Percezione, Coscienza, Hatha Hoga indietro

Sometimes I write in English. The basic problem when talking about perception is that perception is a kind of «ensemble» that one cannot divide into any kind of order, nor analyze with a conceptual thougt. In perception everything exists beyond and without the limit of the compulsory choice between true or untrue or yes or no, although we can't say that one is dealing with freedom. Perception flows inside channels, not all channels are human-centric, only a few channels are human-centric. Only a few channels start their way from the Ego, which means that most of perception is extra-ego and it's because of such caracteristic that one can sometimes perceive something like spirits, post-mortem experience, out-of-body experience,ecc. Actually, only living inside the channels of the Ego one can imagine that there's only one reality,one body,one perception. The channels of the Ego are very sofisticated, but they can exist just because they are strictly connected with some channels that intersect the Ego channels but do not start from the Ego itself and do not stop in the Ego. Perception can easily be a non Ego-perception, and by the way we must remind that channels don't finally flow into any kind of ocean: they just dissolve. Basicly and normally, inside the channels of perception no circulation takes place, but only a sort of expansion of the objects of perception, and at the same time inside the channels of perception the same perception dissolves.

Non di solo Yoga si nutre la percezione- Per cominciare a percepire in modo attivo bisogna affrontare la propria individualità.
Una volta che non si è più vincolati ad alcuna individualità si comincia a percepire
ciò che è effettivamente altro dall'ambiente socio-relazionale umano.
Una volta diventati indipendenti dall'ambiente umano appare nella sua chiarezza e
vastità quanto profondo ed immenso sia ciò che è diverso dall'umano.
Una volta cessato lo stupore umano per il non umano si comincia ad essere umani
e non umani al tempo stesso.
Quando cessa anche l'attrazione del non umano la percezione nè è individuabile nè è vincolabile.
-e non c'è più niente da dire- . La limitazione della percezione conduce al blocco del naturale processo trasformativo in
cui la percezione stessa è coinvolta.
La limitazione della percezione genera l'insorgere di continue difficoltà che
determinano i lineamenti di una percezione di se stessi come esseri insicuri,
vulnerabili ,aggrediti, ostili, non amati, completamente individualizzati- nel senso di completa chiusura
all'interno del proprio ego.



Nel mio personale linguaggio i significati di coscienza e percezione coincidono. Una sfumatura di diversità fra i due concetti sta nel fatto che mentre la coscienza nella tradizione filosofica è spesso associata a una ipotetica forma di essenza cosciente impersonale, non riferita ad alcuna individualità specifica, il concetto di percezione si è sempre prestato maggiormente a fare da ponte fra una dimensione-percezione individualizzata e una percezione non vincolata ad alcuna individualità. In relazione alle mie personali peripezie percettive posso dire, riconoscere, che la coscienza è un fatto che mi riguarda ma in modo impersonale, ovvero la coscienza che conosco non è mia, non è possibile che io la possegga. La coscienza è, senza essere un'essenza, del tutto impersonale ma spesso limitata nella sua possibilità di essere cosciente di qualcosa, dall'essere un umano umanità. La coscienza se ne sta lì, sempre vigile ed accorta a registrare quel che accade, ma l' ego, il corpo, le infinite influenze esterne e interne in cui si vive, non permettono alla coscienza di allontanarsi dal sè. Il limite della coscienza è segnato da una struttura energetica che è possibile modificare; gli yogi lo sapevano e i loro sforzi erano mirati alla trasformazione dei limiti cui la coscienza è sottoposta nella condizione umana. Di fatto gli yogi, e non solo loro, riuscivano ad eliminare quei limiti e sapere, infine, com'è fatta la coscienza priva di limiti. Ma quanto ho detto non resta che un semplice racconto a meno che non capiti di vivere personalmente e quotidianamente l'esperienza di una coscienza che vede con chiarezza quel che accade e cosa le accade. Avere quella esperienza, dimensione di vita, implica il rendersi conto che chi è cosciente, vigile lucido e non reattivo non è l'ego, non è il pensiero, non è la mente, ma solo e sempre la semplice coscienza. La coscienza se mai diventi una realtà ben presente nella vita umana, lo diventa in modo del tutto naturale e autonomo dagli sforzi della persona. Quando quella coscienza è attiva, le pratiche e i saperi yogici diventano particolarmente significativi ed utili. La coscienza non è un bene socializzabile, è qualcosa di estremamente privato, praticamente segreto. La Mente, l’Ego, il corpo, le presenze interne ed esterne, sono elementi separati che creano, formano e deformano l'essere umano. La coscienza è uno di quegli elementi, li condiziona, ne viene a sua volta condizionata. (Non bisogna mai dimenticare che tanto l'apparente separazione che l'apparente unione degli elementi che creano e mutano l'essere umano non esistono di per se stessi). L'agire degli elementi costituenti l'essere umano limitano l'elemento coscienza a una sorta di coscienza seriale, ovvero "qui ed ora si può essere coscienti di un fatto per volta ". La coscienza percepisce con chiarezza la propria limitatezza e può anche arrivare ad essere estremamente cosciente della apparente diversità e divisione funzionale degli elementi che creano, compongono e mutano l'essere umano. per altro ciascuno quegli elementi dispone di una propria coscienza. E' possibile essere coscienti di ognuna di quelle coscienze e di come quelle coscienze interagiscano fra di loro. non esistono regole e leggi generalizzabili per il manifestarsi delle coscienze e l'essere cosciente della coscienza stessa. La coscienza delle coscienze può vedere agire le singole coscienze senza influenzarne l'agire. La coscienza dell'essere umano è la risultante del reciproco influenzamento delle molte coscienze che la creano e manipolano. La coscienza dell'essere umano che vede l'agire attivo della moltitudine di coscienze che la creano senza interferire con la loro azione, agisce in un modo molto particolare, infatti agisce senza agire; nello yoga questo agire si chiama " meditazione". L'agire non agendo della coscienza umana ha un incredibile effetto su tutta la struttura umana, la tranquillizza, stabilizza, la rende sempre più cosciente (senza agitarla) della immensità di entità fra le quali e con le quali essa vive e interagisce. L'aumento della capacità coscienziale della coscienza è un fatto naturale che non può essere forzato in alcun modo, nè codificato in insegnamenti. Sono sicuro che gli yogi dell'antichità sapessero molto bene quanto fosse non insegnabile il sorgere e l'espandersi naturale della coscienza mentre in epoche meno remote si è, al contrario, ritenuto di poter codificare quella naturalità e modellarla in forme di religiosità tradizionali. L'aumento della capacità coscienziale trasforma la coscienza, questo significa che la coscienza perde il limite di "essere cosciente di un solo fatto per volta qui ed ora". La coscienza non limitata diventa qualcosa di indefinibile in termini umani e anche l'insistenza nel chiamarla "coscienza" crea infiniti ed incessanti ambiguità e imprecisioni. Il termine coscienza riferito alla coscienza non limitata può avere un senso puramente evocativo; ma bisogna rendersi ben conto che tramite l'evocazione si può dire tutto e l'incontrario di tutto.



Vita, Morte, Mente- La vita e la morte sono mischiate fra loro, non sono una successione di eventi.
Vedere la condizione del dopo-morte in vita è molto diverso dal vedere la condizione del dopo-morte da morto.
Capire quale delle due visioni sia la vera è uno sforzo vano, come pure è vano decidere se sia scorretto percepire la condizione dopo-morte essendo non morti e, importante, in perfetta salute.
La vita e la morte sono fra loro mischiate in una varia maniera che ora appare sotto forma di continuità ora appare sotto forma di coincidenza..
Con coincidenza si intende dire che se si può percepire tanto lo stato di vita che quello di morte allo stesso tempo ci si trova al di fuori dell'ambito della realtà prodotto dalle definizioni oggettuali mentali le quali possono produrre solo conoscenza oggettuale in cui il soggetto si trova
sempre ad essere altro dall'oggetto.
La contemporanea percezione dello stato di vita e di quello di morte semplicemente non è descrivibile, è appena evocabile - con le conseguenti controindicazioni delle evocazioni che possono dire tutto e l'incontrario di tutto.
Le definizioni degli stati di morte e di vita sono oggetti mentali che esistono solo in un mondo popolato da immagini mentali.
E' impossibile accertare la effettiva realtà del mondo generato dalla mente.
Le immagini mentali non sono fantasie, esistono, ma come ogni esistenza perdurano solo se attivate, ovvero vissute attivamente.
L'ego e l'infinita quantità di altri esseri percepibili come esseri distinti l'uno dall'altro esistono esclusivamente in ambito mentale.
Al di fuori della natura mentale non esistono esseri, nè energie.



13 febbraio 2011, Amore e percezione- Come i termini percezione e coscienza anche il termine amore dispone tanto di un significato normativo e preciso che di un significato altamente evocativo la cui precisione dipende esclusivamente dalla coscienza, percezione, della persona. Mentre l'amore inteso come sensatezza morale e normativa è prettamente un prodotto sociale e socializzabile, l'amore in senso evocativo non è una entità socializzabile , nè insegnabile : è qualcosa di esclusivamente individuale ma con una capacità di trasformazione, azione, immensa. Se l'amore normativo non affonda la sua apparizione in quello evocativo esso è malfermo e vacillante, in effetti può sembrare amore mentre spesso è qualcos'altro. La comunicazione della percezione, coscienza e amore profondo è possibile mediante la comunicazione evocativa. Nella comunicazione evocativa l'ego, la mente, l'individualità umana, non sono i destinatari naturali e obbligati del comunicare, la comunicazione evocativa avviene con un indistinta ma vivissima immensità di esseri fra i quali sono presenti anche l'ego, la persona umana, la mente. La comunicazione evocativa non viene effettuata per scelta, essa accade da sè, semmai per i praticanti di forme di meditazione è necessario chiedersi continuamente se i risultati conseguiti con il proprio meditare sono capaci di innescare processi spontanei di, come dire, fluire, agire in profondità, o se i risultati conseguiti si limitano a una estasi incentrata su una sorta di beatitudine individualizzata. Esiste la possibilità di comunicare agli ego umani l'amore senza parlare espressamente di amore. Purtroppo parlare esplicitamente del senso dell'amore distrugge l'amore, lo trasforma istantaneamente in un insieme di doveri ed opportunismi, abitudini mentali, concetti falsificabili. Se l'amore sembra una scelta o un bisogno si è molto vicini a un senso normativo dell'amore ed è spesso in e del senso normativo dell’ amore che si vive. Ma questo amore normativo, proprio in quanto norma, è un dovere, un concetto, un bisogno che conosce un inizio e una fine. L'amore non dispone di un inizio e di una fine e pur essendo per sua natura essenzialmente evocativo, può essere rapidamente e felicemente inteso. La possibilità di vivere la vita con amore, o l'amore come vita, è strettamente legata alla capacità di comunicare in modo evocativo senza furbizia. L'amore non può essere definito, tantomeno descritto, con le regole dei linguaggi ordinari. Ma l'aspetto veramente complicato dell'amore non evocativo è che esso è praticabile solamente se si è capaci di vivere e conoscere in senso fisiologico profondo l'equilibrio tra l'infinta quantità di esseri di cui siamo composti e con i quali interagiamo. Il segnale inequivocabile di avere conseguito quella capacità di equilibrio sta proprio nel vedere sorgere in continuazione flussi di coscienza, percezione, amore. Quella capacità di equilibrio può essere stabilmente presente, ma più di frequente essa va e viene, e in ogni caso le modificazioni individuali delle dinamiche dell'equilibrio sono infinite. Lo hatha-yoga, mediante gli asana e le loro profonde implicazioni, propizia il sorgere di quell'equilibrio e ne favorisce il mantenimento, anche se di certo ci sono infiniti modi per conseguire quell'equilibrio, ammesso che non si sia già felicemente equilibrati per nascita. Il fatto che l'amore non sia un bene umanamente socializzabile significa che più si è capaci di vivere un amore non normativo e meno si è interessati a parlare esplicitamente di amore. La capacità di vivere un amore non normativo all'interno di un contesto umano così apparentemente dominato da forme di amori normativi non può portare a depressione, instabilità emotiva o desideri di fuga: questi tre comportamenti sono i segnali più manifesti della propria completa dipendenza dal dominio dell'amore normativo. All'interno del dominio dell'amore normativo non si soffre per la mancanza d'amore ma per la mancanza di coscienza e percezione. All'aumentare della percezione corrisponde l'aumento della capacità di amare mentre resta inalterata la propria ignoranza concettuale, in altre parole essere un bravo studioso o un ottimo filosofo non aumenta la percezione. La composizione fisiologica umana non è orientata verso l'equilibrio a meno che i processi mentali in essa presenti non si calmino.

Il concetto di equilibrio fisiologico descrive uno stato in cui nessuna delle parti che costituisce la fisiologia umana agisce in contrasto con un'altra, o per bloccarla, o al contrario per renderla dominante rispetto alle altre e per generare processi ad essa reattivi. L'aspetto fisiologico e quello mentale dell'essere umano e del cosmo sono del tutto circolari: ciò che è fisiologico è mentale e viceversa. Si parla di fisiologia e mente solo per evocare funzioni che sembrano diverse ma che in realtà sono lo stesso processo. La mente può essere in quiete, come afferma lo yoga, ma mai può essere volutamente arrestata nè a livello umano nè a livello extraumano. A essere precisi la fisiologia di nessun essere tende all'equilibrio. La fisiologia tende all’agire non compulsivo, ovvero all'agire inevitabile, a incorporare qualsiasi azione esterna o interna senza concettualizzala o "emotivizzarla" . La complessità di una fisiologia tendente all'equilibrio o di una mente tendente alla quiete sono incomprensibili mentalmente e inaccettabili a livello fisiologico della quotidianità " normale". D'altra parte quella complessità è anche incomunicabile mediante i linguaggi ordinari. Quella complessità è inevitabilmente anche amore.


23 febbraio 2011, Fisiologia e percezione- Ida, Pingala e Susumma, sono tre Nadi molto importanti per lo yoga, tre nadi, canali, vie energetiche, che, in misura maggiore di altre nadi, sono caratterizzate e interessate da una frequente attività di trasformazione della percezione da una percezione mentale a una percezione altro che mentale-dissolvimento della percezione stessa. Per quanto riguarda la Kundalini essa è una zona del chakra che di solito funziona al di sotto del ventre, alla base della spina dorsale. Essa agisce in una dimensione molto più dinamica energeticamente della realtà quotidiana; si occupa della dinamica apana - prana all'interno del corpo umano . Apana e prana normalmente sono del tutto squilibrate fra loro, e il loro squilibrio gli impedisce (al prana e all'apana) di scorrere all'interno della Susumma. L'energia kundalini non esiste, piuttosto esistono almeno due fenomeni distinti che coinvolgono la zona detta Kundalini, e le tre Nadi Ida, Pinga e Susumma. Il primo fenomeno si ha nella percezione non ordinaria, quella evocabile come dissolvimento e in parte collegata anche all'esperienza del Samadhi yogico: quella percezione propizia una globale configurazione energetica e fisica in cui nessuna energia- o elemento- prende il sopravvento su un'altra. Si tratta di una situazione di "equilibrio" che induce la kundalini, a preservare lo scorrimento separato del prana e dell'Apane in Ida e Pingala e a unificarlo in modo "equilibrato" all'interno della Susumma. Il processo di unione fra Apana e Prana modifica la struttura generale dell'essere umano rendendolo allo stesso tempo umano e non umano. Il secondo processo si ha quando la kundalini cessa del tutto di funzionare e il Prana e l'Apana, invece di scorrere nelle rispettive Nadi Ida e Pingala, si convogliano all'interno della Susumma senza equilibrarsi fra di loro. Lo scorrimento è piuttosto violento, talvolta può portare dei danni, ma, in generale, è benefico. Il secondo processo è in effetti un processo di autoguarigione dell'intero sistema energetico umano. Esso avviene in modo del tutto naturale quando ve ne è bisogno, il più delle volte avviene in sogno e al risveglio se ne perde spesso il ricordo. Nello yoga si afferma che esistono metodi di concentrazione, meditazione, respirazione che conducono alla corretta attivazione della Susumma, ma lo yoga attribuisce a questo processo qualità di consapevolezza percettiva che non gli sono propri. La volontaria ricerca dell'unione del prana e dell'apana all'interno della Susumma non è particolarmente utili ai fini percettivi e per di più quella ricerca e quella unione provocano effetti talvolta fortemente e inutilmente dannosi. Sicuramente i primi sperimentatori dei due processi in questione ne conoscevano le differenze, mentre coloro che hanno cercato di codificare forzatamente quel sapere non erano assolutamente in grado di valutare la differenza fra i due processi.



26 febbraio 2011, Fisiologia e percezione,n.2- Fisiologia e percezione sono concetti che si intrecciano nella narrazione-rappresentazione dell'essere umano. I chakra sono centri di attività attorno i quali si strutturano le varie parti che compongono l'essere umano. In pratica la struttura umana si auto-organizza a partire da una quantità di centri di attività. L'attività di quei centri è definibile ma non quantificabile; essa allo stesso tempo è un'attività organizzativa e dissipativa della propria esistenza. Quei centri organizzano il sorgere e l'agire delle funzioni degli apparati fisiologici e psicologici che agiscono nella quotidianità. I centri sono fra loro collegati da numerosi canali, o meglio, l'interazione fra i centri coincide con gli stessi canali, con gli organi interni, con l'attività mentale. Anche se i canali e gli organi interni e la mente appaiono come risultanti di uno sviluppo dei centri di attività, essi in realtà preesistono a quello sviluppo. Quello sviluppo è una forma della percezione umana, non è l'effettiva realtà dei fatti. Le interazioni fra i centri e l'attività all'interno di ciascun centro sono osservabili in modo distinto ma non si tratta di entità effettivamente separate. I centri cambiano letteralmente modalità di esistenza e funzionamento a seconda delle interazione che sviluppano. E' sorprendente la loro reciproca relazione di equilibrio, interrelazione in cui nessun centro condiziona il funzionamento di un altro centro: quella relazione crea un flusso che allo stesso tempo può essere percepito come canale od energia che coinvolge tutti i centri di attività e genera una forte sensazione, coscienza, di dissoluzione dell'esistente e contemporaneo accesso a una condizione molto speciale, non descrivibile. Nello yoga, e nella fisiologia induista, quel canale viene chiamato Susumma e quella interazione viene chiamata Samadhi-liberazione. Quel canale può essere attivato tanto da una singola sollecitazione che parta da un unico centro quanto da molteplici sollecitazioni indotte da molteplici centri di attività. Quei centri, le loro interazioni,i canali che apparentemente creano, sono entità micro e macrocosmiche, ovvero non esiste una sola interazione all'interno della struttura umana che non sia una interazione anche cosmica. La coincidenza fra l'essere micro e macrocosmico rende estremamente semplice la possibilità di percepirsi al tempo stesso come una singola individualità umana e una indefinita entità cosmica senza che quella percezione si tramuti in delirio psicologico o antropocentrismo sfrenato. Quella coincidenza percettiva è inspiegabile e malamente evocabile. In effetti la stessa esistenza di centri di attività attorno cui si organizza il fenomeno umano è possibile solo perchè il microcosmo e il macrocosmo coincidono pur essendo in qualche modo separati. E' lo stesso agire dei centri che sviluppa oltre i canali, anche il micro e il macrocosmo; il micro e il macrocosmo sono interazioni che avvengono oltre il tempo e lo spazio. Come sviluppo si intende la descrizione della dinamica micro-macro, non l'effettiva realtà della loro esistenza che non è antecedente o successiva a quella dei centri di attività. Quando tutti i centri si attivano in modo equilibrato il dissolversi della esistenza diventa per una attimo percepibile come fatto al tempo stesso individuale e cosmico; successivamente cessa di avere senso la nozione stessa di esistenza come quella di microcosmo e macrocosmo. L'attività equilibrata dei centri di attività è uno stato percepibile in modo estremamente preciso ma non è uno stato descrivibile in termini di quantità. A quell'equilibrio si può talvolta accedere per caso, per qualche attimo, ma accedervi in modo stabile e naturale implica che l'intera struttura generata dai centri sia capace di supportare quell'equilibrio. Non è semplice conseguire l'equilibrio dei centri di attività, l'equilibrio è profondamente connesso e alla capacità di amare, e alla capacità di non prediligere ( nè identificarsi in) alcun tipo di attività o energia e alla capacità di percepire distintamente gli stessi centri di attività e il loro agire.



