NOTE 2020 - 2024 Uscire dalla fisiologia delle allucinazioni, uscire dalla fisiologia degli spiriti - che è quella delle allucinazioni, uscire dall'illusoria realtà del tempo, uscire dalla realtà ordinaria, cessare di dissolvermi nel tempo anzichè nella percezione profonda. La mia fisiologia che è quella delle allucinazioni e degli spiriti e della realtà ordinaria, la dissolvo e oltrepasso con il continuo impegno creativo per immergermi nella percezione profonda. La percezione profonda è intensità è fisiologia di fisiologie di... Il tempo è la naturale dispersione degli spiriti, della loro precaria esistenza. Il tempo, la vecchiaia, la morte, mi cancelleranno se credo alla realtà delle allucinazioni e degli spiriti. Nella percezione profonda il mio ego-spirito non agisce, le allucinazioni si placano, la vecchiaia e la sofferenza non hanno più nulla da riassorbire. La creatività unisce-agisce nella intensità profonda le innumerevoli fisiologie che si manifestano. La fisiologia del profondo è un aggregato di fisiologie in attiva continua unione. Tutte le fisiologie, tanto quelle reali che quelle irreali, sono unite. Nella percezione profonda non temo il non agire e il non apparire della mia individualità. La fisiologia ordinaria muta verso la fisiologia profonda attivamente e creativamente. Esistono molti spiriti che aiutano e incoraggiano e nutrono l' agire creativo verso la continuità profonda. Fisiologia ordinaria e profonda convivono. L'organo di senso che è responsabile di creare la realtà è l'individualità. L'individualità è uno spirito. L'individualità è ciò che separa e sogna. Tutto il resto vede la continuità, ovunque si sia, comunque si stia. L'individualità non crede a ciò che percepisce poichè ne è eccessivamente separata. L'individualità è ciò che filtra la percezione. Ciò che essa filtra è l'insieme detto percezione ordinaria. L'individualità filtra la percezione ordinaria da qualcosa di molto più vasto e profondo. L'individualità filtra per incomprensione e per propria limitazione intrinseca, ma soprattutto per separazione. (Il freddo non sarebbe così freddo, la fame non sarebbe fame, il cibo non avrebbe senso, l'aria non sarebbe separata dal respiro, lo spazio non sarebbe esterno, mai). Gli impulsi sono il prossimo livello di comprensione dell'esistente. È difficile accettare l'evidenza di spinte che tanto creano realtà quanto mostrano fin dove la realtà ordinaria possa estendersi perdendo la propria ordinarietà se animata dagli impulsi. Si tratta di pratica, non teoria ed esula dalla pratica degli asana anche se gli asana sicuramente risvegliano la percezione ad impulsi. Eppure nello yoga non si parla degli impulsi, bisogna andare nel taoismo per vederne una pratica consapevole, almeno in apparenza. Gli impulsi sono una forma condensata degli automatismi. Saperli emettere porta a controllare, non eliminare, la sofferenza. Sono gli automatismi che mi costruiscono come sogno, ma ciò che compone gli automatismi non è sogno e vive anche nel sogno che sono. È quella strana esistenza che costituisce tanto gli automatismi che il io-sogno a guidarmi naturalmente nel risveglio e nella continuità. È l'attività degli automatismi a far sì che io, invece di percepire la realtà, sogno. Gli automatismi creano la natura ordinaria e con essa il mio essere ordinario, la mia identità, quindi la mia percezione sognante si trova a suo agio nella natura sognante in cui è contenuta. Nella realtà sognante si crede che il sogno sia una esclusiva attività della mente mentre è tutta la natura ordinaria a sognare. Gli automatismi vivono il passaggio tra il sogno e la realtà. Solo percependo a fondo gli automatismi quel passaggio diventa comprensibile. Infine solo entrando nella percezione profonda la percezione ordinaria acquista senso. I risvegli modificano le fisiologie.. ma come? lo vedrò a suo tempo. Le fisiologie si modificano perchè all'aumentare dell'intensità si è più presenti,si avverte la compenetrazione con gli altri esseri. In quella compenetrazione la fisiologia muta poichè si assiste e si diventa una compenetrazione non tra esseri ma tra percezioni, tra manifestazioni oltre che tra spiriti. La fisiologia non indica in questo caso qualcosa di necessariamente corporeo poichè è la sempre più ampia compenetrazione tra percezioni a assorbire via via le percezioni di fisiologia corporea che appaiono. Questa <<sempre più ampia compenetrazione tra percezioni>> è molto viva e molto intensa e, soprattutto è una incredibile contemporaneità e intensità di percezioni. A questo punto tutto avviene al plurale, si hanno le percezioni, molteplici, ma non è presente dualità nè unicità. Le fisiologie sono percezioni e pure le percezioni sono al tempo stesso fisiologie. Non esiste un assoluto che assorba tutto ed emani tutto. La faccenda è molto più complicata e difficile da vivere. L'individualità sfugge mentre la percezione dura, aumenta al diminuire della presenza della individualità. Rendersi conto che allo svanire della individualità la percezione si rafforza vuol dire non aver paura di sentirsi mutare, anche se si tratta di mutare arbitrariamente e, addirittura, estinguersi. La sensazione fisica di perdere la propria fisicità conduce inevitabilmente al panico. Ecco, di nuovo compaio senza di me, libero di guardarmi, di ottenere i veri suoni della fatica dell'identità. È così che capita, a volte. pare che siddhasana sia,per ora,l'unico modo di arrivarci. Quel luogo del distacco...è così ben integrato in tutta la visione, in fondo sarebbe sempre a portata di mano. E non lo è affatto. Certo che se lo diventasse la disgregazione continua cui sono sottoposto nella percezione ordinaria non sarebbe davvero che un sogno, una allucinazione. La natura emerge quando vuole, nel frattempo scorrono i morsi del falso inevitabile. Gli alberi assorbono il sogno, si muovono, agiscono, dissipano gli automatismi da cui il sogno è composto. (Lavori specifici e consapevoli circa la percezione non esistono, o quasi. (Forse è meglio così). Esistono numerosi lavori che ritagliano visioni parziali della percezione attribuendogli definizioni specifiche. Ne scaturiscono nuove discipline e saperi totalmente ignare della percezione. La percezione sfugge perchè è troppo vasta per la maggior parte degli esseri umani. In altre parole gli umani sono tali perchè molto lontani dalla percezione - a parte le eccezioni.) Nella percezione profonda percezione e comportamento si sovrappongono. L'identità cessa di operare. Ciò che crea l'identità provoca la separazione tra percezione e comportamento e immaginazione e fantasia. Tale separazione crea l'habitat e la natura di sogno e di automatismo della nostra percezione ordinaria. L'unione della percezione, del comportamento, immaginazione e fantasia genera una enorme concentrazione. L'identità cessa. L'espressione e la comunicazione ordinaria sono tautologiche poichè la percezione è sostituita dal proprio agire e solo allora viene riconosciuta come percezione. Quindi si percepisce ciò che già si conosce poichè lo si è creato. Che poi la creazione sia descrivibile come reale, fantastica o immaginaria poco importa. Ma io non posso creare nulla, posso solo assumere nuovi comportamenti e scambiarli come realtà. In realtà per accrescermi devo ridurmi, lasciare che i miei comportamenti vengano assorbiti da una percezione sempre più acuta e profonda, in questo assorbimento l'identità si estingue quasi del tutto. Ciò che appare come automatismo e che effettivamente funziona come automatismo, in realtà non è un automatismo. I fenomeni che mi appaiono automatici li percepisco come entità che mi costituiscono in modo automatico e indipendente dal mio volere, che mi precedono e e che proseguono dopo la mia morte. Essi costituiscono la percezione della mia identità. L'identità definisce i miei limiti e il ruolo che deve assumere la percezione. Ma se la percezione si distacca dall'influenza dell'identità senza però osteggiarla o negarla, allora conosce la continuità e profondità della percezione. Solo dalla profondità della percezione continua appare il senso della percezione identitaria e della percezione dell'esistenza degli automatismi. Tutto comincia al separarsi della percezione dalla percezione della propria dentità. Quando la percezione si muove senza far riferimento alla propria identità si esce letteralmente da se stessi e si ha la visione di ciò che si è, addirittura l'identità comprende ciò in cui si è fino ad ora identificata. In questa fase è importante che la percezione sia ben salda nel manifestarsi in modo separato dalla identità. Infatti se la forma-percezione dell'identità non è pronta, essa viene sconvolta da come gli appare la percezione priva dell’identità. Dalla pratica di siddhasana e da manifestazione spontanea: La corrispondenza tra i ... due mondi è immediata. Ma bisogna trovare l'accesso. A volte è l'accesso che SI manifesta alla mia identità. In ogni caso è l'insieme che si muove. non si tratta di una mia decisione anche se così può sembrare. Solo l'identità conosce la sofferenza. L'identità è un sogno persistente, un sogno naturale, è attraverso il sogno che la natura si propaga. La natura che vive nell'identità nasce al diminuire della intensità (che spesso viene evocata dalla parola <<unione>>). L'identità non è un nemico da uccidere ma è necessario conoscerne e osservarne i limiti per lasciare che la percezione si estenda ben oltre i limiti dell'identità. La vita non è comprensibile all'interno della identità. Solo quando l'operare dell'identità non ostacola il fluire della percezione, la sofferenza e la morte, non incutono più alcun timore pur continuando a manifestarsi. L'identità viene ferita, quelle ferite vanno sopportate, sono inevitabili, è la strada da percorrere, non è questione di colpe. La vita è un lungo allenamento per poter affrontare la morte e quel che segue dopo la morte ma tutto parte dalla iniziale constatazione della debolezza estrema della percezione ordinaria. La debolezza della percezione ordinaria comporta debolezza del corpo, incapacità di movimento del corpo, esistenza indefinibile di una mente, ignoranza dell'estensione effettiva del corpo, inteso come corpo, come mente e come ambiente. La mia percezione dell'identità nasce mediante una sorta di generazione di elementi che devono coesistere solo nella relazione di esclusione reciproca. La possibilità di coesistere con la morte e con questo tipo di vita sta nel vivere anche al di là della propria identità. Chi coesiste e chi vive è in entrambi i casi la percezione. Parlo al singolare, della percezione, per semplificare, in realtà le percezioni non identitatarie sono molte, diverse tra di loro eppure stranamente vicine, si attraggono e non si differenziano. Esistono molti esseri immersi nella percezione non identitaria che non appaiono nella percezione identitaria mentre gli esseri della percezione identitaria sono ben visibili per la percezione non identitaria. A un tratto la percezione si riflette in se stessa e compare la percezione ordinaria. All'interno della continuità la disorganizzazione, scomposizione, frammentazione della unità, intensità, concentrazione della percezione viene organizzata, assume una propria fisiologia. Si direbbe che la percezione si scompone da sè, ma perchè lo faccia ancora mi è ignoto. La percezione, anche frammentata, è sempre percezione, anche se per via della propria frammentazione, la percezione non si riconosce come qualcosa di unitario ma si riconosce in una infinità di esseri, mondi, creazioni. Intendo dire che la <<frammentazione della percezione>> non è reale, reale è solo la sensazione della frammentazione. La frammentazione viene operata attraverso l'illusoria e strutturata genesi di una natura infinitamente animata da miliardi di esseri che hanno l'esistenza di un sogno molto complesso. la fisiologia della percezione dipana la propria continuità anche all'interno del sogno. La percezione stessa è una creatura composita e unitaria al tempo stesso, impossibile da descrivere, ma conoscibile per esperienza diretta. La continuità scorre attraverso un organismo molto complesso e articolato che non è visibile nella percezione ordinaria ma di cui la percezione ordinaria ne è comunque intessuta. Accedere attivamente a quell'organismo permette di capire, progressivamente, per esperienza diretta, il perchè della frammentazione e dell'unità della percezione. È notevole vedere come la percezione a un certo punto non si riconosca se non esclusivamente in forma frammentata ed è altrettanto notevole vedere come anche quando la percezione, all'interno della continuità, ricomincia a riconoscersi, sia per molto tempo vincolata dalla propria frammentazione. Come frammentazione della percezione si intende frammentazione della percezione come unità, non che in realtà appaiano tanti piccoli frammenti di percezione. È la percezione che si vive come dispersa, isolata, disseminata tra una infinità di esseri animati e non animati. Ma quella frammentazione è reale solo come esperienza non come effettiva produzione di esseri. Come in un sogno, tutti gli esseri sorgono e scompaiono nel percepire, il reale – il vivente - resta immutato. << All'interno della continuità, la