VIRGINIO SPARAVIGNA
2013
INDICE
Pagina
3 ------Luoghi
Pagina 7 ----- Onde
Pagina 10
------Contatto
Pagina 12 ----Cuore, peschi in fiore
Pagina 16
----Vivi!
Pagina 18 ----Promontorio
Pagina 19 ----Semplice e
marino
Pagina 19 ----Distacco
Pagina 22 ----Profumi
Pagina
26 ----Saluti
Pagina 31 ----Umidità
Pagina 34
----Baci
Pagina 36 ----Accolgo
Pagina 39 ----Arrivi
Pagina 43 ---- APPENDICE maggio-settembre 2013
Luoghi
1-Il sole giunge
frammentato.
Scatti sonori rastremano il velluto erboso, parchi
obliqui ruotano in cubi acquatici,
si assiepano esistenze
immanifeste tra le membrane corporee.
Il sole continua la
discesa, nel centro del cuore assorbe le creature,
espande nel
ventre,
la mente cessa ogni attività, il respiro è
salvo
libero fluisce altrove.
L’incontro riprende forma
nella natura.
La natura trema di emozioni potenti,
agisce nelle
gocce invisibili, durezza delicata, staccarsi dal cielo
il corpo
insegue.
Quando la mente personale si ferma appare la mente della
Natura; la mente della Natura si riassorbe senza cessare la propria
attività, l’involucro scorre liberamente, la coscienza
si espande nel cuore improvvisamente aperto oltre la Natura stessa,
nessuna presenza, nessuna attività, nessun riassorbimento. Poi
si illumina il ventre, allora veglia e sonno si mischiano, la
continuità si svolge al di fuori del tempo, la stanchezza
non impedisce più il risveglio del cuore il quale resta
aperto, mutato, non più interessato ad essere attivo. Il
frutto è maturato. La pace risuona , il suo paesaggio è
la pace stessa. L’erba è pace, il tuono è pace,
il caos è pace, la sofferenza è pace, il silenzio
avvolge il silenzio, l’evocazione precede l’esistenza, la
pace scorre nelle stesse parole. Ciò che poi si apre con la
morte, che è un altro organo corporeo, rende liberi da ogni
diffeenziazione. La pace non sembra più contradetta dalla
realtà, come appare da vivi. Ma la morte e la vita possono
anche essere compresenti senza che la differenze annebbino la
profondità del percepire. La morte è un organo attivo
già mentre si è vivi ma ciò ha senso solo per
chi lo percepisce ed è quindi vivo e morto allo stesso tempo.
Non è certo qualcosa che può essere descritto. Non
tratto di segreti, nelle oceaniche foreste delle emozioni è
tutto ben presente e manifesto, è sufficiente non voler mai
trattenere alcuna emozione per se stessi.
La mente della Natura
non è né viva né morta, esiste nella compresenza
di entrambe, la mente della natura vive una unione non umana, è
oltre qualsiasi disputa, non è qualcosa che esiste nella forma
in cui ne sto parlando. La Natura è fra le mie braccia, nelle
mie ossa, mi libera e si libera, irripetibile nel suo manifestarsi,
anche se il vento che si dissipa nel sole trattenuto dal respiro
avvicina all’evocazione precedente la propria nascita.
Le
emozioni si intensificano se non vengono trattenute. La loro
intensificazione scorre ovunque anche se apparentemente predilige
alcuni luoghi, per esempio la propria mente, il cuore, il ventre, le
mani. Le emozioni scorrono ovunque e contengono l’ovunque, per
questo nelle proprie membra si possono vedere germogliare rigogliose
foreste o brillare oceani incantati, irrompere il silenzio, un
incontenibile unificare per cui si arriva a dire che gli occhi sono
il vento, le mani la terra, la sabbia scorre nel ventre, il cuore è
il golfo in cui si annidano gli oceani.
2-I
colori si liquefanno in cristalli, tuffano l’entusiasmo in
visioni nitide, alberi tremolanti nel gelo accogliente, lago
profondissimo, il cielo vi si lascia assorbire. Vortici
coloratissimi accolgono lo sprigionarsi della primavera, cascate di
emozioni prive di nomi riempiono di esseri i movimenti, il calore
discende con attenzione nel cielo, l’unione solleva vapori
informi, potentissimi, realtà spirituali stratificano gli
spazi, il cielo li dissolve colando fra i ghiacci, pini amorevoli
raccolti nella neve alpina, stormire cristallino, mani invisibili
raggiungono la vetta dell’altopiano.
La presenza autunnale
lungo i fianchi delle montagne. Ruscelli invisibili scivolano fra le
rocce, sostengono l’apparir , sciolgono il silenzio nello humus
delle foreste, riempiono le ossa di scintille eccentriche. Mi
contraggo nel tepore della ghiaia. Le mani allacciate alla
schiena
sollevano masse di luce compatta, le ginocchia
fioriscono
nel torrente, sollevano spruzzi
nell’aria inumana, le gambe
aprono i cieli, ruotano i vortici,
ramificano nel tufo umido,
il
ventre scorre nelle grotte sotterranee, diventa il fondale ,
diventa
la mano intrecciata alle radici.
L’ombra del sole si
appoggia alla figura, liete gocce sudate
tingono la ghiaia, i
semi del girasole si afflosciano nella brezza notturna,
volumi
embrionali dissodano velature stellari,
l’amore arriva
condotto dal silenzio espanso oltre al respiro, emozioni emergenti
precedono le ombre, le foglie scuotono la polvere della tempesta, un
peso impalpabile aderisce al tronco flessuoso.
Il colore delle
montagne d’acqua penetra nel petto, approfondisce la su via
tra i raggi fluorescenti, il canto interno al calice è
avvolto in una conchiglia di rami, germogli estivi volgono la
fioritura verso le stelle, una notte precoce unisce i raggi, il
movimento è un abbraccio lento, i petali del calice
aderiscono e includono, le braccia sono petali pulsanti, colori
fluttuano, una liquida pressione massaggia la sabbia, la spiaggia
sprofonda nella chioma del cielo, i gradini di roccia avvolti dal
ghiaccio, contengono ruscelli di cristalli innevati, la foresta
erompe nel petto, afferra l’orizzonte, lo racchiude in una
scintilla, il passo si arresta, il lago trema nel congiungersi al
cuore, oltre il cuore il contatto leviga le sponde, peluria lacustre
brilla di rugiada, fili di nebbia intrecciano di mani le nuove
visioni, il calore conduce in un lago articolare.
Il volto
premuto nell’aria, il movimento raggiunge
il pomeriggio, nel
ruotare, nell’inclinare l’orbita,
della corsa, del
bacio, della grandine tremante,
lucide ossa popolano il canale,
lava pudica inspira la speranza,
la gioia nel trattenerti, luoghi
racchiusi nella trasparenza
del gelo ombroso, dietro l’edera,
a ridosso di scogli montani,
percorsi da sottili vene acquifere,
lacrime estatiche
punteggiano l’ascensione, la luce evapora
oltre la vista,
delicate impressioni accumulano terre
impalpabili,
i raggi raccolgono il soffio lunare, il giardino
carnoso, siepi affollate
stringono nel centro, l’incontro
ruota
una pacifica visione.
La notte si racchiude nei tuoni
sprofondati nel petto, orbitano fra le luci del giorno, risalgono
alla visione, donano amore nell’adagiarsi nel silenzio,
accolto, compreso,
disciolto dal vento che precede l’alba,
il fiume scorre non visto fra dune di lava,
il cristallo
risuona nei movimenti dei canali, un sapore di salmastro guida
l’attenzione fra le rocce trasparenti.
Il calore ha
generato.
3-Il
gusto del vivere stringe il cuore. L’emozione sfugge nei
riflessi del volto,
i sentieri, ancora pieni di pozzanghere,
esalano umida attenzione,
la neve scioglie le presenze, risiede
nella profondità del nulla,
il cuore evapora nel vuoto, i
ricordi recuperano la libertà,
l’abbraccio era
reale, la pelle bruciata dal sole, la fatica di nutrire un testimone.
Il cuore scuote il corpo, ogni attimo cola dal cielo, l’anima
rotola nel giardino, il passaggio è aperto, non esiste alcun
sentiero, un tuono vibra sommesso, prende le braccia, annoda in funi
slanciate.
Perché sembra impossibile amarti? La, terra,
morbida, ospitale, assorbe la pioggia percepita nelle vene.
Il
sole, nella presenza, suono ripetuto dai raggi, membra uniscono,
avvicinano la presenza, vivere in tua presenza, esporre l’attenzione
ai presagi umani. I nostri corpi sono onde sonore avvolte di luce.
I
movimenti animano forme, raggiungono gli spiriti, accumulano
tensioni, riassorbono la luce da cui scaturiscono, labbra sospirano
la nebbia, le pelle immerge i volti, cuori stringono radici
invernali, la danza solleva l’impalpabile, tensione delle dita,
seduto nel vento, il corpo sventola vuoto, risale, fluisce tra i
rami, il petto contiene la valle. Le mani solcano il calore, si
allontano dalle membrane, spingono le visioni, le rendono simili a
energia, ma non promettono. Il fluido si raccoglie sul fondale al di
sotto delle radici. La pressione dorme, le dita emettono lampi. Il
sole si immerge qui:
Pronto. Fedele, denso, immobile, inesistente.
Il mare avvolge il cielo, fioriscono, membrane aleggiano tra le dune,
il veno freme. Il frusciare del vento sul corpo- Le membra svincolate
dal controllo avvolgono il sole. L’unione dei canali crea il
lago immenso, gioia fra i rettili, ritorna il calore nella mente,
chiazze luminose irradiano, modificano la percezione, dissodano le
tensioni apparentemente contratte. Fra le ghiandole pulsano giardini
reticolari, camelie rampicanti assorbono il mattino emergente, occhi
stupiti ringhiano tra le mani, abbraccio i fianchi, le gambe
dissolvono ogni spinta, il vento subentra all’emozione, solleva
, ondeggia fra le costole, l’aria afferra la vita, il giorno si
contrae, non protegge l’origine, l’unione precede il tuo
amore, estate liquida scroscia, allaga le membrane, ruotare
indefinito nel corpo, l’unione smembra una finta solidità.
Le voci brillano, sono le stelle, sono l’energia mentre si
concentra in energia, sono l’incontro con la propria vita. Il
sonno aleggia nei depositi di terra umida, prati onirici presenti
oltre la vita attivano l’ultima primavera, il dischiudersi
delle forme, la circolazione assorbe il proprio cibo, ramificarsi dei
cuori, ottieni la perdita, solidi umori franano nelle gocce d’acqua,
tempesta illusoria. La pressione generatrice medita nel suo essere
statica. Completamente immobile pulsa ovunque, crea senza volere, il
brio delle emozione erompe ma non è che lieve pressione,
delicata aderenza dell’amore, il contatto svanisce nel
contatto, il miracolo della pressione è la vita stessa, è
l’evocazione dell’anima e dell’amore, è lo
slancio dei corpi, è i l radicarsi degli alberi, trecce
floreali innervano l’invisibile, la pressione precede
l’apparire, toccarla, scomporre le emozioni, la terra evapora
in se stessa. Il silenzio opera. Senza apparire modifica, immobile ma
impulsivo, si accartoccia nell’aria, stringe le braccia degli
esseri, afferra, dissemina l’esistenza.
4-
La casa freme avvolta nelle radici del bosco. Luoghi palpitanti
tingono gli umori, tremano i tessuti in formazione, il piacere del
contatto appare, vicino al focolare l’odore della cenere umida,
l’inverno appena trascorso, le pietre rotte dal gelo, ovunque
scintille senza forma, senza luce, appoggiano il velo di una
presenza incompiuta, la cellulosa del legno si squaglia, le grondaie
intasate dalle foglie, cunicoli serpeggiano nei cieli, colmi di lava,
affondano pigramente, sono le arterie, le zolle ricoperte da erba
profumata. All’aperto, nel cielo, nella terra, attento,
dimentico della presenza, le nuvole rotolano attraverso le figure,
il lago emerge, incontri come unioni. Respira il fiume nel silenzio
del cuore. Cime di alberi altissimi ,piegati dalle stelle, strusciano
il velo d’acqua, immergono, saldano le radici tra i coralli.
Il movimento del petto solleva la spiaggia, i ciottoli ancora caldi
scivolano lungo i fianchi, il petto si concentra, il calore invade il
cervello, il lago illumina , abbaglia, si raccoglie nel centro della
testa, l’uscita completa il tragitto.
Le mani trovano il
sostegno della terra. La pressione esercitata,
raccoglie le siepi
nel flusso del vento, del respiro,
le ginocchia sprofondano nelle
zolle erbose, la superficie
del mare invisibile copre il suono,
avvolge i movimenti,
altri oceani risplendono ,
il contatto
del silenzio promuove un insolito coraggio,
immobile,
inoffensivo.
Il cielo si avvolge nel mare, nella terra, nelle mie
carni, il cielo
dilata il suo apparire, sostiene lo slancio del
cuore, mitiga la stretta eccessiva delle mani stanche, il cielo
avvolge il silenzio, avvolto di silenzio scivola
in una pace
lontana, il cielo è l’impercettibile movimento delle
siepi nell’assenza della brezza, la mattina, torrida
estate.
Improvvisamente un mosaico di estasi scompone le
manifestazioni, un’indicibile presenza nella giornata
assolata.
Luce senza luce, tensioni senza movimento,
il
mutamento di pressione avvicina ed assorbe senza
distruggere.
L’aria, più lieve del solito, è
mossa dall’amore.
Onde-
1-
Le onde prendono la forma del petto, sollevano lo spirito, lo
moltiplicano fra i soli, alzano il calore del cielo, velano il
contatto del vento nelle membra, gli strati delle tensioni sorreggono
il flusso delle onde, aleggia un volto, un sorriso, le mani
splendono, alberi trasudano in trasparenza, foglie acquatiche
fremono, sono le mani, ottengono un’altra emissione, le brezze
muovono verso l’addensarsi dei corpi, scaturisce altro vento,
sollevarsi della memoria, nel mare il flusso inverte la rotta, il
bacio di un gelido fondale, le squame del giorno brillano nel corpo,
danno la vita alle radici emerse, il tuo sorriso, la tua
presa.
