freme nell’aria, forme, immagini dileguano onde vulcaniche.
Ho riempito le fronde dei salici, la spiaggia mi avvolge,
cedri assorbono sanguigni,
nel pomeriggio la tundra è invasa dall’inondazione.
Primavera inesorabile, il sole brilla, niente luce,
tramonto nelle pulsazione dell’airone.
La vita mi allontana nel fiume, speranza di un amore,
infine la presenza colma il torace - perdita del corpo,
avvolto nelle membrane all’alba, la pioggia torrenziale,
valanghe di luce luccicano animalesche.
L’impeto rimuove il contatto, dirama l’estuario,
prolunga il respiro nella tua attesa,
l’unione raccoglie, mostra le orme del contatto, l’avvenire risiede nel presente.
La luminosità senza luce fluisce costante, tale è la vita in un mondo di forme mutanti, mutanti nella luce, in un indefinito abbraccio incolore. Dispersione nella evanescenza delle esistenze. E così scorre il tempo, gli esseri invisibili compaiono, la spinta all’unione avvolge nella luce, il sentiero lungo il fiume, erba incolta finalmente dimenticata.
La notte pulsa nell’immersione, tenda della coscienza,
rapidi frastuoni dilagano nel cuore,
il corpo completa la crescita, gravidanza
stellare,
il cuore fra le nubi, paludi notturne, il peso avvolto nella sabbia.
Affiora nell’aria,
non muove, non respira,
diffonde la presenza,
contatto leggero invade
Ancora oggi nell’aria i residui del mattino evaporano la quiete.
Nel fiore appare un pianeta luminoso-
Per onestà divoro suoni nel silenzio.
I muri si liquefanno nei canali, le fiamme consumano se stesse, lanciano segnali per gli oceani, stancano la loro presenza urbana, il cemento nella propria terra, gli incontri avvinghiano i vortici, sguardi veloci scivolano in un ultimo abbraccio, poi l’unione , dei cuori.
Il paesaggio urbano non può resistere, l’aria, nel suo evaporare,
lo ha assorbito, ricoperto di membrane vitali ed invisibili,
i destini ora tacciono, precedono il noto,
assumono l’intensità del silenzio.
Tutto sembrava perso, ma ora che anche gli oggetti scorrono in pace,
uniti nell’esplosione del calore del petto,
il riposo giunge.




Promontorio
Le pulsazioni mi spostano fuori dal petto. Il tuo amore esprime una luce, sottile, vivente nelle pieghe della umida terra.
Lungo la salita i cespugli accumulano paglia,
odori rumorosi, setole frementi,
la roccia vive, bussa nel cielo, erba macchiata dal gelo ricopre il promontorio,
estate nel cuore, la calura ha il suono delle stelle.
Il sole sgorga fra le braccia, lo slancio abbandona la mente,
le ciglia appesantite, le tempie volano fuori dallo spazio.
Se non li lascio vivere non nascerò mai.
A volte il suo entusiasmo schiaccia la vita.
E’ quando mi ama, quando ci conosciamo oltre la passione.
Ma ora non ricordo più cosa sono.
Le immagini, i suoni, si condensano in una vitalità sconosciuta.
Le spinte continue, verso l’alto, laddove il vuoto raccoglie il tuono.
La condensa ruota nel petto, lieve pioggia polmonare,
irrigazione sonora, l’aria deflagra nel silenzio. Stormi pulsanti compongono la realtà.

I richiami percorrono il ventre, sollevano la brezza marina.
l’entrata brilla, morbida, lucente senza colori, pulsante ovunque,
I volumi si sfaldano, appoggiati a un muro, seduti, le mani cancellano il trasporto, unite in altri corpi, per altre vie, identità dileguate,
un'unica presenza diffusa.







Semplice e marino
Le luci e i suoni si sono uniti. Tuffi in oceani di intensità pulsanti. Correnti impetuose montano e smontano le scogliere. Gli oceani assorbono gli esseri, la spiaggia brilla, intessuta di onde.
Il richiamo ondeggia fra i pianeti.
Le mani strette,
la fatica, il cuore, tu.
l’estuario varca i confini del silenzio, unione,
nell’adagiarsi di un airone fra l’erba secca estiva.
Il suono racchiuso in un fiore, abbraccio mattiniero,
il contatto precede lo sguardo, freme tra le labbra.
Le braccia si stringono attorno al cuore.
La nebbia affonda nel petto,
petali piumati disperdono gli orizzonti,
riposo, densità della pelle,
i fianchi si dischiudono, mi cancellano.





Distacco
Le fontane solari trascinano e gonfiano lo spazio.
Nella mente esplodono mosaici verticali,
torrenti innevati sollevano il corpo.
Lacci luminosi si aggrovigliano alle cartilagini,
Le terre serpeggiano nei vapori notturni, paludi di alghe.
ll viaggio silenzioso entra nella vita,
contatti morbidi afferrano l’amore.
Il calore guida le parole nel dilagare del vento.
La finestra è invasa dalla luce.
Pressioni luminose scorrono nelle emozioni.
Oltre l’intensità mi raccolgo di nuovo nel cuore,
nel ventre, nei polmoni,
la corteccia galleggia nel fiume.
Lo scorrere dei corpi nutre il distacco.
le foglie accumulano l’inverno tra le corde piovose, le mani scivolano fra le balze innevate, il suono allontana l’azione, lo scoglio alpino rimuove il gelo, il giorno notturno prende le nascite stretta nella pelle, la mente lascia andare i veli, esseri condensati in pochi impulsi..
Il gioco del cuore si interrompe nelle lacrime. La curva del sentiero è l’ultima sosta. Nella decisione viene rimosso ogni tentativo, la serietà dei vortici libera dall’ascolto, LE FORME ABBRACCIANO IL VENTO, le parole staccano ogni ornamento. Tradire non è più possibile.
la valle è sempre lì, raccolta alle pendici dei propri fiumi, rivolta tumultuosa dei viventi, ora il distacco conduce alla propria vita, animati senza inganno. L’entusiasmo adegua lo slancio all’intensità . Le mani premono le ginocchia, spalancano le inguini, il calore coagula nei torrenti i respiri esterni, incontri, unione.
L’acqua appare nell’aria, fresca, travolgente, abitudinaria. I suoi abitanti avvolgono lo spazio polmonare, flettono nel cono interrato, trasudano teste, docile cibo offerto nel riflesso dell’alba.
La corrente spinge le strade in intricati processi marini, nodi muscolari forzati, intessuti di rame ossidato. La tua offerta ondeggia nello sguardo della lucertola.
I battiti della terra avvolgono la mente, inarrestabile ascesa dell’invisibile luce, una pressione fra i seni, la pelle dona rifugio agli insetti,
Le costole allineano la composizione di pressioni,
nel dirigere il vento sciolgono la propria acqua, la valle rivolge le fonti nei fossati incrostati di luce, le colline disciolgono il pianeta nella stretta dei piedi,
il calore apre le vie esterne al corpo.
Il respiro ignora il tuo avvenire. Alcuni suoni, un lungo tragitto, gli abbracci del cielo, i muscoli scuotono le cartilagini, tuoni interni.
Negli alberi, avvolto dagli insetti, il luogo dell’amore espande i canali.
Le correnti nutrono i cieli.
Il riverbero del contatto raggiunge il fondale, la mia superficie.
L’agire crea una cavità in cui sostare.
Lanciarsi all’esterno della cavità per diventare un impulso. I corpi del cosmo tuonano nei silenzi. La libertà dissolve la realtà. Nelle braccia, nelle gambe, nel pulsare della luce, il salice nutre le acque.
Gli sguardi si posano sulle conchiglie umide, intrise di bagliori, cenni umorali dello spazio, nello sfaldarsi della forma, intima, rudimentale emozione.
Da dove siamo venuti la luce brilla senza sosta, il vento gioca nella polvere dell’amore, gli oceani condensano creature impulsive,
la cascata erompe nel fiume, abbracci.
Il profumo della sabbia bagnata espande la presa oltre il suono.
Le mani parlano di libertà.
Sangue e vita nella memoria.
Il colore filtra nell’oceano, incauti rapporti,
il legno fiorisce nella brezza cellulare. Nati. Oltre le mura del cuore.
Piegano i rami, raccolgono, camminano, estendono pelli ospitali donate dal sole. Lo stomaco si contrae fra i piedi di un neonato.
L’accoglienza dissipa bagliori inanimati.
Morbida oppressione delinea il volto. Il confine della pianura brilla per la neve.
Il pomeriggio è modulato dalle api.
Il sangue assorbe la mente, fiorisce, eccede.
Mani insistenti spingono il respiro nelle correnti che scorrono ovunque, libere, vive, nessun volere le conduce.
Perché indugiare nello spiegare l’esistente?
Il sole scioglie il cielo nei suoni urbani.
precedere l’esistente è il distaccarsi
per poi lasciare un impalpabile tranquillità
discendere la via affollata.