disorganizzazione, scomposizione, frammentazione delle unità, intensità, concentrazione della percezione, viene organizzata, assume una propria fisiologia incredibilmente strutturata, complessa, dettagliata e infinitamente varia e del tutto estranea alla percezione profonda>> ,è questo lo schema di riferimento dell'agire e del vivere nella e della percezione ordinaria. A un tratto la percezione si riflette in se stessa e nasce, tra l'altro,la percezione ordinaria. L'atto di riflessione è, in realtà, una emissione. La percezione che ne scaturisce, quella dalla quale scrivo, è insopportabile. Quando la pianta, l'albero, il fiore, l'erba, sono pronti sbocciano e si uniscono progressivamente a tutta la manifestazione. L'orientamento iniziale e verso il cielo. Il corpo è a contatto con una membrana luccicante. luci, bagliori biancastri segnano il continuo contatto con l'ambiente. Il respiro ha sempre più la forma di un serpente, è ben evidenziata la testa del serpente. È la forma di un albero sferico, il contatto con l'ambiente è uniforme. Il contatto non provoca le scintille di luce. La terra è una cavità nel cosmo e così un essere vivente è una cavità nella terra. E infine il cosmo e la percezione profonda che in modo continuo riflette e si riflette. PER ORA SENZA UN PERCHÈ. Nel profondo della vegetazione si è aperta una porta, è un accogliente e sincero invito. Mi accolgono. Di nuovo, con entusiasmo. Sono tanti e molto attivi/e. Quella porta è nell'aria e di aria, aria intensa di una lunga corsa. Lo spazio è abitato, per questo parlo di abitanti del cielo. A volte al posto del cielo si vedono coloro che lo abitano. Il paesaggio diventa un tutto pieno. Comunque non è il cielo ordinario. NON È IL CIELO CHE STA IN CIELO. L'individualità, nella sua funzione di percezione, segue il suo percorso verso la scoperta e l'unione con la percezione continua. Il problema non è la forma, l'essere o il non essere ma solo il percepire. La naturalità del percorso della vita ordinaria ovvero la sua scansione tra infanzia gioventù maturità anzianità e morte può essere di aiuto nella percezione della falsità percettiva che rappresenta il legare l'esistenza a una particolare struttura percettiva. Come non si avverte in modo drammatico la perdita dell'infanzia e della gioventù, così l'anzianità e la morte dovrebbero essere il momento per percepire in profondità come la bellezza del corpo, la sua forza vigore e salute, come le sue sofferenze, non sono che momentanee apparizioni a cui non ha senso attaccarsi. Non si tratta di una comprensione filosofica-intellettuale ma di una profonda e acuta visione trasformativa e duratura. Con un pizzico di fortuna. E POI I fatti della vita sono le porte attraverso cui entrare. Le percezioni ordinarie sono le porte attraverso cui entrare. Non vanno evitate. Comunque ognuno decida quale percezione prediligere, ognuno ha, se ce l'ha, un suo particolare talento e intuito. Dal punto di vista delle analogie organiche lo sviluppo dell'organismo-individualità procede da uno stadio iniziale di organismo centrato a uno stadio maturo e finale di organismo decentralizzato. L'organismo umano è già nella vita ordinaria un organismo decentralizzato ma viene percepito come un organismo centralizzato e gestito come tale dal cervello, dal sistema nervoso e dalla percezione-individualità. Come già detto la sostanziale differenza tra un organismo decentralizzato e uno centralizzato è che il primo è continuamente immerso nella percezione della continuità mentre al secondo tale percezione non solo è del tutto preclusa, ma le continue esperienze di dolore e sofferenza e malattia non fanno che aumentare la chiusura all'interno della propria individualità. Non c'è niente di più penoso e triste che dover permanere all'interno della chiusura di una individualità sofferente. Un organismo coincide con la percezione dell'organismo. Questa definizione è piuttosto sfuggente e tende a indicare la possibilità che uno stesso organismo, per esempio un essere umano o un albero, possa apparire come un solo organismo o una unione fra più organismi a seconda della percezione che se ne ha. Non tutti gli esseri umani vivono lo stesso livello di chiusura all'interno dell'individualità. Per alcuni di loro il processo di sviluppo in organismo decentralizzato è molto avanzato, per altri, al contrario, non è mai iniziato. Non esiste una reale differenza tra la percezione profonda e un organismo decentrato, uso due termini diversi per comodità espressiva. Tanto un organismo decentrato che la profondità percettiva non hanno limiti pur non essendo infiniti. Nella vita seguente il successo della prova nell'acqua, nel cielo aperto braccia colorate mi nutrono tra le pelli. Senza alcuna traccia di silenzio mi nutre nell'impeto ma non mi vuole e nutre chi trova. Il cielo d'acqua oltre le parole, ne capisco la fretta all'arrivo. Di stagione in stagione la memoria cancella gli abbracci, suono e silenzio sbriciole nel cibo, proprio come abbracciare un albero. Il vento slaccia le coperte insolitamente silenziose, incurante di me resta nudo, aggrappato ai genitali. Altri colori escono dai cieli, per lucidare il volto. Nel letto del vero-cuore non c'è silenzio. Il pudore tace l'entusiasmo del deglutire. Nel mare non c'è spazio. Se freno il mio desiderio non posso che vedere la vecchiaia, la malattia, la morte, identiche all'infanzia, all'adolescenza,alla gioventù: trasformazioni che si sviluppano e mi ricreano in continuazione. Dopo ogni trasformazione niente in me è come prima tranne la presenza della percezione, che è quel trasformarsi stesso, quel giocare ad affezionarsi, a fare proprio , quel che andrà ovviamente perso, fino a quando la percezione cesserà di immedesimarsi nel suo stesso gioco, nel suo stesso riflettersi. Da quel momento in poi comincia la vita non automatica della percezione. Quando gli automatismi cominciano a cadere si manifesta una sorprendente continuità. Le percezioni ordinaria diventano loro stesse le entrate di nuove e più profonde realtà. Le percezioni ordinarie si automodificano diventando rivelatrici di impensate e molteplici realtà. La terra r il cielo e il mio cuore sono nella percezione. Sembra incredibile ma per risvegliare la percezione bisogna far andare la realtà ordinaria all'incontrario. L'ultima fase della vita umana è decisamente la meno compresa. La decadenza fisica che in essa si esperimenta, oltre quella mentale, non sono altro che trasformazioni indispensabili per affrontare il nuovo mutamento a cui si assiste durante e dopo la morte. I dolori e le sofferenze legati alla maturità e all'anzianità sono paragonabili ai dolori che i bambini provano nel mettere i primi dentini. Ciò che non è chiaro nella maturità-anzianità è cosa si guadagna in relazione a ciò che si perde. Di certo è che le perdite e le sofferenze dell'ultima fase della vita sono un forte incentivo a non immedesimarsi nelle forme assunte durante la propria vita. La trasformazione è fatta anche di attesa e di disfacimento della individualità da parte della natura stessa. La distruzione della coscienza ordinaria attuata dalla natura conduce alla creatività estrema della percezione non condizionata da alcuna individuazione. Certo che passare attraverso la propria disintegrazione in modo entusiasta e creativo non è uno scherzo. Chi ne è capace è già in là nella trasformazione, o meglio, nella continuità. Alla fine è così che va: alcuni accessi si aprono, poi, quando si chiudono ancora altri si aprono, ma bisogna sapere attendere. Non esiste un vero soggetto protagonista. Di <<VERO>< non c'è proprio nulla. I modi di apparire e di ridursi della percezione scorrono, niente viene perduto anche durante i periodi di riduzione percettiva. Qualcosa deve avvenire proprio come lo si percepisce. Ciò che avviene e colui che lo percepisce avvenire sono la stessa entità anche se non viene percepita quella particolare entità. Quando quella particolare entità diventa veramente attiva-cosciente allora molto cambia. A parte la speranza del cambiamento è difficile capire il perchè del fatto che una volta si è oggetto e un'altra volta soggetto. Non si può essere l'oggetto/soggetto di una illuminazione e tanto meno di una individualità. La volontà non può voler in quel modo. E quindi taccio. Osservo. Imparo. È interessante come io stesso non creda con fermezza alle visioni che vivo. Eppure le visioni sono estremamente lunghe e intense, tuttavia la sofferenza di questa esistenza e l'intransigenza degli automatismi continuamente velano la freschezza e la serenità di quelle visioni. Il senso e la continuità sono inevitabilmente dalla parte delle visioni e di quelle, e solo di loro, mi fido per orientarmi. Ma ... lo devo volere, perchè nella realtà ordinaria la sofferenza sembra soffocante e senza risposta. Segui la luce, segui sempre la luce, quella non è mai un inganno! Chi vede o, in generale sente con precisione, non ha alcun bisogno della fede o della ragione. L'unica cosa di cui ha bisogno è delle circostanze giuste per mettere alla prova il proprio sentire. E la vita è fatta apposta per offrire tutte le circostanze del caso. Vedere molto, con intensità, porta l'esistente in un ambito di continuità e semplicità ma purtroppo evidenzia oltre ogni dubbio ciò che inevitabile e ineluttabile. Per chi vede la certezza sospinge la speranza ai limiti della non utilità. Ciò che si vede è troppo vero e semplice per essere condivisibile, meglio il silenzio, meglio la comunicazione differita, ovvero quella simbolica e artistica in generale. Quello che si vive nella realtà ordinaria è il contrario esatto della intensità estrema che tutto avvolge e ingloba nel profondo della continuità. Nella realtà ordinaria l'intensità invece di essere una suprema percezione unificante separa e tiene separato, disunisce e impedisce attivamente l'unione, a quell'attivismo costante si deve la comparsa della percezione dei nostri corpi umani, dello spazio, del tempo, la comparsa dei bisogni primari del respirare, del nutrirsi, del riprodursi. L'intensità non ha nessun bisogno di riprodursi nè potrebbe ma in questo strano viaggio che compie come percezione ordinaria si riproduce e si nutre di se stessa pur brillando intensamente, in apparenza da un altrove inaccessibile. E poi qualcosa succede e l'intensità vede attraverso se stessa, attraverso i propri innumerevoli corpi, morti, sentimenti, ogni corpo, ogni traccia di esistenza riconosce la propria intensità. L'intensità è molte intense azioni e in certi casi la sua intensità è nel non essere intensa. Di fatto per limitare la percezione dell'intensità l'intensità non può che ricorrere al proprio agire. Perchè lo faccia non è molto visibile, è un agire che è oltre il senso. L'unità del proprio essere non può essere cercata nella realtà ordinaria. Nella realtà ordinaria non esiste nulla di << proprio >>, qualsiasi manifestazione vi abbia luogo è sempre una manifestazione di molti esseri legati insieme, a volte, da una percezione di unità che nemmeno si accorge della loro esistenza- mi riferisco alla percezione umana e non solo. L'esistenza di una percezione nella realtà ordinaria indica l'esistenza di un sentire, non di un essere. La percezione che si lega a una individualità sbaglia strada e ne soffre. È inevitabile che succeda per qualche tempo. La continuità sta nel poter percepire l'esistenza come una percezione che si diffonde, che è diffusa. L'intensità compiuta, quella che io non conosco..., è quella in cui la continuità può percepire anche l'esistenza individualizzata senza farsene assorbire. Percepire l'individuazione, la singolarità, la resistenza ostinata al mutamento, il continuo ritorno all'individuazione come percezioni diffuse, significa risiedere stabilmente nell'intensità. Fin quando si fugge dal mondo ordinario l'intensità resta preclusa. Il mondo ordinario è sì nella continuità, ma bisogna vederlo. La sofferenza si dissolve , ma non è così semplice. Avere la morte per amica è un dono del cielo. Così le ultime drammatiche sofferenze diventano delle gocce di strazio e di amore che il cuore non può sostenere. Qui la morte aiuta con un ultimo indicibile bacio. A un certo livello di profondità la continuità diventa intensa e stabile, le instabili modificazioni della vita ordinaria non ostacolano più il progresso della continuità, qualsiasi cosa succeda nella realtà ordinaria. I testi di yoga, di qualsiasi tipo di yoga, qualsiasi insegnamento di yoga, i testi religiosi di samkya, funzionano molto bene a patto di usarli non alla lettera, spesso sono veri ... all'incontrario oppure vanno presi alla lettera fino a contraddire il senso finale stesso dello yoga. Esistono tre punti fondamentali che fanno funzionare lo yoga in modo corretto: mai credere in ciò che non si vive in prima persona, quindi evitare la fede e la suggestione, lasciar perdere la fede nell'assoluto e nel guru. Non esiste proprio niente che non abbia una fisiologia e nessuna fisiologia è disconnessa dalle altre, anche se così pare nella percezione ordinaria. La fisiologia è ciò che ha intensità, l'esistente e l'inesistente sono categorie della suggestione. L'intensità può essere cosciente o al contrario del tutto incosciente, dipende