17 marzo 2011, Fisiologia e percezione,n.3- I concetti di microcosmo e macrocosmo sono estremamente insidiosi. In particolare mentre sembra ovvio associare al microcosmo la dimensione individuale di un essere, al macrocosmo di solito si associano i concetti di evoluzione, di collettività, di archetipo, di anima di gruppo e di gerarchia evoluzionista. I concetti di micro e macrocosmo possono essere utilizzati in ambito percettivo solo utilizzandone la valenza evocativa per quanto soggettiva e vaga essa possa sembrare. La capacità di evocare e di recepire evocazioni è intimamente connessa alla percezione e all'amore. L'evocazione, per quanto non sia codificabile nè socializzabile è, per coloro che la vivono, qualcosa di estremamente più preciso di una normale comunicazione mentale. Il micro e il macrocosmo non sono entità distinte ma sono forme di descrizioni di percezioni che avvengono in una sorta di eterno presente. In senso descrittivo si può dire che fra il micro e il macrocosmo esista un continuo processo di reciproca trasformazione: il micro diventa macro e viceversa. Tale trasformazione non è un semplice evento percettivo, è soprattutto un dinamico stato fisiologico cosmico. In quella trasformazione i centri attorno cui si organizza tanto la vita umana che quella di qualsiasi altro essere non sono più orientati esclusivamente verso un centro preciso della propria struttura. In modo più particolare si può dire che cessando di orientarsi verso un singolo centro della propria struttura, i centri attorno cui si organizza la vita si percepiscono via via in modo sempre più collettivo e istantaneo. Ogni diversa fase di percezione corrisponde alla - all'esistenza -di esistenze diverse e multiple decisamente più intelligenti e amorevoli di quelle che viviamo nella vita ordinaria. Quelle percezioni non sono assolutamente oggetti mentali o individuali, esse, rispetto alla dimensione di vita ordinaria, hanno una esistenza del tutto fugace e istantanea. Quando i centri di attività vitale cessano di essere orientati, il tempo e lo spazio si estinguono, le dimensioni micro e macro coincidono letteralmente ma in tale coincidenza acquistano un senso e una intensità estranea alla vita ordinaria. Questo processo viene percepito come una immensa fonte di amore o come una immensità di multiple forme di amore. E' notevole che quanto detto fino a ora possa essere percepito, vissuto, senza che l'ego venga dissolto, semplicemente l'ego non è più il centro vitale verso cui viene universazlizzata la percezione. Si impara col tempo a non agire in reazione alla percezione di estrema amorevolezza. infatti, inizialmente, quando i centri non sono più universalizzati, è ancora forte l'impulso dell'ego a definire, individualizzare, mentalizzare quelle sorgenti di amore. Da un punto di vista fisiologico quell'imparare implica il riuscire a non opporsi alla percezione della cessazione dell'orientamento dei propri centri di attività. Solo una volta acquisita stabilmente tale " non opposizione ", si scopre cosa significhi con precisione da un punto di vista fisiologico parlare di indipendenza dei centri di attività vitale, di dissoluzione e contemporanea presenza dei centri vitali, di coincidenza fra macro e microcosmo, di contemporaneità fra i fenomeni di vita e di morte e molto altro. La percezione diretta fisiologica è talmente trasformante e profonda da non essere assolutamente spiegabile col linguaggio verbale nè quello scritto. Essa non può essere nemmeno insegnata, è un processo naturale in cui ci si imbatte e solamente nel proprio intimo si può arrivare a sapere perchè quell'incontro sia stato possibile.



24 marzo 2011,Fisiologia tensionale,n.1- La fisiologia tensionale precede e sorregge la fisiologia dei centri di attività- il linguaggio qui usato è di natura evocativa. La fisiologia tensionale è ciò che crea e attiva i chakra-centri-di attività. La fisiologia tensionale è ed agisce, per così dire, tramite tensioni che sollecitano e creano al tempo stesso i chakra e tale processo produce la realtà che è prodotta al tempo stesso dalle tensioni e dai chakra. I chakra si riassorbono in entità tensionali che a loro volta contemporaneamente esistono e si dissolvono. Il processo tensionale che crea i chakra e la realtà prodotta contemporaneamente dalle tensioni e dai centri di attività può essere percepito, visto, vissuto pienamente, è qualcosa di incredibilmente sorprendente per la vividezza degli eventi percepiti e per la rapidità e precisione con i quali si susseguono. Le emozioni della vita ordinaria sono ciò che traspare – in modo infinitamente meno intenso - nella vita ordinaria di quel processo e come quel processo, creano forme di realtà, anche se orientate verso l'ego, mentre la percezione tensionale non ha nessun orientamento. Le emozioni della vita ordinaria sono prodotte contemporaneamente dalle fisiologie tensionali e da quella dei chakra. La fisiologia tensionale si diffonde ovunque, quella dei centri di attività invece segue il limite del circuito-nadi dei canali in sui essi stessi sono coinvolti dopodichè si trasformano e dissolvono. I centri di attività si equilibrano solo in relazione al processo tensionale che è del tutto impersonale, inevitabile e privo di direzioni. I chakra, centri di attività, quindi non sono equilibrati in relazioni agli elementi o alle energie in circolo ma sono equilibrati quando agiscono in modo impersonale percependo il flusso tensionale della creazione e della dissolvenza. Quell'equilibrio, dall'esterno di colui che lo vive, può non apparire, come di solito accade, o può addirittura sembrare qualcosa di tutt'altro che equilibrato. Nessuna regola è lecita in ambito tensionale. (Più si ha dimestichezza con la percezione di dissolvenza e più lo scorrere delle tensioni è percepibile. Quando la fisiologia tensionale è chiaramente percepibile i centri di attività perdono il loro orientamento, la mente, il cuore il respiro, il ventre, non sono più riferimenti di nulla, non favoriscono né ostacolano alcuna attività. All'inizio di tutto ciò il cuore si " meraviglia e rattrista ". Successivamente i centri pur non estinguendosi vengono come " inghiottiti " dal flusso delle tensioni. Il flusso tensionale è del tutto indipendente dalla pratica della meditazione e della concentrazione. La fisiologia tensionale è una " fase" molto diversa e decisamente più profonda di qualsiasi forma meditativa.)


31 marzo 2011,Fisiologia tensionale, memoria n.2 - Nella percezione profonda, al di fuori della quotidianità, ogni essere partecipa alla creazione degli altri esseri. La interconnessione dell'esistente è una entità attiva e vivente, ogni essere attiva ed è contemporaneamente attivato da altri esseri tanto a livello di fisiologia di centri di attività quanto a livello della fisiologia tensionale. In un percepire più intenso e profondo della fisiologia dei centri di attività, i centri di attività e la loro stessa attività si uniscono in una sorta di plasma chiaramente percepibile che è al tempo stesso letteralmente creazione degli esseri e riassorbimento degli esseri: tale plasma è la rarefatta realtà in ci vive la fisiologia tensionale. In entrambi le fisiologie, ma con notevoli diversità, gli esseri si appaiono in vari modi l'un l'altro al di fuori della logica temporale quotidiana, ovvero l'agire del futuro determina l'agire del passato esattamente come il passato determina l'agire del futuro. In questa dimensione percettiva il presente non di manifesta, il presente si manifesta solamente quando i centri di attività si universalizzano verso un centro specifico " mentalizzandosi". La memoria vive esclusivamente in una logica temporale normale, quotidiana, essa è una attività mentale che si estingue con il dissolversi del processo fisiologico di universalizzazione. La memoria, in ogni caso, può essere compresente alle altre dimensioni fisiologiche, ma in questo caso essa non le controlla, né dirige.



02 aprile 2011, Debolezza ego, emozione- La debolezza della struttura umana è generata dalla intrinseca universalizzazione dei centri di attività che sorreggono e costituiscono il fenomeno umano verso quel che viene genericamente definito come il centro di attività dell'ego. Tale centro, per sua stessa natura, non è particolarmente adatto a recepire la comunicazione degli altri centri, la logica che in esso funziona è una logica esclusiva del tipo " o questo o quello", " o sì o no" , o " destra o sinistra ", " definibile= esistente, o non definibile= non esistente". La logica esclusiva dell'ego oltre a essere platealmente visibile sia nel funzionamento psicologico e mentale, è ugualmente e inevitabilmente applicata al livello più squisitamente fisiologico, ovvero non si può che percepire o caldo o freddo, fame o non fame, sazietà del respiro o soffocamento. Anche la sfera della emotività è divisa in emozioni che fra loro opposte. L'intera struttura dell'ego definita come somma dell’agire mentale , fisiologico, emozionale, risulta essere una tipica descrizione dettata dall'ego. La stessa struttura dell' ego vista dal di fuori dell'ego stesso, non verrebbe descritta come un composto di parti a loro volta articolabili in altre parti. Le comunicazioni verso l'ego che non possono essere percepite in termini di opposti per motivi fisiologici intrinseci all'intera struttura, non vengono semplicemente percepiti, ne segue che l'ego vive in un mondo diviso fra un " interno" ed un "esterno" scarsamente decifrabili e percepibili. L’ego si accorge di udire solo una parte dell'udibile, di vedere solo una parte del visibile, di non poter controllare il proprio respiro né il battito cardiaco che semplicemente vede avvenire, non riesce neanche a immaginare cosa sia la percezione cellulare, o cosa il vento possa sentire. Di fatto le opposizioni che crea l'ego sono realtà operanti e creatrici tanto a livello mentale che fisiologico ed emotivo. Se l'ego non operasse tramite scissioni la vista probabilmente non esisterebbe, ecc..,la maggior parte delle informazioni convogliate dai centri di attività verso l'ego sono comprese meglio a un livello di percezione non esclusivamente egoico, ma bisogna essere preparati al fatto sorprendente che a un livello non egoico gli stessi centri di attività, non essendo più universalizzati verso l'ego, dispongono di attività molto diverse dal dividere e scindere tipiche dell'ego. In pratica succede che è l'ego che universalizza verso se stesso l'attività dei centri vitali dell'essere umano ed è in conseguenza di tale attività che i centri di attività appaiono come " centri" e come "attivi". Al cessare di tale attività cessa il fenomeno dei centri di attività e appaiono altre entità. I chakra dello yoga appartengono ancora alla dimensione dell'ego, stranamente lo yoga non da segni di avvertire chiaramente ciò che appare quando la mente cessa di fare apparire i chakra. A livello fisiologico l'attività egoica può integrare il non mentalizzabile come automatismo fisiologico, che è ancora una interpretazione di tipo mentale. Il livello emozionale può essere mentalizzato solo in parte poiché risente dell'enorme disturbo generato da ciò che essendo stato automatizzato non può più venire percepito nemmeno come mentale. La stessa percezione mentale, che è il modo di percepire - e al tempo stesso creare la realtà- da parte dell'ego, genera esistenze fra loro percepibili in termini di opposti o semplicemente non percepibili. Percepire e valutare in termini di opposti ha sempre, come conseguenza, il fatto di non percepire l'effettiva portata della realtà, in più sulla vita emotiva grava il fardello di una inefficace comprensione mentale della realtà e di una impossibile percezione di moltissime altre realtà perchè ritenute dalla mente egoica automatizzate o estremamente diverse e lontane. Il risultato finale di tutto ciò è che l'essere umano in quanto essere egoico-mentale non può disporre di una intelligenza penetrante e a livello emotivo non può che vivere nella sofferenza a causa della immensa limitatezza intrinseca dell’agire percettivo- mentale. Nella vita quotidiana è attraverso l’emotività che viene fruita l'esistenza. La mente viene modellata dalla sensibilità emotiva e così pure l'aspetto fisiologico è determinato dalla emotività. Eppure la sensibilità emotiva è stata fino a poco tempo fa ostracizzata dalla filosofia per non parlare del trattamento riservatole dalle grandi religioni, yoga compreso. Il modo di percepire le emozioni, ma non solo quello, può condurre a scoprire e vivere la fisiologia tensionale che non è mentale, ancor prima di giungere a scorgere la fisiologia dei chakra che in gran parte è ancora mentale. Quel modo non è insegnabile ma in ogni caso lo si può incontrare. Dal punto di vista del vissuto quotidiano il vissuto emotivo è il più variabile, fragile, attivo. La vita che esso presenta è una vita fatta di continui cambiamenti, per lo più incolori o inspiegabili. La parte più misteriosa dell'emozione risulta non tanto nell'essere fonte di sofferenze o entusiasmi ma dal fatto che per quanto essa sia intensa essa non è mai abbastanza intensa da risultare stabilmente appagante. Diversamente da ciò che afferma il buddhismo non è la felicità l'obbiettivo della vita quotidiana ma il conseguimento frequente di intense emozioni misteriosamente appaganti. Quella intensità e quel misterioso appagamento non sono assolutamente da reprimere ,ignorare, fuggire, entrambi sono l'inequivocabile segnale della intrinseca limitatezza della struttura umana e di quali intensità e sensatezze esistano oltre il funzionamento dell'ego.


11 aprile 2011- Emozione ed automatismi dell'EGO
Il modo automatico di funzionamento del centro di attività chiamato EGO è quello che incessantemente convoglia verso se stesso e subordina a se stesso l'agire degli altri centri di attività. Tale automatismo è l'origine del senso di individualità, sia singola che collettiva, inteso come necessità intrinseca dell'essere, è l'origine del bisogno di possesso, di potere, di controllo, in generale di definizione incessante dell'universo. L'ego, da solo, non può percepire chiaramente l'esistente.

Gli automatismi dell'EGO sono incessanti ma possono anche essere capaci di percepire la limitatezza del percepire dell’ego stesso e quindi di non estendere oltre i limiti di quella percezione il funzionamento degli automatismi. L’autoconsapevolezza della propria limiti è estremamente preziosa per l’Ego poiché solo grazie a quella l'ego può cessare di percepire attraverso i propri automatismi e quindi cessare di credere nella necessità ontologica della individualità, nella necessità del potere, della proprietà, del definire compulsivo. In altre parole l'EGO può funzionare anche senza essere dominato percettivamente dal proprio automatismo funzionale mentre gli stessi automatismi continuano ad avere luogo. Il termine libertà acquista il proprio senso solamente se si è capaci di non far determinare l'EGO, percettivamente, dagli automatismi dell'EGO stesso. Il punto di svolta dal quale si dipana la libertà si ha in una dimensione fortemente emotiva nella quale si riesce a veder agire le proprie emozioni, pensieri, percezioni, desideri, sensazioni, senza riferirli a sé stessi, senza volerne essere i legittimi destinatari, senza volerli emotivamente trattenerli. Quando l'ego cessa di essere il proprietario delle emozioni e lascia alle emozioni la propria indipendenza, l' EGO si calma e lentamente ma sicuramente, comincia a veder sorgere gli altri centri di attività. Bisogna fare molta attenzione a non forzarsi a vedere le emozioni proprie come indipendenti dall' EGO poiché la forzatura conduce a malesseri psicologici, emotivi e fisici di tutti i tipi. La capacità di non riferire le proprie percezioni al proprio EGO deve, si tratta di un dovere del tutto evocativo, sorgere in modo naturale e non stimolato dalla propria volontà. Bisogna imparare a sapersi trovare immersi nel turbinio dei propri automatismi senza esserne travolti emotivamente e, al contrario, essere molto presenti alla molteplicità e diversità del proprio percepire, in particolar modo del percepire emotivo, senza ridurlo, negarlo, fuggirlo. Le emozioni, se continuamente e intensamente non vissute come indissolubilmente legate al proprio EGO ma percepite come entità diverse dal proprio EGO, vissute semplicemente come entità indipendenti dotate di una esistenza propria, senza lasciarsi terrorizzare da qualsiasi forma tale indipendenza possa assumere, si intensificano. In quella intensificazione esse riescono a sviluppare la percezione di indipendenza dell'esistente dall'automatismo dell' EGO e si rendono via via conto di come gli automatismi dell' EGO portino a fraintendere l'esistente con qualcos'altro ad esso molto debolmente e remotamente connesso. Inoltre, quell'esistente, assume una vita estremamente intensa e particolare che è la vita propria percepita nell'ambito della fisiologia tensionale a cui si è già accennato. Le emozioni non bisogna temerle mai, di qualsiasi natura esse siano. Ma, come tutto ciò che scaturisce dall'automatismo dell' EGO, assumono il loro vero senso solo quando l'EGO cessa di percepirle come una propria intima proprietà.

L' EGO, fin quando resta incapace di percepire con chiarezza i limiti del proprio automatismo, resta fortemente interessato e dominato dagli eventi legati al nascere e al morire. Quando l' EGO si libera, diventa fondamentalmente disinteressato alla sofferenza, alla morte, pur continuando a viverle. Nel momento in cui l'Ego riesce a vedere con chiarezza che non è altro che una entità fra molte, si disattiva, si trasforma.