Trovare, incalzare il vortice serpeggiante nella terra
umida, opaca fra le ombre delle agavi, il giardino sabbioso sospeso
nel pomeriggio, il mare vicino alle radici, profumo di sale, pini,
resina secca incrosta le dita.
Le vie incidono la sabbia. Randagi
solari solcano.
L’orlo del tempo, echi insicuri popolano il
litorale,
affonda il contatto della vita nell’oceano
prepotente, radicato
nella luce galleggiante, i tuoi occhi
sciolgono l’attrito,
i rami ammucchiati dal vento e dalla
risacca s’impigliano nei sassi,
lanuggine di capra rotola
tra gli sterpi,
la vita assorbe la vita, è il coro
assordante dei grilli marini,
il gelo delle montagne racchiude le
membra, slancia
il colore immoto racchiuso tra le mani.
La
costa immersa splende mentre collassa, lento sfarinarsi delle
correnti terrestri, cristalli sminuzzati nell’oceano, dono di
luce alimenta il calore intermittente, spinte poderose staccano le
alghe dai fondali insicuri, correnti ascensionali dense di vapori
germogliano nei cieli, fiori scrosciano nel cosmo silenzi cromatici.
Notte affusolata nell’epidermide.
Il percorso della
percezione smuove la carne, le fibre estatiche polverizzano il
respiro, l’aria liquefatta cola nello stomaco,
alimenta
l’attività di pulsazioni articolari
inorganiche,
lontano dalla pressione la presenza si attutisce,
ogni contatto
ruota inanimato in un silenzio stupefatto.
L’alba
perde il suo corso, riassorbita nel cuore oceanico
giunge
lampeggiante fra le costole, instaura il calore
della comprensione
innaturale. Mi afferro e scorro liquido oltre le mani, la presenza
sfugge il controllo, il giorno brilla nell’ignoto del cuore
non manifesto.
Nel volo le braccia operano il distacco, la terra
ricompone il silenzio,, l’erba germoglia nelle pozzanghere
viventi , muco floreale s’inabissa nel petto, la terra avvolge,
splende nel non apparire,
Brillano le onde di laghi
microscopici.
2-Il
calore concentra la pressione nel cuore, il cuore evapora, il vapore
è l’atmosfera , l’umidità è il luogo
in cui l’aria sorge, per via della pressione coagula la
presenza, le presenze attivano il calore, il calore sposta l’agire,
l’agire non ha forma, l’agire è la forma,
l’abbraccio è la pressione nel silenzio prima che sorga
il cuore, la voluttà terrestre, friabile esistere nelle dune
del vento, della vita, il calore discende in se stesso, presenza
indefinita nell’impossibile volteggio. Il dominio dell’amore
è la propagazione dell’estasi nel nulla, il contatto
dell’inesistente nel proprio essere animato, l’immergersi
nell’inanimato in nessun luogo, un tuffo lungo una vita,
sprofondare negli steli fiori altissimi fluttuanti oltre la terra,
germoglianti nel dileguarsi degli atti. Il volto cede all’emozione,
naufraga nel calore che irrora la mente raccolta in un pugno di
terra. Gli alberi si scompongono nella luce preesistente, fogliame
invernale presagio della quiete, la densità assorbe il
canto, deposito di rugiada impercettibile tra le foreste non emerse.
L’esistenza non ha proprietà, non ha confine, non è
una relazione, è i l dileguarmi nel tuo sopraggiungere, la
vicinanza della tempesta è un cristallo irriverente.
Vicino
alle colline il sole emana suoni notturni. Il vento è
contenuto nei suoni, emerge come calore, le colline sono onde degli
oceani, l’aria assorbe il sole, l’aria che non respira
fluttua nelle braccia. Sembra il mio corpo mentre la neve lo
solleva, le presenze allontanano i bagliori affamati, i vortici
volteggiano, in anticipo sulla foresta. Le mani appoggiano il peso
nel vento, lo spazio è amalgamato alla densità
dell’amore, immerge le rocce nelle vie lontane dall’
attenzione. Piegato dalle mie stesse pieghe gravito nelle cavità
autunnali, la terra secca, aperta, pronta ad accogliere. La
presenza non permane, friabile attenzione dispersiva, bagliori
caduchi arretrano, distanziano per limitare e liberare. Il primo
movimento mi ha dato la libertà, quelli successivi hanno
abbracciato la vita rendendola minuta, hanno abbracciato la vita
oltre i suoi stessi confini, il calore del sole, un’amicizia.
Appena
mi allontano i fiumi compaiono, scorrono esistenze al posto del
vento, le terre diventano suoni densi e imprecisi. Il corpo sfugge,
ritorna fra i sassi roventi. Il gelo mi abbraccia, altrove da qualche
parte tra i cuori.
3-Arriva.
Trova il raccolto estivo già stipato nelle masserizie. Solleva
la paglia, la terra mormora. Il canto unito nel silenzio osserva, mi
allontano da me stesso le foglie scivolano veloci nelle luci.
Disperdo la mia immagine. I riflessi riassorbono la luce. Tace, il
corpo sospinge le correnti nelle tundre lacustri, le anche accolgono
le membrane solari, assorbono i palpiti delle radici,
piantagioni
di fragole trapassano, liquefanno il petto, la luce
piega e
imprime le immagini in carne corallina, linfa argentata
lubrifica
la corolla del ventre, canti inarticolati dischiudono
i prati
ghiacciati.
Le foglie si avvolgono attorno al corpo del sole,
il
cuore placa la febbre di vita,
lo sguardo adesso libera la mia
presenza,
polvere oceanica disperde il cielo,
trasuda nel
petto, ristora il grembo.
Contatto..
1-Immobile,
il flusso solare brulica di piante notturne,
l’acqua
interna deposita nelle trecce dell’edera,
animali
inorganici scompongono la vita,
l’amore fiorisce poco
distante dal petto, apro un volto
nello sguardo di neve, celia del
vento solleva l’altipiano,
la corrente parallela migra nelle
guaine,
rami, fiumi acquosi, vapori animati, concentrano,
scendo
nel letto di canali , mi avvolgono, assorbono,
il giorno sorge
nelle curve addominali, la linea dell’amore
fresca,
liberamene accoglie.
Stringo la presenza, ne perdo la vita,
assecondare le pressioni
di petali appena immaginabili.
Poi
il sole scorre di nuovo, bacio dorato di labbra, saliva
profumata,
lontana. Contatto.
2-Il
vento sorregge. Il sudore modella la schiena nello slancio, calore
terreno modifica la pressione, la brezza trema nell’urto,
perde le sue trame. Leggerezza di un pomeriggio. Quando illumina, il
volto perde le sue trame, le parole frusciano nel suono della brezza
mattutina, la notte cessa nel bosco., luce lontana, alberi di luce .
Il letto del fiume slanciato nel cuore, nei pressi del petto, una
sorgente risuona, assorbe l’amore, fioritura.
L’energia
invoca il cielo, mani duttili risalgono la scogliera, il peso
scivola fuori dal corpo, una forma emerge, permane nell’aria
irreale, altrove la mia attenzione, nel parco di stelle, vento
arricciato nel silenzio..
La vita sembra franare senza l peso, la
luce abbaglia liberandosi dal suono.. Il bagliore abbandona il
cervello.
Trattengo delle parole amichevoli,
il muro
riecheggia il vento dell’energia impetuosa,
il tuo amore
scorre costante, tranquillo, indisturbato nella tempesta,
la
primavera nel silenzio dei canali,
alghe rugginose distaccano
lembi di costa, la pelle accoglie
la presenza senza vita. Le
membra abbandonano l’ombra, la luce,
nella quiete vive di
esplosioni,
fluisce nel silenzio. Torrenti oceanici, torrenti di
brezza,
torrenti di vita.
Fiorisce la presenza, per amore
dell’amore.
3-La vicinanza della notte, la compagnia ,
affondare nel limo, smulinare delle fronde sino alle vette, l’inverno
delle mani trasuda incerto, gli occhi perdono le membrane, il canale
viene assorbito nel cuore, nello spazio assente, coltri di neve nello
splendore interno, tra i muscoli raccolti, prima di baciare, abbracci
scivolano nell’aria, tesi, raffiche di scirocco gonfiano l’erba
del fiume, la carne appare nel pianeta animale, tutto il giorno
abbracciato a te. Le braccia trasportano il mare oltre il cuore,
nell’umido il mare sgretola ogni onda, melma accecante ricopre
il sorriso, germina la tua mancanza, quasi rottura, il cuore espande
il corpo, non il tuo, non il mio. L’attenzione piega il vento
nei varchi, tocco e spingo nella frescura del bosco, le crepe delle
membra sollevano, la terra traspare, magnetica, notturna, certo del
tuo arrivo.
L’energia brilla , inerte gelatina distesa
nelle dune
erratiche della pelle animale. Nessun fenicottero a
custodire
gli occhi penetranti, lo sguardo frammentato
dell’infanzia ricopre la vecchia strada, giunge nella terra
boschiva,
traccia il contatto, abbandona l’energia, non era
che coraggio.
Il gesto deciso, lontano da ogni volontà,
scaturito dallo sfibrarsi
del cuore in ogni caverna elementare,
attese spente dall’accoglienza,
atti finali e poi alcun
disturbo, semplice luce liquefare le fondamenta, riprende nel cuore
il senso della tua emozione,
i seni abbracciano i venti dischiusi
dai cieli, oltre il tempo,
oltre i segni della passione l’acqua
raccoglie la propria inerzia,
più tenace di ogni amore una
gioia inattesa piove,
sorprende la luce, lascia libero il
grembo,
in se stessa naviga, onde affondano nell’emozione
dell’agire .
L’acqua riassorbe la luce, schiaccia
l’erba al suolo, le guaine avvolgono.
La stretta della
vegetazione dissoda la carne, ora sboccia, avvolge i campi, risuona
delle grida abituali,
i giochi nella spiaggia, mare contro le
chiglie veloci,
alghe avvolte ai polpacci, il vento alza la
sabbia, la tempesta, la presenza del tuo giorno dilegua il mio
villaggio.
Il suono mi raccoglie qui, nelle valli un tempo
tue,
ora tremanti nei cristalli coagulati dal calore, sono il
suono
della mia presenza nella tua, le foglie recitano
nomi
inanimati.
Figure animate tracciano perimetri di esistenze. Cuori,
avvolti nelle pressioni di luci emergenti raccolgono le animazioni,
toccano l’inesistente, vi nascondono l’amore, morbide
presenze inattese svuotano le forme, il dialogo tremante delle
tensioni culla organismi luminosi, il pianto flette nelle membra, il
pianto inonda, nasce nel mio cuore, nasco, fremo nell’ansia
della corsa, i vortici custodiscono il mio calore in radici
esterne, alberi condensati fluttuano fra le carni, nel lago le
mani ricoprono di baci i gesti amici, l’incontro sgretola
l’apparizione.
4-Al contatto con l’erba la pelle si
ricopre di squame,
lo sguardo penetra in profondità,
gli
occhi diventano un udire luminoso,
privo di contrasti, la pelle
affonda nella carne generando
un impalpabile trama vivente,
quella corre nello scorrere
dei venti fluviali, il profumo
dell’acqua risale nel petto,
lo solleva nel sole, lo
conquista d’amore.
Il sole torna nel liquido. La gola
immerge il suono nel gelo,
neve friabile ritorna nel cielo,
l’altopiano germoglia,
aria secca moltiplica fremiti,
suoni per esseri senza forma,
dentro la pioggia il cuore contiene
e svela, passaggi tubolari avvolgono i cieli nell’espansione.
La pressione muta la propria natura, fissa la sua dimora
nei
silenzi ripetuti, montagne avvolte negli oceani,
senza la luce del
giorno il mio cuore si libra felice, ti stringe nelle scintille ,
tace nel contatto incolore.
Cuore,
peschi in fiore
1-Il cuore arresta la calma,
mani di pelle,
mani da giardino,
nuvole legate, sollevate nel cuore, amici
animali nutriti di anima,
il calore osserva gli occhi. Il ghiaccio
fonde il tempo,
galleggia fra i peschi fioriti,
rocce bitumose
allagano la diga,
corpi fertili liquefanno il contatto, sentimenti
arborei dischiudono
le carni. Labbra tonali arrossiscono di
abbracci,
l’impatto del mare nell’insenatura solleva
il promontorio,
fluido sonoro, secco, levigato.
Una morbida
nascita avvolge la terra, l’airone vola, interra la vita
nel
sale animato, il cuore erompe nell’umore polmonare,
Sali
coagulati dalle terme gravitano fra i cristalli,
affondano nel
lago incolore dell’amore, carne terrestre sospinge il
vento,
un’eruzione salmastra unisce il peso dei sapori,
appare .
Lago di abbracci, stupirsi nel respiro..
Si espandono
e si dissolvono, bruciano nell’entrata del petto, dischiudono
le inguini, dimenticano, pulsano, appaiono nel volo del mattino,
ombre lacustri sfiorano la vita, dal collo l’entrata, una
strada rapida, la cascata svuota il calice, gli ospiti illuminano le
stelle.
L’immobilità gonfia i genitali, amplia la
luce oscura, sogni di termiti
afferrano l’intestino,
bagliori desertici flettono i tendini, paludi , torri granulari,
niente da afferrare, scorre il fiume nella carne,
il sangue vola
splendente nella pineta, un frutteto per inseti, querce
trasparenti.
2-L’unione sbiadisce nelle fronde. La pioggia
dissolve, nella terra emerge il sole, cuore immerso tra i castagni.
L’aria dissolve, le esistenze congiunte tra i venti, rapida
decisione, il colore domina nel suono, voci appesantite nell’umidità,
la tua entrata nel corpo della vita. Il cuore si immerge di notte,
viola le basi stellari, rinuncia alla flessuosità del gelo. I
racconti di lotta galleggiano nei fluidi , l’oceano si aggira
nel bosco, i passi dei fiori sono cauti, la melodia innalza la
tenacia dell’oblazione, calori indifferenziati scorrono,
lambiscono i confini, mutano i corpi, la lotta incontra i suoi prati,
la fioritura avvolge le urla, fra le alghe matura un continente
d'amore, notte informe diffonde calma nel petto, al di sopra di ogni
collina risvegliata.