dal contesto fisiologico. Le parole comunicano lo stato, la visione presente. Se sembra che creino diversità e opposizione è perchè il loro sembrare è relativo al soggetto che percepisce. La parola non mente, è la percezione che in dati momenti ne limita il senso. L'intensità è anche ciò che causa la resistenza al mutamento del mio stato ordinario e l'effetto di durata e l'ineluttabile persistenza della realtà ordinaria. Le posizioni di meditazione dello yoga facilitano la percezione dei chakra, va comunque tenuto conto che i chakra sono solo una piccola parte della piante a cui apparteniamo e a quella pianta si può accedere in modi più completi e diretti, tranne in ogni caso, percepire anche i chakra. Siamo immersi in un enorme insieme di esseri tanto nella realtà ordinaria che nelle altre, nella continuità. In particolare, gli esseri che popolano la realtà ordinaria sono davvero meno ordinari di quanto si creda. Ci sono questi esseri per noi immensi, i conglomerati di stelle, la loro carne a noi pare energia, esseri privi del DNA proteico e la cui centralità è ovunque, nell'immenso come nell'ultra piccolo. E poi ci sono gli esseri che sembrano piccolissimi e invece sono immensi come i virus, il cui dna è sparso ovunque,il loro centro non è chimico ma è fatto di onde, vale a dire vibrazioni. Poi ci sono le vibrazioni stesse, il cui centro è ovunque e non conoscono sofferenza. Comunque, tutti questi esseri a cui siamo uniti e da cui sembriamo erroneamente, separati, devono nutrirsi, ma solo per le vibrazioni questo nutrirsi non comporta un mutamento drastico del proprio e altrui stato. Le vibrazioni mutano senza mutare, ma i mutamenti che provocano si scordano, a volte, la propria origine. Questo è il loro grande mistero. Dopo le vibrazioni compaiono i grandi esseri composti esclusivamente da manifestazioni, rappresentano la vegetazioni in cui tutto sembra riassorbirsi e riprendere intensità e concentrazione in modo insolitamente intenso. L'intensità sembra essere e precedere tutte le manifestazioni e nell'intensità trovano la loro dimora e il loro senso tutti gli esseri ordinari, vibrazioni comprese. Tutto è tremendamente corporeo e incorporeo allo stesso momento, in modo inscindibile. Perchè l'intensità percepisce? Cosa mai esiste da percepire? Io sono ancora legato alla speranza che un certo tipo di percezione sia migliore di un'altra. Ma non vedo che una frazione della percezione. La percezione non vede se stessa frazionata e non nota le mie aspettative. Certe percezioni oscurano altre, ma, dopotutto, perchè? NON è ovvio che sia così. Non mi interessa una spiegazione, nè l'intensità crescente me la fornisce. Quando l’intensità mi libera allora esco da me. Resto senza spiegazione ma non ci sono più e vivo, sì, finalmente vivo. La pace si estende, è evidente che ne sa molto più di me. È in mia assenza che tutto va per il meglio. Io ho fatto quel che potevo. E poi comincia la trasformazione. Non c'è una ragione, non c'è alcuna spiegazione. Ed è la gioia. Per abitudine e umanità credo che la coscienza sia interna agli organismi mentre per moltissimi esseri la coscienza non è in quel che io vedo o credo essere il loro organismo. Voglio dire che moltissimi esseri hanno un organismo solo in parte da me visibile o individuabile poichè il loro organismo o è in parte inorganico o composto di quello che oggi si definirebbe come un qualche tipo energia. Il fatto che la materia non sia visibile non vuol dire che non esista. Per materia intendo l'esistente-vivente in generale e l'esistente è in ogni caso qualcosa di corporeo e fisiologico. Quel che decisamente sfugge nella percezione ordinaria è come la fisiologia possa sembrare tutto e l' incontrario di tutto. La fisiologia è, vive, è sufficiente aspettare che volti il suo sguardo verso di me per intensificarmi e comprenderla, amarla. Quella appena fatta è un'affermazione estatica. Nella realtà ordinaria l'estasi non si presenta, quel che si presenta è qualcosa di fisiologico che resiste tenacemente all'esperienza estatica. Spesso le fisiologie che resistono all'estasi non sono neanche percepite o percepibili, in più l'estasi non fa nemmeno parte della emotività ordinaria perchè l'essere umano non dispone, di solito, di una fisiologia estatica. non è, come dire, colpa sua.... Una fisiologia estatica non si inventa, c'è già, in natura, molti esseri viventi dispongono, per loro fortuna, di una fisiologia estatica la quale li rende impermeabili all'esperienza del dolore anche se comunque devono nutrirsi ed essere loro stessi cibo. È VERO che per una fisiologia estatica essere cibo e cibarsi sono atti percepiti in modo completamente diverso da come li percepisce una fisiologia non estatica. Non esiste un solo elemento della realtà che percepisco che non possa condurre alla esperienza-percezione-conoscienza della continuità - intensità o estasi. Non è necessario escludere nessuna delle mie emozioni e nessuno dei miei desideri in quanto ostacoli alla continuità. L'ostacolo insito nel possedere una fisiologia ordinaria è che gli automatismi di cui è composta quella fisiologia sono considerati veri, reali, inevitabili e personali, individuali. Non è così. Le fisiologie non ordinarie non sono neanche vagamente descrivibili in termini di energia e materia. L'energia e la materia descritte dalla scienza fanno parte di fenomeni che dispongono di un automatismo volontario e non meccanico. La concretezza è immateriale, non faccio che ripetere qualcosa nota da sempre ma con altre parole. niente di nuovo. In pratica per <<cammino spirituale>> i mistici religiosi intendono lo sviluppo di una entità che al tempo stesso sia tanto fisica e percettiva e emotiva quanto estremamente intensa e non legata a nessuna identità. Ma da decenni io mi occupo di tutto ciò senza per questo essere un religioso. Il mio non è uno cammino intrapreso per motivi concettuali, tutto è cominciato da una certa combinazione percettiva ed emotiva che era ed è ancora presente in me senza essere me e che via via, si sta liberando di me, soprattutto sta liberando me stesso da me stesso. E così appare il mistero, questa incredibile intensità a cui piace assumere forme e, a volte, in esse nascondersi dimenticandosi quasi del tutto di se stessa. Quando si dimentica di se stessa, l'intensità diventa estremamente tenace nel contrarsi, nel non espandersi, nel perpetuare indefinitamente una chiusura che è tanto un sogno che la sua stessa prigione. Io le-mi racconto questa storia. È il risveglio che procede. Ma vorrei più gioia, è il prezzo che pago per il sogno in cui mi trovo, che deve trovare un suo epilogo per riconoscersi. Ma in effetti non è un corpo che si sviluppa. Il corpo c'è già, quello <<continuo>> da sempre è lì. Dipende dal punto di quel corpo in cui la percezione si attiva.. Perchè è la intensità che determina l'intelligenza dell'azione e l'azione stessa. Proprio quella inconoscibile intensità. ALBERI OVUNQUE. UNA DIMORA. PRIME LUCI DI UNA GIORNATA SENZA FINE. RESPIRO DELLA SABBIA. CALDO, FUOCO FIORITO. ANCORA AMORE. FIORI AL RITORNO. MOLTE LUCI IN ATTESA. TRA UN LAGO E UNA FORESTA SENZA UN CORPO. OGNI FIORE OGNI FIORITURA. STARE Qui TRA FIUMI DESERTI. CIELI ALBERATI, NESSUN RICORDO. NON QUI. Un animale-vegetale compie il suo tragitto. Il respiro trasporta l'intensità quaggiù. L'identità non è più un vincolo quando i movimenti delle diverse manifestazioni appaiono nella loro evidenza Ogni mattina vedo gli esseri liberi fluire, riflettersi in uno specchio d'acqua. Nel vederli io nasco e rinasco incessantemente tra i vincoli, trattenuto ad ogni passo, immerso nel riflesso, immerso in questa strana densità. Ovunque la quiete. Nella densità giace la mia sofferenza. Poi un movimento ignoto mi spinge nella visione, mi libero della insopportabile viscosa percezione della quotidianità. La concentrazione richiama alcuni spiriti. Con il loro benvenuto, con i loro cibi, con il loro a volte immenso dolore, la vita si trasforma. Esiste la possibilità di un continuo passaggio tra ciò che resiste e la attiva continuità. La percezione è l'unica effettiva esistenza, ma, in modo assolutamente speculare potrei dire altrettanto della fisiologia e della intensità. Gioventù, vecchiaia, adolescenza, sono alcune delle forme particolari che assume il percepire. Non esiste un corpo, non esiste una mente, esistono forme diverse ed estremamente specializzate del percepire. Le percezioni si susseguono in modo apparentemente automatico e io non le trattengo, non le personalizzo: ho un corpo, ma non è il mio, ho delle emozioni, ma non sono mie, ho me stesso ma non per il mio possesso. Infatti posseggo me stesso in modo del tutto automatico, vedo l'intensità brillare e so che è lei a farmi rimanere qua, a volere che io conosca tanto l'aspetto automatico del percepire che l'aspetto intenso e continuo del percepire. Io stesso appaio a me stesso come il passaggio tra la notte e il giorno tra il sogno e la veglia, il passaggio tra la continuità e la resistenza alla continuità stessa. Non ho motivo di temere nulla. Vedo che non esiste una rottura tra l'intensità-continuità e la percezione automatica ma ancora sento con quale potenza e intensità la percezione ordinaria impedisce la percezione della continuità. Un giorno saprò perchè questa opposizione avviene. E il passaggio si aprirà in entrambi i sensi anche nel percepire ordinario. I visionari, diversamente dai mistici ordinari, vedono già il gran finale senza fatica. E si muovono di conseguenza ma....... non ci sono scorciatoie per nessuno. Dire << la fisiologia è viva>> significa dire <<percezione>>. Una molteplicità senza differenze, tale è la continuità- -unità-intensità. La fisiologia la vedi. Con l'ascolto la capisci. Tra l'addome e il cuore si dissolve ancora una volta il me-stesso. Resta qualcosa nel cervello, un concentrato di incredulità. Qualcuno-in-me si rende conto della non-esistenza, la mia, la presenza è comunque confortante e non localizzata. Non sono fuori di me con una coscienza personale, da una parte è rimasta una minima presenza personale e dall'altra si è attivata una presenza distribuita. La concentrazione coinvolge allo stesso tempo la mente e corpo. Entrambi, se procedono da soli, vengono risucchiati dagli automatismi e dall' autosuggestione. Solamente in caso di deficit fisici o mentali è possibile concentrarsi solo tramite la mente o il corpo e sfuggire alla presa degli automatismi. In fin dei conti, la realtà ordinaria è di per se stessa la principale esperienza ascetica da affrontare in ogni suo aspetto. Ma non si può spiegare come percepire la realtà ordinaria come un'esperienza ascetica. Da qui si ritorna alla centralità della concentrazione- Il momento di passaggio, cambio, mutamento, si ha quando oltre a stabilirsi nella concentrazione si accede alla percezione profonda. La concentrazione è possibile senza percezione profonda, anzi è spesso la norma. Viceversa se c'è la percezione profonda allora si è fortemente concentrati, rispetto a una dimensione ordinaria. La percezione ordinaria si rigenera costantemente, anche la percezione profonda sempre scorre da quella ordinaria verso la continuità. Spesso i due processi sono contemporanei. Ma mentre il primo se non viene rigenerato si interrompe, la vita della continuità è sempre esistente. La concentrazione conduce a un mutamento fisiologico solo se procede insieme alla continuità-percezione profonda. Tutta la esistenza si svolge attorno alla concentrazione, ovvero l'osservatore è la concentrazione mentre i fatti della vita e io stesso siamo gli accadimenti. Ma se la concentrazione è solo mentale si va fuori strada, sottilmente e in modo raffinato. Poi la concentrazione viene sbalzata all'esterno o, con tranquillità, scivola all'esterno; in quel momento io capisco quale è il mio ruolo, non sono più ciò che più conta per me stesso. Intanto all'interno la ri-creazione prosegue. IO E LA CONCENTRAZIONE EXTRACORPOREA SIAMO UNITI, SIAMO L'INIZIO DELLA CONTINUITÀ, NELLA CONTINUITÀ SIAMO UNITI ANCHE SE SIAMO MOLTEPLICI. È DIFFICILE PERCEPIRE UNA UNIONE SENZA SOGGETTI. Il nutrimento arriva e non reca con se alcuna dipendenza. Quaggiù qualcosa è andato storto, la dipendenza, la confusione non hanno sosta. Non dovrebbe essere così- e infatti le visioni sono due e tra loro molto diverse. Nella prima la foresta si riflette interamente nelle acque. Nella seconda visione la foresta si riflette in un lago in cui si accede attraverso una strettoia e dal quale si esce tramite una strettoia-appunto il mio-nostro lago che contiene la percezione ordinaria. In più, come la stessa visione comunica, il lago, la strettoia, la meravigliosa natura circostante e io che osservo, siamo intensamente uniti, amorevolmente uniti. È l’estasi. Non appare ancora il perché del nascere della differenza e del bisogno di identificazione. Nella visione molte parti apparentemente diverse sono unite in un unico essere, ampio, complesso ma che si dipana ovunque. Io che parlo, io che soffro, io che ancora non sono nel lago - ancora non sono diventato io- siamo la stessa manifestazione. Ma allora come può durare l'offuscamento della visione, della percezione? In pochi devono aver visto di persona il come, il perchè. Quei