Il contatto avvicina. Masse d’aria avvolgono, il loro movimento respira, sulle foglie la brina germoglia, il sorriso è denso ondeggiare,
lo sguardo avvolge l’apertura del petto, non c’è bisogno di un’intesa,
i passi assorbono, innalzano, diventano radici.
Avevano ali immerse nell’oceano. Lampi fragili, amici nel cuore, canali percorsi nell’incoscienza della gratitudine, Le braccia risuonavano nello spazio.
Uscirono.
La passione lega le mie mani al tuo passaggio,
veloce inondazione luminosa, intensa grandine solare,
cibo irrisolto vortica nel sangue, abbraccio incolore,
costante nel riconoscerti,
oggi come ieri le nuvole tuffano l’ansia della luce nella gelatina polmonare. Agitazione ed intensità, rime incomplete e promesse furtive.
Legami lanciati negli oceani, una scia nell’acqua traccia il percorso di un pesce.
La sua corrente emerge in un’aria vuota, popolata di lampi pomeridiani, anche il loro agire promesso nel cuore.
Mi unisco e non ci sono più, l’umorismo dimora nel lago, non mi cercano, non mi trovano, l’intensità avvolge, le parole pulsano, la pelle scricchiola.
I tuoni avvicinano le ombre affamate alle ossa, cibo per gli spiriti elettrici. L’acqua scorre, travolge gli spiriti, travolge le ossa,
il canto malfermo del pasto devia la corrente del temporale.
Trovo te ad aspettarmi, il pasto è rapido, scosso da risate spensierate.
Eppure non siamo vivi, non siamo morti.
La pulsazione più intensa è quella dell’albero,
il vento origina da lui, nel legno le ossa germinano,
la pioggia si appoggia alla sua luce per raggiungere altre correnti,
i canali sono le radici stesse, poi l’albero nel pomeriggio espande gli orizzonti e si immerge, quindi lascia libero l’oceano di pulsare nei nostri petti, le foglie volano, distaccano scintille, il calore segnala un arrivo.
La folla nella strada pulsa nel lago.
I vapori disegnano le parole della natura, lontane dal senso.





Profumi-
Il tuo amore, il tuo sguardo, il calore del tuo cuore,
nelle siepi l’alba si ammassa, entusiasmo nel tuo petto,
finalmente abbondanza, le tue visioni nel cielo,
intensità, acqua lacustre leviga i tronchi,
grovigli di vitalbe, profumi.
Gli impulsi abbracciano gli spiriti,
il fiume spinge l’amore al contatto, il vento scuote le membra nel pomeriggio, le braccia sorreggono la fioritura del corpo.
Le visioni si dileguano, la vicinanza è più intensa, il calore comprime le cosce,
nel petto l’accoglienza compie, riconosce.
Con i movimenti sostengo la tua perdita, il mio corpo,
così ben racchiuso, dissipa , non indietreggia,
il cuore comprime l’aria, l’aria nel cuore irrompe,
i richiami evitano i sentieri, i contatti intensissimi.
La corsa replica i salti rocciosi, frane lamellari solcate delle caviglie,
lo slancio avvolto in tremiti, rena gelata.
Il calore arriva col vento, affiora negli occhi,
colma il torace,
traccia l’oceano in cui avvolge.
Onde sospese tra i rami, spighe dense d’amore,
il pasto scivola, fiume intenso, rive carnose,
intrecci di attimi.
La vita pulsa, bagna il cuore, oceano di se medesimo.
Tuoni estivi scendono a riva,
l’asfalto cosparso di fiori.
Il canto ha dissolto le note.
L’entusiasmo spinge il bosco nel cielo,
i gesti assecondano le presenze,
il movimento scavalca l’amore.
Insieme.

La bocca apre il cielo, tintinnio di perle,
presenze intense, trasparenti,
i fiumi di calore sorreggono le spinte dei viventi.
Lembi di cieli disciolgono rapidi passaggi,
cascate tumultuose popolano il giaciglio.
Il giardino concentra il pulsare dei soli,
il volo delle ombre è cauto.
Con i tuoni il mantello scivola,
l’acqua germoglia in superficie.
Ogni unione produce un fiume,
una ghirlanda di attimi bacia il tuo amore,
i battiti del cuore condensano le frequenze del fiume.
Pulsa nel volto scosso dai tremiti dell’intensità,
l’aurora cieca lampeggia, solleva la pelle, forma l’orizzonte di un istante.
Le mani solcano i gomiti, le natiche, riverbero della vita,
colline carnose fluttuano nel fiume, i canali dileguano in un intreccio,
spessore terrestre nell’abbraccio friabile,
lentissimo.
Il sorriso nell’umidità notturna accende il corpo vorticante.
Gli incontri scuotono i tratti del volto, bagliori interni piegano la luce.
Il calore torna e prende, trema,
pone l’acqua fra le braccia,
torna e canta, la siepe prende il tuo sorriso, il cuore,
gli odori sollevano l’ombra
decisioni incaute colmano.
Trova lo slancio, accosta la dolcezza del silenzio,
Morbidi, rapidi livelli discendono risalgono,
tracce umide rivolte al cielo.
Il volto della letizia ramifica, ospitale.
La condensa del cielo avvolge le guance,
alcuni attimi necessari per comporre l’emozione poi incontri veloci, discendenti, affaticati nel volto, immagini perse nei circoli della pressione, lieve e continua, oltre il cuore.
L’airone affonda il suo peso fra le anguille,
la massa luccicante dedica la danza al sole,
l’intensità dissolve il fiume, dal petto una fuoriuscita di lucciole conquista l’orizzonte, il tremore di ali sottili affiora nella quiete,,
il lago riassorbe il respiro,
seduti nell’erba, le mani infuocate.
La neve disegna una nuova vita, città effimere
sgretolano nel vento cristalli sonori, cibo lunare,
la raccolta dell’inverno accoglie la tormenta,
il lago galleggia nelle nuvole, copre la neve
di vertigini stellari. Sul fondo del lago
la neve ammassa altre città, la vita protetta trema nella sua sorgente.
La brezza è favorevole, il contatto riduce l’attesa.
Le bocche avvicinano l’aria, l’assaggiano,
flettono nel mare sovrastante.
Voglio incontrarti e ripeto alle membra di non interrompere il volo,
voglio incontrarti e la presenza aleggia in una tratturo profumato di sorgenti estive, ora voglio e mi abbandonano, le strade disgiunte di torrenti improvvisati, il ventre strattonato dagli impulsi di energia impetuosa.
Nessun nome può condurre. Le costole trattengono la gioia.
Fiori lanosi scorrono la strada. Il pomeriggio rilascia la presa,
ogni entrata viene coperta di addobbi.
La schiena ritrova le ali e la nebbia protettiva,
nel petto gli animali si spingono fin sulle alture,
la pelle invernale aderisce alla mente,
al di fuori della vita un’ atmosfera splendente.
L’incontro ininterrotto è quel che sono,
la foresta è attenta, silenziosa,
allontana i pianeti, spinge i venti fra le braccia.
Il mare stupito nello sprofondare le membra.
Il calore ruota nelle ginocchia, genera semi,
ruscelli profumati accrescono l’aria.
Instabile e mutante oscilla il coagulo di pressioni,
Tra le vertebre solcate dal vento la volontà diventa umile.
Nel cuore piove sul prossimo raccolto,
le spighe rifrangono scintille d’insetti.
Le membra abbracciano i suoni.
Nello sguardo attimi squamosi immergono la curiosità
nella piantagione rigogliosa, larici tesi dal vento afferrano il calore della terra, ne vibrano, schiudono le radici in laghi di linfa trasparente. Battiti al tramonto, ali precipitano sorreggendo i cuori, le mani risorgono dal terreno per serrare gli abbracci nel calore dei condottieri, spiriti vellutati adagiati nel sudore di pomeriggi urbani.
La spinta delle nuvole schiaccia gli organismi contro l’acqua del sottosuolo, seduti all’entrata dell’estuario, il coraggio oscilla infiammato, il respiro svuotato perfora il diaframma e solleva sempre più lontano, nella presenza del tuo corpo il mattino genera amore insidioso, senza la tua memoria il petto libera la notte, lana alpina ammassa nuvole sopra l’arenaria, una cappa di tuoni condensa l’abbandono. Il giorno riconosce ogni partenza.
I corpi ammassano la neve nelle scintille.
Il fumo del calore colma rapidamente la valle, delfini alati cadono nello stagno, giungono alla fonte, la precisione del cuore è l’accoglienza, frenetiche bocche accendono l’aria terrestre, i canali espandono la circolazione, il profumo della vita allieta.
Spesse calotte sabbiose ruotano nel crepuscolo.
Nel gregge si fa strada il bue, la pelle chiazzata dalla crepe di cuoio si raccoglie nella mano, l’affetto, l’innocenza spingono oltre la terra, il vento raccoglie l’invito, il gregge apre le proprie spire, fluisce in un giovane corpo, mormora nelle capanne a ridosso della spiaggia, trema il cielo sotto il peso del ritorno.
È mattina, la mattina di un pianeta lontano. Erba vorace di emozioni festeggia le nuove presenze. La linfa scorre nei sentieri, insetti di tessuto mangiano le visioni, nessun sorriso dura oltre la propria intenzione, camelie nane rapiscono merli sbadati, la neve onnipresente volteggia tra le farfalle elettroniche, il suono solca con prepotenza i dirupi luminosi, tremori di coraggio, il contatto lascia libere le sue radici. I pesci osservano il fuoco smarrirsi nella palude.
Il sole respira tra gli occhi.
Il velo sospira tra le spalle, lieve, incauto,
rumori fra le membra. Nelle mani il coraggio della vita.
Senza alcuna protezione il mare indietreggia
nelle valli,
i terreni incolti fluttuano tra i canneti, ripidi pomeriggi
salutano. Ora che è nato, mi affeziono al tuo ritorno.
Nessuno ti incoraggia nella discesa
eppure la sua mano è ben salda nella tua,
nient’altro che intensità, ovunque.
I movimenti si liberano della pressione,
non le seguo, le amo.