La stella avvicina il brusio dell’invito
nelle viscere malferme, gira il liquido nelle basi annerite, la folla
raccoglie il vento, è fresco il clima della primavera, ultime
ore nel riposo congiunto, trasmettere il corpo agli animali, un
successo, un vuoto celato nel cuore, l’anima risplende, le
pieghe dell’espansione uniscono il fremito, a riva ogni corpo
riappare nella veggenza notturna, suoni d’insetti tintinnano
nel mani. Grazie.
3-L’impegno di mostrare l’ombra
mentre scioglie gli spessori, l’involucro stellare affondare
nella nascita, la marea risponde alle palpitazioni, fissare il manto
nell’energia,
trovarsi vicino al tuo gesto, l’amore
benvenuto, ora mi accorgo.
Nel cielo prendimi , trascina stellare,
corde di pioggia nell’avventura,
un piegare, le ginocchia
fioriscono sfiorando la fronte,
un albero perde la sua terra trova
il gemello nell’aria,
i voli dissipano la visione, calura
silenziosa appoggiata alla superficie,
il distacco del tuo amore,
profondità dell’unione.
Guardarti, riconoscere
l’incanto, lo sguardo innevato, raccolto
fra le pieghe del
corpo, l’acqua silenziosa, morbida, fra le dita, nel calore del
ventre mentre si apre, l’altra anima compare, guida, raggiunge,
muta il
contatto, il suono accetta , incontro lo scrosciare della
vita, coglie il suo cuore.
Le posizioni si susseguono, ottengono e
disperdono, come fiori le membra dischiudono le loro vie, esistenze
ultra-polmonari scaturiscono dall’amore, il gelo fiorisce
fertile, i suoni trovano le loro dimore naturali, i corpi precedono
la propria vita.
4- Vivere senza struttura, flussi di silenzi
originati nell’interno, la flora si condensa in colline
carnose, rugiada, baci inumani.
Le giunture si ripiegano
nell’albero, il cuore ramifica nella luce intensa, il volo
degli aironi unisce le membrane dell’acqua,
la spinta
dell’aria genera un altro orizzonte,
il giorno profuma
d’amore, la pace sostiene
la palude fra le mie braccia,
nell’erba rugiadosa un’ampia insenatura
luccica,
risale dai grumi terrosi, espande le innervature tra i rami,
la
pelle arriccia il peso, la coda solleva polvere di piume,
fremiti
della cartilagine, accorre la luce, le braccia trattengono i
respiranti.
Una distesa mobile modella rapidamente contorni d
vita, i nomi sono assenti, la distesa si espande , è il
cielo, la terra, l’amore, il manifestarsi, il silenzio dal
quale mi osservi oltre l’esistenza. Il contatto brilla fra i
corpi di noi tutti,
nell’abbraccio l’agire dimentica
se stesso.
5-La partenza ci consola di abbracci. Le sedie ancora
sudate. Umidità tra le mani, il sole riprende i respiri,
gli
incontri nel presente tuonano,
l’intuito estingue il canto,
mani domestiche trattengono le ombre,
l’impatto verifica
l’amore, cuore insolito, frastagliato, disteso
sopra
l’esistenza, fiorire nelle onde della brezza,
incarnata nella mattina,
ripetuta dalle tue labbra, le onde
discendono nel petto,
l’aria contagia l’amicizia,
nell’incontro la fioritura prende il sopravvento.
Luce
innevata accende il silenzio, aria nell’aria, polmoni
espandono, dissolvono i il canto. Tocco la parete, le pieghe del
corpo aprono il cielo, vieni nel cuore, il passaggio delle fronde
intrise d’acqua. Il mattino scivola nelle forme
indietreggianti, la pelle della luce bacia al contatto. La notte
sosta immobile, dura nel tempo, ispessisce nella luce, le montagne
non la vedono, il vento conduce, capire è amare.
l respiro
protegge l’aria, il petto appoggia il vento, le nuvole decadono
nel lago, rettili informi scivolano tra le stelle, l’attenzione
diluisce la vita, giunge nei pressi del fiume.
I ghiacci
luccicano nella notte, pascoli stellari, la vita fluisce densa,
insopportabile.
Perché guardi, perché tocchi, lascia
aderire il vento al volto, leva il cielo dalla palude, accoglilo nel
cuore, prendi la via delle acque perse nelle terre senza spazio,
amore mobile tremante di braccia fluide, arboree nel volo, i
sentimenti lasciano, diretti nella scoperta, abbracciano
l’impossibile, tremanti nel mutare, felice perdita di colori,
quanti suoni chiedono senza ricevere! Il caldo scuote la nebbia
annidata nel cervello. Brulichio di sangue innevato spinge, incontri
densificati tra le labbra, baci nell’invisibile, segnali
fluttuano senza peso, assorbiti dagli slanci, aperture insolite,
vortici planano nella veglia brillante.
6- La terra ricoperta di
brina trema nelle parole. I gesti attirano le vele avvolte nel vento,
cedri dappertutto, il calore attraversa i tempi, alza il volto nelle
luci ondeggianti, bolle d’inchiostro disegnano la vita perenne,
la tenuta delle acque nel mio ventre, il sostegno dei cieli, la
gelata autunnale e i tuoi doni ricorrenti.
Le terre sempre più
umide ingoiano la presenza, indietreggiano , svaniscono nella marea
precoce, volti sicuri nell’emozione, mani sciolte nella luce,
il liquido tuffarsi di onde cavernose lanciate dal petto, assorbite
dal ventre, infinitamente amate, nessuna sorgente nel fermarsi, il
suono del mattino strappato ai fiumi. La sicurezza? Il volto muto
nella complicità? Le stanze riempite dal tramestio lunare.
Sorprese, emozioni finalmente raggiunte dalla vita, il sole cede la
luce alla vostra unione, la mattina pulsa, fa presto a sciogliersi
nel torpore del pomeriggio. I rami trascinano l’acqua.
Una
nave notturna, la vicinanza delle nuvole, il collo flessuoso della
cicogna, sguardo, ali nutrienti,
il salto, afferrare l’aria,
la molle reazione interna, credere,
il calore condensa fra i
cuori, risaie naturali sterminate,
il volteggio degli insetti
oltre i polmoni, la tensione nelle ginocchia erompe,
acquisisce
il tremore della partenza, veglia,
accoglienza.
Il fondo dei
cieli sta fermo, colmo di bitume stellare, lava tiepida scintilla
bluastra,
acqua fusa nella luce, umori bluastri raffrescano la
vita emersa,
le correnti si tuffano nel lago bollente, il ghiaccio
profumato scotta,
il vapore inonda i corpi, attrae l’esistenza
.
Di giorno riorna l’eco della vita, il fiume prende la via
della terra, si unisce al percorso, rafforza le vene invisibili. Nel
corpo scorre il salmastro, spiagge fruscianti di vento, il respiro
rimuove gli ostacoli, la mano avvicina la bocca.
Sei il benvenuto,
respiro nel tuo cuore, ti incontro.
Vivi!
1-Il cuore soffia nelle nuvole,
riconosce il tremore
dell’inizio,
la vita flette tra le foglie accecanti,
lo
slancio arriva, il periodo si allunga altrove,
le membra cantano
la natura informe,
ottengono il piacere nei polmoni gelidi.
Il
vento attraversa il corpo, apre le strade nella fortuna, senza gli
occhi appaiono le membra vicine, lisce, notturne,
la pace fiocca
dal cielo, provvida neve copre, il silenzio nel corpo.
Nel luogo
appropriato le luci cessano. Il cuore tace.
I corpi ricoperti di
semi assorbono
il cielo, nel tuo volo delizia autunnale.
La fatica diventa
coraggio. L’ascolto ora vive.
Fra le chiome degli alberi il
gioco estingue. Vivi.
Il calore cola fra gli occhi, discioglie la
visione,
compare il volo, unione tra i cuori.
Le luci si
riassorbono,
negli occhi compare una densità
palpitante,
incontri, docili mandibole percorrono la pelle.
Il
viale . Gli insetti, tensione nei polmoni. Ritardo.
Accumulo,
spazio incompreso.
Lascio la presa delle mani.
Volteggiare
della nebbia dei corpi.
Il lento risalire dei fiumi, linguaggio
dello stupore.
La quiete comprime il petto.
Sorrisi, sosto
nell’acqua, derive di rettili lacustri.
Il polline abbraccia
le nuvole,
il fondale apre le anche.
Mucillagine solare.
Il
paese esteso nella mente, gocce coperte di alghe.
Transiti
opportuni, vene in piena,
avvolto nei calori invernali,
tuoni,
abbracci rapidi, fioritura ariosa, la pelle
accumula.
Respirazione tenace, in alto con gli alberi,
assorbito
dalla linfa di, nella campagne stellare.
Il sorriso avvolge la
corteccia, innalza la chioma dei pini,
il cielo nel petto,
invasione di sciami selvaggi,
arriva la febbre, la pelle tende
il velo, torrida, nel pomeriggio
estenuante, le pieghe del tuo
volto calpestate.
La pioggia riaffiora dal terreno, plana tra gli
insetti,
morbida passione terrestre, colma il lago,
freme
nell’aria, forme, immagini dileguano onde vulcaniche.
Ho
riempito le fronde dei salici, la spiaggia mi avvolge,
cedri
assorbono sanguigni,
nel pomeriggio la tundra è invasa
dall’inondazione.
Primavera inesorabile, il sole brilla,
niente luce,
tramonto nelle pulsazione dell’airone.
La
vita mi allontana nel fiume, speranza di un amore,
infine la
presenza colma il torace - perdita del corpo,
avvolto nelle
membrane all’alba, la pioggia torrenziale,
valanghe di luce
luccicano animalesche.
L’impeto rimuove il contatto, dirama
l’estuario,
prolunga il respiro nella tua attesa,
l’unione
raccoglie, mostra le orme del contatto, l’avvenire risiede nel
presente.
La luminosità senza luce fluisce costante, tale è
la vita in un mondo di forme mutanti, mutanti nella luce, in un
indefinito abbraccio incolore. Dispersione nella evanescenza delle
esistenze. E così scorre il tempo, gli esseri invisibili
compaiono, la spinta all’unione avvolge nella luce, il
sentiero lungo il fiume, erba incolta finalmente dimenticata.
La
notte pulsa nell’immersione, tenda della coscienza,
rapidi
frastuoni dilagano nel cuore,
il corpo completa la crescita,
gravidanza stellare,
il
cuore fra le nubi, paludi notturne, il peso avvolto nella
sabbia.
Affiora nell’aria,
non muove, non
respira,
diffonde la presenza,
contatto leggero invade
Ancora
oggi nell’aria i residui del mattino evaporano la quiete.
Nel
fiore appare un pianeta luminoso-
Per onestà divoro suoni
nel silenzio.
I muri si liquefanno nei canali, le fiamme consumano
se stesse, lanciano segnali per gli oceani, stancano la loro presenza
urbana, il cemento nella propria terra, gli incontri avvinghiano i
vortici, sguardi veloci scivolano in un ultimo abbraccio, poi
l’unione , dei cuori.
Il paesaggio urbano non può
resistere, l’aria, nel suo evaporare,
lo ha assorbito,
ricoperto di membrane vitali ed invisibili,
i destini ora
tacciono, precedono il noto,
assumono l’intensità del
silenzio.
Tutto sembrava perso, ma ora che anche gli oggetti
scorrono in pace,
uniti nell’esplosione del calore del
petto,
il riposo giunge.
Promontorio
Le pulsazioni mi spostano fuori dal petto. Il tuo amore esprime una
luce, sottile, vivente nelle pieghe della umida terra.
Lungo la
salita i cespugli accumulano paglia,
odori rumorosi, setole
frementi,
la roccia vive, bussa nel cielo, erba macchiata dal
gelo ricopre il promontorio,
estate nel cuore, la calura ha il
suono delle stelle.
Il sole sgorga fra le braccia, lo slancio
abbandona la mente,
le ciglia appesantite, le tempie volano fuori
dallo spazio.
Se non li lascio vivere non nascerò mai.
A
volte il suo entusiasmo schiaccia la vita.
E’ quando mi
ama, quando ci conosciamo oltre la passione.
Ma ora non ricordo
più cosa sono.
Le immagini, i suoni, si condensano in una
vitalità sconosciuta.
Le spinte continue, verso l’alto,
laddove il vuoto raccoglie il tuono.
La condensa ruota nel petto,
lieve pioggia polmonare,
irrigazione sonora, l’aria
deflagra nel silenzio. Stormi pulsanti compongono la realtà.
I
richiami percorrono il ventre, sollevano la brezza marina.
l’entrata
brilla, morbida, lucente senza colori, pulsante ovunque,
I
volumi si sfaldano, appoggiati a un muro, seduti, le mani cancellano
il trasporto, unite in altri corpi, per altre vie, identità
dileguate,
un'unica presenza diffusa.
Semplice
e marino
Le luci e i suoni si sono uniti. Tuffi in oceani di
intensità pulsanti. Correnti impetuose montano e smontano
le scogliere. Gli oceani assorbono gli esseri, la spiaggia brilla,
intessuta di onde.
Il richiamo ondeggia fra i pianeti.
Le mani
strette,
la fatica, il cuore, tu.
l’estuario varca i
confini del silenzio, unione,
nell’adagiarsi di un airone
fra l’erba secca estiva.
Il suono racchiuso in un fiore,
abbraccio mattiniero,
il contatto precede lo sguardo, freme tra le
labbra.
Le braccia si stringono attorno al cuore.
La nebbia
affonda nel petto,
petali piumati disperdono gli
orizzonti,
riposo, densità della pelle,
i fianchi si
dischiudono, mi cancellano.
Distacco
Le
fontane solari trascinano e gonfiano lo spazio.
Nella mente
esplodono mosaici verticali,
torrenti innevati sollevano il
corpo.
Lacci luminosi si aggrovigliano alle cartilagini,
Le
terre serpeggiano nei vapori notturni, paludi di alghe.
ll
viaggio silenzioso entra nella vita,
contatti morbidi afferrano
l’amore.
Il calore guida le parole nel dilagare del
vento.
La finestra è invasa dalla luce.
Pressioni
luminose scorrono nelle emozioni.
Oltre l’intensità
mi raccolgo di nuovo nel cuore,
nel ventre, nei polmoni,
la
corteccia galleggia nel fiume.