pochi che sono uno solo. La risposta è nel contatto. Nel contatto visibile. In realtà è un vastissimo organismo le cui parti non sono ugualmente percettive. La percezione, sebbene sempre presente, può essere attiva o inattiva. La percezione scorre comunque, ma nella sua forma inattiva impedisce la connessione di parti dell'organismo all'intero organismo. Quando questo impedimento avviene la percezione ristagna in se stessa e genera questa sorta di natura automatica di cui è intessuta la percezione <<ordinaria>>. E poi tutto rifluisce, i due cicli contemporaneamente fluiscono. Nella percezione profonda si è parte di più manifestazioni contemporaneamente, se ne condivide la fisiologia. Ciò è possibile poiché nella per percezione profonda non opera la individualità. In più la percezione profonda è continuamente assorbita da una crescente intensità che però non si sostituisce alla percezione e fisiologia stesse. Quella intensità è parte della stessa esistenza della percezione\ e della fisiologia. Nella percezione ordinaria è sempre attiva l'individualità, quindi si percepisce un elemento dopo l’altro in modo seriale e separato. Nella realtà ordinaria la percezione e la fisiologia vengono ritenute due entità separate e , a seconda dei casi e delle credenze, o l'una genera l'altra o una inganna l'altra. L'individualità è attivata proprio dalla separazione tra percezione e fisiologia. Nella percezione ordinaria non esiste nemmeno una parola che indichi la unione, la non-separazione tra percezione e fisiologia. È semplicemente qualcosa di inconcepibile ed inesprimibile. La unione tra percezione e fisiologia non è vincolata dallo svolgersi e apparire delle manifestazioni, l'individualità non può ostacolare quella unione se la percezione profonda è attivata. L'individualità È CIÒ CHE NON UNISCE. Il reale appare solamente quando la percezione, la fisiologia e l'intensità si muovono insieme, prima di allora la realtà non appare e si vive in qualcosa di molto simile a un sogno. Quando la fisiologia è il proprio percepire, quando il percepire determina tanto coscientemente che istantaneamente la propria fisiologia e quando l'intensità unisce, intensifica e assorbe senza cancellare quel percepire e quella fisiologia, allora appare la realtà. Cosa quella realtà sia lo sa solo lei. L'intensità si manifesta anche nella percezione ordinaria, ma diventa sicuramente più comprensibile a autonoma quando si percepisce senza il filtro della individualità. L'intensità è completamente a suo agio tra il sorgere e lo scomparire delle manifestazioni lontano dall'individualità. All'interno della percezione ordinaria e nei suoi paraggi l'intensità appare come una fortissima sensazione di riassorbimento fisico e mentale in qualcosa di smaterializzante. Questo qualcosa può essere molto luminoso, può sembrare un intensissimo vuoto in espansione, in ogni caso la forma della percezione che assume dipende dalle caratteristiche dell'individualità presente e quindi, si possono avere descrizioni dell'intensità molto varie e diverse. Col manifestarsi dell'uscita dalla propria individualità l'agire e l'unione percezione-fisiologia-intensità perdono immediatamente ogni connotazione temporale e lo spazio ordinario diventa un unico mutevole ambiente fisiologico, solo che ora le mutazioni non producono percezione di diversità e molteplicità. Questo accade quando l'intensità fa parte, si unisce, alla percezione e alla fisiologia. Il punto di percezione che fa da ponte tra percezione ordinaria e continuità non è la mente nè l'individualità ma in essi è frammentato. Quando la mente e l'individualità si assorbono nel punto di percezione allora la percezione comincia a risvegliarsi alla continuità. . Nella realtà ordinaria la percezione è scissa tra il punto di percezione, la mente, l'individualità,le emozioni,il corpo. Quando la mente, l'individualità, le emozioni e il corpo riescono a liberare le proprie potenzialità reali, compare la realtà, esse si uniscono al punto di percezione, la percezione si mette in moto. Per <<liberare le proprie potenzialità>> intendo il passaggio dallo stato sognante di spirito-i proprio del cosmo a quello di intensità. Lo stato sognante È LO STATO DELL'AUTOMATISMO fisico e comportamentale tipico di ogni manifestazione della realtà ordinaria. Lo stato sognante si trasforma se viene attivato con una miriade di modalità insolite, non ordinarie. Gli spiriti sono felici di uscire dalla dimensione ordinaria, di diventare esseri molto più concentrati e percettivi e amorevoli. Ma la strada è lunga. Il mio obiettivo mettere alla prova gli automatismi in circostanze prive di circolarità. L'automatismo ricostruisce il proprio oggetto in continuazione, questo agire è il suo futuro come il suo presente e passato. Ma se il suo oggetto si dissolve nell'apparire allora la sequenza si interrompe. La dissoluzione si autoproduce qunado le circostanze in cui agisce l'automatismo sono percepite come troppo prive di intensità per sembrare vere. Quando la percezione e la fisiologia sono molto vicine agli oggetti si dissolvono – si riassorbono- e tutto sembra diventare estremamente intenso, la percezione e la fisiologia sono reciprocamente unite e unitamente si modificano senza percepire oggetti o soggetti. (Esattamente come la mia mano non avverte diversità di soggetto con l'altra mano, vi si identifica, sa che è intimamente la stessa entità.) Ma nel cosmo ordinario percezione e fisiologia non hanno l'intensità che le unisce e quindi sono polverizzate in una immensa folla di spiriti famelici. Poteva andare diversamente? Quando riscoprono il contatto unificante e vedono, poichè mai hanno smesso di vedere, l'intensità e l'unione tornano liberi e amorevoli. Forse il creatore/trice nemmeno conosce e comprende la propria creatura, non sapeva nemmeno che cosa stesse creando. E va bene così. Nelle mie visioni LA REALTÀ esiste in una dimensione sia attiva E UNIFICANTE che sognante. Eppure anche noi siamo REALI senza però riuscire a vederlO, annusarlO, percepirlO, viverlO. Così crediamo al dolore, alla sofferenza, alla fame, alla morte invece che all'amore dell'intensità, che nemmeno vediamo. Poteva andare diversamente dopotutto.FATTO Di nuovo organismi tra l'umano e creature floreali fermi, concentrati, intensissimi, allineati, uniti oltre il livello dell'alimentazione reciproca. Un rivo di acqua meravigliosa scorre tra di loro bagnando sponde luminose e quiete. L'intensità, le visioni, scorrono dappertutto senza ostacoli anche renlla realtà ordinaria in cui tutto è così disunito- La difficoltà sta nel vedere quell'intensità e quelle visioni e, qualora le si siano viste, capirne, sentirne la natura. Come possano le visioni e l'intensità diventare ciò che la realtào rdinaria è, resta un mistero. Quello che vedo è che questa trasformazione avviene nella quiete generale,qqqq è parte della esistenza stessa delle intensità-visioni. L'intensità si unisce con se stessa disunita. Per percepire la natura DELL'INTENSITÀ e delle visioni bisogna essere immersi in loro-come-unione, dall'interno della realtà ordinaria la natura della intensità resta del tutto sconosciuta, quel che si può incontrare sono alcune suoe intenzioni. Lascio che l'individualità, il corpo, le energie entrino in contatto con le visioni e l'intensità e che poi facciano la loro strada. Quante ore trascorro immerso nelle innumerevoli sofferenze umane a osservare la disunione che fluisce costafffnte tranquilla mentre l'intensità e le visioni brillano ovunque. Molto spesso le sofferenze momentanee e strutturali della percezione ordinaria sono troppe profonde e attive perchè un incontro duraturo avvenga. L'unione bisogna volerla senza esclusioni. LA ricchezza sta proprio nell'accedere direttamente ai modi in cui si manifesta l'unione, visioni, intensità o entrambi insieme, una volta che siano presenti, non solo visibili. Io stesso sono uno dei diversi modi in cui si presenta l'unione ovvero nel mio caso, la disunione. Probabilmente la vita stessa della unione-continuità è unirsi ai diversi modi in cui si manifesta. Così impara che da questa parte esiste un immenso dolore, una immensa sofferenza, una percezione completamente oscurata. Quando le immagini ei suoni si uniscono indipendentemente dalla mia volontà la continuità appare e l'ego è benfelice di vederla, pur trovandosi improvvisamente sbalzato fuori dal proprio dominio abituale.. Perchè no? finalmente l'ego, io, non sono piùsolo a dover sopportare la fatica di costruire e mantenere in piedi la parvenza del reale. La realtà ordinaria si libera di me e insieme entriamo nella continuità uniti in qualcosa di nuovo da cui siamo stati evidentemente emessi. Prima o poi le visioni della realtà ordinaria e della continuità si fondono ed è allora che compaiono le fisiologie presenti nella continuità non ordinaria. Gli automatismi acquisiscono il loro senso prima o poi. Io mi attengo alla mia natura, li assecondo se seguono l'amore, la fusione con la natura. In questo caso gli automatismi sbocciano nei nuovi corpi della continuità da cui sono emersi, ma ora non sono più automatismi. La realtà ordinaria può anche distruggere se stessa come modalità di esistenza. Quando la percezione ordinaria si modifica non si è più legati alle modalità percettive ordinarie, in altre parole si hanno percezioni molto più significative, sensate, acute e, soprattutto, in modo spontaneo. La percezione non ordinaria segue suoi percorsi direi infallibili e significati estranei alla perceziione ordinaria. <<Percezione ordinaria>> significa allo stesso tempo fisiologie non ordinarie e passaggio dalla energia all'intensità. Sono le fisiologie che vivono. Qui nel profondo le espressioni <<unito e duale o molteplice>> non hanno più senso. COrro e sono fermo, il vento sconvolge la terra ma in realtà niente si è mossso nonostante la distruzione. Muoio e rinasco ma la mia condizione non è mai mutata. Sono tra la folla eppure nè io nè la folla esistiamo. Respiro l'aria inquinata del mattino urbano senza che ciò sia mai accaduto mentre accade. Vedo i movimenti come fossero immobili, vedo i mutamenti come privi di mutazioni. Le differenze non sono che una unica unità. Quando mi sveglio non so da cosa mi sia svegliato. I molti esseri della terra sono immobili ed estatici nel mio corpo pur affaticandosi nel loro corpo che è il mio corpo. Quando gli esseri non mi vogliono vedere soffrono e non si rendono conto di essere da sempre felici in me. Io non mi sono mosso eppure loro soffrono, sono immobili e credono di muoversi e di mutare. Questo è il mistero, che è la vita intensa e intoccabile delle foreste. L'ego è una delle prime timide forme di unificazione della percezione, volendo però, si può anche dire l'incontrario, ovvero l'ego è una delle forme di scomposizione della percezione. Entrambe le considerazioni sono vere in una visione della percezione-come-processo. La percezione non è un processo laddove essa sia del tutto unificata e per questo si parla nel Tao, ecc, di immobilità. L'unificazione della percezione non ha a che fare con l'assorbimento o estinzione di un organismo, fisiologie, corpi, emozioni, infatti quando le stesse fisiologie ed emozioni di di questa realtà ordinaria vengono unificate esse continuano ad esistere nello stato unificato, il che è completamente inconcepibile nella realtà ordinaria. L'ego è una delle prime timide forme di unificazione della percezione, ma la sua percezione è tremendamente offuscata, nè comprende la propria natura nè la natura della immensa quantità di esseri che lo compongono e scompongono incessantemente. La percezione dell'ego è così debole che non comprende nemmeno i limiti e la natura della propria debole capacità di unificazione e in più scambia i molti esseri che lo scompongono e ricompongono incessantemente come sue prorpietà e caratteristiche e questo fraintendimento è generato dai processi di scomposizione dedll'unità-si fa per dire unità... In un ambiente in cui tutto ciò che avviene è percezione un ottimo modo per unificarsi e non scomporsi è avere la fortuna di imparare, incontrare, acquisire la capacità dell'ascolto, della visione distasccata dei processi di unificazione e scomposizione in atto. Senza tale capacità anche l'amore più intenso naufraga. La capacità di ascolto distaccato è di per sè unificante, purtroppo come tutto ciò che esperimenta l'ego essa sembra instabile e debole. Più si impara a conoscere l'agire dell'ego e meno lo si teme e sopravvaluta. Soprattutto si impara che la percezione extra-ego è parte integrante della natura e anzi è la percezione-organica della natura. Più l'ego non ostacola ma si integra con la percezione-organica della natura di cui sin dall'inizio del suo apparire fa parte, meno il suo bisogno di rifiuto della percezione ordinaria è bruciante. La percezione extra-ego, la percezione-organica della natura ha una sua presenza-e-progressività-e-intensità-pienezza-fisica a cui la mente, o per lo meno la mente da sola, non può arrivare. L'aumento della percezione unificante comporta nella sua più intima forma un intenso intimo segreto passaggio tra fisiologie. La percezione dell'unità come organismo-visione, un contatto profondo, una presenza, è corretta. Anche