15 aprile 2011- INSIEME
La fisiologia tensionale ha luogo negli stessi canali in cui ha luogo la fisiologia dei centri di attività. In modo puramente evocativo si può dire che nella fisiologia tensionale i canali rassomigliano più a flussi di fiumi costituiti da oceani in piena. Tali flussi producono entità e si dissolvono al tempo stesso. La realtà quotidiana, ciò che appare nella fisiologia tensionale e quello che appare nella fisiologia dei centri di attività sono completamente mischiati fra loro e interconnesi in modo tale che la realtà quotidiana, la fisiologia tensionale e quella dei centri di attività possono essere vissuti contemporaneamente, supporre che esiste un ordine di successione o un ordine gerarchico fra di loro è errato. Qualsiasi elemento percettivo può risultare adatto in appropriate e peculiari circostanze a favorire la percezione del fluire contemporaneo delle diverse fisiologie oppure a favorire il fluire da una fisiologia ad un altra. Non esistono regole o schemi generali validi per tutti gli umani, ognuno deve, se vuole, se può, seguire le proprie vie. L'emotività, le emozioni, la capacità di emozionarsi evitando sia gli eccessi di un culto della emotività sia di considerare le emozioni percepite come qualcosa di esclusivamente intimo e personale, possono condurre rapidamente verso l'amore, verso la liberazione dell'EGO dall'Ego stesso, verso i tumultuosi oceani in dissoluzione della fisiologia tensionale, ma è molto, molto difficile tanto percepire delle emozioni che non siano costituite dall'ego e riconoscerle come tali quanto percepire con chiarezza i limiti e le funzioni delle emozioni egocentriche che, dopotutto, non sono niente di innaturale. Sempre in modo evocativo si può dire che le percezioni non si trasformano l'una nell'altra, non ci si evolve da un livello percettivo in un altro, le percezioni si presentano e come si presentano vengono vissute. Il senso del percepire è nelle percezioni stesse, non altrove. Le percezioni non sono un concetto dell' EGO, sono uno dei numerosissimi stati fisiologici che avvengono. Le emozioni sono percezioni, sono presenze autonome e complesse di incredibile intensità, d'altra parte non esiste nulla che non sia dotato di grande intensità. Il fatto più difficile da evocare è che non tutto ciò che può essere percepito è percepibile



20 aprile 2011 Individualità
il motivo per cui è impossibile parlare o rappresentare la percezione è che appena ci si allontana dalla coscienza, percezione ordinaria, il linguaggio, assieme a qualsiasi altro metodo di rappresentazione, cessa di funzionare e di servire a qualcosa. Ciò che si percepisce al di fuori della percezione ordinaria non risulta più essere un insieme di emozioni, pensieri, sensazioni narrabili, articolabili, ordinabili, ricostruibili in qualche modo, comunicabili. Lontano dalla percezione ordinaria ci si trova senza il tempo, senza lo spazio, niente sembra o particolarmente grande o particolarmente piccolo e, soprattutto, il proprio io ordinario, pur continuando ad esistere come io, non si manifesta più come una forza concentrica e magnetica. Appena ci si allontana dalla percezione ordinaria non esistono più guide e maestri, ciò che si vive è , a suo modo, abbastanza sensato da non richiedere spiegazioni. Appena ci si allontana dalla percezione ordinaria non si esiste più come individualità, il che è decisamente sorprendente visto che l'ego resta lì, non viene annullato, ma, come si è già detto, semplicemente cessa di funzionare in modo "magnetico". La cessazione del magnetismo dell'ego può essere evocata ma non può essere spiegata nei dettagli: chi la conosce non ha bisogno di alcuna spiegazione, chi non la conosce vive , in qualche modo, una forma di individualità e il magnetismo proprio di qualsiasi individualità impedisce la percezione di qualcosa di diverso da un'altra FORMA DI INDIVIDUALITA'. Il magnetismo della individualità è un automatismo dell'ego, è costituito da materia pulsante, come tutto del resto. Ma se l'individualità non si basta più, per chissà quale motivo, se comincia ad accorgersi con fastidio crescente degli automatismi, ecco che l'individualità impara da sé stessa, senza bisogno di alcuna guida e senza impazzire, a vedersi e cessa la propria azione magnetica.



25 aprile 2011- Natura e magnetismo
La comunicazione è una percezione dell'ego. Oltre la percezione dell'ego, le presenze si accumulano fra di loro in un intensissimo senso di condivisione, dissolvimento , comprensione, compressione ed estinzione della dimensione dell'alterità. Oltre la comprensione dell'ego è un gioco verbale decidere se si possa o non si possa ancora parlare di percezione. D'altra parte se è per l'ego che si parla è inevitabile giungere a parole come percezione e comunicazione, sempre con la dovuta cautela proveniente dalla consapevolezza di un loro uso strettamente evocativo. Il magnetismo dell'ego è una energia complessa e può smagnetizzarsi; nello smagnetizzarsi l’ego si rende immediatamente recettivo a profondi mutamenti i quali permettono l'accesso a una dimensione in cui allo stesso tempo da una parte la struttura dell'ego raggiunge un notevole equilibrio funzionale che si manifesta con la facilità a non voler possedere le proprie emozioni, pensieri e corpi, e da un'altra parte l'ego si avvia verso la dimensione del dissolvimento e della intensificazione-accumulazione delle presenze. Le emozioni percepite dall'ego, se non fossero continuamente ritenute una sorta di proprietà privata dell'ego stesso, risulterebbero essere l'elemento dell'ego più simile a ciò che si percepisce nella dimensione di intensificazione-cumulazione delle presenze. Un Ego che sia capace di equilibrio, e che quindi non riferisca a se stesso i propri pensieri e le proprie emozioni può essere condotto dalle emozioni stesse, nonché dallo stesso corpo, lungo una sorta di via naturale al dissolvimento e intensificazione percettiva. Il magnetismo dell'ego non è un nemico, è semplicemente qualcosa che accade e che può facilmente essere interrotto, che può scomparire e ricomparire seguendo la naturalità dell'apparire e del dissolversi. Una intensificata percezione dell'ego non riconosce il magnetismo come un elemento costitutivo. L'intensificarsi della percezione conduce oltre a un intensificarsi della capacità di amare, anche alla estinzione della percezione intesa come attività di riconoscimento di elementi costitutivi di una qualche coscienza. Gli elementi che "prima" costituivano l'Ego, successivamente diventano esseri a sè stanti che appaiono e si dissolvono nel naturale processo della vita. Il processo della vita in realtà non esiste che per l'Ego, la natura, invece, appare e scompare. Sembra un gioco di parole e tuttavia è quel che accade.



30 aprile 2011- Visioni ed EGO
Quando si è già in grado di accedere a una percezione non egocentrica si vive in una continua manifestazione di visioni: i fenomeni e le percezioni ordinarie appaiono al di fuori delle reciproche connessioni di cause-effetto tipiche della percezione egocentrica, la realtà si manifesta, non si organizza. Le visioni si manifestano in una sorta di tensione in continua modulazione. Il fatto è inspiegabile, ma tentando una maggiore precisione descrittiva si può dire che le percezioni e i fenomeni, trasformandosi in visioni, diventano al tempo stesso completamente indipendenti l'uno dall'altro e completamente fusi l'uno nell'altro. Tutto ciò avviene in una dimensione inesistente poiché avviene al di fuori del tempo e dello spazio. Le visioni possono diventare un luogo di esistenza pressochè costante senza escludere l'ego da tale luogo. L'ego viene, come dire, trasformato dalle visioni; le percezioni e i fenomeni come il corpo, il pensiero, le emozioni, la mente, l'istinto, diventano una complessa e nitida tensione, in pratica l'ego si muta in un' insolita fisiologia priva di persistenza mnemonica e di centri di potere. Le visioni sono connesse con una realtà manifestantesi non nel tempo e nello spazio e senza la generazione di legami: l'esperienza può essere vissuta senza esserne condizionati. Ciò accade perchè in una realtà "visionaria" l'esperienza, in modo molto particolare, si manifesta e dissolve al tempo stesso. Nella realtà ordinaria, quella dell'ego, è impossibile vivere contemporaneamente il manifestarsi e il dissolversi delle cose. Se ciò avviene in modo spontaneo e tranquillo vuol sempre dire che qualcosa di molto profondo si è trasformato. La " realtà visionaria " può essere percepita e vista dalla dimensione egocentrica ma non compresa fin tanto che l'ego non cessi la sua automatica attività organizzatrice. Le visioni, dal punto di vista dell'ego, appaiono, di solito, come qualcosa di bizzarro, sporadico, attraente o spaventoso. L'ego cerca a volte di spiegarle col pensiero o tramite l’uso della memoria ma le spiegazioni che ne scaturiscono sono sempre fuorvianti, inutili, spesso addirittura nocive. Il senso della realtà visionaria si manifesta solamente in una esistenza non dominata, né organizzata, dall'ego.


14 maggio 2011- Tossicità, preponderanza, disintegrazione
Tutto nella realtà è vivo e spontaneamente adatto a condurre, in qualche modo, al superamento del funzionamento automatico dell'Ego. Tale superamento è un fatto naturale, non è corretto ritenerlo una volontà personale né, proprio perchè la natura si articola in infinite vie, si deve essere mai convinti di possedere un unico metodo valido per ogni essere umano per compiere quel superamento. Fintanto che il superamento non sia avvenuto completamente, spesso si ritiene che sia la propria volontà a spingersi verso il superamento. Questo comportamento non è un errore, prima o poi esso cede il posto alla corretta visione della naturalità della cessazione dell'automatismo. Nella realtà quotidiana, si possono vivere molte sfumature percettive che vanno da una completa chiusura all'interno dell'automatismo dell'Ego a una completa libertà da quell'automatismo. Non bisogna ignorare il fatto che l'Ego, avvolto nel suo automatismo, è una espressione della natura stessa, non un elemento contro-natura: mai scordarsi che è l'Ego a creare naturalmente il fenomeno dell'Essere umano inteso come entità separata e separabile da altre entità separate anch' esse fra di loro. In realtà tale separazione non esiste e di fatto può spesso capitare di avvertire una estensione e saldatura del proprio corpo con quello di altri esseri, animati o apparentemente inanimati che siano.

All'interno dell'habitat urbano, ancor più che nell'habitat extra-urbano, è decisamente non agevole saldarsi ad altre entità: le cose, i suoni, le luci prodotte dall'agire umano hanno spesso una funzione eccessivamente tossica ed ostile verso l'umano con la conseguenza che l'Ego tende a percepirsi come del tutto disconnesso dall'habitat oltre che a percepire ovunque presenze ostili e inospitali. La connessione quotidiana dell'Ego con l'ambiente viene operata dall'Ego mediante l'utilizzo di una complesso organismo emozionale il cui scopo è la creazione di un luogo profondamente antropocentrico e affollato da una infinita miriade di esseri separati e ulteriormente separabili fra di loro. L'Ego impedisce in ogni istante a quell'organismo da lui stesso creato , di percepire l'Ego come una semplice parte in un habitat in continua fusione tra miliardi di parti. L'Ego, tanto al suo interno che al suo esterno, è densamente popolato da entità da lui stesso create tramite i propri automatismi; per l’ intrinseca natura di quegli stessi automatismi l'Ego viene continuamente indebolito, offeso, minacciato, avvelenato. In pratica, in modo naturale e spontaneo, l'Ego crea un circuito chiuso all'interno del quale le proprie creazioni sono a lui stesso nemiche. Di fatto, tanto in ambiente urbano che extraurbano, l'ambiente creato dall'Ego è ostile all'Ego stesso, così tossico e inquinante a livello mentale, acustico, visivo, emozionale, energetico, che viene da chiedersi quanto possa durare ancora tale situazione. L'agire quotidiano dell'Ego produce le note scissioni fra mente-corpo, emotività-pensiero-sessualità, religiosità-pensiero-materia, mio-tuo-suo, ec.... Questo agire utilizza energie tossiche per sé stesse e per l'Ego. Tali energie sono a loro volta animate da esseri viventi in una situazione di non equilibrio, ovvero costituiti da parti che tendono a manipolare il funzionamento di altre parti. La manipolazione conduce ad un naturale obbligo ad assumere determinate tendenze comportamentali che in sè stesse contengono ciò che genererà la disintegrazione di quegli stessi esseri e delle energie che costituiscono e di ciò che quelle energie a loro volta generano. Uscire dall'automatismo dell'ego implica la riduzione della preponderanza di qualsiasi entità all'interno dell'Ego ai danni di altre entità, in pratica implica la disintossicazione dell'Ego e del cosmo stesso che ospita l'Ego. (Lo yoga è in effetti una potentissima pratica di disintossicazione se compreso correttamente). Dal punto di vista dell'Ego la tossicità intrinseca che lo compone e lo agita è un fenomeno cosmico. Se il cosmo non producesse intrinsecamente tossicità mediante la sua espansione basata su una articolata successione di preponderanza di tendenze-elementi, l'Ego non esisterebbe. La successione cosmica dei fenomeni di manipolazione-preponderanza conduce, dal punto di vista dell'Ego, alla disintegrazione del cosmo stesso. In realtà qualsiasi cosa appaia è tanto in situazione di preponderanza che di equilibrio, ed è proprio questo tipo di realtà che l'ego avvolto completamente nei propri automatismi non può vedere.



17 maggio 2011- Eccessi
Ciò che agisce è sempre in eccesso. Quel che non agisce non solo è in equilibrio ma semplicemente, si dissolve. Quando si manifestano con chiarezza tanto gli eccessi agenti che l'equilibrio – dissoluzione, si è usciti dall'automatismo dell'ego. Ciò che agisce conduce di eccesso in eccesso, di preponderanza in preponderanza, alla continua disintegrazione di ciò che agisce: la disintegrazione di un agente è il corso naturale dell'agente stesso. Esso non si trasforma, semplicemente scompare il chè è tutt’altra cosa che dissolversi. E' solo agli occhi dell'ego che la realtà pare in continua trasformazione poiché l' Ego, normalmente, non percepisce la dissoluzione della realtà e in effetti, la dissoluzione non è una percezione. L'eccesso di ciò che agisce e l’agente, costituiscono un unico ente che costituisce il cosmo stesso con una rapidità impensabile. Gli enti appaiono, per così dire, forniti intrinsecamente di una tossicità intelligente che li disintegra progressivamente, la loro disintegrazione implica il compimento dell'azione dell'ente. Dato che il tutto non avviene nel tempo né nello spazio, non vi è storia, né vi sono cicli. L'ego vede il cosmo popolato di enti agenti sotto forma di architetture complesse mentre in realtà, come appare con chiarezza nell'ambito della fisiologia tensionale, non esistono che impulsi che appaiono e scompaiono del tutto molto rapidamente. Le architetture macro e microcosmiche che l'Ego percepisce sono in perpetua disintegrazione per l' ego, ma a ben vedere non si tratta di disintegrazioni cicliche bensì di disintegrazioni progressive la cui prevedibilità non è mai certa, a parte la sicurezza della inevitabilità di una prossima disintegrazione. Le architetture si disintegrano per ricomparire semplicemente perchè l'ego ne può vedere solo una parte per volta, esse non ricompaiono mai, infine anche l'ego si estingue per ricomparire a se stesso fin quando l’ego non cessa l'automatismo. Gli eccessi che agiscono costituisco molto velocemente una quantità impressionante di involucri che a loro volta agiscono. Tutto ciò che agisce, agisce per via di qualche eccesso e genera ulteriori involucri in azione. Di fatto il proprio pensiero, il proprio agire, non sono che dei modi con cui il cosmo crea la propria architettura agli occhi dell'ego in una sorta di impressionante, gigantesca tautologia. Tutto ciò che conduce a comprendere l'automatismo che genera l'agire ha a che fare con l'amore. L'agire in sé stesso non è generatore di eccessi. Ciò che si oppone alla separazione fra gli agenti è amore, in questo caso il "ciò che si oppone" dispone della duplice funzione di eccesso agente e agente che cessa di agire . Il senso più nascosto della disintegrazione come la vede l'ego, non è solo quello della estinzione di qualcuno ma la generazione di enti in opposizione, separazione ed esclusione reciproca. L'habitat – e il cosmo - normalmente percepito dall'essere umano, è il dispiegamento perfetto dell'agire inteso come opposizione, esclusione, separazione fra l'ego e il cosmo stesso. Questa percezione ha un effetto tossico, avvelenante, per la struttura interna dell'essere umano, corpo-mente-spirito ecc, e lo conduce ad agire in modo tossico verso l'ambiente esterno in cui si trova a vivere. Ma tutto ciò, per quanto possa sembrare catastrofico e doloroso, non è che un automatismo che può essere interrotto. L'ecologia normale dell'essere umano è quella di essere un agente di tossicità.


19 maggio 2011- Fisiologia degli involucri
La fisiologia quotidiana in cui si vive come " EGO " è la fisiologia degli involucri che sono generati da una incessante azione di opposizione-esclusione-separazione operata dall' ego stesso. L'ego riconosce l'esistenza di qualcosa solamente se quel qualcosa può essere racchiuso dentro contenitori emozionali, intellettuali, materiali, spirituali: tali contenitori costituiscono gli involucri, apparentemente ognuno diverso dall'altro per funzione, finalità, destino. L'ego vede se stesso come una struttura composta da una infinità di involucri: mente, cervello, emozioni, pensieri, cuore, polmoni, miliardi di cellule, ecc. L' ego cura se stesso come se fosse realmente costituito da involucri sui quali poter agire ignorando che la composizione del cosmo è fondamentalmente disintegrazione. Il cosmo persiste perchè è la visione dell'ego a farlo incessantemente comparire. In realtà non esiste niente da curare. L'unica incessante attività che come ego deve essere compiuta davvero è la nutrizione e l'essere al tempo stesso cibo per altri. Se l'ego non fosse così oscurato dal proprio involucro, si accorgerebbe che tutti i suoi malanni non sono solo originati dalla inevitabile disintegrazione del cosmo, ma dal fatto che " disintegrarsi" significa che altri esseri, per lo più invisibili, si nutrono dell'ego stesso, provocandone la nascita, la crescita, l'invecchiamento e le malattie. Il cosmo si nutre di se stesso e in se stesso si estingue. La sua estinzione non va confusa con un ritorno a un primigenio equilibrio poiché tale epoca non esiste. L' equilibrio, che poi è come dire " la dissoluzione", è contemporaneo all'esistenza del cosmo, non lo precede né lo segue. Nella quotidianità, quando si è colpiti da malanni, si è mangiati in qualche modo da entità, come già detto, per lo più invisibili. L' ego, assumendo lui stesso determinati alimenti, può spesso " compensare" quei malanni, rallentandone o neutralizzandone l'azione disintegrante; ma a volte è inevitabile essere divorati fino alla morte o subire pesanti menomazioni. Il modo in cui l'ego e il cosmo si disintegrano è indipendente dalla volontà dell'ego. L'ego, se ne è capace, può percepire fin dove estendere la propria azione " compensatrice " senza distruggere a sua volta il cosmo stesso, ingerendo sostanze molto particolari e utilizzando tecniche ancora più particolari quali lo yoga. Se la compensazione operata è scorretta si accelera la propria disintegrazione e quasi sempre anche quella del cosmo. Se l'ego comprendesse con chiarezza le conseguenze di essere lui stesso il cosmo, comprenderebbe quanto marginale e limitata dovrebbe essere la sua presenza e il suo agire sulla terra e nel cosmo. Purtroppo quella comprensione è impossibile all'interno della " normale " fisiologia degli involucri. L'ego umano non è certo l'unico ego esistente ad essere così oscurato da operare ecologicamente come una sorta di " grande distruttore". All'interno della fisiologia degli involucri si può arginare tale attitudine ecologica mediante l'amore. L'amore, quello disinteressato, fornisce la comprensione, discioglie gli involucri, agisce senza aggredire.



24 maggio 2011 Connessioni
Le tre fisiologie, quella degli involucri, quella dei centri di attività, quella tensionale sono sempre compresenti. Fra di esse non esiste un rapporto evolutivo, tutte e tre sono in perpetuo dissolvimento e tutte e tre conoscono la fase di disintegrazione; ma mentre per la fisiologia tensionale e quella dei centri di attività dissolvimento e disintegrazione coincidono, all'interno della fisiologia degli involucri può essere percepita la disintegrazione ma non il dissolvimento. Ciò accade in parte perchè le prime due fisiologie non possiedono involucri da consumare prima di potersi accorgere del dissolvimento senza ostacoli. Lo hatha yoga, se praticato correttamente, oltre a disintossicare il micro-macrocosmo consuma gli involucri. Quando gli involucri cominciano a consumarsi, a non essere più tossici, si manifestano molteplicità di esistenze in rapido dissolvimento: le esistenze non condizionate da involucri esistono e si dissolvono allo stesso tempo. Quando la fisiologia dei centri di attività è attività e gli involucri cominciano a consumarsi si manifesta con chiarezza la non individualità dei centri di attività ( chakra ): essi si manifestano come entità prive di spazio e tempo che allo stesso tempo manifestano connessioni individualizzanti e collettive……le parole non bastano davvero per descrivere.