Lo scorrere dei corpi nutre il
distacco.
le foglie accumulano l’inverno tra le corde
piovose, le mani scivolano fra le balze innevate, il suono allontana
l’azione, lo scoglio alpino rimuove il gelo, il giorno notturno
prende le nascite stretta nella pelle, la mente lascia andare i veli,
esseri condensati in pochi impulsi..
Il gioco del cuore si
interrompe nelle lacrime. La curva del sentiero è l’ultima
sosta. Nella decisione viene rimosso ogni tentativo, la serietà
dei vortici libera dall’ascolto, LE FORME ABBRACCIANO IL VENTO,
le parole staccano ogni ornamento. Tradire non è più
possibile.
la valle è sempre lì, raccolta alle
pendici dei propri fiumi, rivolta tumultuosa dei viventi, ora il
distacco conduce alla propria vita, animati senza inganno.
L’entusiasmo adegua lo slancio all’intensità . Le
mani premono le ginocchia, spalancano le inguini, il calore coagula
nei torrenti i respiri esterni, incontri, unione.
L’acqua
appare nell’aria, fresca, travolgente, abitudinaria. I suoi
abitanti avvolgono lo spazio polmonare, flettono nel cono interrato,
trasudano teste, docile cibo offerto nel riflesso dell’alba.
La
corrente spinge le strade in intricati processi marini, nodi
muscolari forzati, intessuti di rame ossidato. La tua offerta
ondeggia nello sguardo della lucertola.
I battiti della terra
avvolgono la mente, inarrestabile ascesa dell’invisibile luce,
una pressione fra i seni, la pelle dona rifugio agli insetti,
Le
costole allineano la composizione di pressioni,
nel dirigere il
vento sciolgono la propria acqua, la valle rivolge le fonti nei
fossati incrostati di luce, le colline disciolgono il pianeta nella
stretta dei piedi,
il calore apre le vie esterne al corpo.
Il
respiro ignora il tuo avvenire. Alcuni suoni, un lungo tragitto, gli
abbracci del cielo, i muscoli scuotono le cartilagini, tuoni
interni.
Negli alberi, avvolto dagli insetti, il luogo dell’amore
espande i canali.
Le correnti nutrono i cieli.
Il riverbero del
contatto raggiunge il fondale, la mia superficie.
L’agire
crea una cavità in cui sostare.
Lanciarsi all’esterno
della cavità per diventare un impulso. I corpi del cosmo
tuonano nei silenzi. La libertà dissolve la realtà.
Nelle braccia, nelle gambe, nel pulsare della luce, il salice nutre
le acque.
Gli sguardi si posano sulle conchiglie umide, intrise di
bagliori, cenni umorali dello spazio, nello sfaldarsi della forma,
intima, rudimentale emozione.
Da dove siamo venuti la luce brilla
senza sosta, il vento gioca nella polvere dell’amore, gli
oceani condensano creature impulsive,
la cascata erompe nel fiume,
abbracci.
Il profumo della sabbia bagnata espande la presa oltre
il suono.
Le mani parlano di libertà.
Sangue e vita
nella memoria.
Il colore filtra nell’oceano, incauti
rapporti,
il legno fiorisce nella brezza cellulare. Nati. Oltre le
mura del cuore.
Piegano i rami, raccolgono, camminano, estendono
pelli ospitali donate dal sole. Lo stomaco si contrae fra i piedi di
un neonato.
L’accoglienza dissipa bagliori inanimati.
Morbida oppressione delinea il volto. Il confine della pianura
brilla per la neve.
Il pomeriggio è modulato dalle api.
Il
sangue assorbe la mente, fiorisce, eccede.
Mani insistenti
spingono il respiro nelle correnti che scorrono ovunque, libere,
vive, nessun volere le conduce.
Perché indugiare nello
spiegare l’esistente?
Il sole scioglie il cielo nei suoni
urbani.
precedere l’esistente è il distaccarsi
per
poi lasciare un impalpabile tranquillità
discendere la via
affollata.
Il
contatto avvicina. Masse d’aria avvolgono, il loro movimento
respira, sulle foglie la brina germoglia, il sorriso è denso
ondeggiare,
lo sguardo avvolge l’apertura del petto, non
c’è bisogno di un’intesa,
i passi assorbono,
innalzano, diventano
radici.
Avevano ali immerse nell’oceano. Lampi fragili,
amici nel cuore, canali percorsi nell’incoscienza della
gratitudine, Le braccia risuonavano nello spazio.
Uscirono.
La
passione lega le mie mani al tuo passaggio,
veloce inondazione
luminosa, intensa grandine solare,
cibo irrisolto vortica nel
sangue, abbraccio incolore,
costante nel riconoscerti,
oggi
come ieri le nuvole tuffano l’ansia della luce nella gelatina
polmonare. Agitazione ed intensità, rime incomplete e
promesse furtive.
Legami lanciati negli oceani, una scia
nell’acqua traccia il percorso di un pesce.
La sua corrente
emerge in un’aria vuota, popolata di lampi pomeridiani, anche
il loro agire promesso nel cuore.
Mi unisco e non ci sono più,
l’umorismo dimora nel lago, non mi cercano, non mi trovano,
l’intensità avvolge, le parole pulsano, la pelle
scricchiola.
I tuoni avvicinano le ombre affamate alle ossa, cibo
per gli spiriti elettrici. L’acqua scorre, travolge gli
spiriti, travolge le ossa,
il canto malfermo del pasto devia la
corrente del temporale.
Trovo te ad aspettarmi, il pasto è
rapido, scosso da risate spensierate.
Eppure non siamo vivi, non
siamo morti.
La pulsazione più intensa è quella
dell’albero,
il vento origina da lui, nel legno le ossa
germinano,
la pioggia si appoggia alla sua luce per raggiungere
altre correnti,
i canali sono le radici stesse, poi l’albero
nel pomeriggio espande gli orizzonti e si immerge, quindi lascia
libero l’oceano di pulsare nei nostri petti, le foglie volano,
distaccano scintille, il calore segnala un arrivo.
La folla nella
strada pulsa nel lago.
I vapori disegnano le parole della natura,
lontane dal senso.
Profumi-
Il
tuo amore, il tuo sguardo, il calore del tuo cuore,
nelle siepi
l’alba si ammassa, entusiasmo nel tuo petto,
finalmente
abbondanza, le tue visioni nel cielo,
intensità, acqua
lacustre leviga i tronchi,
grovigli di vitalbe, profumi.
Gli
impulsi abbracciano gli spiriti,
il fiume spinge l’amore al
contatto, il vento scuote le membra nel pomeriggio, le braccia
sorreggono la fioritura del corpo.
Le visioni si dileguano, la
vicinanza è più intensa, il calore comprime le
cosce,
nel petto l’accoglienza compie, riconosce.
Con i
movimenti sostengo la tua perdita, il mio corpo,
così ben
racchiuso, dissipa , non indietreggia,
il cuore comprime l’aria,
l’aria nel cuore irrompe,
i richiami evitano i sentieri, i
contatti intensissimi.
La corsa replica i salti rocciosi, frane
lamellari solcate delle caviglie,
lo slancio avvolto in tremiti,
rena gelata.
Il calore arriva col vento, affiora negli
occhi,
colma il torace,
traccia l’oceano in cui
avvolge.
Onde sospese tra i rami, spighe dense d’amore,
il
pasto scivola, fiume intenso, rive carnose,
intrecci di attimi.
La
vita pulsa, bagna il cuore, oceano di se medesimo.
Tuoni estivi
scendono a riva,
l’asfalto cosparso di fiori.
Il canto
ha dissolto le note.
L’entusiasmo spinge il bosco nel
cielo,
i gesti assecondano le presenze,
il movimento scavalca
l’amore.
Insieme.
La
bocca apre il cielo, tintinnio di perle,
presenze intense,
trasparenti,
i fiumi di calore sorreggono le spinte dei
viventi.
Lembi di cieli disciolgono rapidi passaggi,
cascate
tumultuose popolano il giaciglio.
Il giardino concentra il pulsare
dei soli,
il volo delle ombre è cauto.
Con i tuoni il
mantello scivola,
l’acqua germoglia in superficie.
Ogni
unione produce un fiume,
una ghirlanda di attimi bacia il tuo
amore,
i battiti del cuore condensano le frequenze del
fiume.
Pulsa nel volto scosso dai tremiti dell’intensità,
l’aurora
cieca lampeggia, solleva la pelle, forma l’orizzonte di un
istante.
Le mani solcano i gomiti, le natiche, riverbero della
vita,
colline carnose fluttuano nel fiume, i canali dileguano in
un intreccio,
spessore terrestre nell’abbraccio
friabile,
lentissimo.
Il sorriso nell’umidità
notturna accende il corpo vorticante.
Gli incontri scuotono i
tratti del volto, bagliori interni piegano la luce.
Il calore
torna e prende, trema,
pone l’acqua fra le braccia,
torna
e canta, la siepe prende il tuo sorriso, il cuore,
gli odori
sollevano l’ombra
decisioni incaute colmano.
Trova lo
slancio, accosta la dolcezza del silenzio,
Morbidi, rapidi livelli
discendono risalgono,
tracce umide rivolte al cielo.
Il volto
della letizia ramifica, ospitale.
La condensa del cielo avvolge le
guance,
alcuni attimi necessari per comporre l’emozione poi
incontri veloci, discendenti, affaticati nel volto, immagini perse
nei circoli della pressione, lieve e continua, oltre il
cuore.
L’airone affonda il suo peso fra le anguille,
la
massa luccicante dedica la danza al sole,
l’intensità
dissolve il fiume, dal petto una fuoriuscita di lucciole conquista
l’orizzonte, il tremore di ali sottili affiora nella
quiete,,
il lago riassorbe il respiro,
seduti nell’erba,
le mani infuocate.
La neve disegna una nuova vita, città
effimere
sgretolano nel vento cristalli sonori, cibo lunare,
la
raccolta dell’inverno accoglie la tormenta,
il lago
galleggia nelle nuvole, copre la neve
di vertigini stellari. Sul
fondo del lago
la neve ammassa altre città, la vita
protetta trema nella sua sorgente.
La brezza è favorevole,
il contatto riduce l’attesa.
Le bocche avvicinano l’aria,
l’assaggiano,
flettono nel mare sovrastante.
Voglio
incontrarti e ripeto alle membra di non interrompere il volo,
voglio
incontrarti e la presenza aleggia in una tratturo profumato di
sorgenti estive, ora voglio e mi abbandonano, le strade disgiunte di
torrenti improvvisati, il ventre strattonato dagli impulsi di energia
impetuosa.
Nessun nome può condurre. Le costole trattengono
la gioia.
Fiori lanosi scorrono la strada. Il pomeriggio rilascia
la presa,
ogni entrata viene coperta di addobbi.
La schiena
ritrova le ali e la nebbia protettiva,
nel petto gli animali si
spingono fin sulle alture,
la pelle invernale aderisce alla
mente,
al di fuori della vita un’ atmosfera
splendente.
L’incontro ininterrotto è quel che
sono,
la foresta è attenta, silenziosa,
allontana i
pianeti, spinge i venti fra le braccia.
Il mare stupito nello
sprofondare le membra.
Il calore ruota nelle ginocchia, genera
semi,
ruscelli profumati accrescono l’aria.
Instabile e
mutante oscilla il coagulo di pressioni,
Tra le vertebre solcate
dal vento la volontà diventa umile.
Nel cuore piove sul
prossimo raccolto,
le spighe rifrangono scintille d’insetti.
Le
membra abbracciano i suoni.
Nello sguardo attimi squamosi
immergono la curiosità
nella piantagione rigogliosa,
larici tesi dal vento afferrano il calore della terra, ne vibrano,
schiudono le radici in laghi di linfa trasparente. Battiti al
tramonto, ali precipitano sorreggendo i cuori, le mani risorgono dal
terreno per serrare gli abbracci nel calore dei condottieri, spiriti
vellutati adagiati nel sudore di pomeriggi urbani.
La spinta delle
nuvole schiaccia gli organismi contro l’acqua del sottosuolo,
seduti all’entrata dell’estuario, il coraggio oscilla
infiammato, il respiro svuotato perfora il diaframma e solleva sempre
più lontano, nella presenza del tuo corpo il mattino genera
amore insidioso, senza la tua memoria il petto libera la notte,
lana alpina ammassa nuvole sopra l’arenaria, una cappa di tuoni
condensa l’abbandono. Il giorno riconosce ogni partenza.
I
corpi ammassano la neve nelle scintille.
Il fumo del calore colma
rapidamente la valle, delfini alati cadono nello stagno, giungono
alla fonte, la precisione del cuore è l’accoglienza,
frenetiche bocche accendono l’aria terrestre, i canali
espandono la circolazione, il profumo della vita allieta.
Spesse
calotte sabbiose ruotano nel crepuscolo.
Nel gregge si fa strada
il bue, la pelle chiazzata dalla crepe di cuoio si raccoglie nella
mano, l’affetto, l’innocenza spingono oltre la terra, il
vento raccoglie l’invito, il gregge apre le proprie spire,
fluisce in un giovane corpo, mormora nelle capanne a ridosso della
spiaggia, trema il cielo sotto il peso del ritorno.
È
mattina, la mattina di un pianeta lontano. Erba vorace di emozioni
festeggia le nuove presenze. La linfa scorre nei sentieri, insetti di
tessuto mangiano le visioni, nessun sorriso dura oltre la propria
intenzione, camelie nane rapiscono merli sbadati, la neve
onnipresente volteggia tra le farfalle elettroniche, il suono solca
con prepotenza i dirupi luminosi, tremori di coraggio, il contatto
lascia libere le sue radici. I pesci osservano il fuoco smarrirsi
nella palude.
Il sole respira tra gli occhi.
Il velo sospira
tra le spalle, lieve, incauto,
rumori fra le membra. Nelle mani il
coraggio della vita.
Senza alcuna protezione il mare indietreggia
nelle
valli,
i terreni incolti fluttuano tra i canneti, ripidi
pomeriggi
salutano. Ora che è nato, mi affeziono al tuo
ritorno.
Nessuno ti incoraggia nella discesa
eppure la sua mano
è ben salda nella tua,
nient’altro che intensità,
ovunque.