Ora il cervello non sa di essere umano, vola con gli uccelli, mangia con i pesci, gela con la brina, pulsa senza un limite.
Il cervello nel mio cuore, fra le tempie,
nel ventre, all’alba nelle tue mani,
in una immensa onda di calore.







Saluti
Il petto accoglie una gioia invisibile, fiori tesi pochi distanti dalle membra, i suoni interni salutano l’alba.
Tuoni istintivi, delicati, sorreggono la schiena.
Modulazioni, impulsi, intensità,
canali, estuari, vortici,
amore, passione, emozione,
ordinario, quotidiano, cervello,
ego, controllo, soggetto, oggetto,
energia, involucro, passaggio,
petto, ventre, palude, oceano,
mare, cosmo, torrente,
brina, neve, pioggia, terra, foglie, radici,
volo, sguardo, suono, canto, airone, abbraccio, epidermide,
volto, contatto, pelle, lago, brezza, mattina, orizzonte, coagulo,
pressione, corsa, affondare, impeto, osservare,
attesa, stringere circolazione, flettere,
posizione, gemma, penetrare, valle, gelo,
altopiano, gregge, cosmo, denso, sudore,
falesie, incontro, cascate, frutteto, aria, promontorio,
rughe, emersione, scivolare, imponente, torre, liquefarsi,
presenza, spirito, entità, persona,
assorbimento, volume, espansione, crollo,
siepi, istanti, raccolta,
scintille, insetti,
stupore, luminosità, ascendere, silenzio,
fluttuare, coltre, pomeriggio, risata,
cane, delfino, arbusto, foresta, strada,
cogliere, tremare, piegarsi, richiesta, bacio,
carne, labbra, animale, spiaggia, ondata, siccità, deserto, solare, brusio, elettrico, nascita, germinazione, collo,
seno, schiena, tuono, fremere, rallentare, ottenere, inchino,
ritrovare, serrare, lamellare, scoglio,
torpore, culla,
calore, circolo, centro, lunare, cogliere,
temporale, querulo, mano, reticolato, fosso,
lanciato, colto, granulare, composito,
racchiuso, ingenuo, tessuto,
trama, esplosione, temporale, nascituro, cascata, fontana, nebbia,
gustare, scomporre, cibo,
delicato, racchiuso, inanimato, assente,
veloce, irrisolto, tratturo, granello, lacustre, cielo,
terso, anima, scogliera, pullulare,
zoccoli, tendini, cartilagineo, sussultare,
estate, attenzione, levigare, soffiare,
innalzare, evocare, cedere, trionfo,
impulsivi, domanda, lingua, inguine, riposo,
natura.
Osservo, guido la mano alla rinascita,
il silenzio ti avvicina, ogni attimo un risveglio,
le fronde scomposte dalla tempesta.
La mutazione avviene nel cibo,
l’amore assorbe l’aria, nessun varco,
il vento della notte sempre devoto alla crescita.
Mi lego al tuo tempo, alla tua voglia,
lavoro avvolto da una presenza soleggiata,
ampio ondeggiare, spiaggia, ventre,
lontano dal potere.
I miei giorni si accumulano fra i tuoi desideri. Pace.
Il calore rallegra i tuoi voleri, li estendi nei laghi,
propizia inondazione dei cuori.
Quel che vive, e tutto vive, potrebbe anche opporsi, abbandonare la mia ombra in un rigurgito di assurdità e solitudine tattile.
Invece le membra avvertono il bacio del sole, le foglie sollevano il torace e lo danno in pasto agli spiriti, il sesso freme nella corsa e nella palude, l’amore avvicina il cuore e abbraccia, con ostinazione.
Le manifestazioni insediano i loro affari nelle carni, mi spingono nella sorgente, creno la somiglianza della vita.
In un pomeriggio liquido i tuoni affollano i miei tendini,
si allacciano nell’inguine, producono scintille, mi donano evocazioni.
Il fiume non si è mai mosso,
come potrebbe,
nel suo continuo velarsi ed inondarmi resta in attesa
che i miei giochi finiscano.
Io annuso l’aria, non ti lascio più andar via,
tu fremi senza distrarti, i vapori del torrente
masticano divertiti.
I desideri ti intimidiscono,
preparano la neve, riempiono la valle di canti felici.
L’emozione fa filtrare il suono nel tuo sangue,
i gioielli assorbono i tuoi voleri, palpiti di amore ti sciolgono i capelli, le lacrime, gli abbracci, infine quel che resta di te fluttua nell’intensità dei giochi dei vortici strappati ai torrenti in piena,
limacciosi, giacigli dei cuori.
La luce espande il suo coraggio, entra fra le onde pulsanti,
avviene nell’aria, nel nido tra le spalle, protetto dalle clavicole,
incontri notturni illuminati, la cellula dischiude il sole,
abbracci ovunque.
Il canto si offre come guida tra le spoglie della luna
dove i bagliori pullulano fra cascate di brezza piovosa. Un alba senza inizio,
il tuo nome non mi abbandona, entusiasmo, affetto reciproco,
i palazzi si sciolgono nelle correnti di porpora,
il suono ombroso massaggia i viventi,
navi lentissime adagiano l’arrivo
nella calugine inspiegabile del pomeriggio.
La terra ricopre le onde marine con una membrana amorevole,
lucente, risonante, i greggi disperdono le proprie membra
nel morbido brulicare dell’epidermide solare,
radure accoglienti, prive di luce, dense di contatto, ingoiano,
incessanti, ogni emozione amorosa,
sanno donare il respiro, l’agilità della dolcezza.
La terra appare nella laguna, un bastimento incerto carico di luci abbaglianti.
Il silenzio respira nel ventre, un rifugio nell’oceano, energia lumeggiante pronta a cedere i privilegi. Il dono affrettato della vita conduce in un estuario di canali sottili, solidi, intenti nell’eclisse, per me una scelta semplice,
la pioggia battente cancella i ricordi, contatti lievi, precisi.
La stretta profondamente amorevole non indietreggia,
i corpi ruotano altrove, luminescenze attivano risposte,
la dissoluzione concentra l’emozione,
quel che ritrovo immerso nel lago che non ho mai conosciuto,
in cui vivo.
L’intensità diventa viva, anticipa l’alba,
unisce le sorgenti. E poi tace,
nel diventare ancora più intensa.
Il giorno scivola lungo la chiglia,
rami induriti dal gelo,
la festa nel cuore rovescia i tragitti.
Posso ancora volare nell’aria,
attraversare i raggi incompleti dell’entusiasmo autunnale,
alcune rondini risalgono ventricoli stellari,
gita nel vulcano interno, il cuore arrossato assorbe i petali di matrici rigogliose,
foreste oceaniche.
Visione e concentrazione si uniscono, spazzano via il tempo,
lo slancio di un sasso raccoglie una stella,
perdura al largo delle membrane, respinto dalle onde,
la prateria si adagia nell’oceano, pulsa libera.
La risacca tuona nel petto, avvolti in un una luce invisibile.
Nell’acqua la gioia fiorisce, un arbusto lieve, carnoso,
oscilla nelle sorgenti, un movimento inesistente solleva
un grappolo di bagliori, densità mutevole.
Per molti è intollerabile e periscono allontanati da ogni complicità.
L’unione è sempre presente e attiva,
fiume inesistente, inarrestabile.
Il canto riprende il suo posto, ho spinto nelle luci l’aiuto, il fruscio del vento, il vento scomposto nei canali, la pressione estatica, dopo la libertà, nel caldo, nella città, nel dolore inesistente, il gioco degli insetti nel petto rigonfio di cibo.
Il respiro del cielo palpita nelle mani, strisce, tracce, sostanze viventi, adesione tattile, lembi di coscienza fertile, la presa tra le ginocchia, osservare lo sciogliersi dei canali.
Il canto è sempre immerso nel fiume, amore, la tosse di un cane illumina il vento, nell’acqua vivente il solfeggio di un pesce, pace corallina spinta sino alla rottura, abbraccio nei fondali, flotti luminosi colmi di immensi fiumi, altra libertà cullata dalle scapole, giochi di cartilagine innevata.
I sogni affiancano la veglia, uniti oltre le pelli,
diverticolano l’emozione, rincorrono il cuore,
vincono nei giochi.
Il saluto è i loro affetto, memorie scomposte ticchettano nella peluria,
la foresta incalza la veglia, scalza l’estasi del sogno.
La tempesta trascina nel ventre la natura,
le inguini sudano in eccesso, conquistano flessibilità inanimata.
I rami afferrano le braccia, l’immersione, il dare una vita, poter cadere nel risalire, essere sorpresi tra le membrane, un setaccio nell’energia.
Esaurita l’azione
l’acqua affonda in se stessa. Accresce la pace,
comunica. Vicinanza.
L’acqua germoglia nel silenzio, nella semplicità,
nella vita quotidiana, all’inizio, dove io mi trovo per caso.
Il tuo sguardo è pieno di immagini, suoni, esseri uniti dall’esistenza,
assorbimento, fiumi intelligenti, amore inumano.
Il colore ondeggia intensissimo, mangia le mani,
massaggia l’interno delle costole, gioca con l’anima,
ascolta i cani latrare alla luna, i colori del cuore, il cuore protetto, gentile, rugiada a gocce, mammifero inanimato esaltato negli odori della vita sfuggente, preludio del nulla, spinto, volato, aggiunto nell’amore per l’ascolto degli insetti.
Risate caduche mercuriali nel buon umore,
dunque cadere nel muschio, nel garage di una casa per vacanze,
sabbia setacciata dalla gioia,
incollata dal sudore.
La fanghiglia torna sul ventre, sole economico, guizzo lamellare,
gesticolo nei canali, gladioli emergono tra le carni,
giorni ignoti da percorrere nella cavità dei tuoi umori, l’aria risente della siccità,
echeggia lo sgretolarsi della roccia,
il piede si slancia tra le onde fuggenti
nel mare di creature alate. Prendo.
Afferro il raccolto involontario.
Le messi divorate dalla luce asciugano nell’aria secca,
rumori a spicchi martellano il pomeriggio,
sfrigolio della terra, rompersi del cielo,
masticare colate di vita viscida, siderale, in compagnia di molluschi corazzati, genieri dell’oceano, fame, il sole freme nei rigurgiti cellulari.
I tronchi di cedro sono affollati di lucertole. Mani sottili accarezzano l’edera, germogli di senape grondano letizia.
Tra le conchiglie spiaggiate la vita sussulta, le strisce del canto sollevano la schiena, il volo scavalca gli alberi, una farfalla si adegua alle stelle.
Nell’umidità dei corpi pullulano i canali, gli estuari radicano molte sorgenti, i pianeti aggrovigliano cespugli scintillanti.
Su un trono di mucillaggine ill vento asciuga i petali strappati alla foresta, reti di ghiaccio avvolgono i pascoli, la cartilagine si scioglie in una nuova infanzia.
All’aperto le piante rincorrono gli animali, la foresta balza nel cielo, il cielo avvolge il sole, l’oceano ribolle di petali, i cespugli della brughiera addomesticano la luce, sassi gelati cantano nel petto, la natura disarticola l’amore, il promontorio cede.
Il cielo che non vedo è la libertà,
è l’attenzione che non mi parla,
il pulsare del corpo che non sollevo.
Ho molti nuovi amici
e finalmente nessuno mi precede.