le variazioni delle unità-percettiva possono essere percepite come organismi-visioni. È legittimo non avvertire trasformazioni ma solo percepire di essere corpo-dopo-dorpo. Lo so, diventa ridicolo dire con le parole << movimento senza movimento, organismi senza corpi, unità senza unicità, intensità senza energia >> ma è quel che sento-vedo. Tutto è partito dalla constatazione che corpo e mente sono una unità, sempre che la si percepisca, che si sappia come realizzarla. Per me è tutta una questione di concentrazione naturale e sensibilità delle proprie percezioni. Non ho metodi da insegnare. Se la concentrazione e la sensibilità sono molto intense, la vita appare, ovvero le emozioni, le sensazioni, i desideri, le cose, la natura, acquistano una dimensione vivente autonoma dal mio io. Io non mi vedo più come un insieme di oggetti ma come una difficoltosa ricerca di unione tra viventi. La difficoltà nella unione tra viventi non è solo una problematica umana ma appartiene a tutto il cosmo. Non esiste per me la ricerca dell'unione ma la continua scoperta di una unione a prima vista irrealizzabile tra viventi. La scoperta avviene attraverso l'incontro con numerosissime manifestazioni di unioni. Le definizioni di umanità, essere vivente e cosmo mutano seguendo il progressivo aumento dell'intensità delle manifestazioni di unione che vivo. Quel <<progressivo aumento dell'intensità>> è quel che chiamo per mia comodità <<continuità>>, pur non intendendo con tale parola un percorso particolarmente lineare. La morte non è un ostacolo alla continuità, nè tanto meno l'invecchiamento. Siamo emessi. Qualcosa, a sua volta, si è immesso. Qualcosa si è immesso dove già era presente. Quindi la sua emissione immette qualcosa di non reale ma vivente. Addirittura esiste una progressione della emisssione che è percepibile in vario modo. Il modo che io preferisco è. ovviamene, quello dell'unione, modo in cui io sto di qua e di là. E ne vedo anche il perchè - essere più esseri contemporaneamente è prorpio quel che succede. Anche noi siamo nel riflesso, che io vedo, mentre scorro, la strada di acqua, nell'acqua. Vedo chi mi emette, siamo uniti anche se da qui non sempre è visibile. Una volta sentito in profondità come ogni punto sia totopotente si è liberi. I frammenti non sono l'origine. È l'origine che si manifesta nei frammenti percepiti,unendoli. Il mondo dei frammenti esiste solo nell'origine, in se stessi non esistono, sembrano un meccanismo e sono tutt'altro. I frammenti sono una errata, naturale, percezione. La natura, si , anche lei, si mette alla prova. La realtà ordinaria la percepisco tramite il dolore fisico, il piacere fisico, l'intelligenza, l'emozione, ecc. Quel che percepisco è una mia condizione individuabile, generata dall'interazione con un qualche tipo di ambiente esterno. In nessun modo posso avere una percezione del sistema io-ambiente come unità. È come se quella unità fosse solo una fantasia mentre invece io so che quella è una unita ed esiste, ma non è per me percepibile nella realtà ordinaria. Il motivo della impossibilità di quella percezione di unità è che essa è completamente controintuitiva per la mia percezione ordinaria, quello che vedrei in quella unità sarebbe irreale, inaccetabile e fantasioso rispetto al percepito ordinario. Di fatto per percepire l'unità tra la mia individualità e l'ambiente in cui vivo si devono sviluppare organi di una fisiologia dormiente, latente nella realtà ordinaria. Il loro sviluppo comporta una profonda modificazione del sistema percettivo ordinario. Il sistema percettivo ordinario costruisce la sua propria realtà alimentato da un impulso profondo alla iperreazione all'ambiente circostante. Questo impulso profondo è una entità presente nell'ambiente, comprenderlo nei dettagli è una giusta speranza. Intendo dire che è facile vederne gli effetti-dell'imp. prof., ma gli effetti non dicono molto sul perchè questo impulso esista e perchè sia così e non altrimenti. Di fatto o si riesce a modulare tale impulso o se ne È schiavi. Per modulare quell'impulso bisogna avvertirlo chiaramente, la sua essenza è percepibile come generazione automatica di comportamenti di solito ritenuti individuali, personali. In realtà si tratta di comportamenti e percezioni non gestiti nè creati dall'ego. L'ego ne può percepire con chiarezza l'aspetto generativo automatico, proveniente dall'esterno della sua sfera d'azione e può decidere tanto di accettarne l'influenzao che limitarla il più possibile. Cancellare gli automatismi è impossibile poichè sono gli automatismi generati da quell'impulso a generare la realtà stessa ordinaria. Ma l'impulso che genera l'automatismo può essere percepito in profondità, calmato. Lo stesso ego, se non viene vissuto in modo automatico, rivela le sue capacità unificanti unendosi a quell'impulso nella sua dimensione non automatica, si tratta di una fluttuazione naturale che può essere vissuta. L'ego, nella sua versione unificante e non individualizzante e automatica può tutto a condizione di essere altro da se stesso in modo tranquillo, naturale-non-ordinario. È importante accorgersi del triste peso degli automatismi nella percezione ordinaria: è per via degli automatismi che la realtà ordinaria viene percepita come un dramma della psiche e un delirio fisiologico intessuto di dolore e sofferenza. Il dramma della psiche genera una realtà fisiologica di dolore e sofferenza ma tanto quel dramma che quel dolore sono irreali - ecco la realtà-visione controintuitiva di cui parlavo. L'ego non può sfuggire alla percezione automatica ma può vederne la irrealtà, può non incoraggiarla e non replicarla. Questo , e molto altro, lo può fare davvero. Per il <<molto altro>> appena detto ognuno faccia per sè altrimenti non vale. Il corpo non si ricicla, la mente è nel corpo ed è corpo, lo spirito-anima non lascia nessun corpo e non va da nessuna parte, l'energia semplicemente non esiste. Quel che esiste è il corpo-spirito-energia che presenta diverse manifestazioni a seconda della propia sensibilità percettiva. Quelle manifestaioni spesso sembrano reali nella forma di singolo corpo-mente, anima, spirito energia. Ma non lo sono. Sono quel che sono. L'intensità-è-nella-fisiologia-e-nella-percezione = T = divino. Uno dei modi in cui appare T è il mondo della percezione ordinaria. Stranamente la percezione ordinaria percepisce un interno a sè - che è il mondo ordinario- e un esterno a sè. La percezione ordinaria non sa di essere quel << T>>. Conosce T sottoforma o di corpo,o mente o spirito o anima o energia. Lo Spirito, il divino, l'immobile, l'onnipresente, ha molte forme, è molto presente ma si fa assente a cercarlo. Chi cerca non può trovare niente perchè già ha quel che cerca. Se non lo riconosce in sè quel che cerca, se non percepisce che la sua ricerca svanisce mentre la intentende e vuole, pazienza. Dare tempo al tempo. Il fatto è che anche una illusione di realtà, ciò che io sono nella percezione ordinaria, è reale nella propria non manifesta divinità. Il divino mette a dura prova se stesso, se no che divino sarebbe? Non esiste un vero e proprio danno o una vera e propria perdita. Dirlo è una beffa, dirlo ha un sapore sadico. Ma se si vede l'immensa estensione del proprio corpo sparpagliato tra immaginazione e realtà si comprende che è solo e sempre l'immaginario a soffrire e perire. Il corpo reale, che è molte forme ma che parla con un solo cuore, non conosce danno. Il suo amore, il suo corpo, sono molto strani, non certo umani. Sono divini appunto. Quando il divino ritorna al divino da cui mai si è allontanato il cuore si apre, non è più mio. Se si è al di dentro del complesso sogno della realtà ordinaaria, allora c'è un certo tipo di strada. Se si è già capaci di profondi contatti con le manifestazioni della continuità allora la strada è diversa poichè si ha una inspiegabile conoscienza, in pratica il sogno si è interrotto, si è indebolito, l'illusione è sopportabile, anche se non gradita- Si è già anche dall'altra parte. Ciò che non dico lo faccio e lo scrivo. In ogni caso prima o poi ci si trova davanti alla necessità di modificarsi attivamente, ovvero di diventare attivi nel mutare la propria percezioni, le proprie percezioni-corpo-mente. Il mutamento appare evidente perchè il semplice fatto di esserci nella percezione ordinaria, vuol dire che molte parti di quel che ci rende manifesti ci rendono ordinari impedendo il semplice fluire della continuità. Mutare una parte implica influenzare tutta la prorpia struttura. Ognuno comincia a mutare la zona percettiva più prossima al mutamento, non è una decisione logica, è un percorso tra l'istintivo e l'intuitivo. Il mutamento viene da dentro e viene da fuori. Chi intravede bene già il fuori sa che la continuità entra nella realtà ordinaria una volta che siano stati aperti degli accessi stabili e amorevoli. Tanto la realtà ordinaaria che la continuità sono percezione, ma nel primo caso la percezione compie un'azione che la rende parzialmente non percepibile a se stessa. Come non mi stancherò mai di dire la continuità ha la sua fisiologia e quell'<<azione che la rende parzialmente non percepibile a se stessa>> è un'azione fisiologica che sarà comprensibile solo quando finalmente si tornerà a condividere la stessa fisiologia della continuità. Per mutare la realtà ordinaria bisogna avere un ottimo istinto verso quel che ci arriva e che sembra ovvio, ovvero le tappe della vita infanzia-adolescenza-ecc, gli automatismi emozionali e mentali e fisiologici, le malattie, la sofferenza. Si può stare anche fermi ma intanto la natura ci macina, si spera, non invano. La vita comincia quando si impara a confrontarsi con gli automatismi della propria natura. Qua fuori sarà freddo tra poco. Ma non ci credo più. Va bene che sia freddo. Anche da lì, a quando una risposta? un abbraccio? La irregolarità del suono so che infine brilla intensa al di fuori del ritmo. La natura non si ripete. La natura trattiene la sua stessa azione, la natura non osa essere ciclica, altrimenti non potrei amarla. Io cammino ed è la via , ritorno ad essa ed è il cuore. Mai devo fare l'errore di credere che la percezione sia individuale. Questo credere sarebbe certamente un'allucinazione. L'individuo che io sono è un primo passo verso l'unione ma la percezione è comunque ovunque come ovunque si trova la fisiologia diffusa che erroneamente io attribuisco e rinchiudo solo nel e al mio corpo. Quel che io sento e credo viene continuamente contraddetto dalla percezione che mi appare il più delle volte dal di fuori della mia individualità. La percezione svuota la mia personalità e la arricchisce riconducendola al suo famore di percezione diffusa e unificante. Il mio corpo, le mie cellule, riscrivono i loro percorsi e così la percezione appare come fisiologia. L'allucinazione che è la realtà ordinaria per qualche momento si placa. Vedo e conosco chi mi ha emesso e quindi so che la mia realtà ordinaria non ha alcuna somiglianza con la mia origine. La realtà ordinaria non è una diversità è un impedimento. Sono molti gli esseri che tentano di ritornare e sfuggire ad una esistenza di pura immaginazione e inconsistenza corporea. Per molti di loro il ritorno non è che una continua ripetizione della propria allucinazione poichè non possono percepire la distanza infinita esistente tra le loro individualità e la percezione diffusa. Chi mi ha emesso era convito di amare nel farlo e io ricevo amore. Sono un aggregatore di urla e voci la cui origine è ancora ignota. ESSE tentano di ottenere la pace. E PACE SIA. BASTASSE DAVVERO LA PAROLA. Quando le creature della percezione profonda diventano presenti gli automatismi in qualche modo entrano in loro, ripetutamente, in questa ripetizione finalmente trovano il loro stesso compimento. Anche se sembriamo esseri individuali e separati dalle altre creature siano un unico e molteplice organismo. Quel che si indica di solito come mente, corpo e anima sono spiriti interscambiabili e riccamente percettivi anche se separati nella percezione ordinaria. La unione della mente corpo e anima ed energia è l'obbiettivo della vita ordinaria. È IL PERCORSO DELLA NATURA. Non ti rattristare per il tramonto la luna risplende e se la luna si rifiuta di brillare allora è l’oscurità f dell' amore, l’amore è fecondo nel silenzio di un contatto. La luce degli occhi è sempre più fievole, la concentrazione ha scalzato la passione, i nuovi arrivati non hanno un volto e non hanno pretese. La luce del sole inonda i polmoni, il respiro ingoia la notte, il cuore scivola oltre la follia, mi ritiro nelle acque per affrontare il tuo addio. Le mani hanno scelto l’impossibile. Una nuova pelle fiorisce nei prati, la brace delle stelle rinforza i tendini, qui per sempre come una furia distratta. Un corpo senza percezione, una percezione senza intensità, una intensità senza corpo, sono solo alcuni degli stati di decomposizione in cui si svolge la vita ordinaria. Si nasce decomposti e si è decomposti a tal punto da credere che vi sia realmente stata una nuova generazione tramite la propria nascita. Invece la verità è che tutto ciò che viene generato scaturisce dall'agire di una o più entità estremamente unificanti e intense, un agire per loro insolitamente