I movimenti si liberano della pressione,
non le
seguo, le amo.
Ora
il cervello non sa di essere umano, vola con gli uccelli, mangia con
i pesci, gela con la brina, pulsa senza un limite.
Il cervello nel
mio cuore, fra le tempie,
nel ventre, all’alba nelle tue
mani,
in una immensa onda di calore.
Saluti
Il
petto accoglie una gioia invisibile, fiori tesi pochi distanti dalle
membra, i suoni interni salutano l’alba.
Tuoni istintivi,
delicati, sorreggono la schiena.
Modulazioni, impulsi,
intensità,
canali, estuari, vortici,
amore, passione,
emozione,
ordinario, quotidiano, cervello,
ego, controllo,
soggetto, oggetto,
energia, involucro, passaggio,
petto,
ventre, palude, oceano,
mare, cosmo, torrente,
brina, neve,
pioggia, terra, foglie, radici,
volo, sguardo, suono, canto,
airone, abbraccio, epidermide,
volto, contatto, pelle, lago,
brezza, mattina, orizzonte, coagulo,
pressione, corsa, affondare,
impeto, osservare,
attesa, stringere circolazione,
flettere,
posizione, gemma, penetrare, valle, gelo,
altopiano,
gregge, cosmo, denso, sudore,
falesie, incontro, cascate,
frutteto, aria, promontorio,
rughe, emersione, scivolare,
imponente, torre, liquefarsi,
presenza, spirito, entità,
persona,
assorbimento, volume, espansione, crollo,
siepi,
istanti, raccolta,
scintille, insetti,
stupore, luminosità,
ascendere, silenzio,
fluttuare, coltre, pomeriggio, risata,
cane,
delfino, arbusto, foresta, strada,
cogliere, tremare, piegarsi,
richiesta, bacio,
carne, labbra, animale, spiaggia, ondata,
siccità, deserto, solare, brusio, elettrico, nascita,
germinazione, collo,
seno, schiena, tuono, fremere, rallentare,
ottenere, inchino,
ritrovare, serrare, lamellare,
scoglio,
torpore, culla,
calore, circolo, centro, lunare,
cogliere,
temporale, querulo, mano, reticolato, fosso,
lanciato,
colto, granulare, composito,
racchiuso, ingenuo, tessuto,
trama,
esplosione, temporale, nascituro, cascata, fontana, nebbia,
gustare,
scomporre, cibo,
delicato, racchiuso, inanimato, assente,
veloce,
irrisolto, tratturo, granello, lacustre, cielo,
terso, anima,
scogliera, pullulare,
zoccoli, tendini, cartilagineo,
sussultare,
estate, attenzione, levigare, soffiare,
innalzare,
evocare, cedere, trionfo,
impulsivi, domanda, lingua, inguine,
riposo,
natura.
Osservo, guido la mano alla rinascita,
il
silenzio ti avvicina, ogni attimo un risveglio,
le fronde
scomposte dalla tempesta.
La mutazione avviene nel cibo,
l’amore
assorbe l’aria, nessun varco,
il vento della notte sempre
devoto alla crescita.
Mi lego al tuo tempo, alla tua
voglia,
lavoro avvolto da una presenza soleggiata,
ampio
ondeggiare, spiaggia, ventre,
lontano dal potere.
I miei giorni
si accumulano fra i tuoi desideri. Pace.
Il calore rallegra i tuoi
voleri, li estendi nei laghi,
propizia inondazione dei cuori.
Quel
che vive, e tutto vive, potrebbe anche opporsi, abbandonare la mia
ombra in un rigurgito di assurdità e solitudine
tattile.
Invece le membra avvertono il bacio del sole, le foglie
sollevano il torace e lo danno in pasto agli spiriti, il sesso freme
nella corsa e nella palude, l’amore avvicina il cuore e
abbraccia, con ostinazione.
Le manifestazioni insediano i loro
affari nelle carni, mi spingono nella sorgente, creno la somiglianza
della vita.
In un pomeriggio liquido i tuoni affollano i miei
tendini,
si allacciano nell’inguine, producono scintille, mi
donano evocazioni.
Il fiume non si è mai mosso,
come
potrebbe,
nel suo continuo velarsi ed inondarmi resta in attesa
che i miei giochi finiscano.
Io annuso l’aria, non ti
lascio più andar via,
tu fremi senza distrarti, i vapori
del torrente
masticano divertiti.
I desideri ti intimidiscono,
preparano la neve, riempiono la valle di canti
felici.
L’emozione fa filtrare il suono nel tuo sangue,
i
gioielli assorbono i tuoi voleri, palpiti di amore ti sciolgono i
capelli, le lacrime, gli abbracci, infine quel che resta di te
fluttua nell’intensità dei giochi dei vortici strappati
ai torrenti in piena,
limacciosi, giacigli dei cuori.
La luce
espande il suo coraggio, entra fra le onde pulsanti,
avviene
nell’aria, nel nido tra le spalle, protetto dalle
clavicole,
incontri notturni illuminati, la cellula dischiude il
sole,
abbracci ovunque.
Il canto si offre come guida tra le
spoglie della luna
dove i bagliori pullulano fra cascate di
brezza piovosa. Un alba senza inizio,
il tuo nome non mi
abbandona, entusiasmo, affetto reciproco,
i palazzi si sciolgono
nelle correnti di porpora,
il suono ombroso massaggia i
viventi,
navi lentissime adagiano l’arrivo
nella
calugine inspiegabile del pomeriggio.
La terra ricopre le onde
marine con una membrana amorevole,
lucente, risonante, i greggi
disperdono le proprie membra
nel morbido brulicare
dell’epidermide solare,
radure accoglienti, prive di luce,
dense di contatto, ingoiano,
incessanti, ogni emozione
amorosa,
sanno donare il respiro, l’agilità della
dolcezza.
La terra appare nella laguna, un bastimento incerto
carico di luci abbaglianti.
Il silenzio respira nel ventre, un
rifugio nell’oceano, energia lumeggiante pronta a cedere i
privilegi. Il dono affrettato della vita conduce in un estuario di
canali sottili, solidi, intenti nell’eclisse, per me una scelta
semplice,
la pioggia battente cancella i ricordi, contatti lievi,
precisi.
La stretta profondamente amorevole non indietreggia,
i
corpi ruotano altrove, luminescenze attivano risposte,
la
dissoluzione concentra l’emozione,
quel che ritrovo immerso
nel lago che non ho mai conosciuto,
in cui vivo.
L’intensità
diventa viva, anticipa l’alba,
unisce le sorgenti. E poi
tace,
nel diventare ancora più intensa.
Il giorno
scivola lungo la chiglia,
rami induriti dal gelo,
la festa nel
cuore rovescia i tragitti.
Posso ancora volare
nell’aria,
attraversare i raggi incompleti dell’entusiasmo
autunnale,
alcune rondini risalgono ventricoli stellari,
gita
nel vulcano interno, il cuore arrossato assorbe i petali di matrici
rigogliose,
foreste oceaniche.
Visione e concentrazione si
uniscono, spazzano via il tempo,
lo slancio di un sasso raccoglie
una stella,
perdura al largo delle membrane, respinto dalle
onde,
la prateria si adagia nell’oceano, pulsa libera.
La
risacca tuona nel petto, avvolti in un una luce
invisibile.
Nell’acqua la gioia fiorisce, un arbusto lieve,
carnoso,
oscilla nelle sorgenti, un movimento inesistente
solleva
un grappolo di bagliori, densità mutevole.
Per
molti è intollerabile e periscono allontanati da ogni
complicità.
L’unione è sempre presente e
attiva,
fiume inesistente, inarrestabile.
Il canto riprende il
suo posto, ho spinto nelle luci l’aiuto, il fruscio del vento,
il vento scomposto nei canali, la pressione estatica, dopo la
libertà, nel caldo, nella città, nel dolore
inesistente, il gioco degli insetti nel petto rigonfio di cibo.
Il
respiro del cielo palpita nelle mani, strisce, tracce, sostanze
viventi, adesione tattile, lembi di coscienza fertile, la presa tra
le ginocchia, osservare lo sciogliersi dei canali.
Il canto è
sempre immerso nel fiume, amore, la tosse di un cane illumina il
vento, nell’acqua vivente il solfeggio di un pesce, pace
corallina spinta sino alla rottura, abbraccio nei fondali, flotti
luminosi colmi di immensi fiumi, altra libertà cullata dalle
scapole, giochi di cartilagine innevata.
I sogni affiancano la
veglia, uniti oltre le pelli,
diverticolano l’emozione,
rincorrono il cuore,
vincono nei giochi.
Il saluto è i
loro affetto, memorie scomposte ticchettano nella peluria,
la
foresta incalza la veglia, scalza l’estasi del sogno.
La
tempesta trascina nel ventre la natura,
le inguini sudano in
eccesso, conquistano flessibilità inanimata.
I rami
afferrano le braccia, l’immersione, il dare una vita, poter
cadere nel risalire, essere sorpresi tra le membrane, un setaccio
nell’energia.
Esaurita l’azione
l’acqua
affonda in se stessa. Accresce la pace,
comunica.
Vicinanza.
L’acqua germoglia nel silenzio, nella
semplicità,
nella vita quotidiana, all’inizio, dove
io mi trovo per caso.
Il tuo sguardo è pieno di immagini,
suoni, esseri uniti dall’esistenza,
assorbimento, fiumi
intelligenti, amore inumano.
Il colore ondeggia intensissimo,
mangia le mani,
massaggia l’interno delle costole, gioca con
l’anima,
ascolta i cani latrare alla luna, i colori del
cuore, il cuore protetto, gentile, rugiada a gocce, mammifero
inanimato esaltato negli odori della vita sfuggente, preludio del
nulla, spinto, volato, aggiunto nell’amore per l’ascolto
degli insetti.
Risate caduche mercuriali nel buon umore,
dunque
cadere nel muschio, nel garage di una casa per vacanze,
sabbia
setacciata dalla gioia,
incollata dal sudore.
La fanghiglia
torna sul ventre, sole economico, guizzo lamellare,
gesticolo nei
canali, gladioli emergono tra le carni,
giorni ignoti da
percorrere nella cavità dei tuoi umori, l’aria risente
della siccità,
echeggia lo sgretolarsi della roccia,
il
piede si slancia tra le onde fuggenti
nel mare di creature alate.
Prendo.
Afferro il raccolto involontario.
Le messi divorate
dalla luce asciugano nell’aria secca,
rumori a spicchi
martellano il pomeriggio,
sfrigolio della terra, rompersi del
cielo,
masticare colate di vita viscida, siderale, in compagnia
di molluschi corazzati, genieri dell’oceano, fame, il sole
freme nei rigurgiti cellulari.
I tronchi di cedro sono affollati
di lucertole. Mani sottili accarezzano l’edera, germogli di
senape grondano letizia.
Tra le conchiglie spiaggiate la vita
sussulta, le strisce del canto sollevano la schiena, il volo scavalca
gli alberi, una farfalla si adegua alle stelle.
Nell’umidità
dei corpi pullulano i canali, gli estuari radicano molte sorgenti, i
pianeti aggrovigliano cespugli scintillanti.
Su un trono di
mucillaggine ill vento asciuga i petali strappati alla foresta,
reti di ghiaccio avvolgono i pascoli, la cartilagine si scioglie in
una nuova infanzia.
All’aperto le piante rincorrono gli
animali, la foresta balza nel cielo, il cielo avvolge il sole,
l’oceano ribolle di petali, i cespugli della brughiera
addomesticano la luce, sassi gelati cantano nel petto, la natura
disarticola l’amore, il promontorio cede.
Il cielo che non
vedo è la libertà,
è l’attenzione che
non mi parla,
il pulsare del corpo che non sollevo.
Ho molti
nuovi amici
e finalmente nessuno mi precede.
Umidità
I
lampi innati fioriscono
nelle veloci curvature delle
membra,
svaniscono,
poi ricompaiono nelle strade interne
dove
tutto viene mangiato e risplende.
I passi montani dell’altipiano
sono avvolti da spire sabbiose,
le colline emergono dai movimenti
sonori,
sono appoggiate nel vento, tracce invetriate.
Le
stelle sono immerse nella neve, avvolte dalle foreste,
gelate
dalla luce radente.
Nell’oceano la vita massaggia e contrae
le nascite,
assorbe l’attenzione dei sentieri.
Aria
urbana affollata di fiori incontrollabili.
Il corpo, col suo
tremore,
rimprovera la tua vicinanza.
L’arcobaleno ti
sceglie, giochi d’acqua prossimi al sorriso.
Le parole
lentamente svaniscono all’aumentare dell’intensità.
L’incontro
nel petto, piegato, aperto, dall’accoglienza.
Scorrono mani
invisibili, fiumi di desideri brillano
pacifici,
trasportano.
L’ascolto conduce al largo, tra
gli anemoni volanti,
il vento del sangue è una follia
animalesca,
l’umidità sostiene il calore.
La
pressione della vita si accartoccia tra le mani,
è un fiore
ribelle.
Aleggia nella foresta il cielo privo d’acqua,
torrenti
nel deserto scavano città amorose,
la gioia mi
svuota,
priva della sensibilità, del piacere, del cibo,
il
vento trattiene le nascite.
Nel vero amore non trovo
complicità.
Quel che mangio brilla nell’amore,
la
foresta entra nel silenzio,
nel gelo della fioritura,
nella
libertà in cui le mie onde si placano, riassorbono.
Il mare
ingoia la strada, riporta fra le ginocchia,
risale nella pelle del
tuo corpo,
respira l’attenzione dovuta all’amore.
Tra
le balze della collina ribolle l’oceano,
avanza nel
mormorio di ogni vivente,
le braccia assorbono la pace;
fioriscono
in fiumi inanimati.
Gli occhi si spingono oltre il
dolore,
liberano l’orizzonte.
Le voci del cuore
modificano l’essere,
né la gioia né il canto
osano così oltre.
I punti del corpo brillano,
pulsano,
scorre in loro la pressione del cielo.
Penetra nelle
membra, accoglienza gentile,
febbre nell’aria,
grappoli
di onde colano nella schiena,
il vento lagunare espande,
sostiene.
La luce che brilla è invisibile.
L’intensità
che pulsa non esiste.