Umidità
I lampi innati fioriscono
nelle veloci curvature delle membra,
svaniscono,
poi ricompaiono nelle strade interne
dove tutto viene mangiato e risplende.
I passi montani dell’altipiano sono avvolti da spire sabbiose,
le colline emergono dai movimenti sonori,
sono appoggiate nel vento, tracce invetriate.
Le stelle sono immerse nella neve, avvolte dalle foreste,
gelate dalla luce radente.
Nell’oceano la vita massaggia e contrae le nascite,
assorbe l’attenzione dei sentieri.
Aria urbana affollata di fiori incontrollabili.
Il corpo, col suo tremore,
rimprovera la tua vicinanza.
L’arcobaleno ti sceglie, giochi d’acqua prossimi al sorriso.
Le parole lentamente svaniscono all’aumentare dell’intensità.
L’incontro nel petto, piegato, aperto, dall’accoglienza.
Scorrono mani invisibili, fiumi di desideri brillano pacifici,
trasportano.
L’ascolto conduce al largo, tra gli anemoni volanti,
il vento del sangue è una follia animalesca,
l’umidità sostiene il calore.
La pressione della vita si accartoccia tra le mani,
è un fiore ribelle.
Aleggia nella foresta il cielo privo d’acqua,
torrenti nel deserto scavano città amorose,
la gioia mi svuota,
priva della sensibilità, del piacere, del cibo,
il vento trattiene le nascite.
Nel vero amore non trovo complicità.
Quel che mangio brilla nell’amore,
la foresta entra nel silenzio,
nel gelo della fioritura,
nella libertà in cui le mie onde si placano, riassorbono.
Il mare ingoia la strada, riporta fra le ginocchia,
risale nella pelle del tuo corpo,
respira l’attenzione dovuta all’amore.
Tra le balze della collina ribolle l’oceano,
avanza nel mormorio di ogni vivente,
le braccia assorbono la pace;
fioriscono in fiumi inanimati.
Gli occhi si spingono oltre il dolore,
liberano l’orizzonte.
Le voci del cuore modificano l’essere,
né la gioia né il canto osano così oltre.
I punti del corpo brillano, pulsano,
scorre in loro la pressione del cielo.
Penetra nelle membra, accoglienza gentile,
febbre nell’aria,
grappoli di onde colano nella schiena,
il vento lagunare espande, sostiene.
La luce che brilla è invisibile.
L’intensità che pulsa non esiste.
Luminoso, vitale, scorre il torrente di pietre,
il groviglio di sassi tracima la sabbia,
scorre nell’oceano,
ara le onde,
possiede l’odore della sconfitta.
Sentimenti sospesi nella polvere del vento aderiscono al sudore,
cascano
nello scorrere precipitoso
della grandine.
Accarezzo la terra per avvertire i cuori.
La strada termina in un dirupo fiorito.
le more maturano fra i rovi,
pozze di luce allagano le terre,
vitelli festosi masticano le ombre.
Respiri anfibi sollevano il fogliame lacustre,
calore liquido penetra nelle membra,
solidifica i vapori.
Lunghi filari di cespugli rigogliosi costeggiano la scogliera,
il mare sopraggiunge con lentezza,
riassorbe le pozze luminose,
preme il vento nel cuore della pineta sospesa tra profumi assolati.
La scogliera respira humus di alghe,
un letto di fermenti e liquami avvolge gli scogli,
attira i gabbiani.
Il sole dei corpi geme in superficie,
I flussi creano i propri pozzi.
Gli oceani nidificano nei pozzi,
ospiti leggeri, lacrime impalpabili.
Il paese si estende nella insenatura scavata dai fiordi.
Le acque sono lontane, gelate fra i crateri.
Valli sonore riempiono i ventri delle mandrie,
mani boschive ramificano nei cuori animati.
L’oceano gorgheggia nelle pozze,
Morbidi fantasmi raccolgono le luci.
Alcuni felini aggrappati alle vele saltano oltre l’orizzonte.
La quiete li immobilizza, riconduce fra le spighe di avena.
La notte, immensa, ansima nei loro polmoni.
Nelle vie del paese la melma si è essiccata.
Enormi conchiglie fioriscono tra gli alberi,
colonne sonore stupiscono gli insetti.
Il temporale si avvicina.
Il calore termale della terra nutre la vita della pianura.
Anime tentacolari abbracciano le sottili epidermidi del globo.
Tra le pietre
la vita si deposita.
Il canto ti unisce e disperde, raccoglie le radici,
La quiete appare, rinomina la tua presenza.
Sono nel luogo dell’incontro.
Mi immergo nell’isola. Esplode.
Il canto conosce l’ora di ogni fioritura.
Il timore di trovarti dona semplicità.
La pioggia avvolge le piante, solleva nel cielo.
Corro nei canali assolati fin dentro la foresta.
Alberi senza ombra.
Le membra si aprono alla luce.
Perdo i miei polmoni, il ventre, il cuore.
La luce dell’altro mi confonde, cancella,
ama.
Le nuvole scorrono, attraversano il cuore. Gioiscono.





Baci
Il ritorno scorre nelle membra, le anticipa,
precorre la vita, accumula.
I desideri brillano trasparenti e leggeri.
il vento li attraversa, li bacia.
L’aria è la stanza dell’amare.
L’incontro divenne necessario.
L’aria giunse, condusse.
L’acqua estese i fremiti,
le mani esplorarono, terra dopo terra,
appoggiate sulla pelle.
La decisione apparve nello sciogliersi della visione.
Il tuo sorriso aderisce agli alberi affollati nel canale,
spinti lungo la salita, condotti dall’impeto della bufera.
J fiori dissolvono le luci,
un volto fiorito bacia gli animali della prateria.
I gesti sono la fonte del vento.
I presagi restano attivi anche se assorbiti
dal brusio dei corpi evanescenti.
Rifiuto d’incontrarti e ti amo.
Nel calore dell’abbraccio i fiori erompono,
crateri impulsivi affollati di richiami.
La natura si accumula nella salsedine.
Cristalli di terre rotolano lungo la spiaggia.
Le siepi si aggrappano agli alberi,
il sole è l’albero, inesistente nel frastuono.
La tenacia di un sogno d’amore sazia il vento.
Il contatto è privo di sensibilità.
Le labbra mormorano lontano dal sogno e dalla veglia.
L’abbraccio è intenso ma privo di calore.
Le emozioni vivono, nutrono.
L’ignoto pulsa nel cuore.
il corpo del cuore è una traccia invisibile,
snodo di vapori in una prateria popolata da pianeti.
Il cuore cresce, occupa l’intero cielo,
l’entusiasmo annulla i pianeti,
le pulsazioni ruotano nell’inudibile,
la genesi tace, come del resto tacque.
Allora ti bacio, ancor più tu mi baci
e anche loro si uniscono,
gli oceani si bagnano nell’orgia terrena,
è la vita, apprendono, a poter brillare senza luce.
Sono il tuo lago intriso di carne sognante,
sono silenzioso e immobile perché mi sono onestamente venduto.
La terra ride e gode, l’immersione saluta, mangia, tracima.
Con la bocca ricolma di terra mi guardo nel ventre, mi annusi nel ventre,
trattengo il tuo peso, sostieni il mio volere, il terreno cede,
cede ogni giorno, da sempre,
allontana il tempo, precipita gli oceani,
osserva il tuo amore.