31 maggio 2011 Singolarità e involucri
Gli esseri umani e molti altri esseri sono caratterizzati dal sentirsi, percepirsi, esseri singoli, viventi in un cosmo composto da singole parti interconnesse tra loro. La percezione della singolarità è l'effetto della composizione a involucro della stato fisiologico in cui normalmente si vive. Gli involucri sono per lo più composti da stati, energie, manifestazioni, contrapposti fra loro, in modo tale che l'eccesso-preponderanza di determinate condizioni comportano, implicano, il completo accecamento percettivo e addirittura fisiologico di altre condizioni. Le "condizioni" oscurate restano presenti ma immerse in una particolare incoscienza che allo stesso tempo è incapacità di agire, quasi di esistere. Il linguaggio degli esseri che si percepiscono come singolarità è decisamente inadatto a esprimere ciò che è altro dalla singolarità. Tenuto conto di tale limite si può dire che esistono creature, esistenze, che non sono né singolari, né molteplici. A quelle forme di esistenza appartengono i centri di attività e gli stati che si susseguono nella fisiologia tensionale. Le condizioni e gli stati propri della fisiologia dei centri di attività e di quella tensionale, sono inseparabili gli uni dagli altri. Gli esseri che si percepiscono come singoli vivono in continua relazione con esseri singoli ed esseri a loro invisibili che non sono né singoli né molteplici. Gli esseri singoli si percepiscono come singolarità ma in profondità sono anch'essi degli esseri né singolari né molteplici. Comprendere fin nei dettagli l'interazione fra la natura singolare e la natura non-singolare-non-molteplice, implica l'uscita dalla percezione ordinaria e un mutamento profondo anche se invisibile della singolarità, della struttura a "involucri". Il libro dei "I King" si occupa nei dettagli della relazione tra gli esseri umani visti come singolarità e l'esistenza umana vista come non singolare e non molteplice. Anche nella religione Samkia ci sono numerosi accenni a quella relazione, l'irriducibile esistenza del purusa individuale è da far risalire a quella relazione, tuttavia all'interno del sistema Samkia sono presenti numerosissime scritture e riscritture che hanno completamente frainteso tale relazione. Lo hatha-yoga è un eccezionale insieme di pratiche adatte a consumare gli involucri. Al di fuori della fisiologia a involucri l'esistenza può essere narrata ed evocata come un susseguirsi di manifestazioni che nel manifestarsi non si manifestano, che nell'agire non agiscono, che mentre esistono si estinguono e che nell'estinguersi esistono senza esistere. Insomma la solita struttura narrativa a paradossi…



02 giugno 2011 Tracce luminose e sonore
Il sentirsi parlare, osservare, pensare, è uno dei più frequenti effetti dell'azione dell'involucro. Considerare quell'agire come attività psichica non visibile dall'esterno del proprio corpo, ritenerla qualcosa di teorico non costituito da alcuna materialità, è un altro effetto notevole dell'azione dell'involucro. Se l'involucro potesse sospendere per un attimo la propria azione plasmatrice degli esseri singoli si vedrebbero ben strane manifestazioni. La superficie dei corpi apparirebbe continuamente percorse da traettorie multicolori e rumorose, lo spazio apparirebbe composto da rapide e liquide materie intrise di lampi e tentacoli in cui ci si troverebbe aggrovigliati e comodamente a proprio agio, ogni minima modificazione dell'interno del proprio corpo agirebbe modificando in modo estremamente manifesto l'aspetto e la morfologia della mobilissima superficie corporea. Le proprie modificazioni corporee modificherebbero le liquide e rapide materie in cui saremmo immersi in un continuo gioco di rimandi e reazioni luminosissimo e vibrante di suoni. Ogni modificazione apparirebbe non scissa dal proprio senso, significato e auto-conoscenza, gli involucri singoli apparirebbero completamente uniti e, a seconda della intensità delle vibrazioni sonore e luminose, gli involucri apparirebbero contemporaneamente come un unico intensissimo involucro, un fiume di tensioni indicibili, nient'altro che dissoluzione-riassorbimento e infiniti singoli involucri. Anche se quanto appena detto è di solito invisibile, resta il fatto che ogni minima modificazione delle emozioni, dei pensieri sono al tempo stesso parti parlanti, mobili e modificanti del nostro involucro, parti che modificano e, reattivamente si fanno modificare da ciò che il senso comune definisce esterno del proprio corpo. Un eccezionalmente sofisticato gruppo di energie, azioni reciproche, reti organiche in istantanea e reciproca trasformazione costituisce il sottile ma potentissimo tessuto composto di vibrazioni che naturalmente pervade il cosmo creando l'effetto involucro-corpo-singolarità impedendo che determinate parti del cosmo possano essere liberamente coscienti della fisiologia tensionale e di quella dei centri di attività pur essendo quelle energie sia centri di attività che tensionali.


07 giugno 2011- Agire sull'involucro
Agire sull'involucro per consumarlo e disintossicarlo è possibile in vari modi. Ogni involucro è un'area in cui moltissime entità si contrappongono creando zone fisiologiche quasi nascoste, emotivamente assopite o, viceversa, materialmente eccessivamente persistenti, rumorose. Le zone fisiologiche quasi nascoste e ottenebrate, sono comunque generate da entità agenti in modo incessante, forzato e spasmodico, quanto le zone non nascoste. Agire sull'involucro significa interferire con quelle entità, energie, placandole, rallentandole, significa rimodulare e indebolire il ruolo delle energie-entità che rendono l'involucro qualcosa di singolo. Così facendo si permette all'involucro di mutare la propria composizione rendendola progressivamente compatibile e recettiva al riassorbimento. Interferire con le entità-energie che creano e plasmano l'involucro è un qualcosa di assolutamente naturale. Interferire vuol dire compiere azioni che sono naturali ma inconsuete, essere recettivi alla infinita quantità di segnali strani e illogici presenti nella vita quotidiana, essere molto concentrati e attenti ad avvertire qualsiasi modificazione delle percezioni, senza volerle forzare né controllare e tanto meno predeterminarle. Interferire con le energie che creano l'involucro vuol dire vuol dire affidarsi alla natura e alla propria creatività, non temere il nuovo senza tuttavia farne un nuovo idolo. Vuol dire entrare e uscire incessantemente da elementi apparentemente corporei, emozionali, ambientali, mentali, frenetici o quieti, vivi o morti, interni o esterni, vicini o lontani, organici o inorganici avvertendone lentamente la valenza di non opposizione, di non preponderanza. Le energie-preponderanze che creano gli involucri al momento stesso del loro apparire non solo generano l'irriducibile percezione della persistenza della realtà della natura ma generano anche innumerevoli circostanze energetiche che ne permettono la neutralizzazione, ovvero che conducono rapidamente alla riduzione di quelle stesse energie-preponderanze. Dall'interno del singolo involucro ci si illude circa l'esistenza di una volontà, da parte di quelle energie che creano l'involucro, di creare una perenne chiusura dell'involucro, ma si tratta di una illusione. Il processo naturale delle energie creatrici dell'involucro prevede allo stesso tempo tanto la creazione della preponderanza che costruisce l'involucro singolo quanto la riduzione stessa di quella preponderanza sì da lasciar fluire liberamente il riassorbimento. In ogni involucro il gioco delle preponderanze è diverso dagli altri involucri, ragion per cui ogni persona deve seguire le proprie intuizioni poiché ognuno sarà recettivo a circostanze ed entità diverse da chiunque altro.



14 giugno 2011- Spazio
Lo spazio non esiste. Ciò che si percepisce come spazio è il risultato di una continua modificazione di composizioni, di preponderanze, di energie che generano la sensazione di un interno e di un esterno. Lo spazio non esiste, esso è una fugace effetto provocato da molte modificazioni, una sorta di composizione chimica in continua fluttuazione che ha luogo in un nulla liquido e multidimensionale. Tra quel nulla liquido e la percezione quotidiana esistono una quantità infinita di sfumature percettive, sfumature che sono genericamente chiamate livelli di coscienza. Quelle sfumature dipendono dalla mutevole composizione dell'essere che percepisce e quindi non risulta possibile canonizzare.

Ogni essere umano viaggia attraverso i propri livelli di coscienza, per lo più in modo del tutto inconsapevole a parte riconoscere i livelli della veglia, del sonno, della morte e della vita e a volte, quello delle allucinazione. Questi cinque livelli sono in realtà del tutto mischiati fra loro, la loro successione è un'apparenza significativa ma illusoria. Spesso mentre si è in vita, si vivono le stesse condizioni della morte e viceversa e questo vale anche per il sogno e la veglia. La non esistenza dello spazio rende possibile modificare lo stato di vita in quello di morte e viceversa come pure rende possibile mutare lo stato di veglia in sogno e viceversa. Queste possibilità sono frequentemente considerate qualcosa di appartenente al livello di coscienza delle allucinazioni e d'altra parte le allucinazioni stesse avvengono quando la sensazione della normalità quotidiana , viene sconvolta da alcuni mutamenti insoliti delle composizioni degli involucri. Fa parte della natura la possibilità di essere consapevoli in modo cosciente del mutamento delle composizioni degli involucri e del parteciparvi attivamente. A quella possibilità vi si accede ma non esiste un metodo per accedervi tranne l’essere molto ricettivi a circostanze di solito considerate banali e del tutto prive di interesse. Essere particolarmente sensibili e ricettivi conduce a una nuova relazione con la sfera emozionale. Se la sfera emozionale riesce poi a diventare durevolmente consapevole della propria autonomia e della propria capacità di avvertire il cuore delle stesse composizioni si accede a un percepire molto particolare: in quel modo particolare le emozioni sono mutate in qualcos'altro, la propria volontà cessa di agire, infine sono le stesse condizioni fisiologiche a manifestare il senso delle manifestazioni.



16 giugno 2011 Amore e fisiologia
L'interno dell'involucro appare come un cosmo ordinato dal principio di causa ed effetto. Lo scioglimento dell'involucro rivela, invece, una esistenza di manifestazioni e riassorbimento privi di principi regolatori, le esistenze si manifestano e basta. Al di là dell'involucro le manifestazioni e il riassorbimento sono troppo veloci per avere una qualche tipo di relazione osservabile, oltre l'involucro si agisce in una dimensione intensissima. Il riassorbimento non può manifestarsi senza aver prima conseguito una intensa capacità di amare. Il riassorbimento stesso genera le circostanze in cui riconoscere l'amore, circostanze che non sono determinate da alcuna preponderanza. L'amore non ha fisiologia, è una strada indipendente che conduce ovunque. L'amore, è il dissolvimento, non la disgregazione, delle stesse fisiologie. In ogni caso l'amore è un tutt'uno con la natura, la natura va ben oltre i limiti del cosmo e del microcosmo in cui si agitano gli involucri, ma, in fondo, la natura non è che una parola.



24 giugno 2011- L'oltre decide
Si fa strada, somma luci inconsistenti, guglie delicate orlano canali lenti, le correnti si attraggono e affastellano, mostrano nuove emissioni, lunghe, dense di guizzi variopinti. Suoni immoti compongono reti di reti, stese per meno di un attimo, si allineano entità affamate, unite alla terra da venti di amore. Il ritmo è palpabile, sembra un sorriso anche se molto più scomposto. Striature di epidermidi interne emergono da lontano, creano un momentaneo spazio. Acqua lagunare diventa semplicemente liquida, tracce di tempeste sono disposte sui bordi di milioni di bocche. Gli organi cessano di chiedere, attratti da nuove composizioni flettono, infestano l'aria con nascituri momentanei. L'apertura abbraccia, freme nel suo collasso. L'oltre decide. Fiorire.



27 giugno 2011- Voci
Braccia multicolori popolano strisce di vita silenziosa. Il petto si apre, fiorisce, cola la sua gioia. L'aria diventa immota. Gli spazio cedono. Qui ti ritrovo, in attesa. Un nuovo ingresso è facilitato, armati e piangenti ci abbracciamo, per millenni. Turbini indisciplinati, leggeri, guizzano con sussulti di tenerezza, plasmano corpi improvvisi, intensi, accoglienti. Suoni destano immensi flutti di vita, le loro correnti sorprendono, nutrono, non chiedono. Il paesaggio è affollato da pulsazioni entusiaste, più impetuose della vita stessa. La natura si è dissolta per amicizia dell'invisibile. Le braccia della pioggia colano gesti che afferrano e mutano ad ogni contatto. Vengo trasportato molto in alto, lasciato precipitare, scorrere, nelle arterie del vento. Semi luminosi mi trapassano con la loro sincerità. Abbraccio un passato non mio. Un'altra creatura emerge dalla laguna.



02 luglio 2011- Nascita_perenne
Rinasce dal silenzio ogni istante riflesso e perso. Dentro un cuore, stringente momento. Accesso, poi il calore, evaporare. Rinasce incurante del silenzio. prende corpo fra i corpi. Mani e amore ovunque. Imparo l'attenzione, mi compongo, azione dopo azione. Nel vento ti vedo rabbrividire tra le foglie, sono visto. Un tesoro di indizi sibila nell'aria, galleggiano, scattano, si decompongono, si assottigliano in echi. Quelli limano il mio piacere fino a ritrovarti mentre ti squagli. Nevicano notti gelate, gocce di provvidi attacchi concentrici. Amori simulati rumoreggiano, rapidi nell'appassire. Tu, nel vedermi, riveli, mi afferri. Non vuoi esitare. Abbiamo visto insieme tumulti cibarsi di germogli in fiore, ogni primavera, quando ogni moto sembra precederti. Il canto segnala nuove rotte. Entrambi conosciamo i nostri pretesti. Fra le piante della foresta abbiamo bruciato il sole, ora possiamo decomporre con attenzione i nostri destini. Il ritmo di membra disarticolate danza con i fantasmi della nostra tempesta. Ma nessuno vuole partire oggi. Ora i proiettili si appoggiano con dolcezza sulle bocche che nutrono e che divorano. Vicinanza alla mattina perenne, presenze intrise di assenze, dimenticate rovinate dentro di me e ora mi mettono da parte. L'intensità conduce altrove, trova le sue sicurezze, i suoi gesti. Pioggia e aria si respirano a vicenda nell'imminenza dell'orizzonte. La luce si vergogna della propria miseria. Il calore porta conforto lungo i canali che dissolve, la vita è d'accordo nello sciogliere le sue preferenze. Il sentiero frana dietro di me, la raggiungo.



03 luglio 2011- Ostacoli
Quando l'involucro non è più un ostacolo per la percezione, ovvero ciò che esiste oltre la dimensione dell'involucro appare progressivamente e in qualche modo si manifesta con chiarezza e regolarità, si può accedere liberamente alle altre dimensioni di coscienza. “ Liberamente" vuol significare che la fatica fisica e la necessità di cibo non sono più un ostacolo alla percezione intensa, alla trasformazione, all'entrata in una dimensione di manifestazioni.” Liberamente” vuole anche dire che senza far ricorso a tecniche di concentrazione e meditazione, si è sufficientemente trasparenti, come involucro, da entrare e uscire dall'involucro stesso, senza dover ricorrere alla stimolazione di particolari canali energetici- quella stimolazione richiede energia, e non sempre si dispone di energia. Ovviamente non è facile conseguire quel livello di trasparenza e in effetti più che un conseguimento della propria volontà quella trasparenza segnala la forte riduzione dell'importanza dell'ego nell'ambito della vita individuale che da individuale diventa distribuita, multicentrica. E' indubbio che per coloro che dispongono, come me, di un involucro, far vivere l'involucro sia semplicemente inevitabile, quasi un dovere e una premura particolare alla quale attenersi. Ma il modo corretto di avere a che fare con l'involucro, è quello di viverlo insieme alle numerosissime altre intense manifestazioni esistenti, altrimenti l'involucro diventa drammaticamente sbilanciato nel suo agire e ridetermina i soliti confini della coscienza ordinaria. Vivere insieme con le altre manifestazioni e l'involucro stesso non dipende dalla propria volontà ovvero non è che l'ego possa scegliere per il proprio piacere di saltare da un livello di coscienza ad altri. Il manifestarsi delle diverse esistenze segue la strada naturale delle esistenze stesse, strada che non è assolutamente comprensibile e esprimibile nelle pur numerose logiche dell'ego. Parlare esplicitamente di quelle strade vuol dire distruggerle.



04 luglio 2011- Cellula
Il silenzio può cominciare tra i seguenti respiri:

"Ascoltare la tua voce, mentre nevica grano, il riso brucia nella pentola, la pelle brulica di sospetti. Il mio interno si popola ogni secondo, retto dal tuo sorriso irrispettoso, franiamo insieme, la complicità ci solleva da inutili simpatie. Mi unisco nel volo, solo tu resti infagottata, rattrappita in un abbraccio chiesto troppo a lungo. La luce sferza come al solito, il riposo si sfalda, voliamo con le montagne dento i ghiacciai. Pietre stellari sibilano intorno, nuove amicizie potrebbero impensierirci. Il candore della giornata tracima le aiuole, le scalza con una tempesta equivoca, le tinge di premura selvaggia, le scaglia contro di noi, ci stermina ."

Dopo il silenzio il cominciare. Il cominciare non ha senso, si è mangiato il silenzio. è furtivo ma sfacciato, si è infilato fra stelle incandescenti. Il silenzio dell'inizio è come un cuore gravido d'amore, chi sa aspettarlo ne viene liberato. A pezzi, ma proprio migliaia di pezzi, ci si piega pieni di ammirazione, comincio un altro allenamento. La stella viene afferrata, si posa con ovvia, inenarrabile grazia, tutto è di nuovo possibile, in ogni istante cellulare.



05 luglio 2011- Il contatto
Il contatto si stabilisce nell'apparire. Calde ricerche sembrano vane, resistenti al frugare della memoria. Scorrere lentamente, in circolo, emergere e dissolversi. Voci da lontano, fatte di terra, fatte di vento e di stelle. Voci per un attimo e poi ovunque, planare, posarsi tremando in una brezza impropria . I COLORI SI SCIOLGONO RAPIDI, PRESENTANO LE LORO intensità IN UNA CONTINUA tormenta rigenerante. Poi uscire e lavorare, a volte amare, mordere la propria e altrui stanchezza. Il giorno sembra trascorrere, appena un attimo dopo, il giorno si manifesta in una semplice distrazione. Giorno, notte, creature non determinate da alcuna successione, delle non-creature avvolgono ogni gesto, non apparire ora, non più del necessario, come l'oscurità brillare di invisibile slancio.



05 luglio 2011- Indipendenza
Tensioni circolano ovunque, desiderose di grande indipendenza, si staccano, fluttuano coordinate, si fanno trasparenti, non sono un possesso Sono loro che riconoscono, che si manifestano , che prendono contatto. Una corrente profonda trascina dentro un luogo inesistente dal quale osservare in tutta tranquillità. Tutto ruota e si abbraccia in un'unica tensione fortissima di amore. La luce si è spenta, ora palpita la vita ovunque, senza alcun bisogno di messaggeri.