Luminoso, vitale, scorre il torrente di
pietre,
il groviglio di sassi tracima la sabbia,
scorre
nell’oceano,
ara le onde,
possiede l’odore della
sconfitta.
Sentimenti sospesi nella polvere del vento aderiscono
al sudore,
cascano
nello scorrere precipitoso
della
grandine.
Accarezzo la terra per avvertire i cuori.
La strada
termina in un dirupo fiorito.
le more maturano fra i rovi,
pozze
di luce allagano le terre,
vitelli festosi masticano le
ombre.
Respiri anfibi sollevano il fogliame lacustre,
calore
liquido penetra nelle membra,
solidifica i vapori.
Lunghi
filari di cespugli rigogliosi costeggiano la scogliera,
il mare
sopraggiunge con lentezza,
riassorbe le pozze luminose,
preme
il vento nel cuore della pineta sospesa tra profumi assolati.
La
scogliera respira humus di alghe,
un letto di fermenti e liquami
avvolge gli scogli,
attira i gabbiani.
Il sole dei corpi geme
in superficie,
I flussi creano i propri pozzi.
Gli oceani
nidificano nei pozzi,
ospiti leggeri, lacrime impalpabili.
Il
paese si estende nella insenatura scavata dai fiordi.
Le acque
sono lontane, gelate fra i crateri.
Valli sonore riempiono i
ventri delle mandrie,
mani boschive ramificano nei cuori
animati.
L’oceano gorgheggia nelle pozze,
Morbidi
fantasmi raccolgono le luci.
Alcuni felini aggrappati alle vele
saltano oltre l’orizzonte.
La quiete li immobilizza,
riconduce fra le spighe di avena.
La notte, immensa, ansima nei
loro polmoni.
Nelle vie del paese la melma si è
essiccata.
Enormi conchiglie fioriscono tra gli alberi,
colonne
sonore stupiscono gli insetti.
Il temporale si avvicina.
Il
calore termale della terra nutre la vita della pianura.
Anime
tentacolari abbracciano le sottili epidermidi del globo.
Tra le
pietre
la vita si deposita.
Il canto ti unisce e disperde,
raccoglie le radici,
La quiete appare, rinomina la tua
presenza.
Sono nel luogo dell’incontro.
Mi immergo
nell’isola. Esplode.
Il canto conosce l’ora di ogni
fioritura.
Il timore di trovarti dona semplicità.
La
pioggia avvolge le piante, solleva nel cielo.
Corro nei canali
assolati fin dentro la foresta.
Alberi senza ombra.
Le membra
si aprono alla luce.
Perdo i miei polmoni, il ventre, il cuore.
La
luce dell’altro mi confonde, cancella,
ama.
Le nuvole
scorrono, attraversano il cuore. Gioiscono.
Baci
Il
ritorno scorre nelle membra, le anticipa,
precorre la vita,
accumula.
I desideri brillano trasparenti e leggeri.
il vento
li attraversa, li bacia.
L’aria è la stanza
dell’amare.
L’incontro divenne necessario.
L’aria
giunse, condusse.
L’acqua estese i fremiti,
le mani
esplorarono, terra dopo terra,
appoggiate sulla pelle.
La
decisione apparve nello sciogliersi della visione.
Il tuo sorriso
aderisce agli alberi affollati nel canale,
spinti lungo la salita,
condotti dall’impeto della bufera.
J fiori dissolvono le
luci,
un volto fiorito bacia gli animali della prateria.
I
gesti sono la fonte del vento.
I presagi restano attivi anche se
assorbiti
dal brusio dei corpi evanescenti.
Rifiuto
d’incontrarti e ti amo.
Nel calore dell’abbraccio i
fiori erompono,
crateri impulsivi affollati di richiami.
La
natura si accumula nella salsedine.
Cristalli di terre rotolano
lungo la spiaggia.
Le siepi si aggrappano agli alberi,
il sole
è l’albero, inesistente nel frastuono.
La tenacia di
un sogno d’amore sazia il vento.
Il contatto è privo
di sensibilità.
Le labbra mormorano lontano dal sogno e
dalla veglia.
L’abbraccio è intenso ma privo di
calore.
Le emozioni vivono, nutrono.
L’ignoto pulsa nel
cuore.
il corpo del cuore è una traccia invisibile,
snodo
di vapori in una prateria popolata da pianeti.
Il cuore cresce,
occupa l’intero cielo,
l’entusiasmo annulla i pianeti,
le pulsazioni ruotano nell’inudibile,
la genesi tace,
come del resto tacque.
Allora ti bacio, ancor più tu mi
baci
e anche loro si uniscono,
gli oceani si bagnano nell’orgia
terrena,
è la vita, apprendono, a poter brillare senza
luce.
Sono il tuo lago intriso di carne sognante,
sono
silenzioso e immobile perché mi sono onestamente venduto.
La
terra ride e gode, l’immersione saluta, mangia, tracima.
Con
la bocca ricolma di terra mi guardo nel ventre, mi annusi nel
ventre,
trattengo il tuo peso, sostieni il mio volere, il terreno
cede,
cede ogni giorno, da sempre,
allontana il tempo,
precipita gli oceani,
osserva il tuo amore.
Accolgo
Il tuo calore imprime gioia nei vortici.
Riconosco le parole,
la
grotta fiorisce nel cielo, una semplice mano aperta.
Abbraccio di
albero in albero nel cuore.
Nessun testimone,
il corpo
estroflesso, assorbito durante il volo,
ora il ciclo è
completo,
l’aria si posa sulla terra oltre la
pelle,
penetra, cessa la propria esistenza.
Mi respira tra la
vegetazione,
nelle unioni risuona una intensità, sempre la
stessa,
molto diversa dal sogno,
si espande ed allontana,
lontana e presente.
Il ronzio del controllo cessa.
Nel calore
del tempo la distrazione, l’attesa.
La pressione della tua
mano immersa nella terra, nello sguardo,
radici limacciose.
Non
era il rifugio sperato.
Non esisteva più la
vita.
L’amicizia era presente,
presto sarebbe diventata
irriconoscibile.
Un accenno, un respiro del nulla
immerge il
frastuono urbano nel mio petto.
Gli incontri si moltiplicano ed
uniscono.
Il cemento arrugginito serpeggia, si scioglie nel fiume
luminoso.
Abbraccio le pareti, sgorga il silenzio,
la laguna
avvolge il fiume, scambio di corpi, sudori.
Per espandere la
percezione assente soffocavo nella mia vita.
Il petto si apre,
vivo, accolgo.
Rimuovo la luce.
Il calore è assente.
La
sera nel vento, tra le terre, fiori, la gioia emoziona e gonfia.
I
vapori del mattino si adagiano nella pianura.
Le emozioni
contraggono la nascita,
inondano i canali sonori, rilassano
l’esistenza,
incontrano il nuovo,
il tuo corpo li
avvolge, non li vede, non li desidera,
li penetra, invisibili,
trapassano nell’amore.
Accade che il potere vibri per
l’imbarazzo.
Vorrei poterti raggiungere ma sono già
tra gli alberi,
la luce si raccoglie nel mio corpo
ventilato,
attorno ruota un sibilo, esce ed entra nel cuore.
La
brina estiva assorbe il mio tempo,
esplode, bacia, allontana,
migliora.
Quando i fiumi evaporano, i cieli flettono nel cuore,
i
deserti si affollano allora tu, ora, per sempre,
gli sguardi ti
colgono, mansueti, al pascolo dei bagliori.
Tra di noi legami,
membra aperte.
L’ardesia
è ancora tiepida,
i suoni della città svaniscono tra
nuvole dei bagliori.
Non ho imparato, sono stato mangiato al
momento giusto.
Il tuo abbraccio si spegne, accolgo l’aria,
i
canali si sono uniti, accolgo la tua presenza. Una sosta.
E’
l’amore per il nostro amore.
I fiori sussurrano, spingono le
correnti,
inumidiscono i passanti indaffarati.
Ombre voluminose
trattengono i suoni.
La colazione ci coglie impreparati, la fame
dolce come un bacio.
La pressione diventa una rotazione,
un
sorriso, un profumo, fiumi trasparenti.
La
pressione decresce nel cuore, la mente un vaso da fiori,
la notte
recalcitra fra le umide ginocchia.
Tu osservi le gioie del cuore,
le luci inesistenti della penisola immersa,
le gemme del silenzio
provocano.
Spinte industriose gemono nel mio piacere.
Mattina
affollata tra gli scogli,
la visione è avvolta dalla
salsedine,
perdo il cuore, perdo gli occhi, perdo.
Gli abbracci
accolgono e cancellano.
Non so come dirtelo.
Il tuo volto
appare vuoto.
Nel nulla del tuo calore i fiori rigano la pelle,
sollevano il bacino e abbracciano col tuo incontenibile amore,
segnano una vita intera,
mormorano al cuore, infine si insediano
per sempre.
Il luogo pulsa di te, traspare nella pelle il tuo
morso,
la tua grinta, vive il segno della tua presenza,
le
strade frammentano i cieli, raccolgono,
girano incaute nel tuo
popolo,
arrancano nel tratturo invernale, il silenzio monta
lungo la risacca,
incontro il mio nemico, l’abbraccio,
avvolto nell’epidermide di diamanti, arrotolo le labbra sopra i
suoi capelli,
la memoria sventola la fragranza delicata della
vittoria.
Ti penso, nel tuo arrivo ogni mia speranza.
Vinco
perdendo. Ottengo la tua presenza, ottengo la caduta dell’ombra,
il precipitare dell’acqua nel vortice dei fiumi,
funi
di correnti mi traggono in alto,
slanciano nel vento, i varchi
vengono strappati,
le chiome degli alberi si fondono, coprono il
cielo,
assumono la presenza del tuo volere,
il fruscio della
tempesta scuote il legname della casa,
il vento alberga nel
cuore, ora ci sei, ricomponi le note,
non mi vuoi più, nel
deserto del mattino prendi il meglio e lo offri a chi non vede, non
sente ma ama per tradire e abbracciare le tue braccia, ancora e
ancora.
Le
braccia afferrano il volto,
nel cuore appare una traccia,
le
mani trattengono, il giorno allunga le pulsazioni,
riflessi
senza nome bruciano sulla pelle,
il cielo del sole non mi lascia
più,
il giardino accetta le scuse,
di fronte ai gerani
gli ultimi rimorsi,
ora che sai tutto aspettami, ricomponimi e
prendi gli slanci,
nella tempesta in arrivo i nostri nomi sono
ben accolti.
Le pareti capovolgono la direzione,
le membra
immote custodiscono il vento,
nel cratere polmonare respiri con
me, tenace, imperitura.
Il tuo volto appare vuoto.
Le
pareti capovolgono la direzione,
le membra immote custodiscono il
vento,
nel cratere polmonare respiri con me, tenace,
imperitura.
Strattonato dal tempo, temuto dal silenzio, accolto
dalla palude nell’estuario. Il rifugio dona le sue colline ai
vincitori.
Incrostazioni nel legno, tra sabbia e sassi da
guerra.
ll gesto non mi batte, passa e affonda nella nebbia,
senza vita, immerso tra sorgenti indifferenti.
Cade il cielo,
stella dopo stella il mare cancella il sogno celeste.
Nessun
perdono, perfetta accoglienza.
Eccomi, sudato e grato, il mio
fiato leviga le tue ginocchia.
Arrivi
Le
carni si uniscono per respirare. Trovano.
Salutano il
mattino.
L’abbraccio è così intenso,
la tua
presenza ammutolisce i viventi.
Inginocchiato fra le pietre del
fiume,
poca acqua ma fresa, carnosa.
Fibre unite, resistenti,
li legano.
Qui, lontano dagli occhi, sprofondato nel proprio
stomaco.
Non mi oppongo al contatto, vi unite nel farmi
rivivere.
Le labbra incitano e legano,
i canali estendono gli
estuari.
Discendete oltre il mio ventre.
La rimozione si
consolida, una nuova vita è promessa.
Eppure la luce del
ventre sommerge.
Io resto, entrambi sappiamo perché.
Sanno
celarsi nella luce.
Le pulsazioni lambiscono il corpo, l’erba
ricopre il cielo.
Ho ottenuto la memoria. Lui ripete il gesto,
smuove le membrane nel fango, foglia dopo foglia subisce la luce.
Neve negli occhi.
Nel raccogliersi la mente scivola lontano, si
scioglie nei vostri abbracci lacustri, latrati anfibi colmano le
crepe qui in basso, tra i fondali tremuli, alghe sudate aleggiano sui
falò, tracce di linfa, gemiti allacciati fra le inguini,
fiori.
I polmoni appaiono, cominciano ad amarti, per abitudine,
inspirano i liquidi dei tuoi molteplici cuori,
la carne segue i
vortici, precipita, cola lungo la mia schiena,
il tuo volto
appare, un attimo compone la vita.
Ora dormi, trapassi il cielo,
eviti il mio ricordo.
il sole torna ad essere violento, accusa la
mia carne,
l’ ombra una velatura secca, stracciata.
La
luce è inquieta al risveglio.
Ti cerca ma trova velature
incolori,
ti chiama e incontra me, muto e sordo,
gonfia il suo
potere e mi costringe in un corpo,
grazie per la nascita, grazie
per la tua memoria.
I fiori schiacciano il silenzio,
il
silenzio è il tuo passo lontano, inebriato dal mio
abbandono,
tu hai agito, tu guadi un passaggio vietato,
tu mi
abbracci.
Le braccia al collo, una bocca insensata.
Un altro
arrivo.
Appoggio
la mano sul volto,
un gesto rapido, nervoso.
La luce è
intimorita dal cuore, cerca riparo nelle mani,
entra nelle vene,
fruscia nei capelli,
dà vita al tuo corpo, mormora nel
prato,
stride nel ruscello ormai secco.
La fine dell’estate
brucia nei campi,
le colline addolciscono la perdita,
la
fronte scotta,
i tuoni martellano l’alba,
trepidano fra
i tuoi piedi, la vita raccoglie i propri frutti,
mangia nella
mia carne.
Il cielo cresce,
la schiena è sconquassata
dai brividi della pioggia autunnale,
invisibile, cade a scatti,
travolge l’anima, muta le tue labbra,
l’umidità
le fa brillare, distratte, tenaci,
presenti ad ogni incontro.