disunificante, una sorta di proiezione di una condizione di vita solo parziale. A questa condizione di vita poi è affidato il compito, se lo riconosce, di ricompattare la propria decomposizione imparamdo dall'osservazione diretta di coloro che l'hanno emessa. Via via che procede la ricomposizione le condizioni della decomposizione cessano di apparire o agire, dipende da molte circostanze. È molto forte l'aspetto di meccanismo e di ripetizione ciclica della realtà decomposta, ma è un aspetto la cui realtà è effimera. L'aspetto meccanismo è stabile perchè è stabile l'emissione che lo genera ma nessuno sa dire perchè l'aspetto meccanismo appaia tale e non altrimenti e se è vero e fin dove sia vero. Per me, inutile dirlo, l'aspetto meccanismo può esistere come non esistere, dipende dalla percezione. Se la percezione ne vede la profondità il meccanismo svanisce e ne appare il senso con la propria percezione e fisiologia. Anche nella realtà ordinaria comunque il meccanismo è una illusione, esso prima o poi cessa di esistere e fin quando esiste tutt'al più ha l'aspetto di potenzialità presenti alla percezione ordinaria, ma non È detto che tali potenzialità sia lecito usarle. In questa realtà decomposta qualsiasi energia fornita a qualcosa genera un effetto vita - quello che gli stessi esseri umani sono, che agisce sull'ambiente che è il corpo reale. Se non si percepisce con chiarezza come questa nuova vita agisca sull'ambiente à meglio non agire, limitarsi all'agire che già esiste. L'ambiente è il nostro corpo reale, solo che essendone decomposti non possiamo vederlo, percepirlo nella sua immensità. In particolare non possiamo, nella percezione ordinaria, neanche lontanamente immaginare l'incredibile intensità che è presente nell'ambiente è che costituisce l'ambiente stesso. Nella realtà ordinaria l'intensità appare decomposta in una miriade di energie, volendo si può anche speculare su un ordine di emissioni di energie, ma comunque si tratta di metodi e percezioni ordinari, dinamiche che danno risultati assolutamente individuali e non generalizzabili. Come gli esseri estremamente intensi e unificanti dell'ambiente vivano la propria emissione disunificante e come vi convivano non è dato saperlo, per ora. Giustamente prima si conosce il ritorno, poi l'andata si rivela e non è mai quella che sembra. Io guardo e creo quel che vedo senza volere. Quel che vedo sono ancora io ma ne vengo modificato e mutato, forse agisco. Tutto è mutamento per via del mio solo esistere senza alcun mio volere, ma sono sempre io; in realtà - e non è un gioco di parole- niente è mutato. La percezione corretta mi arriva dopo, non prima. Per questo dico che è naturale che io conosca prima il ritorno e poi, quando sarà il momento, l'andata. Il perchè sono io, ma non questo io. Ogni spirito urla il suo io, è fatto per quell'urlare, fin quando la pace scaturisce e allora può uscire dalla non vita. La tautologia percettiva, il tenace rispecchairsi in se stesso, si arresta all'incontro con la ritrovata vastità dell'esistenza da cui proviene e che mai ha cessato di essere. Oltre la parola c'è il contatto, devo essere cauto. Siamo insieme, intensamente uniti in tutti i modi possibili e nominabili, ma essere così tanto insieme rivela una realtà completamente diversa, una realtà decisamente manifesta e attiva e intensissima. La pace di cui gli spiriti hanno bisogno per incontrare l'intensità che non riescono nemmeno a indovinare per quanto sia ovunque presente è immensa, non è di questo mondo ma è comunque anche nel mondo. (Si parla, in molti hanno parlato; localizzati all'interno della continuità, che è oltre la realtà ordinaria, quindi non si indica un percorso percorribile, si prova a mostrare cosa è successo). E quindi c'è un tentativo di unione, se si evita di cercare tra i numeri allora si vede che non è solo il tentativo di uno ma è l'intero ambiente a muoversi. L'ambiente non è numerabile anche se sembra divisibile. L'unione si fa strada. L'opera di aggregazione - unione si estende tra e per molte vite ordinarie. Ogni contatto modifica molti percorsi. Ritornare significa diventare , via via, molti esseri e tanta, tantissima intensità. Il respiro rifluisce nell'intnesità, è il richiamo dell'intensità, è l'incontro tra l'unione e il suo fare. È una idea fuorviante pensare tanto che il processo di aggregazione-unione conduca a una effettiva unità, tanto che il processo di aggregazione sia un processo lineare. Esiste un ambiente, che per ora non vedo, in cuil'esistente e il possibile convivono,si comprendono e sono fatti della stessa materia. E dopo tutto che cosa è la realtà ordinaria se non il possibile in azione? La mia percezione ordinaria è amorevolmente avvolta dell'esistente ma, chissà perchè, la percezione ordinaria, rispetto all'esistente, fa proprio come l'olio nell'acqua: l'olio si lascia avvolgere e sfilacciare ma, ostinato, non si mischia. È difficile accettare che l'esistente viva anche tramite il suo possibile, eppure è quel che accade. È ancora più difficile accettare che il possibile esista in modo non reale, eppure è quel che accade. Le rare volte che accetto queste due stranezze la mia chimica interna muta e appaiono le altre fisiologie. L'esistente e il suo possibile sono ovunque mischiati, ma la sensazione di unione non è presente ovunque. Descrivere la realtà ordinaria mi aiuta a trovare i passaggi per andare e tornare, mi aiuta a trasformarmi e ritrasformarmi anche se mi è evidente che la descrizione non è comprensione. Nel mio caso la libertà vive oltre la comprensione, qualcosa che intuisco essere, almeno nel mio caso, molto fisico. Intendo dire che la liberazione comporta lo sviluppo di diverse e straordinarie fisiologie. Gli alberi si muovono e mutano ora sono qualcosa in più. Nota- Tutte le parole che descrivono con una certa precisione la dimensione ed estensione non visibile e difficilmente percepibile tanto degli esseri umani che degli alti esseri sono state in un modo o in un'altro impropriamente utilizzate dalle religioni, dalla parapsicologia-spiritismo e in diverse forme di sciamanismo- Quell'utilizzo è stato talmente improprio da creare forti pregiudizi nei riguardi di quelle parole alcune delle quali sono, per esempio, spirito, spirituale, anima, offerta, rituale, materia come termine opposto a spirituale, impuro, astrale. Eppure per coloro che percepiscono con chiarezza l'estensione nel non visibile della percezione, il fatto che qualsiasi corpo sia un aggregato di spiriti, il fatto che l'anima sia un preciso processo di unificazione tra gli spiriti dell'aggregato e l'ambiente in generale, il fatto che spiriti esterni abbiano continuamente una interazione con alcuni spiriti o/e l'anima di un aggregato, l'energia intesa come spirito, sono realtà pressochè banali e onnipresenti. Non si può insegnare a vedere l'invisibile e non so nemmeno se si tratti di un talento, di certo è una capacità che alcuni hanno e altri non hanno. Spesso l'invisibile appare in modo episodico, ma è raro che appaia in modo stabile ed è di quest'ultimo caso che io parlo. Si può parlare dell'invisibile in modo diretto come qui sto facendo o in modo indiretto attraverso l'arte. In entrambi i casi per quanto mi riguarda la comunicazione avviene con lo scopo di evocare un percorso, il mio, senza alcuna pretesa di attesa di comprensione del mio messaggio. So, perchè ci sono passato anche io, che sapere dell'esistenza di altre persone che percepiscono in modo stabile l'invisibile, è confortante. Come dire ....non son grullo dopo tutto. Chi vede l'invisibile non ha alcun interesse o urgenza ad essere creduto da chi non lo vede quell'invisibile. Questo è il criterio in base al quale io distinguo chi realmente sta nell'invisibile da chi solo mena il can per l'aia. Le entità spiriti emanano e sono emanazione. Emanano energia e sono energia. A questo punto bisogna rammentarsi che la visione esatta degli spiriti e della energia si ha dalla percezione profonda dalla quale è evidente che esiste un aspetto fisiologico uno percettivo e uno caratterizzato dall'intensità .È impossibile dire dove finisca un aspetto e cominci un altro poichè è tutto collegato e molteplice e unitario allo stesso tempo. Così gli spiriti e l'energia sono da contemplare assieme alla manifestazione della loro percettività, nel loro insieme come nella loro relativa individuazione come agenti. Gli spiriti, l'energia e la percezione diventano esseri-essere solo nella percezione profonda- Nella percezione ordinaria spiriti, percezione ed energia appaiono contemporaneamente e non in modo sequenziale, evolutivo ed è la percezione ordinaria che li rende manifesti, li emana. La percezione sono io che scrivo, ma ugualmente sono pure energia e spirito come qualsiasi manifestazione attorno a me. LA descrizione dell'esistente si arricchisce di parole per chiamare in qualche modo i numerosi aspetti che si manifestano nell'esistente ordinario senza unirsi, senza un perchè. Eppure ogni manifestazione è un inconfondibile segno di unione con evidenti implicazioni fisiologiche che però nella realtà ordinaria non sono percepibili o addirittura la manifestazione viene percepita all'incontrario di un'unione come un atto di disunione. Nella realtà ordinaria la percezione lo spirito e l'energia uniscono e disuniscono allo stesso tempo, ma possono scegliere chi nutrire dei due, l'unione o la disunione. Un livello altamente unificato e unificante agisce. Comprenderlo, prima o poi. Le fisiologie dell'unione ricevono i nuovi arrivati e salutano quelli che se ne vanno, ovunque vadano. Ai nuovi arrivati non viene proposta una nuova esclusione ma un intero percorso diventa luminoso e intenso in ogni suo punto senza alcun bisogno di abbandoni. In altre parole quando l'ego perde la sua azione disgregante si ha una ristrutturazione fisiologica molto estesa, si attiva l'anima e si attivano altre manifestazioni non ordinarie con le quali finalmente sia il corpo che l'ego ordinari si integrano, restano presenti e mutati al tempo stesso rispetto alla loro iniziale apparenza ordinaria. È molto semplice la realtà ordinaria acquista senso solo se unita alla realtà profonda. Altrimenti neanche si è vivi, si sogna e basta. E questo vale per tutti gli spiriti. Le parole energia e spirito sono intercambiabili, dipende da ciò che si vuol dire. In ogni caso quando si vuole sottolineare che anche l'energia è viva ed capace di scelte e possiede un'anima, allora invece della parola <<energia>> si usa la parola << spirito>>. Quando lo spirito appare nella forma di automatismo allora viene detto energia. A loro volta i termini spirito ed energia sono manifestazioni del processo di esistenza di quel particolare stato di unione che io di solito descrivo come fisiologia-percezione-intensità, per la precisione sono manifestazione o di unione o di disunione di quello stato di unione. Oltre quel processo di esistenza unione/disunione c'è il processo di esistenza di unione le cui manifestazioni non sono più spirito o energia, ma manifestazioni che uniscono non solo ma anche l'unione-disunione con l'unione. La regola è che prima di parlare degli spiriti e dell'energia bisogna vederli stabilmente altrimenti si diventa prigionieri di interminabili tautologie. La concentrazione va mantenuta sulla continuità, sull'unione tra percezione ordinaria e profonda e oltre. In questa concentrazione tutti i viventi nella dimensione ordinaria vengono convogliati e ritrovano chi li ha emessi e molto altro. Tutti i nomi che si danno agli esseri a seconda delle loro momentanee caratteristiche, nomi come anima, spirito-i, energia, prana, qi, ego, intelletto, self, indicano dei ruoli che la fisiologia-percezione-intensità assume o non assume, dipende dalle sue molteplici e articolatissime intenzioni. Ciò che appare coincide con l'emittente dell'apparizione, non bisogna mai scordarselo. Esiste l'invisibile anche nella percezione ordinaria e non solo nella percezione profonda che è per sua natura del tutto invisibile. Le componenti che aggregano i corpi sono invisibili nella loro forma originaria eppure operano nei corpi aggregati secondo la propria natura invisibile. La loro invisibilità è del tutto relativa alla percezione umana ordinaria ma in generale gli esseri composti da aggregati tendono a non percepire le parti autonome da cui sono composti. Il perchè si compongano esseri aggregati è un falso problema. In realtà l'unica cosa che esiste è uno scorrere dell'esistenza. La percezione, l'essere, l'intensità sono e basta, le differenze le produce l'illusione presente nella realtà ordinaria. La percezione è come la luce, unica e infinitamente molteplice rimanendo unica. Una nuova anima, un nuovo essere, non sono mai nuovi poichè si tratta sempre dell0 stesso corpo, del suo stesso esistere, della sua stessa intensità. Io sono una forma della vitalità del mio corpo, di questo e di quel mio corpo. La continuità si manifesta anche interrompendosi misteriosamente. Non ha molto importanza attribuire o non attribuire una forma alla continuità. Ciò che la caratterizza è il suo scorrere ed essere tra, è il suo essere vento, ovunque presente anzichè l'energia che è localizzata e in perene consunzione-ricostituzione - di