07 luglio 2011- Nuove pressioni
Faccia luminosa, rigata di schiuma tremolante, candele microscopiche asciugano i dossi della tua pelle. Il vento espande il contatto, si muta nello splendore di un arresto improvviso, deciso. Una richiesta è arrivata dal passato fin qua. Il colore della tua gioia riprende a cantare. Alberi di stelle si tramutano in animali liquidi, lunghe dita salutano da lontano, seduti in altre vite. Voci assordanti che non attendono scorrono, risucchiano i fiumi, emettono richieste di vita, o di morte. Le giornate sono ferri del mestiere, si smontano e rimontano a piacimento, la frequenza del contatto tempra il senso, gli alberi marini si spostano, una nuova pressione li rimodella. Luci illuminano stelle. Il fiume scorre dentro a un altro fiume, il fuoco brucia per via del calore prodotto da un altro fuoco, l' aria che respiro non è l'aria che mi dà vita. Insieme a un pesce attendo. Voci fra le membra :

"Il manto ghiacciato assume la forma della mattina. Il tempo investiga il mio cuore, la notte srotola i suoi corpi. La brezza discende lungo i canali dormienti, le reti stese, asciugano, rigano guance variopinte. Palpita la spiaggia, piena di membra novelle. Lungo le spalle sboccia un nuovo abbraccio, la pressione mi stringe il petto, carezze, promesse, usciamo insieme, approfittiamo della corrente, dei suoi gorgoglii, mulinelli, bruma instabile sulla soglia dell'addio. Gli alberi si articolano fuori dallo spazio, pieni di luoghi ospitali, rinfocolati da suoni ed embrioni, insetti precipitosi tuonano per decenza. L'aria è rigata da tratti morbidi e carnosi".



08 luglio 2011- Attimi decisivi
In fondo. Noi, mentre scorriamo, tra membra, fuochi, tessuti acquosi, carni trasparenti, anime sorridenti per un attimo. Poi il silenzio senza ritorno. Calore di un'amicizia, calore tenue nell'orizzonte avvolgente. Molti gesti ma nessuna parola, sale l 'intensità, ci immergiamo in essa L'origine di una passione smuove infiniti abbracci, solchi profondissimi , sorgenti, cantori. Il petto sboccia senza esitazioni, pochi attimi decisivi. Lo spazio si dissolve per un eccesso di serietà.



08 luglio 2011- Aggressioni
L'aggressività invisibile è qualcosa di estremamente sofisticato e naturale, in particolare uno degli aspetti meno evidenti di una entità aggressiva invisibile è che essa tramite il suo agire nutre qualcosa, provoca l'accrescimento di qualcosa e la menomazione di qualcos'altro. Una gran parte degli utensili e delle cose prodotte dall'essere umano hanno la capacità di attivarsi come entità aggressive, anche, e preferibilmente, verso l'essere umano stesso. La maggior parte delle aggressioni a cui si è sottoposti non sono aggressioni esplicitamente umane ma vengono percepite tramite un immaginario che le umanizza. Ovvero in mancanza di un aggressore umano ma in presenza di forti e invisibili presenze aggressive si tende a dare una immagine e origine umana a presenze aggressive extra-umane, invisibili . In generale l'invisibile, dato che spesso è percepito come non reale, viene umanizzato in modo fantasioso e , sovente, come qualcosa di pericoloso. Le presenze aggressive invisibili entrano nell'involucro umano e vengono scambiate per una produzione endogena dell'ego. Esse di fatto tengono occupato l'ego con molte fantasie e nevrosi e, quelle presenze, si nutrono, di solito involontariamente , dell'energia così prodotta dall'ego. Alcune presenze aggressive apparentemente invisibili possono influenzare l'involucro in modo tale da oscurare la percezione in modo molto fastidioso e duraturo. Ma se non ci si lascia prendere dal panico, non si può che riconoscere, magari con un po' di fatica, che la dinamica della nutrizione è uguale per tutti.



10 luglio 2011- Foreste
La foresta ai piedi delle montagne . Colori torrenziali discendono, risalgono, si tuffano nella roccia trasparente, colano nella foresta, respirano in un fuoco umido. Rotoli di calore galleggiano su cumuli di aria , precipitano di pulsazioni, rispondono ai tentacoli girovaghi. Nel cielo si aprono interminabili discese, franano temporali fugaci, i tuoni affondano nella neve umida e gelata. Gli animali si fondono con elementi furtivi, vegetali parlanti disperdono il proprio calore in tenui sussulti. Risposano gli insetti, i loro gemelli più giovani riflettono fertili luci. Respiri magnetici ridestano la passione, le costole si flettono pronte a tutto, la decisione è un nuovo organismo, veloce, impassibile, intessuto del gelo degli acquitrini montani.



10 luglio 2011-Intenzioni ordinarie
Quello che nella coscienza ordinaria viene chiamato intenzione, volontà, può essere percepito, in altre forma di coscienza, come la capacità ad assumere un certo tipo di struttura percettiva. La possibilità di non percepirsi come un essere chiuso all'interno della propria percezione e fisicità è strettamente connessa alla capacità di percepire con chiarezza la realtà della propria percezione e fisicità come una elaboratissima, incessante, manifestazione di relazioni di relazioni di materialità micro e macrocosmiche al tempo stesso . Le percezioni e i corpi si manifestano senza far mistero delle proprie connessioni e relazioni, al mutare delle relazioni mutano le manifestazioni, le connessioni si manifestano, scorrono e si dissolvono. Ogni emozione umana dispone di una certa corporeità e quella corporeità può essere identica o in parte simile a emozioni, di altre entità. Le emozioni umane e le corporeità di altri esseri, hanno moltissime somiglianze e, in qualche modo, si può dire che condividono lo stesso corpo pur mantenendo ciascuno una propria singolarità. Le nostre emozioni continuamente attraggono, attivano altri esseri e lo stesso vale per gli altri esseri, nel senso che il modo in cui certi esseri sono fatti o disposti li rende automaticamente attivi al nostro interno, in modo apparentemente invisibile, trasparente alla coscienza ordinaria. Bisogna stare molto attenti alle emozioni, pensieri, desideri, gesti, che si compiono poichè essi ci mettono in contatto immediato con una infinità di altre entità per lo più invisibili e le cui intenzioni nei nostri confronti possono essere estremamente varie. Non solo, l'attenzione è estremamente doverosa per il fatto che gli stessi pensieri, emozioni, desideri che percepiamo possono non essere nostri ma essere generati da molteplici altre entità perfettamente compatibili con i nostri automatismi egoici. Quando si comincia a non farsi condizionare dai profondi automatismi dell'ego né l'involucro ci racchiude e oscura del tutto, l'agire delle entità non nostre, al nostro interno, diventa percepibile così da chiarire in modo crescente la differenza fra la propria singolarità e quella degli altri. Inoltre anche le connessioni lentamente compaiono nella loro natura, nel loro agire, nel loro senso.



10 luglio 2011- Dal cuore in poi
Nel cuore voci attonite ti parlano, prendono frasi di pioggia, le intingono nei tuoi occhi madidi per sempre, il calore delle loro mani ti preme il petto. Desidero baciarti, ho il timore di risvegliarti, compagna di angeli, tremante di rugiada ombrosa. Mi sollevi da terra, culli lontano dallo spazio, premi i polmoni ed esce un flotto di luce sicura nel suo procedere. Braccia su braccia, polsi alati entrano ed escono, fluidi leggeri compongo esistenze . Nelle arterie la notte rimbomba richiami ottobrini. Nebbia generatrice dappertutto, anche se sono qui con te mi sfarino in un tempo ridotto. Richieste si accumulano impalpabili, gemiti sommessi suonano rintocchi e richiami, resti isolato per un attimo, una vita, poi una lieve flessione ti spinge in una coltre di germogli elettrici. Senza ascoltarli te ne cibi, non temi rimproveri, è tutto così trasparente e sinuoso che il cibo scorre senza alcun dolore. Il cuore si raddensa in drappelli di orbite prive di direzioni, un po' per volta abbandonano i corpi, sembrano montagne acquatiche, gigantesche. Alghe afferrano le caviglie. Sulla spiaggia i tessuti si srotolano, vellutati, ossuti, si ricompattano con ondate di spostamenti improvvisi, slanciano nuove spinte nei corpi, disseminati fra i canali fluttuanti. NELLA LAGUNA TUONA IL TUO CORAGGIO. BRULICHII DI SCINTILLE PESANTISSIME SI ERGONO IN TORRI IMPROVVISE, RIDENDO, SEGNALANO DEI CONFINI PARLANTI, DECOMPONGONO LE CARNI, NEL CORSO DEI MESI STANANO LE ANIME PIGRE. La quiete si appoggia fra i lampi, palpa i mutamenti prima che accadano, stipati nella sua forza le luci cedono il calore al vento, spazzano i luoghi increspandoli di accadimenti. Il tuo corpo sorridente si richiude nel mio, scioglie sostanze cosmiche, non lascia tracce.



10 luglio 2011 Apparizioni
Ritorna il colore della rugiada, insieme tenue e purpureo, fremente sulla corteccia dormiente. In inverno la rugiada plana fra i cristalli, sceglie mucchi di terra brillante, vi si arresta riposa nella incandescenza del gelo. L'aria pulsa, si espande fra i cotiledoni, ripara fioriture azzardate. Nel silenzio trame acquose si dissetano, vortici sospettosi aleggiano fra le tue braccia. Nel fiume si accumula la sabbia, crescono i germogli, si nutrono i pianeti. Uniti dallo scorrere ognuno poi si diparte , scompone e scivola fra le maglie di corporature trasparenti. Nella roccia si annidano gli amori, emanazioni di pace scuotono le montagne e i dirupi, fragili insetti emergono dai crepacci innevati. Il tremore della foschia innevata risveglia stormi di farfalle dalla forma di fioriture impazzite. Sogni decisi a stanarti si perpetuano, i cuori rovesciano i carichi inutili, si lasciano rompere dalla tempesta ricorrente.



14 luglio 2011- Nuove posizioni
La presenza inarcata, spalla su spalla, dritti fra le costole, pelli avvolgono ovunque. Presa tenue, dita cercano canali, sangue delicato e libero, la schiena si flette in un suo spazio. Dono nascosto ondeggia, liquido si spreme nei petti, rugiada e ancora doni, su spiagge mai prese. Qui, fra di noi, lungo il tempo gorgogliante, tentativi propiziatori. Verde vento si annida nell'ultima mossa. Membra slanciate si accavallano con onde acquose e magnetiche, filamenti luminosi riflettono: ora le correnti sono pronte.



14 luglio 2011- Intensità
L'uscita è stata guadagnata. Senza indugi si allineano le immagini, il loro profumo, il loro sentore, la loro non visibile presenza. Il calore dell'intensità si forma lentamente in un cuore. Concentrandosi il calore prende una forma dopo l'altra, le forme si accartocciano, il calore prosegue nella via, l'intensità ora è palpabile, un organismo palpitante dalle dimensioni collassate. L'espansione cancella ogni appartenenza, al culmine l'intensità ritorna nel cuore, il calore posa la sua rete. Caldo umido e zanzare osservano il cuore, non ostacolate. Mani retrattili applaudono, va tutto bene, la fine ha preceduto l'inizio. In una torrida serata luci pigre, tremolanti di foschia metalliche tacciono, sono già ovunque. Il sogno della veglia guarda nel cuore, ma sono i cuori a scegliere l'ora e il luogo del risveglio. L'attesa è la caratteristica del sogno della veglia. Tutto accade altrove che nel sogno, il sogno si dissolve se il calore intensifica la propria presenza. Successivamente il sogno diventa un amico, si allinea in un cosmo di attimi d'amore al di là della felicità. Il futuro precede il passato nel suo racconto, si drizzano entrambi in una realtà di citazioni prospettiche, giungono puntuali a cucirmi il terreno sotto i piedi . ..buongiorno, e scivolano nell'altrove desiderosi di un calore che nel loro racconto non trovano. Io, con loro mi piego e recupero il canto delle ossa mentre si sfarinano, con durezza e facilità. L'ansia della fine non è più un ostacolo.



16 luglio 2011- Libertà dall'inizio
Ascoltare per vedere una nebbia di gioia placarmi. Striature di profumi . Attimi di gioco fra le mani, respiro nel cuore, parola da una voce assente. Attorno il movimento si dissolve, inattesa nell'abbraccio. Si estendono, afferrano, dimenano scintille. Si è creato un volume delicato, non può far nulla , assorbe senza cedere note. Il movimento invisibile si libera del tempo, resta sospeso nel cielo gelato. Assorbe la libertà senza ricompense. Percepire in modo multicentrico indica l'assenza di un ordine, di una grammatica, di una gerarchia cui le percezioni debbano adeguarsi Molte percezioni autonome l'una dall'altra che sono percepibili senza che abbandonino la loro origine e assumano quella di un percipiente, indicano l'assenza di un ego, l'assenza di un'azione di unificazione-riduzione. La percezione multicentrica è altro dalla coscienza, non è presente nella percezione ordinaria. Nella percezione multicentrica lo spazio viene assorbito nella percezione, ogni percezione è una sorta di esistenza-emanazione di sé stessa. L'azione di unificazione-riduzione viene compiuta nell'ambito della percezione monocentrica che è la percezione delle entità per cui la percezione della propria vita precede inevitabilmente la percezione di altre vite. Nella percezione multicentrica la percezione della vita è una percezione diffusa non condizionata dalla vita o dalla morte di una qualche entità in particolare. In effetti nella percezione multicentrica la vita e la morte non esistono. Non esiste alcuna barriera interposta fra la percezione monocentrica e quella multicentrica. Per una entità condizionata dalla percezione monocentrica percepire in modo multicentrico è un po' come sentirsi smembrare, morire, ma in modo rigenerativo, vitale.



21 luglio 2011- Futuro
Non puoi trovarmi, non puoi prendermi, tra di noi il vento soffia all'incontrario. Le radici brillano nell'aria, le fronde s'infiltrano in un terreno profondo, il cielo è fatto di carne pulsante e intelligente, le stelle sono i canali di milioni di corpi, canali visibili, vivi, che parlano di eventi precisi, che premono sulla propria pelle con amichevole e dolce intesa. Il cielo è dentro di noi, noi stessi non siamo in alcun luogo tranne che in questa continua rigogliosa, palpitante fioritura. L'involucro, osservato dall'esterno, nelle dimensioni prive di dimensioni, appare molto, ma molto piccolo, come se si vivesse la quotidianità in una dimensione infinitamente piccola . Esso, in ogni istante muta poiché in effetti, fuori dall'involucro, non esiste né mutamento né assenza di mutamento. In altre parole all'esterno dell'involucro, si vive la sensazione di modifiche senza mutamenti, ciò che l'involucro sente come mutamenti sono modificazioni di qualcosa che per quanto sia privo di spazio è densamente vivo. I mutamenti dell'involucro sono completamente corrisposti da modificazioni esterne ad esso e, reciprocamente, quel che avviene al suo esterno assorbe il suo interno. La relazione di causa ed effetto fra l'interno e l'esterno dell'involucro non è stabile, può esserci come può non esserci, un altro tipo di sensatezza scorre. La sensazione di spazio al di fuori dell'involucro viene assorbita da profonde percezioni di sensatezze viventi, di intensità, presenze il cui stesso esserci fa apparire e scomparire nell'immediato interi cosmi che possono addirittura coincidere o espandere l'involucro; quando ciò avviene è manifesto che si sta percependo la connessione dell'involucro con la natura e oltre. Le percezioni normalmente vissute dall'ego-involucro, al di fuori dell'involucro, conoscono un particolare processo percettivo di assorbimento in emozioni di intensità e sensatezza estremamente precise e vaste. Al di fuori dell'involucro la percezione stessa viene assorbita in manifestazioni di intensità.



21 luglio 2011 Cielo scomposto
Nel sole si scompone un sole. Tuoni muti prolificano, ventosi. Appoggiati fra i salici, raggi acquatici appartengono. Residui, strati lamellari, radiazioni occhiute sfilano nelle correnti. Nel cielo si appoggiano gli umori, veloci tenutari di premesse. Ora agiscono, ritmi cedui, diffrazioni colate di salsedine. Dalla pelle al bacio, avventure dissalate, resti ombrosi, emozioni si stagliano nel cuore, si eleva il sorriso, tonico, mattutino. Canta, osserva le pieghe di materie precipitose, tenerezza, prudenza, qualcuno si dilegua, cede, assume altri contorni. Scintille ricadono sulle spalle, gioia di bere vapori brinati, giocare, saltare ad un incontro. Le pieghe della pressione si chiudono, estinguono, espandono respiri muti, presenti nelle membra, mare contro mare, sempre pronto all'accoglienza. Il rientro dal continuo precipitare si manifesta, il tuo illuminarti nell'imprevisto, luce scaturisce nella luce creando, rivelando presenze guizzanti, intramontabili. Il cuore riposa in una lieve peluria, gridolini colorati intessono il giaciglio, piccole creature osservano, grandi intenzioni, gesta definitive, sempre incombe il tuo ritorno. La salita costellata di metalli appassiti si ricopre di mulinelli variopinti, i vortici urtano il nulla del cuore, gemono pressioni creatrici, tu, attenta, apprezzi l'intaglio del liquido scivolare. Si offre un morbido canale, scosso di allegria, ancora progenie, strie notturne sciolgono, dimestichezza nell'incedere nella brezza, grave e pesante il volo di una pelle, il canale tiene, riconta i presenti, contrae il vuoto per raggiungere gesti incandescenti, i quali sopraggiungono , spezzano ogni complicità, donano, potrebbe essere faticoso. Nelle tue mani si incrociano promesse e silenzi, ogni ruga un atto tempestato di passione, senza alcun racconto disponibile. Molta presenza, ogni presenza si attornia di un futuro per poter donare qualcosa, poi la perdita, udire il proprio cedimento, difficoltà palpabili, uno strattone impalpabile sposta gli ostacoli, di nuovo nuotare nell'argentata freschezza delle rovine mai proposte.