Le
siepi del parco sono volate via.
Impronte mandibolari schiacciano
i relitti dei sassi,
le tue parole affondano il mio petto.
Nei
tuoi gesti cresce.
Il canto mi avvicina, ti chiedo, il petto ti
accoglie,
il varco si apre anche oggi,
i richiami conducono
il vento tra le tue spinte impulsive,
i sorrisi cadono distratti,
dopo il silenzio le apparizioni travolgono con passioni
incorporee,
i raggi allacciano i vortici,
tintinnano
nell’oscurità,
sembrano un tesoro occhieggiante
nella nebbia.
Il risveglio è completo.
Il testo della
solitudine richiama la tua attenzione.
Non riesci ad alzarti.
L’abbraccio ti trascina nel vortice, la porta si spalanca,
la tormenta di neve ti avvolge,
mi incontri, la tua fronte mi
affonda con la pressione,
il ventre risolleva il destino oltre la
soglia.
La porta distende le tende al tuo arrivo,
il corpo
brucia l’aria, è nudo, scavalchiamo la siepe,
siamo
mangiati dal giardino,
tuoni estivi scavano i nostri cuori,
canti del grano.
Il raccolto è pronto da sempre.
La
luce è scomparsa, la nudità pronuncia il suo rossore,
bacia il vuoto in cui dissipa l’intensità,
appoggia
la pressione nelle mie spalle,
lascia la presa modellare le
inguini e formare un cuore,
accennare al respiro,
lanciare le
scintille, germogli di un nuovo giorno.
Nuoto nel tuo corpo
trascinato dalle correnti di un volere impacciato.
Le mani
fioriscono ad ogni apertura,
le voci legano l’amore,
un
unico vortice ruota composto,
maestoso ed imparziale,
nutre
la schiena, distende i fremiti nelle gambe,
Riposo nel giorno
arrotolato in un tuono.
Ora
temo di sprofondare, la schiena si apre. Divento una gelatina,
scivolo lungo le ossa, resto chiuso in un peso, sordo e cieco, pochi
attini di panico, poi una nuova pianura comincia a ruotare, il dolore
negli occhi è il segnale della nascita, la schiena si riempie
della mietitura, le costole sono disperse fra i rovi, gocce luminose
palpitano, continuano la caduta. L’appoggio è in
frantumi, la caduta diventa il sibilo del vento, il vento è la
materia della profondità, l’abbraccio che trattiene i
fianchi fra le tue mani. I fiori sbocciano incuranti di ogni
caduta.
I fiori sono il tessuto del vento, cadere è trovare
e smarrirsi tra i petali incolori la cui pressione deforma le tempie,
rende trasparenti le ossa, unisce le profondità ventose con
una pace priva di qualità. Il peso riprende la propria forma
nell’amore.
Ti trova vicino.
La giornata trattiene la
vita tra le crepe di un sorriso gelato.
Le mani affondano nelle
pressioni dei tuoi corpi,
le voci ottengono baci appassionati,
il contatto condensa la nudità.
APPENDICE maggio-settembre 2013
1-Il
modo ordinario in cui funziona il cervello determina :
la
percezione ordinaria, determina quindi il pensiero, la sensibilità
degli organi di senso, le emozioni e i sentimenti, come si ritiene
che il proprio corpo sia fatto e quel che il corpo stesso avverte,
come si vede il mondo definito in mondo esterno e mondo interno.
Non appena il cervello muta il suo funzionamento, la percezione
ordinaria sopra descritta cessa di esistere, il cervello fluttua e si
integra con gli altri centri di attività fino a unirsi ad
essi. Le emozioni, i desideri, il pensiero, gli organi della
sensibilità, il proprio corpo, il mondo esterno, non esistono
al di fuori della percezione ordinaria o esistono in modo molto
diverso
2-La morte è determinata dall’attivazione di centri di attività non percepiti dal cervello nella vita ordinaria. La loro attivazione comporta profonde modificazioni della struttura ordinaria, il cervello cessa di operare in modo esclusivo ed individualizzante, gli organi di senso sono orientati verso l’intero cosmo, il cosmo non è più qualcosa di separato ma è il nuovo “corpo”, lo spazio, il tempo e la memoria personale svaniscono. L’attivazione dei centri di attività dai quali scaturisce l’effetto morte può anche non condurre alla morte, in ogni caso è un’attivazione né voluta né provocata da una consapevolezza cerebrale ordinaria.
3- Il corpo è un’entità diffusa non individuale, ogni corpo è utilizzato da molti corpi-entità contemporaneamente. La distinzione tra mente, corpo, anima non esiste, si tratta di un artificio utilizzato per spiegare l’attività ordinaria del cervello. Al di fuori della percezione ordinaria il cervello non esiste. A mutamenti profondi della percezione corrispondono profondi mutamenti nel manifestarsi, mutamenti che rendono privi di senso le conoscenze chimiche e fisiche attuali.
4-
ll funzionamento ordinario del cervello è finalizzato alla
percezione e descrizione della realtà come insieme composto
da infinite diversità.
Il cervello può funzionare
anche altrimenti, ovvero può percepire in modo unificante ed
unificato ed incontrare intensità anziché realtà.
Il cervello che si occupa di intensità e non di realtà,
ha una relazione non di controllo sugli organi di senso e sul corpo.
Questi ultimi diventano intensità e non parti di un organismo
centralizzato da una sola coscienza.
5-
L’intensità è la condizione in cui esistono la
maggior parte dei centri di attività, è la condizione
di esistenza della cellula, quella dei singoli organi e parti del
corpo umano ordinario. Si tratta di una intensità non egoica,
slegata da qualsiasi controllo e condizionamento. L’intensità
è la condizione di esistenza di ciò che si manifesta,
si modula e si riassorbe al di fuori del tempo e dello spazio.
L’intensità fluttua e sfugge a qualsiasi insegnamento.
Non solo il cervello ma qualsiasi parte dell’organismo
ordinario può condurre la persona nella condizione di
intensità.
6-
La ripetuta esposizione alla condizione di intensità rivela
l’esistenza di parti del proprio essere esclusivamente
percepibili tramite intensità ma del tutto fuse con la
fisicità percepita dal cervello ordinario. Quelle parti sono
completamente fuse con la natura e con il corpo ordinario, eppure
sembrano parti.
7- L’intensità non può
essere spiegata od insegnata ma può essere evocata, per questo
ne parlo. Il linguaggio può evocare ma la fruizione
dell’evocazione è libera e non condizionabile. Il
cervello ordinario vive quasi del tutto separato dalla sua esistenza
intensiva, ma i sentimenti e l’amore, ovvero ciò che
intensifica l’esperienza e ciò che conduce a forme di
unione, segnalano la presenza di tracce d’intensità
nell’attività ordinaria del cervello. Le tracce non
sono sufficienti e non bastano mai.
8-Il funzionamento
ordinario del cervello è il principale responsabile della
sensazione di separazione tra un se stesso egli altri.
Il
funzionamento ordinario del cervello controlla e in gran parte causa
l’attività e l’esistenza della struttura umana, ne
isola alcune parti da altre, obbliga alcune strutture a funzionare
in modi isolato da altre. Il cervello ordinario isola il
funzionamento della sessualità dalla percezione profonda ed
estesa della struttura umana nel suo complesso. Una gran parte di
emozioni, pensieri, percezioni, vengono indirizzati ed impropriamente
scaricati nella sessualità invece di unirsi altrove. La
percezione ordinaria deforma l’emotività sessuale in
una forma estremizzata. La sessualità viene vissuta
felicemente e spontaneamente al di fuori del controllo esercitato dal
cervello ordinario.
9-Il funzionamento non ordinario del
cervello esiste, ma non è un funzionamento dipendente dalla
volontà, piuttosto è un funzionamento che scaturisce da
una grande intimità e pratica con le proprie emozioni. Il
funzionamento non ordinario del cervello quando si attiva è
compresente a quello ordinario, non lo sostituisce ma lo limita
naturalmente., ne impedisce il funzionamento di controllo ed
isolamento. La percezione di separazione tra le cose che appaiono, la
percezione di separazione tra il se stesso e il cosmo, non è
determinato dal cervello ma da come il fluttuante organismo umano è
connesso al fluttuante ambiente in cui vive.
L’ambiente può
essere immaginato come un insieme di centri di attività non
tutti accessibili dall’essere umano come da moltissimi altri
esseri. Via via che i centri di attività non accessibili
diventano accessibili, cambia la percezione dell’essere o
addirittura la percezione di essere cessa. La separazione percepita
dagli esseri è funzionale e non sostanziale. Maggiore è
la possibilità di percepire il funzionamento dei centri di
attività umani e non umani minore è la percezione di
causalità di quel funzionamento stesso. La causalità si
assorbe e scompare in qualcosa di comunque intensissimo ed
esistente- non in senso ordinario.
10-E’ entusiasmante
notare come l’attivazione progressivamente più ampia di
centri di attività umani ed extraumani provochi un completo
svanire della percezione ordinaria di causalità e di
casualità. Si ha la certezza che l’assenza di causalità
e casualità in ciò che si manifesta sia del tutto
normale, quel che appare è estremamente intenso ed
autosignificante senza essere né molteplice né unico.
Il se stesso rassomiglia ad un assenza, ad un semplice
dettaglio.
11-Non è possibile vivere al di fuori di uno
stato emozionale, di qualsiasi tipo esso sia. Gli stati emozionali
esperiti nello stato di percezione ordinaria hanno una fine ed un
inizio. Inoltre non tutti gli stati emozionali risultano essere
adatti o intensivamente sufficienti per essere vissuti. A complicare
ulteriormente la vita delle emozioni subentra il fatto che ogni
condizione corporea-psichica richiede un certo stato emozionale
preciso ma non sempre gli stati emozionali richiesti dal
corpo-mente sono disponibili. Si possono inventare, immaginare, stati
emozionali alternativi a quelli necessari ma irreperibili. Si
tratta comunque di surrogati. L’origine della emozione non è
il cervello, le emozioni sono la percezione ordinaria delle correnti
che fluiscono nell’ambiente di cui l’essere umano è
parte. Nella percezione non ordinaria l’emozioni non hanno
fine e non hanno inizio, è la loro intensità a essere
così viva da oscurare o ridurre quasi del tutto l’azione
del cervello-ego.
12-Gli stati emotivi ordinari e quelli non
ordinari non si escludono a vicenda, spesso sono compresenti, se lo
sono lo sono esclusivamente in modalità consapevole. Il
funzionamento ordinario del cervello muta quando si attivano le
emozioni non ordinarie da sole o insieme a quelle ordinarie. Il
cervello ordinario non dispone di una volontà capace di
indirizzarlo a colpo sicuro verso stati emotivi non ordinari. Di
fatto gli stati emotivi non ordinari fluiscono liberamente, si
manifestano naturalmente, ovvero interrompono naturalmente il flusso
delle emozioni ordinarie o ad esse si sommano. Il cervello ordinario
sa che gli stati emotivi ordinari sono insoddisfacenti ma si illude
che possa dipendere dal proprio volere il raggiungimento della
stabile soddisfazione emotiva. Ciò che il suo volere trova
sono temporanei surrogati percettivi e nient’altro. Il cervello
ordinario dispone di una sola possibilità: comprendere che
solo dalla quasi completa riduzione del proprio funzionamento si può
accedere ad una percezione non ordinaria che dia corpo alla intensità
e sensatezza di cui il cervello ordinario ha costantemente
bisogno.
13- Come è noto da millenni a molte culture umane,
si può accedere a stati mentali non ordinari. Di fatto il
cervello può scoprire e accedere a uno stato e funzionamento
non ordinario del cervello stesso. Ma la percezione non ordinaria
vera e propria si ha quando i vari centri di attività che
compongono l’essere umano si attivano liberamente dal
funzionamento del cervello. Ovviamente un cervello che sa funzionare
anche in modo non ordinario aiuta il libero funzionamento dei centri
di attività umani ma non è la condizione che determina
il libero funzionamento dei centri di attività umani. Il
riassorbimento non è un fatto cerebrale, non dipende da una
concatenazione mentale-cerebrale.
14-Gli
stati di percezione sono non ordinari quando hanno la capacità
di unirsi fra di loro, di dialogare, di collegarsi, di non cibarsi
l’uno dell’altro. Lo stadio di sogno non è una
condizione irreale, è uno tra gli stati percettivi ordinari
diverso da quello quotidiano più direttamente esperibile. Quel
che vi accade non è altro dalla quotidianità nel senso
di irrealtà. Se il sogno e la veglia si uniscono non si
escludono, ma si chairificano a vicenda. I molteplici esseri che
abitano i molteplici stati percettivi possono inteagire l’un
altro non solo quando accedano ad altri stati percettivi ma in
aprticolare quando non rifuggono dalle sollecitazioni insolite cui
sono sottoposti dai nuovi esseri via via percepiti. Le solleticazioni
sono sempre causali,.
Gli stati percettivi non sono ordinari o non
ordinari in modo sempre esclusivo.. Ogni stato percettivo può
essere contemporaneamente non ordinario ed ordinario. Non esistono
parole per dire in che modo gli stati percettivi non sono diversi
l’uno dall’altro, non sono ognuno incapsulato in se
stesso, non sono una rete di connessioni.
15- L’unione sommerge la percezione ordinaria in una valanga di luce interiore. Ogni aspetto delle esistenze che si manifestano può essere ricevuto nelle parti luminose del corpo, è così che l’unione procede senza generare altri corpi ma scuotendo in profondità quelli esistenti. Procedendo nell’unione il vuoto si riempie, la sua densità è vitale, mobile, priva di punti di concentrazione. I corpi intanto si illuminano in parti diverse, i luoghi illuminati sono il senso di un manifestarsi profondo che può essere solamente vissuto e non spiegato. Il tutto avviene al di là del controllo del funzionamento ordinario del cervello. Le parti del corpo si illuminano e diventano altro dal corpo pur rimanendo fra i corpi. Un caldo benvenuto accoglie le manifestazioni ora procedenti ben oltre il cervello ordinario. Quest’ultimo continua la sua attività e sorride, sorride, sorride, lui stesso accolto e progressivamente illuminato, unito, trasformato.