cui si fa esperienza nella realtà ordinaria. Qui, nella realtà ordinaria, quel vento non c'è. Nella realtà ordinaria quel vento è diventato energia, quindi un impulso che continuamente si esaurisce e continuamente si ricostituisce. E la stessa sorte della energia è toccata alla fisiologia e alla percezione. Si tratta di una sorta di ristagno, un loop che infine, passa. Il ristagno si avverte come ristagno cosmico e personale. Poi appare la continuità che è decisamente controintuitiva. All'interno della percezione ordinaria la percezione fornisce una esperienza dimensionale dello spazio e del tempo molto lontana dalla realtà. Le dimensioni della realtà ordinaria sono piuttosto limitate, ridotte, eppure vengono vfissute come immense, infinite, indefinite. La realtà ordinaria è un passaggio attraverso qualcosa di indicibile. In realtà è breve ma notevolmente penoso se vissuto nei tempi e nei luoghi della percezione ordinaria. Da qui il vantaggio di essere già presenti nella percezione della continuità dalla quale la visione dell'esistente è molto più reale. In realtà lo spazio del cosmo ordinario e molto piccolo, e la nostra stessa durata temporale dura .... poco. Emergono molti punti di coscienza, ovunque, in una natura floreale incredibilmente rigogliosa, fiumi, laghi, luci incredibili. Una incredibile manifestazione disseminata, intrisa di percezione e intensità. Da qui viene emessa questa percezione ordinaria, che è l'errata percezione di alcuni o molti, non so, luoghi di percezione presenti in quella natura rigogliosa. Quei luoghi di percezione avvertono la natura rigogliosa e intensissima in un modo del tutto diverso da ciò che quella natura è. Perchè questo accada non so, avverto quel che accade, so in parte quel che accade come accade, ma non avverto l'origine della diversità. La percezione particolare sviluppata da di quei luoghi diversi crea una realtà estremamente fittizia e spesso del tutto illusoria che tuttavia ha molti punti di contatto con la natura rigogliosa, punti di contatto quasi mai riconosciuti. È IMPRESSIONANTE VEDERE con CERTEZZA CIÒ CHE NON SI VEDE, QUESTO PROBABILMENTE È IL SENSO PIÙ PROFONDO DELLA CONTINUITÀ E DELLE SUE VISIONI. La sicurezza, la certezza, la chiarezza priva di ogni possibile conoscenza. La continuità e del tutto controintuitiva. Esistono i punti di contatto interni ed esterni tra la realtà ordinaria e la percezione profonda, se si è pronti per il contatto, amore a parte. Il silenzio Le piante e gli alberi Lagune scogli nella risacca il vento impetuoso Pressioni corporee Ventilazione forzata. Organi di senso i cinque + individualità + caontinuità E poi il livello basso domina. Gli altri fanno la strada in silenzio e aiutano se possono. Il senso della individualità è rivolto al proprio interno ovvero quel che essa percepisce lo riferisce esclusivamente all'interno, l'interno è l'individualità stessa, la sua percezione è ripetitiva, il mondo che costruisce è sempre perfettamente tautologico. Si oppone attivamente a riferire ad altro hce se stessa il percepito. Il senso della continuità non è del tutto ordinario. La realtà ordinaria vi è adagiata all'interno e poi i suoi tessuti hanno la possibilità di integrarsi con la continuità. La realtà ordinaria di cui sono composto invece di dirigere verso se stessa il proprio automatismo e così stimolare il senso dell'individualità, trasporta il proprio automatismo fuori dall'automatismo stesso. Questo lo fa non solo tramite la volontà e tramite scelte ma attraverso la percezione diretta di una realtà che non è più ordinaria. Gli automatismi stessi possono percepire attraverso il senso della continuità il mondo della continuità e immettere e immettersi nella continuità. Questo vuol dire vedere la propria origine, la propria dell'automatismo, la propria emissione e quindi sapere cosa si è in realtà. Prima che gli automatismi possano avere un contatto diretto con la continuità si deve sviluppare la sensibilità agli organi che veicolano il contatto tra la realtà ordinaria e la continuità. Questi organi sono sempre presenti poichè anche se non visti, è attraverso di loro che siamo generati, noi ordinari, dalla continuità stessa. Questi organi sono un certo tipo di cuore, di mente, di intensità. giusto per nominarne alcuni, e devono essere tutti attivati in direzione realtà ordinaria-continuità per realizzare una effettiva comunicazione nei due sensi. L'attivazione fa parte di un percorso naturale , ha le sue stagioni, il proprio ritmo, ma soprattutto, perchè sia effettiva, ognuno deve trovare la propria via naturale all'attivazione. È quello che la natura vive. Il processo di attivazione è l'attivazione stessa, l'attivazione, dal punto di vista ordinario, si estende nel tempo e nello spazio e rassomiglia ad una immensa continua trasformazione orientata. Essa è matura quando si acquisisce anche il più profondo punto di vista della continuità. Ecco perchè il livello basso domina. Gli altri fanno la strada in silenzio e aiutano se possono. Quando l'organo-senso dell'individualità si apre verso il senso della continuità esso cessa di ostruire l'ingresso alla percezione profonda. Si sviluppa un nuovo equilibrio, inizia una vera e propria nuova fase di crescita paragonabile al passaggio dalla adolescenza all'età adulta. Questa crescita si estende oltre la morte e la morte stessa fa parte della crescita, sempre che il senso della individualità si sia pienamente sviluppato, ovvero aperto verso la sensibilità della continuità. Il punto culminante di questa nuova fase di crescita è la manifestazione di una intensità, fisicità e percezione estremamente integrati. Deve mutare il senso della individualità, si torna sempre lì. Nella nuova fase di crescita diventa determinante il ruolo della volontà e dell'obiettivo nella loro funzione di componenti della percezione, dell'intensità e della fisiologia. La volontà e l'obiettivo si manifestano come presenza e non come concetto quando gli automatismi si indeboliscono. L'indebolimento degli automatismi è , come dire, nella natura delle cose, prima o poi avviene. Se cerco di forzare l'allentamento degli automatismi mi autosuggestiono e basta. La natura della continuità va reimparata, dico a me stesso, è la continuità stessa a dirmi quando e cosa fare. In qualche modo è la continuità che risveglia se stessa, che finalmente riconosce se stessa. Dunque le cose stanno così, tutto è contenuto nel cuore. Quel che si manifesta nel cuore è la continuità anche se non è vero ciò che si manifesta. Ciò che è al di fuori del cuore anela ad entrarvi ma non è a conoscenza del proprio bruciante desiderio. Per la sua ignoranza è al di fuori del cuore, almeno così si illude, in attesa, frastornato. La realtà non ha importanza, la continuità è tutto. In ogni caso la realtà esterna non è si estende al di fuori del cuore, è da sempre contenuta nel cuore. Niente è reale, eppure solo la continuità vive. Muoversi con e verso la continuità orienta tutta la realtà ordinaria, l'individualità in primo luogo. È un impegno senza fine. La visione che si ha Dalla continuità all'individualità modifica la comprensione della individualità, non solo la propria, ma le individualità di tutti gli esseri umani, e oltre, di tutti gli esseri. Se mi concentrassi solo sulle modificazioni della mia individualità allora l'individualità ancora assorbirebbe tutta la percezione e di fatto la continuità la ridurrei a un mucchio di inutili parole. Comunque è difficile cessare l'abitudine un po' difensiva e sprezzante a osservare e giudicare la individualità degli altri come chiusa anzichè di percepirne la continuità. Ma è una difficoltà da affrontare altrimenti non si può percepire l'unità particolare in cui siamo tutti fusi e si scivola in un continuo inutile e dannoso giudicare la differenza tra sè e gli altri il chè non fa che rafforzare la chiusura in sè stessa della individualità. Ignorare la continuità della vita porta a non riconoscere che la vita è un fatto spirituale e la nostra esistenza anche se sembra drammaticamente materiale in realtà esiste solo nella spiritualità, non ne esce mai perchè altro non c'è. Quel che chiamo senso della individualità a sua volta è il risultato degli automatismi in cui sono coinvolti una miriade di spiriti. Gli spiriti come l'individualità, che altro non è che un ennesimo spirito, hanno a volte la possibilità di interrompere i propri automatismi ma non di fermare il flusso globale degli spiriti. Un cosmo basato sul cibo è destinato a finire perchè uccidere porta q inevitabilmente a una chiusura intollerabile della percezione e alla privazione dell'energia nel cosmo stesso. È molto difficile rimanere in un ambito\1 di percezione integrata ed amorosa con la natura in una natura basata sulla progressivo allontanamento reciproco degli aspetti vitali. In un simile contesto l'amore viene facilmente dimenticato anche se ingiustamente. L'amore, se molto intenso, ha la possibilità di far sentire la non realtà della natura basata sul cibo e di attraversare tale natura con tranquillità. Solo vedendo lo svolgersi degli automatismi e della nutrizione nella integrazione con la continuità si cessa di temerli e di esserne schiavi. Vedere l'integrazione degli spiriti o dei microesseri di cui siamo l'effetto finale vuol dire riuscirne a vederne l'operare e la fisiologia. È DECISIVO SVILUPPARE LE CapaCITÀ PER OSSERVARE L'AGIRE E LA FISIOLOGIA DEI MI CRO E MACROESSERI-SPIRITI. GLI SPIRITI SONO UN CONDENSATO DI ENERGIA E RECIPROCAMENTE. Il fatto è che ciò che serve per osservare e avvertire l'esistenza dei microautomatismi si trova nella continuità. Talvolta la consapevolezza della continuità ce l'abbiamo dentro dalla nascita e si rafforza nella vita ordinaria altre volte lo si incontra durante l'esistenza ordinaria. HO cominciato a vedere la vita e a viverla quando la percezione ordinaria e quella profonda sono entrate nella continuità, ovvero quando le due percezioni hanno cominciato a comunicare e a mischiarsi. Il mio corpo e la mia mente sono comunque continuate a coincidere con l'insieme di spiriti-energie di cui molte volte ho parlato. Vivere la mia vita nella continuità ma nella dimensione ordinaria ha significato anche insistere nel notare l'importanza di non generare nuovi spiriti-energie nella realtà ordinaria, almeno non generarne di più di quanto debba fare per alimentarmi. Ovviamente vivo anch'io immerso in un insieme umano particolare che tutti conosciamo come società contemporanea che rende del tutto impossibile non produrre in modo massiccio infiniti spiriti-energie per poter compiere operazioni anche del tutto banali. Ogni singolo spirito-energia dovrà prima o poi rifluirie nella continuità, ovvero trovare la sua strada verso la vita. Tutti gli esseri che non abbiamo generato noi seguono naturalmente e comprendono questo atteggiamento di non proliferazione di nuovi spiriti anche se ciò significa morte e sofferenza. Ovviamente la nostra strada è diversa. Essa al momento, è diretta al consumo e alla distruzione della enrgia-spirito la cui sorgente però sta tutta nella continuità della percezione profonda ed è inesauribile. In ogni caso all'interno della energia-spirito ogni distruzione comporta più rinascite di nuovi spiriti-energia. Il punto in cui la vita cambia è quando scopre di non essere che vita, non importa se reale, irreale, materiale, spirituale, la vita è il punto di concentrazione finale. È la vita che, sebbene ancora apparentemente lontana, sovverte l'ordine degli automatismi, che mi dice in continuazione che essi esistono ma non sono veri, una esistenza non reale vive senza limiti e, in fine, senza alcun danno. Ma perchè la necessità di rendere simile al reale ciò che non lo è? Non ho la risposta ma vedo cosa succede all'aumento della concentrazione e al radicarsi in profondità della certezza che gli automatismi vivono ma non sono reali. Comprendo,finalmente, che ciò che vive realmente non ha bisogno di alcuna realtà per vivere anche se è costituito di immagini e suoni, è la consapevolezza di essere vivo che è una esperienza immensa e meravigliosa estranea agli automatismi anche se sa convivere con quelli senza esserne condizionati. La vita ha bisogno di consapevolezza, di sapere di essere viva. Gli automatismi si trasformano del tutto al progressivo contatto con la consapevolezza di essere vivi. La consapevolezza è nell'ambiente e non nelle sue manifestazioni a meno che le manifestazioni non abbiano finalmente compreso che la loro vita coincide con quella dell'ambiente e in quest'ultimo si riassorbono e coesistono. Comunque gli automatismi non sono mai stato altro dall'ambiente perchè sono sempre stati vivi anche se di una vita illusoria. Quel che conta è la vita per l'esistenza e non i suoi attributi, mentre per la consapevolezza della vita gli attributi sono tutto. La continuità è la capacità della vita di poter vivere nella illusione senza venirne illusa e rimanendo ben radicata nella consapevolezza della vita stessa. Le illusioni sembrano vive perchà la caratteristica della vita è di animare tutto ciò che appare, ma la vita comprende la differenza tra una manifestazione illusoria e una consapevole. Gli automatismi non hanno la comprensione della continuità del