Accolgo
Il tuo calore imprime gioia nei vortici.
Riconosco le parole,
la grotta fiorisce nel cielo, una semplice mano aperta.
Abbraccio di albero in albero nel cuore.
Nessun testimone,
il corpo estroflesso, assorbito durante il volo,
ora il ciclo è completo,
l’aria si posa sulla terra oltre la pelle,
penetra, cessa la propria esistenza.
Mi respira tra la vegetazione,
nelle unioni risuona una intensità, sempre la stessa,
molto diversa dal sogno,
si espande ed allontana, lontana e presente.
Il ronzio del controllo cessa.
Nel calore del tempo la distrazione, l’attesa.
La pressione della tua mano immersa nella terra, nello sguardo,
radici limacciose.
Non era il rifugio sperato.
Non esisteva più la vita.
L’amicizia era presente,
presto sarebbe diventata irriconoscibile.
Un accenno, un respiro del nulla
immerge il frastuono urbano nel mio petto.
Gli incontri si moltiplicano ed uniscono.
Il cemento arrugginito serpeggia, si scioglie nel fiume luminoso.
Abbraccio le pareti, sgorga il silenzio,
la laguna avvolge il fiume, scambio di corpi, sudori.
Per espandere la percezione assente soffocavo nella mia vita.
Il petto si apre, vivo, accolgo.
Rimuovo la luce.
Il calore è assente.
La sera nel vento, tra le terre, fiori, la gioia emoziona e gonfia.
I vapori del mattino si adagiano nella pianura.
Le emozioni contraggono la nascita,
inondano i canali sonori, rilassano l’esistenza,
incontrano il nuovo,
il tuo corpo li avvolge, non li vede, non li desidera,
li penetra, invisibili, trapassano nell’amore.
Accade che il potere vibri per l’imbarazzo.
Vorrei poterti raggiungere ma sono già tra gli alberi,
la luce si raccoglie nel mio corpo ventilato,
attorno ruota un sibilo, esce ed entra nel cuore.
La brina estiva assorbe il mio tempo,
esplode, bacia, allontana, migliora.
Quando i fiumi evaporano, i cieli flettono nel cuore,
i deserti si affollano allora tu, ora, per sempre,
gli sguardi ti colgono, mansueti, al pascolo dei bagliori.
Tra di noi legami, membra aperte.

L’ardesia è ancora tiepida,
i suoni della città svaniscono tra nuvole dei bagliori.
Non ho imparato, sono stato mangiato al momento giusto.
Il tuo abbraccio si spegne, accolgo l’aria,
i canali si sono uniti, accolgo la tua presenza. Una sosta.
E’ l’amore per il nostro amore.
I fiori sussurrano, spingono le correnti,
inumidiscono i passanti indaffarati.
Ombre voluminose trattengono i suoni.
La colazione ci coglie impreparati, la fame dolce come un bacio.
La pressione diventa una rotazione,
un sorriso, un profumo, fiumi trasparenti.

La pressione decresce nel cuore, la mente un vaso da fiori,
la notte recalcitra fra le umide ginocchia.
Tu osservi le gioie del cuore, le luci inesistenti della penisola immersa,
le gemme del silenzio provocano.
Spinte industriose gemono nel mio piacere.
Mattina affollata tra gli scogli,
la visione è avvolta dalla salsedine,
perdo il cuore, perdo gli occhi, perdo.
Gli abbracci accolgono e cancellano.
Non so come dirtelo.
Il tuo volto appare vuoto.
Nel nulla del tuo calore i fiori rigano la pelle, sollevano il bacino e abbracciano col tuo incontenibile amore, segnano una vita intera,
mormorano al cuore, infine si insediano per sempre.
Il luogo pulsa di te, traspare nella pelle il tuo morso,
la tua grinta, vive il segno della tua presenza,
le strade frammentano i cieli, raccolgono,
girano incaute nel tuo popolo,
arrancano nel tratturo invernale, il silenzio monta lungo la risacca,
incontro il mio nemico, l’abbraccio, avvolto nell’epidermide di diamanti, arrotolo le labbra sopra i suoi capelli,
la memoria sventola la fragranza delicata della vittoria.
Ti penso, nel tuo arrivo ogni mia speranza.
Vinco perdendo. Ottengo la tua presenza, ottengo la caduta dell’ombra,
il precipitare dell’acqua nel vortice dei fiumi,
funi di correnti mi traggono in alto,
slanciano nel vento, i varchi vengono strappati,
le chiome degli alberi si fondono, coprono il cielo,
assumono la presenza del tuo volere,
il fruscio della tempesta scuote il legname della casa,
il vento alberga nel cuore, ora ci sei, ricomponi le note,
non mi vuoi più, nel deserto del mattino prendi il meglio e lo offri a chi non vede, non sente ma ama per tradire e abbracciare le tue braccia, ancora e ancora.


Le braccia afferrano il volto,
nel cuore appare una traccia,
le mani trattengono, il giorno allunga le pulsazioni,
riflessi senza nome bruciano sulla pelle,
il cielo del sole non mi lascia più,
il giardino accetta le scuse,
di fronte ai gerani gli ultimi rimorsi,
ora che sai tutto aspettami, ricomponimi e prendi gli slanci,
nella tempesta in arrivo i nostri nomi sono ben accolti.
Le pareti capovolgono la direzione,
le membra immote custodiscono il vento,
nel cratere polmonare respiri con me, tenace, imperitura.
Il tuo volto appare vuoto.

Le pareti capovolgono la direzione,
le membra immote custodiscono il vento,
nel cratere polmonare respiri con me, tenace, imperitura.
Strattonato dal tempo, temuto dal silenzio, accolto dalla palude nell’estuario. Il rifugio dona le sue colline ai vincitori.
Incrostazioni nel legno, tra sabbia e sassi da guerra.
ll gesto non mi batte, passa e affonda nella nebbia, senza vita, immerso tra sorgenti indifferenti.
Cade il cielo, stella dopo stella il mare cancella il sogno celeste.
Nessun perdono, perfetta accoglienza.
Eccomi, sudato e grato, il mio fiato leviga le tue ginocchia.









Arrivi
Le carni si uniscono per respirare. Trovano.
Salutano il mattino.
L’abbraccio è così intenso,
la tua presenza ammutolisce i viventi.
Inginocchiato fra le pietre del fiume,
poca acqua ma fresa, carnosa.
Fibre unite, resistenti, li legano.
Qui, lontano dagli occhi, sprofondato nel proprio stomaco.
Non mi oppongo al contatto, vi unite nel farmi rivivere.
Le labbra incitano e legano,
i canali estendono gli estuari.
Discendete oltre il mio ventre.
La rimozione si consolida, una nuova vita è promessa.
Eppure la luce del ventre sommerge.
Io resto, entrambi sappiamo perché.
Sanno celarsi nella luce.
Le pulsazioni lambiscono il corpo, l’erba ricopre il cielo.
Ho ottenuto la memoria. Lui ripete il gesto, smuove le membrane nel fango, foglia dopo foglia subisce la luce. Neve negli occhi.
Nel raccogliersi la mente scivola lontano, si scioglie nei vostri abbracci lacustri, latrati anfibi colmano le crepe qui in basso, tra i fondali tremuli, alghe sudate aleggiano sui falò, tracce di linfa, gemiti allacciati fra le inguini, fiori.
I polmoni appaiono, cominciano ad amarti, per abitudine, inspirano i liquidi dei tuoi molteplici cuori,
la carne segue i vortici, precipita, cola lungo la mia schiena,
il tuo volto appare, un attimo compone la vita.
Ora dormi, trapassi il cielo, eviti il mio ricordo.
il sole torna ad essere violento, accusa la mia carne,
l’ ombra una velatura secca, stracciata.
La luce è inquieta al risveglio.
Ti cerca ma trova velature incolori,
ti chiama e incontra me, muto e sordo,
gonfia il suo potere e mi costringe in un corpo,
grazie per la nascita, grazie per la tua memoria.
I fiori schiacciano il silenzio,
il silenzio è il tuo passo lontano, inebriato dal mio abbandono,
tu hai agito, tu guadi un passaggio vietato,
tu mi abbracci.
Le braccia al collo, una bocca insensata.
Un altro arrivo.