21 luglio 2011 Separazione
I termini energia, emozioni, amore, desideri, pensiero, distinguono delle percezioni che appaiono distinte nella percezione ordinaria ma che non appena ci si allontana da essa, si fondono in una sorta di fluido manifestarsi in cui non sono più scindibili e percepibili. Nella percezione ordinaria quei termini vengono resi distinti dal loro indicare circostanze in cui la realtà si manifesta in modo decisamente preponderante in un modo anziché in un altro poiché ciò che si attiva in ciascuna diversa manifestazione, è una , come dire, qualità dell'essere, una serie di fenomeni o di elementi, che oscura, pur non cancellandole, le altre esistenze-entità. Le posizioni, asana dello hatha-yoga, ancor prima, E ANCOR MEGLIO, che fermare il flusso della mente, permettono, tramite un diretto lavoro sull'involucro, articolazioni, tendini, respiro, di agire sulle oscurazioni avvenute, rendendone percepibile l'esistenza e neutralizzandone la funzione di ostacolo percettivo, e, ancora, permettono di spostare l'attenzione da una eccessiva focalizzazione sulla dimensione fisiologica dell'involucro, a un sorta di fisiologia in cui si ha la sensazione di esistere in un fluido così tanto fluido e articolato, che pur in presenza di distinzioni niente sembra essere separato da niente né pare che vi siano preponderanze di sorta. A livello dell'involucro si ha l'esperienza di una effettiva separazione fra energia, emozioni, amore, separazione così marcata da permettere all'agire dell'energia di ostacolare il corretto movimento delle emozioni e ritenere che l'amore e i desideri e le emozioni siano entità da tener separate, come se la presenza di una implicasse la inevitabile cancellazione dell'altra. Energia, amare, emozioni, desideri, pensieri, non sono che nomi di stati fisiologici dotati della funzione di isolare la percezione all'interno di specifiche manifestazioni, influenze. Percepire con chiarezza quelle manifestazioni, conduce a non esserne più percettivamente determinati anche se l'agire sull'involucro di quelle manifestazioni persiste. Un esempio comune a tutti noi è la nostra vita all'interno di una percezione umana: per quanto si possa conseguire una visione, una percezione sempre più acuta dell'esistente, quell'acutezza non impedirà il manifestarsi della propria dimensione umana, non impedirà a ciò che determina l'esistenza dell'involucro di costituire l'involucro, ma permetterà il manifestarsi di una percezione profonda non ostacolata dall'agire isolante tipico dell'involucro. Le profonde influenze che determinano l'apparire del nostro involucro e isolano la nostra percezione nell'esistenza umana, frammentano e impediscono l'agire, l'esserci, il manifestarsi di tutte le altre esistenze-percezioni extraumane. Quando il non umano comincia a manifestarsi, si manifesta ancora tramite canali umani, tramite fantasie umanizzate, visioni umanizzate, odori riconoscibili da umani. Di fatto non esiste una opposizione e separazione reale fra canali umani e non umani, ciò che è non umano può sembrare in qualche modo umano e viceversa. E' fondamentale non ritenere che sia reale la distinzione fra dimensione umana e non umana. Ma al di là di ogni descrizione, solo la percezione diretta può parlare con chiarezza.



23 luglio 2011- Testimonianze
Fluttuano incuranti dei cuori, verdeggianti, palpitano frutti multicolori. Rotazioni veloci dardeggiano nella mente, paesaggi gridanti, rugiade nascoste dischiudono visioni mute, pressioni perenni spingono nel torace, osservano. Germogli e fiori tempestano sacche d'aria, ampolle trasparenti salgono, salgono fino a tingersi di vita, dissolversi, posarsi nel disegno di una presenza non detta. Un sorriso mansueto si posa, allunga il terreno, fertilizza lo schiudersi dei soli. Trapassano stormi di nuvole, conducono velocemente i loro canti, arano cieli notturni affollati di testimonianze. Carichi di separazione, ombre scostano notti deformi, lasciano brillare lucciole esplosive sulla battigia, salsedine pungente afferra la gola, pronuncia richiami accorati.

Quel che si tocca, si vede, si respira, quel che si prova come emozione, è a un tempo qualcosa di individuale, cosmico e assolutamente privo di dimensioni e legami e, tutto ciò, può essere vissuto nello stesso istante in molteplici forme diverse. Se l'involucro e l'ego non oscurano più il percepire, non si fa che entrare in continue manifestazioni non legate alla quotidianità, la stessa percezione normale perde la sua opacità abitudinaria, la realtà ordinaria diventa una manifestazione non più scontata né limitante. La compresenza di manifestazioni diverse, oltre la loro stessa dissoluzione, è ciò che esiste e scorre. Quella compresenza ha molte conseguenze e conduce ad un' infinità di percezioni-contatti con altre manifestazioni inimmaginabili Nell'avere tali contatti bisogna sempre essere molto attenti, concentrati e consapevoli che quel che si vive è l'intero processo di perdita-dell'identità-percezione-contatto-dissoluzione. Soffermarsi su una sola parte di quel processo vuol dire ritornare immediatamente in una dimensione individualizzata e questo ritorno, talvolta, può essere indotto anche da presenze " invisibili". Ma l'invisibile non può tutto, anzi può qualcosa solamente agendo sull'involucro-ego tramite azioni che possono avere successo solamente nel caso che l'attenzione, concentrazione, siano , per qualche motivo, assenti in parte o del tutto. Se l'attenzione resta vagile, può, al contrario, capitare di notare che sono delle presenze invisibili ad assumere una manifestazione individualizzata, per quanto invisibile. Non è possibile opporsi all'immensa corrente di connessioni che è la vita, è possibile, invece, non soffermarsi in alcun punto particolare della corrente della connessione E' un fatto che la dissoluzione riguarda ogni connessione anche se moltissime connessioni inevitabilmente tentano di conquistare una propria individualità. Non ha nessuna importanza aspirare a mutare , lasciare, la manifestazione umano; l'importante è liberarsi dalla inevitabilità, dall'automatismo, dell'individuazione, qualsiasi forma di esistenza ci capiti di esperire.

Si avvicinava al cuore, circospetto, con girovago ardore. Prendimi, prendimi, ore intessute di amore, cibo in abbondanza, voci ovunque appese in un proprio cielo. Parlavano perché il gioco era finito, la partita diventava pesantissima, la sconfitta sembrava, per molti, una dimora abituale. Neanche il successo aiutava i vincitori. Gli alberi gemono, spremono i cieli con molti sorrisi.



26 luglio 2011- Alterazioni
Le emozioni e le energie all'interno dell'ego sono forme impedite, limitate, del libero fluire che al tempo stesso è dissoluzione e manifestazione- . Ogni umore del corpo è allo stesso tempo un contenitore di memorie, un portatore di desideri altrui, una costellazione di pensieri ed emozioni. Una sensazione di freddo o di caldo sono una parte del passato, una immagine di desideri ( fantasie), una parte del futuro. Non esiste una emozioni semplice, ogni emozione è molto di più di ciò che appare. Una emozione, uno stato fisico, costituiscono rispettivamente, immense aree dell'involucro che si attivano in modo da determinare ciò che normalmente viene definito passato, presente e futuro. Percepire e comprendere quelle immense aree dell'involucro va ben oltre la normale capacità di comprensione ed attenzione. Esse agiscono fin quando la loro attivazione le alimenta a meno che altri processi non le dissolvano arrestandole del tutto. In tal caso l'arresto non avviene per analisi o comprensione ma tramite l'utilizzo volontario di processi quali la meditazione o il sopraggiungere di altre manifestazioni. Vivere la vita ordinaria implica il non sottrarsi alla continua attivazione di una miriade di aree e connessioni, lasciare che esse agiscano. E' possibile non immedesimarsi con il loro agire, il che già implica una modificazione della percezione quotidiana. La percezione quotidiana è il segnale di una manifestazione simultanea di una infinità di eventi, purtroppo si tratta di un segnale molto debole e impreciso . La percezione quotidiana sembra costituire una attiva azione di offuscamento di una immensità di eventi affinchè solo una parte di quegli eventi venga recepita. La vita quotidiana si svolge in un panorama percettivo che rivela solo una parte di ciò che sta succedendo e questa riduzione comporta al tempo stesso una deformazione del senso di ciò che succede. Ciò che succede, per quanto sembri composto di parti, non è scindibile in parti, percepirlo in parti vuol dire alterarne il senso, l'azione. La nostra esistenza quotidiana è un'automatica alterazione del senso della vita e dell' immenso ambiente di cui noi non siamo che una frazione. Quell'alterazione è un fenomeno naturale. Al di fuori della natura le distinzioni non comportano alterazioni, e, a dire il vero, dal di fuori della natura, la natura stessa non sembra agire tramite alterazioni. Sedere immerso fra luce e ricordi, occhi abbagliati, cibo nel cuore.

Agire inesatto, dubbi, fame pomeridiana, azione precisa riconosce una via. Non parole accumulate , foglie volano, sguardi afferrano mulinelli invisibili. Cielo notturno striato di liquidi, corsa , avanzata nel deserto del tempo. Tracciati involontari si innestano, ripetizioni senza cuore, fatica, indecisione irrisolta. Cuore dopo cuore modella il senso. Prima niente da fare, si accumula , soli senza capire perché, infrangere momenti di speranza, il freddo che attanaglia, l'umidità, sapere di non poter fermarti. L'ondata passa, resiste al passaggio. Qualcosa tuona fra le mani.

Le esigenze quotidiane non sono eludibili né è eludibile l'incessante processo reattivo che costituisce la vita umana. E' impressionante vedere l'ampiezza delle connessioni istantanee in cui vive il processo reattivo. A dire il vero più l'immensità di quel processo viene avvertita e più l'umanità reattiva cessa di agire. Il momento in cui i sensi abituali vengono avvertiti come forme limitate della percezione costituisce il segnale di una imminente modificazione profonda del percepire. I sensi sono forme limitate del percepire, non forme illusorie né fallaci. Così pure le abituali emozioni, desideri, pensieri, addirittura ciò che si crede essere il proprio, corpo appaiono tali solo perché manifestazioni di un'azione percettiva molto limitata. L'azione percettiva non è decisa dall'ego, ma è una forma diffusa di manifestazione che crea tutto il nostro cosmo. L'attività di offuscamento della percezione è dovuta a una particolare combinazione del gioco di preponderanze che autocrea noi stessi insieme al nostro ambiente. Avvertire chiaramente che anche l'agire di quelle preponderanze si dissolve in ogni istante è un modo sicuro per uscire progressivamente dagli automatismi esistenziali cui si è costretti nella dimensione umana. Ma avvertire la dissoluzione di quelle preponderanze, conduce in vari modi anche a una sorprendente percezione sempre più acuta del gioco delle preponderanze oltre il cosmo, nel cosmo, nella vita quotidiana. In ogni caso la vita quotidiana, con il suo tramestio, le sue preoccupazione, la sua fame, freddo e fatica e desideri vari, resta sempre lì, ineludibile come sempre. Però molte altre entità appaiono, molte altre correnti agiscono, non si è immersi solamente nella vita quotidiana, né nel cosmo, da cui non ha alcun senso voler fuggire. Il mondo dell'invisibile non è invisibile per vocazione propria. La limitata percezione ordinaria impedisce di accorgersi di una immensità di eventi ed esistenze che comunque sono là a un palmo dal proprio naso, anzi addirittura lo costituiscono. Ogni modo di manifestarsi ha il suo motivo di essere, il che spesso è estremamente duro da accettare, come se davvero fosse una scelta l'accettazione o il rifiuto degli eventi di cui facciamo parte. Il destino diventa ineluttabile nelle credenze narrative del proprio ego. Quando si sente con estrema chiarezza che la dimensione umana-cosmica limita solo se si crede di esserne realmente limitati allora non esiste scelta poiché non c'è niente da perdere, né da guadagnare, in alcun caso. Quella chiarezza di assenza del limite non si ottiene tramite meditazione o tramite processi intellettuali. Si tratta di una chiarezza costituita da una concomitanza di entità, tracciati, presenze che si manifestano e la loro manifestazione è istantanea comprensione.



31 luglio 2011- Umanizzabile
L'involucro e l'ego non sono forme autonome di esistenza, esistono completamente fuse, mischiate con la natura e il dissolversi. Ciò che si percepisce non giunge solamente dall'ego-involucro ma, in larga misura, dalla natura e altro. Purtroppo, per la limitatezza della percezione quotidiana, le percezioni non strettamente inerenti a un soggetto-oggetto identificabile, per quanto possano essere intense, vengono percepite in modo invisibile, se ne sente l'intensità ma non se ne vede alcuna caratteristica sensoriale dotata di sensatezza umana. In altre parole: molto spesso si avvertono fortissime sensazioni, emozioni, percezioni prive di altri attributi che la loro intensità. Tale fenomeno viene normalmente rifiutato nella maggior parte dei casi, negato nonostante l'intensità percepita. Normalmente si tende a voler attribuire una forma individualizzabile in senso umano alle intensità percepite, se tale attribuzione non risulta possibile allora l'esistenza della percezione viene negata, il che crea un'ansia devastante la cui origine resta avvolta in un triste misterioso silenzio. Buona parte del sentire umano è costituito da emozioni che non riguardano l'ego né l'involucro né l'individualità. L'immensità della natura di cui facciamo parte è la fonte di quelle correnti di emozioni, saperle affrontare senza ansia e senza forzarne la percezione all'interno di un immaginario umanizzabile è fondamentale, ma prima di arrivare a ciò bisogna in qualche modo avvertire molto profondamente che noi stessi non siamo una forma individualizzabile.


31 luglio 2011 Danze
L'aria notturna trema instabile. Presenze incomplete premono ovunque, sono state strappate a un sonno improprio, cercano di contenersi , fuggono da un cono di luce a un altro. Liquidi premono l'aria, sembrano volerla cacciare, poi posano il loro oggetto d'amore, scardinano regole benefiche, chiedono , non fiori, poca attenzione. Apparentemente nell'abbraccio nasci, le tue mani piene di premura, la offrono. Seduti dentro lo stesso corpo a mietere amicizia. Una provvida estate giunge ad osservarci, noi, vegetazione sfibrata, appassiamo per risparmiare fatica. La laguna, ancora davanti, ci brilla in faccia, sfilacciamo le nostre presenze fra onde increspate. Le emozioni si sono riassorbite, Il paesaggio rinasce, non gioca, non c'è più tempo, qualcuno vuole sperimentare il tempo della fine. In tale condizioni l'amore viene messo da parte, la mano ti afferra il volto, la delicatezza si posa fra le alghe, senza lasciare tracce si impone. Sono tutti d'accordo, quindi vengono veloci, diretti al tuffo, già fra un passo e un altro le luci li circondano, ampliano i polmoni, si distaccano dalla prepotenza. Un profilo corre fra tumuli di battiti. Passi precisi volano, osservati, collassano in vortici senza forma, affermati nel vento vuoto, la brama di una cicala arriva fin qua, grandiosa, gradita. La sorpresa viene sostituita dalla presenza di alcuni osservatori Sono nati prima dei cuori, scivolano lungo mondi piegati che creano assorbendosi in ogni slancio


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31 luglio 2011- Urgenza
Ciò che si manifesta come natura e quel che è altro dalla natura sono completamente fusi, uno sfocia nell'altro e viceversa. Se ben osservata, la natura continuamente si apre , svela di essere a un tempo natura e altro dalla natura. Gli habitat mentali, quelli urbani e quelli domestici sono popolati da attrezzi, utensili, oggetti materiali e forme mentali-emozionali che , pur dando la sensazione di utilità, non fanno che aumentare l'offuscamento della sensibilità percettiva. Dal punto di vista di quell' offuscamento parlare di natura che è al tempo stesso natura e altro dalla stessa natura può sembrare assurdo e pretestuoso, ma proprio l'esistenza di quell'impressionante offuscamento alimenta e giustifica l'urgenza di indicarne in qualche modo la profonda limitatezza. L'offuscamento determinato dall'ambiente urbano e dagli oggetti inventati dagli esseri umani porta la percezione a un livello di debolezza caricaturale che è una forma di avvelenamento. Quell'offuscamento è composto non solo da cose, oggetti, suoni, ma anche da una infinita quantità di fantasie, emozioni di ansia, voci, malesseri umorali, stati di deprivazione psichica, che pregiudicano definitivamente ogni possibilità di uscire dalla chiusura dell'involucro e dagli automatismi dell'ego.

Gesti accorati appaiono, il cuore si mette in mostra, ascolta ruminare fra la polvere, così trova il suo posto, resta incolume, nutre l'attenzione, sospende ogni attrazione fino a un conto successivo. Nelle pieghe del tempo trova un posto. Ho guardato per ore colare immagini, dimore, distendersi dal cielo, porre una guida, energie esplosive conducono fino alla meta, sicure. Mi osserva in un cupo soleggiare, oscuro in volto, un torrente giocherellone si prende cura del mio peso. Vengo cancellato e spostato, sparso su letti vegetali animati da ritmici brividi, ampolle trasparenti pulsano, tracciano corpi momentanei, li espandono fra le costole. Membra fioriscono congiungendosi a fiumi intensi, palpabili nel vuoto che li sorregge. A volte l'oscurità del sole stupisce, un effetto delicato cerca di ingentilirmi. Mi piego sotto i sassi della battigia, ascolto la tua pelle baciarmi.


04 agosto 2011- Emersione
Nuovi territori si aprono in giardini mai emersi. Foglie schiumose gocciolano granelli di rocce, manti nevosi brillano e ghiacciano il cielo. La luce proviene da ciò che appare, presenze multicolori sono lampi che risuonano e lampeggiano in cuori riposti altrove. Il bagliore si diffonde ovunque, un ovunque spesso indifferente ma impermeabile, il bagliore vede e può essere visto, intimo e compatto come il cielo incorporato in ogni emozione. Lo slancio sgrana il suo percorso in una raggera di astri impalpabili, vette emerse da oceani d'intensità scuotono arie da loro stesse creati. I tuoni trasportano flutti di vita nelle spiagge raccolte ai piedi di interminabili costruzioni ghiacciate, popolate da amorevoli ribelli. Grondano temporali di rugiada, pollini fiammeggianti palpeggiano creature evanescenti, il mare è pronto per l'emersione, si parte.


04 agosto 2011- Onde nascenti
Fiori nel silenzio muovono intere costellazioni, con dolcezza, li adagiano nella fertilità, si ritirano nella corrente magnetica, aspettano. I brividi scuotono . Alberi d'argento serpeggiano sul declivio, i lampi raccolgono semi palpitanti, si assorbono in un momentaneo specchio celeste, brillante di ventri, canti d'insetti, tumulti di pietre. Un cono di vita schiuma nel fiume, risolleva fondali morbidi, esplode in una nuova luce, ritmi di alghe del bagnasciuga. La notte si decompone nella sua natura, origine di animali, fonte di vegetazione mobile. Frane ruotanti raccolgono spinte centrifughe per tracciare un altro sole, quello del destino. Spinte tattili raggiungono un incontro, stringono, legano il cuore, lo accarezzano, se ne lasciano assorbire, volano insieme fra montagne incandescenti, ritrovano un aspetto da eccitare, nascite incompiute accumulano il destino decisivo. Incurante di tutto, la risacca manifesta una tesa attenzione. Sprofondare nella freschezza delle onde nascenti, esserne sommerso fino a toccare la riva incandescente della vita, piegarsi fra i flutti vellutati, amare.


04 agosto 2011- Senza direzione
Il lago ruota velocemente, il centro brilla, lancia bagliori senza luce, delicati, precisi, nutrienti. La festa del silenzio continua con determinazione, gioia, attimo dopo attimo, guardare. L'espansione non è contenibile, sempre presente emerge e periste. Non è turbabile. Il riposo permette l'incontro, scaglie voluminose riempiono i canali di luce, flotti di passione turchese tingono un nuovo inizio. Il riverbero della spiaggia smantella lembi di galassie, la polvere dissemina note infallibili, diventa un oceano veloce, intessuto di morbida inconsistenza. Il dolore sbatte le ali, si tuffa nel vortice più vicino, resta nel coro, invisibile e giudizioso, si intromette in animate discussioni. La luce interrompe la sua azione per meglio animarsi. Nel risveglio perde il centro, ritorna a bagnarsi con la bruma, senza mani s'infiltra nelle aperture dei fondali. La costa prende forma, rocce schiumose afferrano stormi di calore, energie planano senza direzione, la presenza si agita nella lava scoppiettante. Rocce di ghiaccio nutrono un insospettato calore.