16-Le parole si amano reciprocamente, se non manipolate conducono sempre nell’amore, nella libertà del cuore, nella gioia, nella pace, in quel silenzio che indica semplicemente la mutazione delle parole stesse, sempre manifesta, fluida, toccante.
17-
La percezione non ordinaria evidenzia l’inutilità degli
artefatti psicologici e materiali della percezione ordinaria col
progressivo attivarsi dei centri di attività. Più muta
la percezione ordinaria, più muta la propria chimica, meno si
è dipendenti dagli artefatti di cui la percezione ordinaria fa
uso intensivo.
La percezione ordinaria non ha una attitudine
inclusiva: quel che percepisce e utilizza è sempre una entità
separata da altre entità tanto che si tratti di un oggetto che
di un soggetto. Il problema non è logico ma estremamente
materiale: la materia che percepisce la percezione ordinaria è
costituita da parti che comunicano fra loro, che si uniscono fra
loro creando una nuova parte. La materia ordinaria è agire
ordinario, l’agire ordinario è differenziare, per
l’agire ordinario anche l’unità è
differenziazione. L’agire della percezione ordinaria crea
oggettualità in modo inevitabile, quindi crea artefatti e gli
artefatti sono parte della sua natura.
I centri di attività
il cui agire muta la percezione ordinaria in percezione non ordinaria
non stimolano l’agire né il non agire. Il loro essere è
intensamente inclusivo, l’inclusione è qualcosa di
vivente e sensato che non fa parte né dell’agire nè
del non agire. Bisogna viverlo per sentire di cosa si tratti.
18-La
luminosità senza luce fluisce senza sosta, tale è la
vita in un mondo di forme mutanti, mutanti nella luce, in un
indefinito abbraccio incolore. Dispersione nella evanescenza delle
esistenze. E così scorre il tempo, gli esseri invisibili
compaiono, la spinta all’unione avvolge nella luce, il
sentiero lungo il fiume, erba incolta, finalmente dimenticata.
19-Poi
il petto si apre, un impeto ignoto precede l’attenzione e
quell’impeto è anche lo sciogliersi delle cose umane, il
loro fluire in correnti non ordinarie, del tutto indipendenti dalla
percezione umana. Senza il percepire umano la realtà
ordinaria semplicemente non appare, altro scorre pacatamente.
La
dissoluzione della percezione umana avviene nel presente, le
differenze che sembravano irriducibili svaniscono finalmente. Si
sentono gli oggetti umani svanire, mutare e quel che appare non è
dicibile poiché niente appare anche se la presenza è
incredibilmente forte.
19- Ogni emozione si espande in modo quasi impercettibile, apparentemente muta la sua natura, semplicemente la sua espansione rivela una natura intensa, mai banale, intessuta di una incredibile ampiezza, complessità, semplicità. Ogni emozione si espande ben oltre il proprio stesso evocare e nessun maestro può insegnare quella espansione.
20-
E’ sorprendente constatare che costruire città è
il modo umano di vivere nella natura. La persona è una entità
non interessate alla integrazione diretta nella natura ma interessate
a vivere tra oggetti. Oggetti e soggetti sono entità di cui si
potrebbe fare a meno con grande profitto.
Integrarsi nella natura
non è una scelta, è qualcosa che avviene all’insaputa
del soggetto e degli oggetti. Quando il cervello non è
controllato dal soggetto e dall’oggetto non sa di essere umano,
vola con gli uccelli, mangia con i pesci, gela con la brina, pulsa
senza un limite.
21
Correnti- E’ un bel momento quando si cominciano a vedere le
circolazioni infinite e indicibili che costituiscono e avvengono
nella natura,avvenire anche negli oggetti e nei soggetti. Enormi
fiumi silenziosi, intensi scorrono in questi particolari spiriti
che sembrano voler contenere tutto l’universo umano. La volontà
di quei spiriti è una potente energia attiva che
incessantemente incapsula l’esistenza umana entro limiti
percettivi apparentemente inviolabili. Eppure quei limiti, quelle
energie, quegli spiriti, sono fiumi maestosi e tranquilli, parti
della Natura. Dunque la Natura sprigiona una energia che confina se
stessa entro limiti insormontabili, almeno per un po’ di tempo,
come se il fiume fosse momentaneamente rallentato da una enorme diga.
Poi l’ostacolo viene assorbito, non esiste più. Quella
energia che confina e genera tramite lo stesso confinare entità
all’interno di soggettività, è solo una parte di
una più ampia e armoniosa corrente in cui tutto appare al
tempo stesso fuso in una immensità indicibile e
particolareggiato in entità. Ma la singola entità che
accede a questa ampia corrente non è più limitata in
alcuna forma, non ha più niente di singolo, di individuale pur
apparendo singola.
22. Ancora sugli I Ching. Negli I_CHing le
linee spezzate ed intere sono gli strumenti che conducono dal
richiedente a colui che possiede la risposta. La risposta è
una visione immensa, è la visione naturale di cui era capace
colui o coloro che hanno creato gli I Ching.
Quella visione era
capace di percepire con chiarezza gli elementi costitutivi della
realtà di ogni essere in ogni istante. I loro istanti non
erano temporali e non erano spaziali, le loro visioni erano libere da
condizionamenti alcuni. Sebbene fossero degli umani, i loro corpi e
le loro menti non condizionavano in nessun modo le loro percezioni.
La Natura funziona così per tutti prima o poi.
23-
L’attenzione - Le forme assunte dagli esseri non sono limiti
invalicabili, sono gocce di un fluido impossibile in cui la
percezione non ha più senso.
Di solito il cervello opera in
modo selettivo, il suo selezionare costituisce la percezione
ordinaria di soggetti, oggetti, cibo, freddo, ecc.
Se il cervello
non opera in modo selettivo entra progressivamente in una sorta di
fluidità impossibile estremamente intensa e sensata. Nella
densità di quel fluido il cervello è a proprio agio
senza percepire, più vivo che mai. Non è più un
cervello.
Ma chi decide il modo di operare del cervello? In realtà
non avviene nessuna decisione, ma in modo irragionevole e spontaneo
l’attenzione del cervello aumenta d’intensità a
tal punto che non è più il cervello ad essere
attento.
24 Rinascita- Quando il cervello si accorgerà che
ogni singola cellula pensa, ha sentimenti, decide, percepisce
esattamente come lui stesso, e così pure la pelle, le mani,
gli organi interni, labbra, bocca, ecc. sarà il giorno della
sua rinascita, ma soprattutto il giorno della rinascita dell’intero
corpo. Ma cosa e chi rinascerà non avrà niente di umano
nel senso ordinario .
25 Sorpresa- Non si è obbligati a
rivolgersi al cervello, esiste un intero, immenso, imprevedibile,
corpo. Basta accorgersene. Il corpo, non è il corpo che vede
il cervello.
Quando il cervello non condiziona più la
percezione del corpo allora il corpo muta. Il proprio corpo e
l’ambiente si riempiono di entità viventi di cui si
condivide la percezione e l’esistenza, Questa incredibile
condivisione di esseri e percezioni si assorbe continuamente in una
infinita intensità pur continuando ad esistere.
26-Religione-
Resta un mistero il come possano essere assenti dalle religioni,
orientali e non solo, segnali chiari e precisi circa le percezioni
che appaiono tra la realtà ordinaria e il riassorbimento. Il
termini percezione qui usato è molto vago, quel che tenta di
dire è che quando la realtà ordinaria non è più
la principale realtà vissuta, altre realtà compaiono,
non tutte sono controllate dalla attività-presenza-egoica,
individualizzante; non tutte, anzi poche fra quelle sono così
fortemente isolanti e conservative come la nostra realtà
ordinaria. Fra molte delle realtà che compaiono è pure
molto intensa la presenza del riassorbimento. Una intensità
variabile, non necessariamente progressiva, fluisce tra tutte le
realtà, l’intensità del riassorbimento ed
oltre.
L’intento di non confondere il religioso-fedele con
la presentazione di altre realtà non necessariamente popolate
da divinità nè legate all’acquisizione di poteri
supernormali né di stimolarlo verso la superstizione, è
comprensibile ma solo in parte giustificabile.
Il non aver
riconosciuto con chiarezza e semplicità l’esistente
presente tra ed oltre la realtà ordinaria e l’Assoluto
ha generato una incredibile quantità di estremizzazioni del
discorso religioso che oggi appare come un campo di battaglia in cui
si confrontano inutili intellettualismi e molteplici grottesche
sette. Non esiste nessun dualismo come non esiste nessun monismo, gli
spiriti esistono ma non sono meno effimeri di quanto noi stessi
siamo, il monoteismo appare come un deserto emozionale, l’animismo
si disperde fra i suoi spiritelli. Meglio il silenzio, meglio fare da
soli, prendersi la propria responsabilità.
L’incapacità
di affrontare i desideri, le emozioni, in modo amorevole e sincero è
fra le cause dei limiti e degli estremismi dei discorsi religiosi. Ma
quella incapacità rende spesso non credibile le preziose
testimonianze percettive presenti in molte religioni.
Non è
credibile che coloro che sono stati così percettivamente
intensi possano aver avuto paura di affrontare nella vita ordinaria
le mozioni e i desideri umani quotidiani. Coloro che hanno redatto i
testi religiosi non sono stati, se non in pochi pregevoli casi, le
stesse persone che hanno vissuto le percezioni intense fondanti la
maggior parte delle religioni.
27- Discorrere- Né il
discorso verbale, né il discorso scritto sono strumenti adatti
ad affrontare le percezioni.
Le parole mantengono invece la loro
freschezza, a patto di riconoscerne la vita, l’indipendenza dal
proprio volere.
La percezione-e-oltre non è un discorso
poiché compare e vive in piena autonomia dal proprio
controllo, possono comparire interi poemi in un attimo, percepibili
alla stessa maniera di emozioni, desideri, ma restando privi di
spiegazioni.
Il discorso è spiegare, argomentare.
Nell’emozione in cui è vivo il presente e in cui il
vento non trova ostacoli, la vita, l’ evidenza e i limiti
coincidono senza conflitti-
28 Accade- Se non mi concentro
nell’identificarmi sono nel corpo e allo stesso tempo sono
ovunque.
L’essere ovunque non è qualcosa da temere o
negare.
Un corpo senza individualità non è un
corpo.
L’ovunque non riferito ad una possibile
individuazione non è che un’invocazione. EPPURE AVVIENE.
29
Densità- L’atto finale di un’azione può
sembrare il cervello, può sembrare un gesto, il cuore, un
piede, un albero, un oggetto. Quanta concretezza. Eppure non si
tratta che di fantasmi, spiri, apparizioni di fugace energia. E di
quanta concretezza sono dotate tutte le apparizioni che non
appaiono, le presenze che non vengono percepite. Viviamo immersi in
qualcosa di estremamente denso ed affollato, tramite le percezioni la
densità viene distribuita, acquisisce corpo, tempo, spazio,
vita. Oltre la percezione la densità non è percepibile.
Mentirei se tentassi di descriverla.
30 ASANA_-Mi sono interessato
agli asana inseguendo la percezione. Gli asana non li ho riconosciuti
come artefatti, gli asana sono parti viventi della e nella natura. In
senso molto profondo non vi è niente che non sia un asana, una
posizione assunta dalla natura crea l’effetto di un essere
vivente. La natura è la posizione – quindi il vivente
particolare- ed il suo dileguarsi, riassorbirsi oltre qualsiasi
immaginabile intensità. Cosa sia e dove sia la natura non è
definibile, è vivibile attraverso le sue posizioni, ma la
posizione naturale, l’asana naturale, solo in piccola parte è
manifesto nella percezione ordinaria. Oltre la percezione ordinaria
si perde la propria individualità, si vive come intensità
di modulazione presente tra la parte ordinaria dell’asana e
l’assorbimento stesso della intensità. Gli asana non
sono solo posizioni assunte dal corpo. Gli asana sono le
modificazioni reciprocamente esercitate dalle infinite forme di
esistenza. Le posizioni possono essere anche individualizzate, come
quella umana, ma non è la regola. Si possono incontrare e
praticare infinite posizioni non individualizzate.
31- Emozioni
- Le emozioni sono me, sono l’ego, le emozioni percepiscono,
pensano.
Io sono loro, non l’incontrario.
Le emozioni
si contraggono e concentrano, allora io appaio, nasco. Le emozioni si
rilassano, non si contrastano, io cesso d’esistere, loro
diventano qualcosa di trasparente. Nella loro trasparenza non
esistono emozioni, tutto sembra illuminato e allo stesso tempo
indifferente alla luce, intensissimo, non esistente,
Io stesso
divento trasparente. Eppure gli incontri continuano ma non generano
vincoli, né poteri,
Le emozioni e i sentimenti se
intensificati e pacificati diventano un luogo d’incontro e di
fusione fra ciò che appare come spirito e ciò che
appare come energia. Il potere dell’individuazione è
cessato.
32-
Realtà emozionale - L’ego, la mente, come tutti gli
spiriti ed energie e presunti prodotti del cervello, sono, ad ogni
istante, prodotti da altre entità, ovvero le
emozioni-desideri-sentimenti. Le emozioni sono interne ed esterne al
cervello, sono entità visibili ed invisibili, sono spiegabili
sia come spiriti che come energie o entità biologiche e
psicologiche, sono ciò che genera l’apparire e lo
scomparire di un essere umano all’interno e in prossimità
della realtà ordinaria.
Se si riesce ad avvertire il
movimento delle mozioni e a viverlo anche nella sua
trasparenza-riassorbimento, si riesce ad anticipare l’agire
egoico ed individualizzante del cervello stesso, a rilassare
l’ipofisi, a scomporre-lasciar-riassorbire le entità da
cui si è composti.
Si può avvertire e imparare a
conoscere in profondità il movimento delle emozioni anche
senza rinunciare alla vita emozionale-desiderante, sempre che potere
indivualizzante, possessività ed automatismi vari non
blocchino la percettività. Non è facile, anzi è
difficilissimo. Basti pensare che l’agire delle emozioni tanto
a livello ordinario che sottile viene addirittura ignorato, ed
avversato nello yoga classico.
La complessissima realtà
emozionale micro e macrocosmica è terribilmente influenzata e
banalizzata da sempre dalla realtà sociale a tal punto da
farne sembrare impossibile la pacifica e corretta percezione
profonda.
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