Appoggio la mano sul volto,
un gesto rapido, nervoso.
La luce è intimorita dal cuore, cerca riparo nelle mani,
entra nelle vene, fruscia nei capelli,
dà vita al tuo corpo, mormora nel prato,
stride nel ruscello ormai secco.
La fine dell’estate brucia nei campi,
le colline addolciscono la perdita,
la fronte scotta,
i tuoni martellano l’alba,
trepidano fra i tuoi piedi, la vita raccoglie i propri frutti,
mangia nella mia carne.
Il cielo cresce,
la schiena è sconquassata dai brividi della pioggia autunnale,
invisibile, cade a scatti,
travolge l’anima, muta le tue labbra,
l’umidità le fa brillare, distratte, tenaci,
presenti ad ogni incontro.
Le siepi del parco sono volate via.
Impronte mandibolari schiacciano i relitti dei sassi,
le tue parole affondano il mio petto.
Nei tuoi gesti cresce.
Il canto mi avvicina, ti chiedo, il petto ti accoglie,
il varco si apre anche oggi,
i richiami conducono il vento tra le tue spinte impulsive,
i sorrisi cadono distratti,
dopo il silenzio le apparizioni travolgono con passioni incorporee,
i raggi allacciano i vortici,
tintinnano nell’oscurità,
sembrano un tesoro occhieggiante nella nebbia.
Il risveglio è completo.
Il testo della solitudine richiama la tua attenzione.
Non riesci ad alzarti.
L’abbraccio ti trascina nel vortice, la porta si spalanca,
la tormenta di neve ti avvolge,
mi incontri, la tua fronte mi affonda con la pressione,
il ventre risolleva il destino oltre la soglia.
La porta distende le tende al tuo arrivo,
il corpo brucia l’aria, è nudo, scavalchiamo la siepe,
siamo mangiati dal giardino,
tuoni estivi scavano i nostri cuori,
canti del grano.
Il raccolto è pronto da sempre.
La luce è scomparsa, la nudità pronuncia il suo rossore,
bacia il vuoto in cui dissipa l’intensità,
appoggia la pressione nelle mie spalle,
lascia la presa modellare le inguini e formare un cuore,
accennare al respiro,
lanciare le scintille, germogli di un nuovo giorno.
Nuoto nel tuo corpo trascinato dalle correnti di un volere impacciato.
Le mani fioriscono ad ogni apertura,
le voci legano l’amore,
un unico vortice ruota composto,
maestoso ed imparziale,
nutre la schiena, distende i fremiti nelle gambe,
Riposo nel giorno arrotolato in un tuono.

Ora temo di sprofondare, la schiena si apre. Divento una gelatina, scivolo lungo le ossa, resto chiuso in un peso, sordo e cieco, pochi attini di panico, poi una nuova pianura comincia a ruotare, il dolore negli occhi è il segnale della nascita, la schiena si riempie della mietitura, le costole sono disperse fra i rovi, gocce luminose palpitano, continuano la caduta. L’appoggio è in frantumi, la caduta diventa il sibilo del vento, il vento è la materia della profondità, l’abbraccio che trattiene i fianchi fra le tue mani. I fiori sbocciano incuranti di ogni caduta.
I fiori sono il tessuto del vento, cadere è trovare e smarrirsi tra i petali incolori la cui pressione deforma le tempie, rende trasparenti le ossa, unisce le profondità ventose con una pace priva di qualità. Il peso riprende la propria forma nell’amore.
Ti trova vicino.
La giornata trattiene la vita tra le crepe di un sorriso gelato.
Le mani affondano nelle pressioni dei tuoi corpi,
le voci ottengono baci appassionati,
il contatto condensa la nudità.





APPENDICE maggio-settembre 2013

1-Il modo ordinario in cui funziona il cervello determina :
la percezione ordinaria, determina quindi il pensiero, la sensibilità degli organi di senso, le emozioni e i sentimenti, come si ritiene che il proprio corpo sia fatto e quel che il corpo stesso avverte, come si vede il mondo definito in mondo esterno e mondo interno.
Non appena il cervello muta il suo funzionamento, la percezione ordinaria sopra descritta cessa di esistere, il cervello fluttua e si integra con gli altri centri di attività fino a unirsi ad essi. Le emozioni, i desideri, il pensiero, gli organi della sensibilità, il proprio corpo, il mondo esterno, non esistono al di fuori della percezione ordinaria o esistono in modo molto diverso

2-La morte è determinata dall’attivazione di centri di attività non percepiti dal cervello nella vita ordinaria. La loro attivazione comporta profonde modificazioni della struttura ordinaria, il cervello cessa di operare in modo esclusivo ed individualizzante, gli organi di senso sono orientati verso l’intero cosmo, il cosmo non è più qualcosa di separato ma è il nuovo “corpo”, lo spazio, il tempo e la memoria personale svaniscono. L’attivazione dei centri di attività dai quali scaturisce l’effetto morte può anche non condurre alla morte, in ogni caso è un’attivazione né voluta né provocata da una consapevolezza cerebrale ordinaria.

3- Il corpo è un’entità diffusa non individuale, ogni corpo è utilizzato da molti corpi-entità contemporaneamente. La distinzione tra mente, corpo, anima non esiste, si tratta di un artificio utilizzato per spiegare l’attività ordinaria del cervello. Al di fuori della percezione ordinaria il cervello non esiste. A mutamenti profondi della percezione corrispondono profondi mutamenti nel manifestarsi, mutamenti che rendono privi di senso le conoscenze chimiche e fisiche attuali.

4- ll funzionamento ordinario del cervello è finalizzato alla percezione e descrizione della realtà come insieme composto da infinite diversità.
Il cervello può funzionare anche altrimenti, ovvero può percepire in modo unificante ed unificato ed incontrare intensità anziché realtà. Il cervello che si occupa di intensità e non di realtà, ha una relazione non di controllo sugli organi di senso e sul corpo. Questi ultimi diventano intensità e non parti di un organismo centralizzato da una sola coscienza.


5- L’intensità è la condizione in cui esistono la maggior parte dei centri di attività, è la condizione di esistenza della cellula, quella dei singoli organi e parti del corpo umano ordinario. Si tratta di una intensità non egoica, slegata da qualsiasi controllo e condizionamento. L’intensità è la condizione di esistenza di ciò che si manifesta, si modula e si riassorbe al di fuori del tempo e dello spazio. L’intensità fluttua e sfugge a qualsiasi insegnamento.
Non solo il cervello ma qualsiasi parte dell’organismo ordinario può condurre la persona nella condizione di intensità.

6- La ripetuta esposizione alla condizione di intensità rivela l’esistenza di parti del proprio essere esclusivamente percepibili tramite intensità ma del tutto fuse con la fisicità percepita dal cervello ordinario. Quelle parti sono completamente fuse con la natura e con il corpo ordinario, eppure sembrano parti.

7- L’intensità non può essere spiegata od insegnata ma può essere evocata, per questo ne parlo. Il linguaggio può evocare ma la fruizione dell’evocazione è libera e non condizionabile. Il cervello ordinario vive quasi del tutto separato dalla sua esistenza intensiva, ma i sentimenti e l’amore, ovvero ciò che intensifica l’esperienza e ciò che conduce a forme di unione, segnalano la presenza di tracce d’intensità nell’attività ordinaria del cervello. Le tracce non sono sufficienti e non bastano mai.

8-Il funzionamento ordinario del cervello è il principale responsabile della sensazione di separazione tra un se stesso egli altri.
Il funzionamento ordinario del cervello controlla e in gran parte causa l’attività e l’esistenza della struttura umana, ne isola alcune parti da altre, obbliga alcune strutture a funzionare in modi isolato da altre. Il cervello ordinario isola il funzionamento della sessualità dalla percezione profonda ed estesa della struttura umana nel suo complesso. Una gran parte di emozioni, pensieri, percezioni, vengono indirizzati ed impropriamente scaricati nella sessualità invece di unirsi altrove. La percezione ordinaria deforma l’emotività sessuale in una forma estremizzata. La sessualità viene vissuta felicemente e spontaneamente al di fuori del controllo esercitato dal cervello ordinario.