06 agosto 2011- La percezione crea
La percezione crea l'ambiente in cui si vive come essere singolo nella quotidianità. La percezione genera la fisicità del mondo ordinario, della natura ordinaria. Come esseri singoli si vive la quotidiana esperienza di una percezione condizionata dalla propria fisicità e dalla fisica della natura, del cosmo, in altre parole come singoli si è indotti a credere che la percezione è condizionata, limitata da regole determinate, da leggi e caratteristiche fisiche. In realtà avviene l'incontrario: le leggi fisiche, le caratteristiche fisiche sono determinate dai modi di manifestarsi della percezione. La percezione è un fatto fisico e percettivo al tempo stesso, la percezione non è condizionata dal singolo essere ma il singolo essere è la manifestazione dell' agire del percepire. Gli esseri singoli sono manifestazioni generate da esseri non dotati di individualità. Ciò che il singolo essere chiama molteplicità è la manifestazione di esseri non individuali. Affermare che la percezione generativa è una realtà fisica vuol semplicemente dire che la materia è viva, sensibile , intelligente e autorganizzativa . La materia della natura è estremamente viva e sensibile, quella materia non è un'astrazione , quella materia siamo noi, come pure lo sono i fiori, gli insetti, la polvere, ecc…. Dal punto di vista dell'individualità la percezione generatrice è una interminabile lista di esseri ed eventi.

Non esistono modalità della percezione, né modi dell'essere: compaiono solo manifestazioni. Essere parte di una manifestazione vuol dire percepire in accordo alle caratteristiche di quella manifestazione stessa, e quindi la caratteristica della manifestazione ordinaria è quella di essere assorbita in una percezione articolata da molti esseri singoli simultaneamente. Tuttavia, per quanto si sia assorbiti nella manifestarsi della propria singolarità, che è identica alla singolarità altrui, bisogna in qualche modo essere consapevoli che manifestarsi come singolarità è solamente una frazione della manifestazione che si è. Percepirsi esclusivamente come singolarità, per quanto sia normale, è molto lontano dal cogliere il senso della manifestarsi e del riassorbirsi. Per mutare la preponderanza dell'agire della propria singolarità bisogna mutare la propria percezione, la propria fisicità, in qualche modo la propria stessa chimica. Ma tutto questo mutare non vuol dire altro che manifestarsi non solamente come singolarità. Non esiste un elenco delle manifestazioni e delle diverse fisiologie che esse creano. Se ne parla in termini di fisiologia per riuscire a comunicare qualcosa alla propria singolarità preponderante, ma non esistono né poche né molte manifestazioni poiché le manifestazioni non dispongono di un essere; se non vengono colte dall'interno, manifestandosi con esse, quelle semplicemente non esistono. Le manifestazioni sono altro dall'essere, almeno per l'essere come viene percepito in presenza della preponderanza della singolarità. La preponderanza caratteristica della percezione ordinaria è dolorosa e intrinsecamente connessa con la sofferenza, e , questo dolore e questa sofferenza, sono effetti che non possono essere elusi ma, importante, se ne può arrivare a percepire chiaramente la limitatezza come manifestazione: dolore e sofferenza non sono la caratteristica di tutte le manifestazioni, sono ESCLUSIVAMENTE componenti della manifestarsi come essere singolo. Più si è connessi e parte di altre manifestazioni più quel dolore e quella sofferenza appaiono diversamente.



16 agosto 2011 Breve libertà
Ritorno nel mio cuore, caldo di slanci, ti ascolto fra le braccia, premi il collo sul mio, resto fra di me, con te. Un tocco dopo un altro, lento carezzare, giungere col calore nel tuo corpo, pioniere del tuo amore, voler promettere, ridestare con mani tremanti, cadono le mie pelli sulle tue. Il vento scatta fra i nostri gangli intrecciati, emerge, sotterra nebbie, sfarina colori, emulsiona impotenza. Fra i petti i turbini delle ali tracciano le loro rotte, cadenze di giada, vie ghiacciate e ombrose si curvano, saldarsi di epoche fragili, ti dedico, ti aspetto, ti osservo., tu che sei me, non hai mai nascosto alcuna emozione. Dentro la tempesta prendi ogni aspetto, io coltivo il giardino, canto nell'umidità incombente, l'amore ha perso il controllo, la libertà lo rende impudico, innominabile, perenne.


16 agosto 2011 Magma
Sgorga e canta, il lago compare per un attimo, durante il quale riempie di stelle i prossimi cieli, poi esercita la sua pressione nello stomaco. Apparenza, calma, suoni serpeggianti ovunque, baluginare di rocce morbide. Le ginocchia affondano in se stesse, lentamente, ruotando, trovano l'incontro, si liberano del tremore, si lasciano consumare nella torrida corrente. Vertebre occhiute stirano i tendini fino a penetrare la terra, poi il cielo, poi di nuovo la terra. Girano, vorticano, sciolgono le proprie ossa in fasci di canali, scorrono, si decompongono ulteriormente, poi di nuovo terra, cielo, seduti dentro un chicco di sabbia, onde oceaniche intorno, non travolgono, non accarezzano, vivono. La vegetazione si libera della sofferenza. Prende l'aria, la dirige oltre il cielo, si diparte dalle nostre tracce, diventa una presenza lagunare, estesa oltre i ghiacci viventi. Da lì intona la sua presenza, la spinge a valle, zolla dopo zolla, forma un immenso magma tuonante , si manifesta come un esile, inguardabile fiore.


16 agosto 2011 Prima del silenzio
Il vento si è attrezzato. Ora riposa, supino fra le costole, in alto nel cielo ritirandosi nel cuore, suonando nel vento, in ascolto. La gola si è serrata nel cantare, note troppo acute e dense risuonano ovunque. L'impeto arriva, sostituisce la mente con pressioni insolite, il petto sbuffa nuova aria, veleggia fra timbriche che precedono i suoni. Ancor prima del silenzio ci sei tu. Non sono io a raggiungerti, fra di noi non esiste il posto per me. I fiori esplodono, semplici fiori grondano intensità insopportabili. Il cielo del cielo è un'eterna fioritura, rapide ombreggiature germogliano in qualcosa che non posso seguire altrimenti che con la mia assenza. Il tumulto del corpo si è allineato, il torpore svanito, il cuore sostituito da numerosi torrenti che scorrono, talvolta invisibili, talvolta luminosi d'emozioni. Le presenze sono compatte nello slancio. Le mani cedono il posto a rami senza tempo. Quel che tocco palpita in altri organismi, vive molte vite estranee, fugaci, si succedono calme esplosioni ventose intessute di colori attraverso i quali giunge la presenza. Tocchi delicati scuotono le pelli, si scioglie la coscienza in un lago ghiacciato, immenso, sul quale luci organiche si appoggiano. Avvolti in un amore insopportabile tremanti ruscelli di linfa riassorbono ogni via, ogni canale, mentre la visione resta la stessa di sempre: quarto piano di un appartamento urbano, uno fra i tanti di una qualsiasi città.


16 agosto 2011- Trame
Il sole osserva da dentro. Sulla superficie della tempesta è il luogo. Con onestà. E senza attesa. Sincerità completa, le visioni sono assenti, mutazioni nell'invisibile premono, scorrono. Non ci sono spettatori, entrato nella manifestazione, senza attributi, senza memoria, molta, molta presenza. I sensi sono scomparsi, una certa serietà compare, frugale, semplice, diretta. Alla fine, le parole si riassorbono, i colori tacciono, i suoni si ritraggono, una improvvisa estensione si espande e si contrae, molto altro, naturalmente, scorre senza qualità. L'involucro resta ignaro, non reagisce poiché nessuna emozione gli viene richiesta. Un certo silenzio è la manifestazione della completa estraneità all'involucro. Il silenzio di quelle emozioni che ancora contengono i deliziosi slanci dell'involucro. Quando tutto diventa incolore e muto i cuori pulsano diversamente. Si saldano al pulsare della pace, ma adesso non esiste un luogo particolare per incoraggiare le speranze umane. Mentre scrivo i turbini modellano tessuti, volumi, organi dentro, fuori, lontano, vicino, prima e dopo di me. Un instancabile tessuto ruota, nuota in sé stesso, si spreca in dettagli. Il vento del mattino precede il sole. Non si compone alcun flusso. Eppure tutto è mobile, sincero. Il corpo non si scompone, l'involucro palpita felicemente. Trame sottili precedono qualsiasi percezione. Il movimento al di fuori del tempo non fa compagnia al cuore, non guida l'anima. Il movimento senza il tempo è una trama di presenze che può modificare le emozioni e i sentimenti, li modifica senza operare alcun movimento. La modificazione stessa tace. Le onde cominciano a incresparsi un po' più in là, dove le ultime visioni lambiscono la scogliera. Dopo, nessuna esistenza. La luce dei tuoi occhi brilla ama, mi trapassa senza alcun alleato. Molta semplicità, molta presenza, eppure, nessuna manifestazione. E' la notte, con le zanzare, le stelle, il tuo amore, la mia gioia, trame intoccabili, impercettibili per qualsiasi epidermide, il caffè della mattina.


16 agosto 2011 Inevitabile
L'azione del fermare la mente, o non-azione che dir si voglia, resa famosa dalla disciplina dello yoga, non è più difficile, né più facile, che quella di arrestare il movimento di qualsiasi altra parte del corpo, mano, piede, braccio, respiro. L'ego può star fermo e rendersi conto che sta fermo, il che spesso succede anche naturalmente, senza bisogno di meditare. Ma se si osserva con attenzione cosa si muove e agisce quando si ritiene che la mente, l'ego, si stia muovendo, ci si accorge che quel che si muove, spesso non ha a che fare con l'ego-mente, piuttosto è una entità che in qualche modo sta interagendo on l'ego. L'ego, la mente personale, sono piuttosto piccoli, la loro azione è estremamente limita, non sono che una frazione di quel complesso di entità che creano l'effetto-esistenza che nella percezione ordinaria viene riconosciuto essere come la propria individualità. In altre parole si sta esplicitamente affermando che la propria individualità non è che un minuscolo centro, una piccolissima entità attorno alla quale orbitano, e con la quale interagiscono, molte altre entità estranee all'ego-mente. Quell' orbitare e interagire costituisce l'involucro e il fenomeno della percezione di una unica individualità. Quando si arresta l'agire dell'ego-mente, se non ci si è autosuggestionati, appaiono progressivamente le entità che interagiscono con l'ego e, addirittura, le entità con cui l'ego a sua volta interagisce come elemento esterno orbitante-interagente con un altro centro egoico di qualche natura non umana. Quelle apparizioni non sono previste dallo yoga, almeno dallo yoga che oggi arriva in occidente. Il complesso delle attività delle entità che costruiscono la percezione della individualità nella nostra vita "ordinaria" non può e non deve essere fermato, osservare agire quelle entità, con l'ego immobile, conduce molto lontano. Vale la pena segnalare il fatto che lo spazio e il tempo non sono elementi creati dall'agire dell'ego ma dall'interagire dell'ego con le altre entità. Se l'ego si ferma davvero, lo spazio e il tempo non lo riguardano anche se , lo spazio e il tempo, continuano a scorrere nell'involucro la cui formazione è un fatto per lo più automatico. L'ego non può essere estinto, l'ego, la mente, possono manifestarsi come entità che osservano ma non possono evitare di venire agiti dall'interazione con quelle entità che vogliono agire con esso e che tramite quell'interagire alimentano l'esistenza del proprio involucro. Quell'interazione è un fatto naturale e inevitabile. Però l'ego e pure quelle entità, possono non attivarsi oltre l'estensione naturale, ovvero inevitabile di quella interazione. Se l'ego-mente non diventa che un osservatore scopre di non essere un centro organizzativo privilegiato, scopre che non esiste alcuna individualità, scopre che lui stesso agisce in modo esclusivamente automatico poichè, anche se può essere difficile da credere, l'ego-mente e qualsiasi altra entità manifestantesi, non hanno una volontà propria ma agiscono solo in modo automatico. Arrestare la mente è un fatto automatico, naturale, inevitabile, ma lo si scopre solo quando l'ego si ferma.


21 agosto 2011 Inevitabile_2
Se la mente-ego non è attiva oltre gl inevitabili automatismi in cui è coinvolta con numerose entità, appariranno progressivamente le manifestazioni con le quali gli automatismi stessi hanno luogo. Quell'apparizione non avviene nella percezione ordinaria, quell'apparizione già conduce in un percepire che sfugge alla illusione di causa ed effetto della normalità. Quella percezione è in realtà molto varia, in essa può rumoreggiare in modo preponderante l'emozionalità della vita ordinaria o può rendersi sempre più intensa la manifestazione del riassorbimento. In ogni caso è piuttosto indifferente che prevalga la prima o la seconda delle manifestazioni. Si tratta di inevitabili processi naturali e se il gioco della identità non agisce più come un vincolo, ci si può liberare dall'assillo della perdita di qualcosa di prezioso quando invece della percezione del riassorbimento emerge il rumore della vita ordinaria. L'ego può osservare senza farsi confondere e se tale osservazione si rafforza l'ego cessa di essere l'unico osservatore in quiete, poiché tutte le manifestazioni che costituiscono la propria percezione di individualità possono diventare osservatrici in stato di quiete. Si tratta di processi naturali da non forzare tramite autosuggestione, uno stabile riconoscimento arriva prima o poi.


21 agosto 2011- Realtà ordinaria
La realtà ordinaria è una manifestazione che ha senso solo percependone la stretta connessione con tutte le altre manifestazioni. Fin quando quella stretta connessione non si manifesta, il senso della realtà ordinaria resta fortemente limitato, deprivato. Quella stretta connessione non è un concetto, essa si esplica tramite una enorme quantità di percezioni della realtà ordinaria che assumono, a volte improvvisamente, a volte progressivamente, caratteristiche decisamente non ordinarie. La realtà ordinaria può diventare assolutamente non ordinaria senza cessare di manifestarsi. Se le manifestazioni non ordinarie si intensificano, risulta evidente che la distinzione tra la realtà ordinaria e quella non ordinaria non esercita più alcun vincolo sulla percezione. I modi in cui le realtà non ordinarie si manifestano sono pressochè infiniti, il motivo per cui esse si manifestano è semplice, ovvero esse fanno tranquillamente parte della natura come di ciò che sta oltre la natura; è il desiderio dell'ego ordinario di possederle, definirle, trovarne un senso recondito, che attribuisce a quelle realtà molti inutili nomi quali, per esempio, divinità, misticismo, fantasmi, demoni. Detto per inciso molto probabilmente noi stessi siamo dei fantasmi per un demone…. Nessuno chiede a un filo d'erba il perché della sua esistenza, la si accetta e basta, si percepisce chiaramente di esserne in qualche modo una parte. Allo stesso modo, quando il petto sembra aprirsi e si assiste all'agire di qualche altra esistenza si può rimanete tranquilli: se ciò avviene, avviene solamente perché siamo profondamente connessi con quella esistenza. Basta stare ad osservare e lasciare che le interazioni operino senza intromettervi la propria ansia. I paesaggi via via si dischiudono, le intensità si chiarificano, molti corpi finalmente comunicano.


21 agosto 2011- Sensi e manifestazione
Le percezioni dei sensi possono diventare intensissime e lasciare filtrare ciò a cui sono connesse nell'invisibile –invisibile è tutto ciò che non si può percepire nella percezione ordinaria. Il senso delle connessioni fra visibile e " invisibile" è inspiegabile se non viene vissuto in prima persona. La differenza fra visibile e invisibile non deve far ritenere reale l'esistenza di livelli di percezione diversi per profondità e valore. La percezione non conosce livelli, semmai essa varia in intensità non quantificabili né memorizzabili. Le sensazioni della percezione ordinaria non vengono mai cancellate, esse si manifestano assieme ad altre percezioni mantenendo la presenza di eventuali sensazioni di dolore, sofferenza, gioia; ma queste sensazioni, estendendosi in una percezione diversa da quella ordinaria, cessano l'attività di offuscare la percezione. Il dolore, la sofferenza, la gioia, se perdono il loro carattere di offuscamento percettivo non sono più tali pur continuando ad esistere. Le sensazioni della percezione ordinaria possono attivarsi in modo profondamente non ordinario continuando comunque a sembrare quel che sono in una situazione ordinaria. L'attivazione non ordinaria delle sensazioni è un fatto frequente ma spesso troppo poco intenso per essere accettato. Gli esseri umani, come tutti gli esseri esistenti, vivono mediante una sofisticatissima modulazione di forme d'intensità, gli esseri umani sono forme d'intensità. Percepire diverse forme d'intensità come una unica forma d'intensità e, allo stesso tempo, disinteressarsi alla intensità come fenomeno, significa essere entrati nella realtà intesa come manifestazione. Nella realtà intesa come manifestazione è sempre presente il dissolvimento della manifestazione stessa, senza quel dissolvimento le sensazioni tornano ad essere attive normalmente, e questo è vero per qualsiasi essere visibile o invisibile che sia. L'essere cessa di essere tale quando appare il dissolvimento, allora , in presenza del dissolvimento, la manifestazione precede l'essere, ovvero precede la percezione dell'esistenza di una qualsiasi individualità, quella percezione cessa di essere attiva pur mantenendo i propri automatismi.


21 agosto 2011- Privi di forza
Ripiegato su sè stesso troppe volte per esistere. Cede il tempo, afferra mille caviglie, scivola nei liquidi, torrenti, irradiazioni fresche, attive. La schiena si popola di canali, vasche trasparenti compaiono nei tessuti, i tendini si sfilacciano unendosi. Giunge un riposo intermittente, fra ondate di pressione si sistemano rami e tronchi di foreste senza terra, la linfa degli occhi si muove a scatti, ascolta, produce una epidermide a coriandoli. Vie tortuose si compattano e sciolgono più volte, terre rumorose, coperte di vita solare sciolgono volumi immensi nel ghiacciaio fiorito. Il bagnasciuga raccoglie le ossa attivate, assume posizioni quasi definitive. Fra le spalle il fumo dissolve la muscolatura, il collo si fa incandescente, nella bocca straripano oceani, poi di nuovo, si ricomincia, uno vicino all'altro fin quando le stelle non cedono sotto il peso di infinite lievi contrazioni. La freschezza viene riassorbita dal manto erboso, insetti elettronici tuonano fra le arterie, osservatori lacustri pompano ossigeno in più punti. Con la torsione successiva si apre la via dell'alimentazione, l'alimentazione viene dispersa fra mutanti tremanti da cui la luce scivola via per ospitare assenze decisive. I ricordi del dolore non sono sostituibili, vengono colti, lasciati collassare nell'assieme. Forme vibrano al passaggio delle variazioni, restano a testimoniare, si piegano, edificati come alberi, lasciano che siano nutrite i propri cuori. La terra e la laguna si fondono, le costole non cercano alcunchè, il respiro lascia la riva, fra le caviglie germogliano i semi. Un ammasso di cuori ritmati, privi di forza, senza alcuna presenza.


23 agosto 2011- Natura del manifestarsi
Per la natura stessa del manifestarsi, non è possibile descrivere nessuna genesi del cosmo né della vita. Non è neanche possibile capire il senso di quelle genesi vivendole di prima persona, poiché nessuna genesi è mai esistita. Il senso delle genesi, delle apocalissi, delle " origini della vita", è contenuto nelle emozionalità proprie della vita ordinaria, emozioni che lì appaiono e lì scompaiono. Puramente emozionale in senso ordinario è anche il costante tentativo di trovare elementi di separazione fra il vivente e il non vivente, fra l'organico e l'inorganico . Le separazioni appaiono laddove non si percepiscono connessioni profonde, manifestazioni. Quando le connessioni si manifestano numerose, la complessità delle intensità percepite, rispetto a un'ottica ordinaria, è tanto immensa quanto incomunicabile. Le connessioni profonde non forniscono alcun potere particolare a chi le percepisce. Viceversa, le connessioni di natura emozionale/concettuale, possono dare l'illusione di ottenere qualche potere anche se resta ben presente l' inafferabilità della natura dell'origine del potere ottenuto.

Afferro la caviglia ma non è più la mia caviglia, stringo il ginocchio ed esplode una fioritura estiva, arriva una torrida giornata estiva ma si tratta di esseri che conducono loro iniziative, sono parte di loro, non sono una mia parte, e dopo ogni ginocchio serrato si propaga nell'intensità altra intensità, intensità di presenza indifferente ad ogni conta.

Le manifestazioni sono anche la realtà ordinaria, spesso parte tutto proprio dall'ordinario, in modo inaspettato, ma si dipanano in modo impossibile da parlarne poiché mentre le manifestazioni sembrano dipanarsi, svolgere un loro processo, quel che emerge è una sorta di intensità estremamente avvolgente, unificante e assorbente tanto la realtà ordinaria che il dipanarsi delle manifestazioni. La presenza continua a scorrere senza però possedere alcun centro. Senza un centro, senza un modello e senza follia. Se non si forzano le intensità che sorgono in se stessi e quelle da cui si è attraversati si entra prima o poi in un vento intelligente di intensità e creature diffuse, non centripete. Quel vento può anche coincidere con la realtà ordinaria ma privata dei suoi centri, ovvero gli oggetti, gli esseri, cominciano a scorrere l'uno nell'altro tracciando dimensioni improbabili e precipitose, in una quiete assordante. Ogni movimento è consapevolmente composto dall'accordo di miliardi di miliardi di pulsazioni. La manifestazione ha già preceduto se stessa, il disegno si diffonde prima di diffondersi, i muri sono improvvisamente trasparenti, tuoni invernali affondano in una vegetazione amica ancora presente, erbe risalgono la schiena nutrendo oceani ruotanti in vortici assolati, l'intensità spegne le visioni e la strada appare nuovamente sola, l'attesa si è consumata.


21 agosto 2011- Movimento
Un attimo, subito, dopo, il completo silenzio, in cui camminare, osservare il corpo mutare, vallate acquifere occupano luoghi impensati, calori frenetici dislocare tendini, la vegetazione ripopola una sfera imponente. Nel silenzio le apparizioni si fanno discrete, strani alimenti parlano, destano striature vitali con le quali producono orizzonti torrenziali. Il petto libera i propri organi. Restano a pascolare fra le stelle in un magma insettivoro. Le parole vengono riassorbite dalle membra ripiegate mille volte. Immersa nel silenzio la città s'incanala dentro se stessa, scivola via, si raggomitola fra le mani, serpeggia ovunque si guardi. Gli ospiti prendono anch'oggi il loro posto. Non mi sono mai mosso da qui.


27 agosto 2011- Ancora natura
Raggi balzano da un sole a un altro, risalgono le tracce interne, precipitano in una doccia variopinta. Gli alberi splendono. Astri delicati solcano torrenti di creature, brusii compatti amalgamano intensità, straripano, scintillano sull'asfalto, pompano nel cuore, nutrono labbra. Vene incorporee si annidano ovunque, rendono denso lo spazio quotidiano, fremono, lontane e vicine allo stesso tempo non cessano di condurre altrove, rendono trasparenti i suoni. Quel che splende si ritrae in ondate di oceani, acqua morbida tinta d'amore raggruma dimore cosmiche. Attimo dopo attimo il cuore si espande fra mille prese. La prima apertura è nella natura. Poi appaiono infinite circolazioni torrenziali d'intensità non energetica che pure inglobano la natura e con essa emettono intensità. Il silenzio compare perché la natura può apparire svuotata di energia sebbene sia attivissima. Ma non è più silenzio. La pace non è quel che sembra.


29 agosto 2011- Pelle
La stessa pelle è condivisa fra molti. Presenze si compongono e ricompongono in continuazione. L'ego, la volontà propria, vengono assorbite dalle presenze, ciò che voglio e le modificazioni delle presenze coincidono. Lentamente le presenze diventano le mie emozioni: restano le emozioni, il senso del "mio" si è saldato alle presenze. Presenze, emozioni, mutamenti, volontà, saldandosi fra di loro cancellano il tenue legame con l'ego che molte manifestazioni ancora avevano e continuano ad avere. Quella saldatura chiarifica ulteriormente il manifestarsi, rende la diversità sempre meno legata a emozioni di opposizione, rende la realtà ordinaria e le sue tentacolari influenze decisamente sopportabili, comprensibili. Molto spesso, rallentare un'azione induce l'ego a perderne tranquillamente il controllo percettivo e l'egemonia percettiva. Quando l'ego non riconduce l'agire a se stesso, l'agire appare come una quantità di manifestazioni che avvengono senza….. coinvolgere l'agire. Il rallentamento dell'agire è tale quando è spontaneo, non forzato. L'ego cessa di controllare percettivamente il proprio agire anche in condizioni normali in cui non si ha alcun rallentamento dell'azione e senza il ricorso a tecniche ipnotiche. E' una esperienza molto istruttiva osservare i propri sensi mentali e fisici, con tutte le immagini, le emozioni, i significati e ricordi intensamente ad essi associati, cessare di esistere assieme al proprio ego e vedere quei sensi e l'ego tradursi in manifestazioni molto più esplicative, intense, veritiere, dei sensi e dell'ego stesso. Contrariamente alla ordinaria sensazione egoica in cui l'individualità sa di coesistere nel mondo con una infinità di esseri con i quali è connessa ma anche dai quali è decisamente separata, quando cessa l'agire centralizzante dell'ego appare una intensissima e dettagliatissima compresenza di manifestazioni consapevolmente reciprocamente influenzantesi. Si è in presenza di un sentire più intenso dell'amore e totalmente privo di soggetti. Così tanto privo di un sentore di soggettività da risultare inizialmente inquietante. Quel manifestarsi non può essere utilizzato per descrivere la realtà ordinaria in termini di destino o ineluttabilità. La relazione fra il manifestarsi non egoico e la realtà ordinaria rassomiglia all'adesione completa fra due oggetti trasparenti e impalpabili, un evento assolutamente concreto ma impossibile da vivere a meno che non si sia quegli oggetti stessi.


04 settembre 2011- Ginocchia
Le cose informi si raggruppano intorno. Matasse colorate, volani, si posano fra di noi, entrano ed escono, scompongono, ricompongono creature, crepitano assolate. Con te si sono posate. Frecce liquide si stagliano sopra la linea del promontorio, tracce vitali orbitano nei d'intorni, risucchiate dalle ginocchia in torsione. L'erba si svuota, la neve interna la pervade, nutre, spiagge lamellari intensificano il dischiudersi di vite torrentizie, si spalanca il sorriso, ondate di petali avvolgano gli oceani evaporanti.



04 settembre 2011- Identità
Il cuore brucia e ascolta. Si vede il cuore per un attimo, subito dopo molte voci lo circondano, assorbono, riemettono, semplicemente il cuore è molte voci nate da molte correnti. Non è un gioco, si percepiscono le manifestazioni che rendono tutto più fluido ed immobile e che rendono l'intensità dello stesso percepire, sopportabile. Le intensità possono risultare insopportabili fin quando un qualche tipo di identità cerca di riconoscerle come identità. Il dissolvimento può essere comunque sempre presente anche se l'intensità dell'identificarsi diventa piuttosto forte : nel mondo della percezione l'identità è sempre foriera di debolezza, frammentazione, ostacoli di molti generi. L'amore intenso può estinguere l'azione identitaria. Al contrario, percepire con chiarezza che l'esistenza dell'ego non può essere condizionata da alcun vincolo di gruppo o atteggiamento gregario, è un passo decisivo verso il rendersi liberi da automatismi mentali indotti da regole sociali. L'ego è l'ego, non esiste un ego individuale come non esiste un ego collettivo. Società e individualità sono forme mentali scaturite dallo stesso agire egoico. Se ci si libera dell'abitudine alla condivisione delle dinamiche sociali la stessa individualità viene a estinguersi come senso e intensità. Percepire l'ego non più agito dall'individualità né da atteggiamenti socialmente gregarie, significa cominciare a percepire ciò che ha a che far molto più con l'intensità e il manifestarsi che con la forma e le dinamiche narrative. Le forme e le dinamiche presenti negli habitat umani agiscono automaticamente sempre ostacolando la percezione dell'ego non individualizzato, a parte forme e dinamiche agenti in modo esclusivamente evocativo. L'ego non individualizzato è altro dall'ego ordinario, inoltre anche le molte altre componenti l'essere umano dispongono di propri fenomeni identitari automatici. La liberazione dall'identità non è una guerra che si combatte contro nemici, è un aspetto del fluire della natura, del suo manifestarsi. Percepire chiaramente l'ego ordinario assieme l'ego non individualizzato senza provare impulsi ad escludere, a reagire, ha molto a che fare con un modo intenso d'amare. Cessare il volontario sviluppo di comportamenti gregari, fase ineludibile dell'intensificarsi della percezione, non può essere fatto inventandosi una mitologia antisociale o dell'eroe. Non è più interessante conseguire una personalità solitaria anziché socievole e gregaria, è interessante ed augurabile riuscire a non farsi assorbire né dalle molteplici forme in cui appare l'ego ordinario né dalle molteplici forme in cui può apparire la realtà non ordinaria.


04 settembre 2011- Ancora percepire
La percezione vive, la sua vita è generare, la sua generazione a volte comprende me. Ne parlo, ma è lei che mi agisce e pone laddove popola le correnti. A ogni sua mossa si librano milioni di eccitati corpuscoli, brulicano nei cuori appena composti e già evanescenti. Percezione dopo percezione comincio a tacere, incomprensibile a me stesso, ovunque io tocchi mi afferra, accarezza, quell'io rimbalza ovunque, si scompone nell'immenso brulicare, l'entità mi afferrano e sostituiscono, la percezione non risponde. Nel silenzio i tuoni aggiungono l'impensabile.



04 settembre 2011 Tamburi
Le colline svuotano sorde voragini. Battiti d'ali spingono, cespugli animati brulicano d'insetti marmorei. Folle si assorbono in vapori metallici, risuona l'ansia quotidiana di veleni mal celati, voci estenuanti salmodiano il tempo. Dentro e fuori, tormente di fiori nutrono altri luoghi, si slanciano lontano da qualsiasi direzione, ricompongo e frastagliano getti di luce invisibile, fonti acquifere immerse nei liquidi guizzanti. Tratti appena composti inseguono corpi ombrosi, volti rintanati in canali stagnanti osservano obliqui, forse pensano l'attesa. Sono tornati nel tempo, luogo e dovere e tributi, parole nemiche accompagnano fedelmente ogni passo. Sopra, sotto, il tamburo troneggia fra stelle irrisolte. Cordoni intrecciati di gelatina marina penzolano nel buio, riempiono i polmoni della gioia ingenerata, morbido è il giorno mai sorto. Tra l'esofago e la trachea prende velocità, luminosità composte si coagulano in pesi istantanei, guidano giù, ancora più giù, tutto sembra vacillare. Più leggero e agile, ora, si slancia, i fianchi rilassati germogliano nella tormenta fiorita. La polvere si è alleggerita del proprio cielo, i tamburi segnano altre spiagge dove privare la luce della sua supremazia. Si spegne l'attesa, si riaccende, il cuore chiama, ma viene anche richiamato. Di notte l'oscurità s'illumina dei desideri viventi, liberi, giocondi s'impongono ai cuori, conducono strade straniere, spinte tenaci verso l'ignoto immerso nell'amore che non appartiene. Richiami accorati tentano di brillare a lungo in qualsiasi petto, in qualsiasi sasso. Il calore del sole evapora, li bacia un'ultima volta, poi li abbandona. Il cielo scivola nel proprio ghiacciaio, non dura, non è presente.



06 settembre 2011- Ancora rugiada
I cuori festeggiano una nuova tempesta. Sassi, sabbia , si celano lungo la riva. La corsa scivola con dolcezza fra lo scintillio dei rampicanti fioriti. La quercia troneggia in cima la salita, immerge i rami nei ghiacciai. Baci gorgoglianti fuoriescono dai canali incrostati, si affatica tra i sassi masticati il corso del ruscello, si immerge un daino trasparente, i riflessi spengono il sole, una tormenta eccitata arriva di corsa, abbraccia gli animali entusiasti, vola fra le montagne nebbiose, poi precipita nella pelle terrestre. La rugiada misura il suo tempo, nel destino intermedio si osserva un certo torpore, ora la marcia continua, si appoggia alla tua spalla un abete fluttuante, stormi di pettirossi annunciano, ma l'acqua è calma, non c'è motivo di preoccuparsi, l'amore è salvo, ora mi alzo, ti riprendo, la fonte si immerge lontano dalla terra, nel cielo perdo ogni insistenza, la fonte mi assorbe mentre cade la prima neve. L'oceano si dischiude alla presenza lunare. Lo sguardo lacustre nutre con mitezza mani fragili, mutanti in fretta. Carezze estinguono le emozioni, il cielo chiama a sè, dentro i vortici fioccano le correnti, membra veloci indicano cascate mobili, palpitanti di sguardi ammiccanti. L'intensità dona fugaci presenze, spinge altrove, nel silenzio accoglie.



09 settembre 2011- Freschezza
Il suolo appoggia i lati nella chioma delle alghe. Ricche tribù di micro-insetti chiacchierano di lampi incandescenti, reti di ossa si rimpolpano nutrite dall'aria. Altri seguaci girovagano fra le nevi, baratri invisibili stringono con morsa d'acciaio, il ferro si distacca e scioglie, liquido nella mano felice, osserva, risuona di gemiti. Brevi corse di antilopi arano la sabbia, il cibo si dirada, il nutrimento si muta, siamo afferrati, trascinati, pressati fra pelli non vissute. Assume le tinte della vita e della morte, respira per frugarmi dentro, vortica per scolpire l'ombra , mi tratteggia, fa compagnia, potrebbe non trovare più nessuno ad attendere e quindi guizzare con gioia fuori dall' orizzonte, stanare se stessa, gettarsi a terra, sciogliersi in valli precipitate. La decisione non tarda, riposa attimi di secoli in cui edifica creature maculate e nodose. La freschezza scende nelle ossa, affastella i tendini in un'unica corrente, trascina in fondo, si discioglie nella prateria notturna dove una marea di sibili ritmati forza i confini, sale fino al collo, si lega ai tronchi, sembra ristagnare fra terse cortecce. Nebbie procedono a scatti lungo le pelli, si frastagliano in nutrimento pudico, riposano nelle pieghe di baci temperati, montagne stormiscono al sole, una volta.



11 settembre 2011 Persistenza
I fiori si schiudono, poco dopo lo spazio che accoglie i fiori si schiude anch'esso e compare qualcosa di diverso dallo spazio, mobilissimo ma solo nell'intensità. Si manifestano delle intensità del tutto sconosciute nella vita quotidiana, intensità persistenti, non casuali o fugaci. Esse persistono, la vita quotidiana, persiste anch'essa. Entrambi sono manifestazioni stabili, la manifestazione quotidiana pare sciogliersi in continuazione in un'altra manifestazione, aderirvi in ogni dettaglio e via via che aderisce si spiega, muta e cessa il senso della percezione della quotidianità. Anche la quotidianità si può schiudere come un fiore proiettando attorno a sé una miriadi di impulsi estremamente intelligenti, l'intensità aumenta in particolar modo se non viene sollecitata da nessuna volontà. Le intensità che procedono senza l'intervento di alcuna volontà procedono attraverso manifestazioni stabili e densissime Bisogna stare in guardia: stupore ed estasi sono modulazioni della volontà. Più manifestazioni possono persistere nello stesso momento, anzi questa contemporaneità è la norma. E' l'agire delle volontà che rende la manifestazione della quotidianità totalizzante, se le volontà cessasse d’ agire, apparirebbero altre manifestazioni che la realtà ordinaria.

Tra la quotidianità e la volontà non esiste una reale differenza, la diversità delle parole usate tende solamente a evocare degli atteggiamenti diversi. In realtà la quotidianità esiste poiché è costruita dalla volontà ma la volontà è il modo in cui tende a manifestarsi il processo fisiologico di creazione, manifestazione, della individualità. L'ego e l'involucro non sono che atti di tale processo, si tratta di un processo che agisce nella contemporaneità, solamente nella contemporaneità esso appare con nitidezza. Attribuire a quel processo una successione temporale vuol dire non essere ancora capaci di osservarlo dal di fuori, dall'interno di quel processo se ne è manipolati in modo spesso drammatico.





13 settembre 2011- Umano, non umano
La luce entra in mille canali gorgoglianti, diventa liquida, terrosa, ariosa, esplode in un impossibile prisma di colori. La luce così scomposta si immerge in una infinità di esseri i quali scorrono in modo composto e turbolento nello stesso momento. Gli esseri scorrono in un moto immoto, una volta che ci si immerge in quel moto si viene assaliti da molti brividi che scompongono il proprio essere in una miriade di scintille. Le scintille sono intense, luminose di colori, palpitanti, ventose, non dissolvono il proprio essere, lo restituiscono alla trasparenza dell'acqua. La trasparenza che appare cancella lo spazio, lo spazio è come un guscio che copre la nudità, deforma la percezione inducendo la convinzione dell'esistenza di una distinzione e separazione fra un se stessi e il cosmo. Il senso dell'intimità cambia molto quando le distinzioni generate dall'ego-involucro non agiscono, si tratta di un cambiamento che non può essere narrato e insegnato, quel cambiamento rende consapevoli del fatto che ogni atto comunicativo è una nuova struttura egoica, quindi entro certi limiti, il silenzio circa quel cambiamento è la scelta migliore. La comunicazione non dovrebbe creare nuove increspature sulle onde di un oceano già tempestoso quali sono le onde che solcano gli involucri. La comunicazione avviene quando la comunicazione riesce in qualche modo a saldarsi con il senso di qualche manifestazione, in questa saldatura si ritrova una corrente di naturalità che non agisce come forzatura e manipolazione. Per comunicare senza manipolare bisogna essere presenti, realmente presenti, è attraverso una effettiva presenza che la percezione è anche corrente: l'interno delle correnti è il luogo in cui ci si riconosce, muta manifesta. Nel comunicare non esiste una reale differenza fra il comunicante e il ricevente: il comunicante e il ricevente devono essere ugualmente presenti. Vedere le correnti, vedersi nelle correnti, non è un atto socializzabile ma è un fatto che cancella la differenza tra la propria intimità e quella altrui. Se si affermasse che vedersi nelle correnti vuol dire essere ovunque allora bisognerebbe tener presente che essere ovunque significa non essere umano e se si è capaci di non essere umani mentre si è effettivamente umani, allora è meglio tenerselo per sé. In ogni caso si sarebbe ovunque non da umani e in assenza di spazio e tempo: parlare di percezioni non umane in modo direttamente descrittivo porta sempre al grottesco e al paradosso.