9-Il funzionamento non ordinario del cervello esiste, ma non è un funzionamento dipendente dalla volontà, piuttosto è un funzionamento che scaturisce da una grande intimità e pratica con le proprie emozioni. Il funzionamento non ordinario del cervello quando si attiva è compresente a quello ordinario, non lo sostituisce ma lo limita naturalmente., ne impedisce il funzionamento di controllo ed isolamento. La percezione di separazione tra le cose che appaiono, la percezione di separazione tra il se stesso e il cosmo, non è determinato dal cervello ma da come il fluttuante organismo umano è connesso al fluttuante ambiente in cui vive.
L’ambiente può essere immaginato come un insieme di centri di attività non tutti accessibili dall’essere umano come da moltissimi altri esseri. Via via che i centri di attività non accessibili diventano accessibili, cambia la percezione dell’essere o addirittura la percezione di essere cessa. La separazione percepita dagli esseri è funzionale e non sostanziale. Maggiore è la possibilità di percepire il funzionamento dei centri di attività umani e non umani minore è la percezione di causalità di quel funzionamento stesso. La causalità si assorbe e scompare in qualcosa di comunque intensissimo ed esistente- non in senso ordinario.
10-E’ entusiasmante notare come l’attivazione progressivamente più ampia di centri di attività umani ed extraumani provochi un completo svanire della percezione ordinaria di causalità e di casualità. Si ha la certezza che l’assenza di causalità e casualità in ciò che si manifesta sia del tutto normale, quel che appare è estremamente intenso ed autosignificante senza essere né molteplice né unico. Il se stesso rassomiglia ad un assenza, ad un semplice dettaglio.
11-Non è possibile vivere al di fuori di uno stato emozionale, di qualsiasi tipo esso sia. Gli stati emozionali esperiti nello stato di percezione ordinaria hanno una fine ed un inizio. Inoltre non tutti gli stati emozionali risultano essere adatti o intensivamente sufficienti per essere vissuti. A complicare ulteriormente la vita delle emozioni subentra il fatto che ogni condizione corporea-psichica richiede un certo stato emozionale preciso ma non sempre gli stati emozionali richiesti dal corpo-mente sono disponibili. Si possono inventare, immaginare, stati emozionali alternativi a quelli necessari ma irreperibili. Si tratta comunque di surrogati. L’origine della emozione non è il cervello, le emozioni sono la percezione ordinaria delle correnti che fluiscono nell’ambiente di cui l’essere umano è parte. Nella percezione non ordinaria l’emozioni non hanno fine e non hanno inizio, è la loro intensità a essere così viva da oscurare o ridurre quasi del tutto l’azione del cervello-ego.
12-Gli stati emotivi ordinari e quelli non ordinari non si escludono a vicenda, spesso sono compresenti, se lo sono lo sono esclusivamente in modalità consapevole. Il funzionamento ordinario del cervello muta quando si attivano le emozioni non ordinarie da sole o insieme a quelle ordinarie. Il cervello ordinario non dispone di una volontà capace di indirizzarlo a colpo sicuro verso stati emotivi non ordinari. Di fatto gli stati emotivi non ordinari fluiscono liberamente, si manifestano naturalmente, ovvero interrompono naturalmente il flusso delle emozioni ordinarie o ad esse si sommano. Il cervello ordinario sa che gli stati emotivi ordinari sono insoddisfacenti ma si illude che possa dipendere dal proprio volere il raggiungimento della stabile soddisfazione emotiva. Ciò che il suo volere trova sono temporanei surrogati percettivi e nient’altro. Il cervello ordinario dispone di una sola possibilità: comprendere che solo dalla quasi completa riduzione del proprio funzionamento si può accedere ad una percezione non ordinaria che dia corpo alla intensità e sensatezza di cui il cervello ordinario ha costantemente bisogno.
13- Come è noto da millenni a molte culture umane, si può accedere a stati mentali non ordinari. Di fatto il cervello può scoprire e accedere a uno stato e funzionamento non ordinario del cervello stesso. Ma la percezione non ordinaria vera e propria si ha quando i vari centri di attività che compongono l’essere umano si attivano liberamente dal funzionamento del cervello. Ovviamente un cervello che sa funzionare anche in modo non ordinario aiuta il libero funzionamento dei centri di attività umani ma non è la condizione che determina il libero funzionamento dei centri di attività umani. Il riassorbimento non è un fatto cerebrale, non dipende da una concatenazione mentale-cerebrale.

14-Gli stati di percezione sono non ordinari quando hanno la capacità di unirsi fra di loro, di dialogare, di collegarsi, di non cibarsi l’uno dell’altro. Lo stadio di sogno non è una condizione irreale, è uno tra gli stati percettivi ordinari diverso da quello quotidiano più direttamente esperibile. Quel che vi accade non è altro dalla quotidianità nel senso di irrealtà. Se il sogno e la veglia si uniscono non si escludono, ma si chairificano a vicenda. I molteplici esseri che abitano i molteplici stati percettivi possono inteagire l’un altro non solo quando accedano ad altri stati percettivi ma in aprticolare quando non rifuggono dalle sollecitazioni insolite cui sono sottoposti dai nuovi esseri via via percepiti. Le solleticazioni sono sempre causali,.
Gli stati percettivi non sono ordinari o non ordinari in modo sempre esclusivo.. Ogni stato percettivo può essere contemporaneamente non ordinario ed ordinario. Non esistono parole per dire in che modo gli stati percettivi non sono diversi l’uno dall’altro, non sono ognuno incapsulato in se stesso, non sono una rete di connessioni.

15- L’unione sommerge la percezione ordinaria in una valanga di luce interiore. Ogni aspetto delle esistenze che si manifestano può essere ricevuto nelle parti luminose del corpo, è così che l’unione procede senza generare altri corpi ma scuotendo in profondità quelli esistenti. Procedendo nell’unione il vuoto si riempie, la sua densità è vitale, mobile, priva di punti di concentrazione. I corpi intanto si illuminano in parti diverse, i luoghi illuminati sono il senso di un manifestarsi profondo che può essere solamente vissuto e non spiegato. Il tutto avviene al di là del controllo del funzionamento ordinario del cervello. Le parti del corpo si illuminano e diventano altro dal corpo pur rimanendo fra i corpi. Un caldo benvenuto accoglie le manifestazioni ora procedenti ben oltre il cervello ordinario. Quest’ultimo continua la sua attività e sorride, sorride, sorride, lui stesso accolto e progressivamente illuminato, unito, trasformato.

16-Le parole si amano reciprocamente, se non manipolate conducono sempre nell’amore, nella libertà del cuore, nella gioia, nella pace, in quel silenzio che indica semplicemente la mutazione delle parole stesse, sempre manifesta, fluida, toccante.

17- La percezione non ordinaria evidenzia l’inutilità degli artefatti psicologici e materiali della percezione ordinaria col progressivo attivarsi dei centri di attività. Più muta la percezione ordinaria, più muta la propria chimica, meno si è dipendenti dagli artefatti di cui la percezione ordinaria fa uso intensivo.
La percezione ordinaria non ha una attitudine inclusiva: quel che percepisce e utilizza è sempre una entità separata da altre entità tanto che si tratti di un oggetto che di un soggetto. Il problema non è logico ma estremamente materiale: la materia che percepisce la percezione ordinaria è costituita da parti che comunicano fra loro, che si uniscono fra loro creando una nuova parte. La materia ordinaria è agire ordinario, l’agire ordinario è differenziare, per l’agire ordinario anche l’unità è differenziazione. L’agire della percezione ordinaria crea oggettualità in modo inevitabile, quindi crea artefatti e gli artefatti sono parte della sua natura.
I centri di attività il cui agire muta la percezione ordinaria in percezione non ordinaria non stimolano l’agire né il non agire. Il loro essere è intensamente inclusivo, l’inclusione è qualcosa di vivente e sensato che non fa parte né dell’agire nè del non agire. Bisogna viverlo per sentire di cosa si tratti.

18-La luminosità senza luce fluisce senza sosta, tale è la vita in un mondo di forme mutanti, mutanti nella luce, in un indefinito abbraccio incolore. Dispersione nella evanescenza delle esistenze. E così scorre il tempo, gli esseri invisibili compaiono, la spinta all’unione avvolge nella luce, il sentiero lungo il fiume, erba incolta, finalmente dimenticata.
19-Poi il petto si apre, un impeto ignoto precede l’attenzione e quell’impeto è anche lo sciogliersi delle cose umane, il loro fluire in correnti non ordinarie, del tutto indipendenti dalla percezione umana. Senza il percepire umano la realtà ordinaria semplicemente non appare, altro scorre pacatamente.
La dissoluzione della percezione umana avviene nel presente, le differenze che sembravano irriducibili svaniscono finalmente. Si sentono gli oggetti umani svanire, mutare e quel che appare non è dicibile poiché niente appare anche se la presenza è incredibilmente forte.

19- Ogni emozione si espande in modo quasi impercettibile, apparentemente muta la sua natura, semplicemente la sua espansione rivela una natura intensa, mai banale, intessuta di una incredibile ampiezza, complessità, semplicità. Ogni emozione si espande ben oltre il proprio stesso evocare e nessun maestro può insegnare quella espansione.

20- E’ sorprendente constatare che costruire città è il modo umano di vivere nella natura. La persona è una entità non interessate alla integrazione diretta nella natura ma interessate a vivere tra oggetti. Oggetti e soggetti sono entità di cui si potrebbe fare a meno con grande profitto.
Integrarsi nella natura non è una scelta, è qualcosa che avviene all’insaputa del soggetto e degli oggetti. Quando il cervello non è controllato dal soggetto e dall’oggetto non sa di essere umano, vola con gli uccelli, mangia con i pesci, gela con la brina, pulsa senza un limite.

21 Correnti- E’ un bel momento quando si cominciano a vedere le circolazioni infinite e indicibili che costituiscono e avvengono nella natura,avvenire anche negli oggetti e nei soggetti. Enormi fiumi silenziosi, intensi scorrono in questi particolari spiriti che sembrano voler contenere tutto l’universo umano. La volontà di quei spiriti è una potente energia attiva che incessantemente incapsula l’esistenza umana entro limiti percettivi apparentemente inviolabili. Eppure quei limiti, quelle energie, quegli spiriti, sono fiumi maestosi e tranquilli, parti della Natura. Dunque la Natura sprigiona una energia che confina se stessa entro limiti insormontabili, almeno per un po’ di tempo, come se il fiume fosse momentaneamente rallentato da una enorme diga. Poi l’ostacolo viene assorbito, non esiste più. Quella energia che confina e genera tramite lo stesso confinare entità all’interno di soggettività, è solo una parte di una più ampia e armoniosa corrente in cui tutto appare al tempo stesso fuso in una immensità indicibile e particolareggiato in entità. Ma la singola entità che accede a questa ampia corrente non è più limitata in alcuna forma, non ha più niente di singolo, di individuale pur apparendo singola.
22. Ancora sugli I Ching. Negli I_CHing le linee spezzate ed intere sono gli strumenti che conducono dal richiedente a colui che possiede la risposta. La risposta è una visione immensa, è la visione naturale di cui era capace colui o coloro che hanno creato gli I Ching.
Quella visione era capace di percepire con chiarezza gli elementi costitutivi della realtà di ogni essere in ogni istante. I loro istanti non erano temporali e non erano spaziali, le loro visioni erano libere da condizionamenti alcuni. Sebbene fossero degli umani, i loro corpi e le loro menti non condizionavano in nessun modo le loro percezioni. La Natura funziona così per tutti prima o poi.
23- L’attenzione - Le forme assunte dagli esseri non sono limiti invalicabili, sono gocce di un fluido impossibile in cui la percezione non ha più senso.
Di solito il cervello opera in modo selettivo, il suo selezionare costituisce la percezione ordinaria di soggetti, oggetti, cibo, freddo, ecc.
Se il cervello non opera in modo selettivo entra progressivamente in una sorta di fluidità impossibile estremamente intensa e sensata. Nella densità di quel fluido il cervello è a proprio agio senza percepire, più vivo che mai. Non è più un cervello.
Ma chi decide il modo di operare del cervello? In realtà non avviene nessuna decisione, ma in modo irragionevole e spontaneo l’attenzione del cervello aumenta d’intensità a tal punto che non è più il cervello ad essere attento.
24 Rinascita- Quando il cervello si accorgerà che ogni singola cellula pensa, ha sentimenti, decide, percepisce esattamente come lui stesso, e così pure la pelle, le mani, gli organi interni, labbra, bocca, ecc. sarà il giorno della sua rinascita, ma soprattutto il giorno della rinascita dell’intero corpo. Ma cosa e chi rinascerà non avrà niente di umano nel senso ordinario .
25 Sorpresa- Non si è obbligati a rivolgersi al cervello, esiste un intero, immenso, imprevedibile, corpo. Basta accorgersene. Il corpo, non è il corpo che vede il cervello.
Quando il cervello non condiziona più la percezione del corpo allora il corpo muta. Il proprio corpo e l’ambiente si riempiono di entità viventi di cui si condivide la percezione e l’esistenza, Questa incredibile condivisione di esseri e percezioni si assorbe continuamente in una infinita intensità pur continuando ad esistere.
26-Religione- Resta un mistero il come possano essere assenti dalle religioni, orientali e non solo, segnali chiari e precisi circa le percezioni che appaiono tra la realtà ordinaria e il riassorbimento. Il termini percezione qui usato è molto vago, quel che tenta di dire è che quando la realtà ordinaria non è più la principale realtà vissuta, altre realtà compaiono, non tutte sono controllate dalla attività-presenza-egoica, individualizzante; non tutte, anzi poche fra quelle sono così fortemente isolanti e conservative come la nostra realtà ordinaria. Fra molte delle realtà che compaiono è pure molto intensa la presenza del riassorbimento. Una intensità variabile, non necessariamente progressiva, fluisce tra tutte le realtà, l’intensità del riassorbimento ed oltre.
L’intento di non confondere il religioso-fedele con la presentazione di altre realtà non necessariamente popolate da divinità nè legate all’acquisizione di poteri supernormali né di stimolarlo verso la superstizione, è comprensibile ma solo in parte giustificabile.
Il non aver riconosciuto con chiarezza e semplicità l’esistente presente tra ed oltre la realtà ordinaria e l’Assoluto ha generato una incredibile quantità di estremizzazioni del discorso religioso che oggi appare come un campo di battaglia in cui si confrontano inutili intellettualismi e molteplici grottesche sette. Non esiste nessun dualismo come non esiste nessun monismo, gli spiriti esistono ma non sono meno effimeri di quanto noi stessi siamo, il monoteismo appare come un deserto emozionale, l’animismo si disperde fra i suoi spiritelli. Meglio il silenzio, meglio fare da soli, prendersi la propria responsabilità.
L’incapacità di affrontare i desideri, le emozioni, in modo amorevole e sincero è fra le cause dei limiti e degli estremismi dei discorsi religiosi. Ma quella incapacità rende spesso non credibile le preziose testimonianze percettive presenti in molte religioni.
Non è credibile che coloro che sono stati così percettivamente intensi possano aver avuto paura di affrontare nella vita ordinaria le mozioni e i desideri umani quotidiani. Coloro che hanno redatto i testi religiosi non sono stati, se non in pochi pregevoli casi, le stesse persone che hanno vissuto le percezioni intense fondanti la maggior parte delle religioni.
27- Discorrere- Né il discorso verbale, né il discorso scritto sono strumenti adatti ad affrontare le percezioni.
Le parole mantengono invece la loro freschezza, a patto di riconoscerne la vita, l’indipendenza dal proprio volere.
La percezione-e-oltre non è un discorso poiché compare e vive in piena autonomia dal proprio controllo, possono comparire interi poemi in un attimo, percepibili alla stessa maniera di emozioni, desideri, ma restando privi di spiegazioni.
Il discorso è spiegare, argomentare. Nell’emozione in cui è vivo il presente e in cui il vento non trova ostacoli, la vita, l’ evidenza e i limiti coincidono senza conflitti-
28 Accade- Se non mi concentro nell’identificarmi sono nel corpo e allo stesso tempo sono ovunque.
L’essere ovunque non è qualcosa da temere o negare.
Un corpo senza individualità non è un corpo.
L’ovunque non riferito ad una possibile individuazione non è che un’invocazione. EPPURE AVVIENE.

29 Densità- L’atto finale di un’azione può sembrare il cervello, può sembrare un gesto, il cuore, un piede, un albero, un oggetto. Quanta concretezza. Eppure non si tratta che di fantasmi, spiri, apparizioni di fugace energia. E di quanta concretezza sono dotate tutte le apparizioni che non appaiono, le presenze che non vengono percepite. Viviamo immersi in qualcosa di estremamente denso ed affollato, tramite le percezioni la densità viene distribuita, acquisisce corpo, tempo, spazio, vita. Oltre la percezione la densità non è percepibile. Mentirei se tentassi di descriverla.
30 ASANA_-Mi sono interessato agli asana inseguendo la percezione. Gli asana non li ho riconosciuti come artefatti, gli asana sono parti viventi della e nella natura. In senso molto profondo non vi è niente che non sia un asana, una posizione assunta dalla natura crea l’effetto di un essere vivente. La natura è la posizione – quindi il vivente particolare- ed il suo dileguarsi, riassorbirsi oltre qualsiasi immaginabile intensità. Cosa sia e dove sia la natura non è definibile, è vivibile attraverso le sue posizioni, ma la posizione naturale, l’asana naturale, solo in piccola parte è manifesto nella percezione ordinaria. Oltre la percezione ordinaria si perde la propria individualità, si vive come intensità di modulazione presente tra la parte ordinaria dell’asana e l’assorbimento stesso della intensità. Gli asana non sono solo posizioni assunte dal corpo. Gli asana sono le modificazioni reciprocamente esercitate dalle infinite forme di esistenza. Le posizioni possono essere anche individualizzate, come quella umana, ma non è la regola. Si possono incontrare e praticare infinite posizioni non individualizzate.
31- Emozioni - Le emozioni sono me, sono l’ego, le emozioni percepiscono, pensano.
Io sono loro, non l’incontrario.
Le emozioni si contraggono e concentrano, allora io appaio, nasco. Le emozioni si rilassano, non si contrastano, io cesso d’esistere, loro diventano qualcosa di trasparente. Nella loro trasparenza non esistono emozioni, tutto sembra illuminato e allo stesso tempo indifferente alla luce, intensissimo, non esistente,
Io stesso divento trasparente. Eppure gli incontri continuano ma non generano vincoli, né poteri,
Le emozioni e i sentimenti se intensificati e pacificati diventano un luogo d’incontro e di fusione fra ciò che appare come spirito e ciò che appare come energia. Il potere dell’individuazione è cessato.

32- Realtà emozionale - L’ego, la mente, come tutti gli spiriti ed energie e presunti prodotti del cervello, sono, ad ogni istante, prodotti da altre entità, ovvero le emozioni-desideri-sentimenti. Le emozioni sono interne ed esterne al cervello, sono entità visibili ed invisibili, sono spiegabili sia come spiriti che come energie o entità biologiche e psicologiche, sono ciò che genera l’apparire e lo scomparire di un essere umano all’interno e in prossimità della realtà ordinaria.
Se si riesce ad avvertire il movimento delle mozioni e a viverlo anche nella sua trasparenza-riassorbimento, si riesce ad anticipare l’agire egoico ed individualizzante del cervello stesso, a rilassare l’ipofisi, a scomporre-lasciar-riassorbire le entità da cui si è composti.
Si può avvertire e imparare a conoscere in profondità il movimento delle emozioni anche senza rinunciare alla vita emozionale-desiderante, sempre che potere indivualizzante, possessività ed automatismi vari non blocchino la percettività. Non è facile, anzi è difficilissimo. Basti pensare che l’agire delle emozioni tanto a livello ordinario che sottile viene addirittura ignorato, ed avversato nello yoga classico.
La complessissima realtà emozionale micro e macrocosmica è terribilmente influenzata e banalizzata da sempre dalla realtà sociale a tal punto da farne sembrare impossibile la pacifica e corretta percezione profonda.






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