vivente. La vita non ha bisogno di essere reale per la propria esistenza. La vita à intensa, unita, dispone di una fisiologia dalle indicibili forme e proprietà. Proprio come la luce è al tempo stessa infinita, molteplice e unita in una straordinaria intensità. Non esisto per mia volontà non ho creato i miei dolori nè i miei piaceri nè le mie virtù. Tanto meno ho creato la profondità interiore. Sto fermo e osservo e accolgo quel che mi arriva. Tuttavia percepisco e non rigenero perchè quel che finora ho capito è che questo mondo si deve riassorbire dall'interno per vivere. Quel che sembra diminuire accresce, non per mia volontà non per scelta. Le circostanze sono la sola dimora terrena. Cercano amore, accoglienza e cercano di utilizzare l'apertura speciale, se c'è. Il loro utilizzare arricchisce, nutre anche se non cambiano le circostanze ordinarie. Intanto le immagini e i Suoni sviluppano finalmente i loro corpi non coindizionati dalle circostanze e dalla mia coscienza ordinaria. In tutto ciò, ordinario e profondo si connettono e uniscono, la vita emerge intatta. Dal 2000 Ac min poi si è via via affermato nel mondo umano una percezione che tende a individuare nel processo e non nell'essere ciò di cui si può dire qualcosa, ciò di cui si può fare qualcosa. Percepire l'esistente e analizzare l'esistente come processo equivale a mettere il carro davanti ai buoi, creo un pregiudizio euristicamente molto potente: il reale si sintetizza e assorbe in uno o più meccanismi, basta scoprirli (per la seconda volta). Dall'altra parte mi dimentico dell'essere libero che agisce di volontà sua, una volontà non prevedibile ma densa di fisiologia e intensità e senso, l'unico difetto di questo essere è che quasi mai può essere condiviso, nè mi mi serve ad accendere l'interruttore. In compenso il pregiudizio del meccanismo, che sia logico, matematico o emotivo non importa dal punto di vista euristico, è una potentissima semplificazione della realtà. Mi permette di creare un computer, di disporre della terapia di coppia, di viaggiare in aereo,senza,ahimè, sapere perchè lo faccio e senza poter fare a meno di farlo Funziono ma non so perchè. Ma se funziono senza sapere perchè, come faccio a sapere che funziono? e, in modo più preciso, come faccio a sapere quali sono i limiti del percepire meccanicistico? Forse basterebbe affacciarsi alla finestra e vedere come la percezione meccanicistica ha conciato il pianeta e le relazioni umane. E non è che l'inizio. Ma quando anche la finestra è diventata parte del meccanismo non hai più dove affacciarti e resti intrappolato dentro una confusione percettiva impressionante. E buona notte a tutti. Il corpo vero non ha testa, dispone di una fisiologia priva di energia e di individualità ma è intensissimo. Ciò che vive non ha soggetto e per questo si dice <<nè forma> <<Nè non forma>>. Ciò che vive non ha energia e per questo lo si dice immoto. Il vivente non è un soggetto ma può sembrarlo. La vita è unità ma l'unità appare solo come molteplicità. Per questo si dice che il vivente oltre ad essere immoto non si manifesta. La vita è immutabile come le sue mutazioni. La mia vita è la vita della vita. Quando me ne accorgo non è più la mia vita. Per essere vivi non bisogna sapere di esserlo. La percezione dell'individualità ostacola la percezione della vita. Vedere la vita per quel che è può fare molta paura. La vita è un organismo che continuamente si rinnova nella immobilità. Il dopo e il prima si uniscono, sono sempre stati uniti, per questo si percepisce ciclicità e circolarità ma tanto la ciclicità che la circolarità sono illusorie. La vita completamente si è concentrata in una estrema intensità fisica. È questa estrema intensità a dare la percezione del riassorbimento. Il dopo precede il prima per via della concentrazione elevata. La percezione ordinaria è così alterata da rendere la ordinaria esperienza di vita del tutto simile ad un' allucinazione. Ciò che siamo e il dove siamo lo treasfiguriamo in modo irreversibile, lo perdiamo del tutto, lo, involontariamente, sostituiamo con una allucinazione apparentemente potentissima. Soòo con un insieme di percezione-corpo-energia diversi da quelli ordinari si può uscire prima o poi dalla allucinazione ordinaria. La possibilità di alimentare, sviluppare quell'insieme dipende da non ben definibili predisposizioni perrsonali all'essere per nascita già sensibile alla continuità non ordinaria. Se questa sensibilità manca del tutto o quasi aLLA nascita, per qualche motivo misterioso essere può comparire durante la vita. Ma se non compare nessuna predisposizione naturale non si avrà mai nessuna attenzione verso la percezione non ordinaria. La base della percezione ordinaria, della continuità, non può essere insegnata. È la vita-ambiente che decide. Una volta che la base della percezione non-ordinaria sia presente, se ci si accorge dell'esistenza dellla percezione ordinaria stessa e se le circostanze ambientali lo permettono, allora si apre un qualche tipo di strada nella e verso la continuità. Il punto centrale di questo cammino è che la realtà ordinaria non va fuggita o elusa ma non va nemmeno incoraggiata, tuttavia fin quando non si apre il cuore, quello non ordinario, sarà molto difficile stare nella realtà ordinaria senza tentare di sfuggirle. Sguffire alla realtà ordinaria è impossibile perchè siamo vivi anche in questa forma ordinaria e la vita - che pure siamo- crea incessantemente la dimensione ordinaria. Ma la vita stessa traccia la via per uscire dalla dimensione ordinaria senza fuggirla e la attiva. Quella via diventa ben comprensibile se il cuore ordinario fiorisce, il cuore e insieme a lui l'organismo non ordinario che lo circonda. Il nuovo cuore permette, prima o poi, di vedere i dettagli della realtà allucinatoria ordinaria. I dettagli sono numerosissimi e assolutamente importanti perchè è attraverso quei dettagli che l'allucinazione del reale ordinario assume la sua incredibile capillarità e onnipresenza. Ogni particolare ordinario, per esempio un suono sgradevole, un dolore reumatico, la sensazione di freddo, una gioia improvvisa, è sempre qualcos'altro se visto nella sua realtà non ordinaria e spesso non esiste neppure anche se sembra disporre di un corpo e di svariate caratteristiche fisiche. Ma tutti questi particolari è bene scoprirli da soli altrimenti si finisce per bersi una incredibile quantità di fandonie. Inoltre la non esistenza di numerose parti della realtà ordinaria va percepita con estrema lucidità, bisogna avvertire molto bene cosa si intende per non realtà della percezione ordinaria, non è divertente veder letteralmente sfumare nel nulla molti dei soggetti e gli oggetti della propria esistenza ordinaria. Questa estinzione della realtà ordinaria può essere vissuta in che senso non si stia perdendo nulla non ostante l'estinzione stessa della percezione ordinaria a cui si assiste. LA vita si scioglie e si ricompone, più densa. é uno sguardo. Sento ancora della fatica. Ma è sempre lì che si riattiva, si dirige verso di me si sostituisce a me con me. Nel nuovo corpo non c'è gravità, il respiro è unito al corpo, la vita è estremamente rigogliosa e varia. La vita e la mia vita sono l'una nell'altra e si contattano in continuazione. Questo è l'orientamento. Altrimenti è la progressiva frammentazione in parziali ricomposizioni. <<È>> perchè così si manifesta. La manifestazione è molto più estesa ed intensa. Esiste solo la vita. Perchè la vita sia anche la percezione ordinaria lo sa solo lei. È la tranquillità profonda a permettere il distacco e l'unione del ritorno nella continuità. Distacco, comprensione, oltre l'amore nella gioia infinita priva di soggetto. Dopo ogni azione l'illusione della percezione ordinaria ricomincia identica a se stessa. Il libero volere ha un corpo non ordinario e nessuna mente. DUe attitudini: concentrarsi sulle visioni che uniscono l'ordinario con il profondo incuranti di ciò che è o non è reale. L'unione, le immagini, l'intensità e altro sono le guide e sono nel profondo quindi non diverse anche se non simili. Concentrarsi sulla illusorietà della realtà ordinaria, funziona quando la tensione della realtà ordinaria sembra ostacolare il manifestarsi delle visioni. La concentrazione intensa così intesa riattiva la profondità. La illusione dell'ordinario non agisce se il profondo ha inondato l'ordinario e quindi l'ordinario vive nel profondo. Non ci sono parole per dire .... ma giusto un cenno forse. La nostra percezione-realtà è emessa dalla percezione profonda quasi per sbaglio. Le immagini della percezione profonda sono organismi-organismo estremamente complessi privi di individualità, sono manifestazione in continua iper-intensità e tuttavia manifestano altre manifestazioni. E così si arriva alla emissione di noi, ma qualcosa va storto, appaiono profonde differenziazioni, automatismi non intelligenti, sistemi nervosi centralizzati profondamente involuti, e quel che appare, cioè noi, viene emesso pare in modo inevitabile. Le immagini del profondo sono tutt'altro che noi. Qui nella profondità della superficie ordinaria dobbiamo, se sensibili, vedere le immagini che ci hanno generato e tentare di riunirci a loro. Se io vedo loro, loro vedono me, perchè loro sono interessate quanto me al ricongiungimento e a differenza di me, sanno pure quel che è successo. È il contatto con le immagini profonde che innesca il processo di unificazione. Non c'è altro da dire. Cosa sia o non sia reale non è che un pregiudizio. Il nostro corpo è un insieme di spiriti e ogni spirito, nella sua forma matura,si avvicina alla continuità da cui tutto è stato emesso. Gli spiriti del corpo sono maggiormanete attratti dalla continuità invece che dagli altri spiriti corporei e questo ha pesanti ripercussioni circa la capacità di sensibilità verso il proprio corpo-spiriti. Nella coscienza ordinaria (quindi) la coscienza e percezione delle singole parti del proprio corpo è estremamente limitata. Il corpo è << proprio >> per via della percezione individualistica che alimenta uno spirito malfermo che vive nell'illusione di una proprietà che non esiste. Di fatto ogni spirito, anche quello dell'individualità ha solo una orientazione non illusoria , quella versp la continuità. Gli spiriti corporei si uniscono fra loro non nell'individualità ma nella continuità. Il processo di disunificazione produce forme di percezione autonome individualistiche sempre più distaccate, lontane, dalla percezione di unità e continuità. Questo processo, mi ripeto, produce condizioni fisiologiche percettive ed energetiche dette spiriti reciprocamente quasi del tutto distaccate, ma invece strettamente connesse alla condizione di vita della continuità. La vita ordinaria è caratterizzata da una continua variazione fisiologica percettiva e energetica. In particolare ogni spirito del corpo visibile, man anche di quello invisibile, varia, in paerte in modo coordinato agli altri spiriti e in parte non coordinato. La vita ordinaria non dispone di un livello fisiologico percettivo energetico di riferimento a cui tendere o conservare. Al contrario tanto la percezione che la fisiologia e l'energia ordinarie tendono a una progressiva distruzione di se stesse. Questa distruzione se rispetto alla vita ordinaria rappresenta un perdita, perdita non è rispetto alla percezione profonda la cui fisiologia e non-energia non si distruggono mai. La distruzione di un a particolare esistenza ordinaria non è mai completa, o si ripristina o si fonde o si fonde una volta per tutte con la continuità. Dato che non esiste alcun principio di conservazione della percezione ordinaria, per suo ripristino intendo che essa fin quando non si fonde con la continuità continua a mutare nell'ambito della vita ordinaria. Quello che è interessante da notare è che tutto, ma proprio tutto va perso prima della riunificazione con la dimensione profonda. Quel che va perso è la parte allucinatoria della esistenza ordinaria ma questa perdita, non deve essere un rifiuto della parte allucinatoria perchè è proprio il compimento del proprio stato allucinatorio che conduce ogni spirito alla fusione con la continuità. Avere a che fare in modo consapevole con l'allucinazione di cui è parte aiuta ogni spirito a percepire in maniera dettagliata il proprio automatismo e i lpunto in cui l'automatismo può fondersi con la continuità profonda. Lo spirito in parte è allucinazione in parte è percezione profonda e continua che per motivi ignoti si è auto-minorata. La distruzione della esistenza ordinaria è lei stessa un fenomeno automatico il cui senso è la cessazione naturale di una allucinazione molto complessa e potente. Capirne il senso vuol dire riunificarsi con la continuità. Le immagini sono vivono. Io guardo e divento quel che guardo. Oppure guardo e attendo che quel che vedo si risvegli e mi risvegli. Quel che vedo mi osserva. A me interessa guardare nella direzione di quelle immagini che mi danno il benvenuto e mi amano. L'amore è molto più intenso del reale. Le immagini si ricompongono tra di loro. La intensità si diffonde fino a tutte le diramazioni-emissioni e così avviene il processo del risveglio di tutta la emissione. La fisiologia, la percezione e l'intensità si possono disun0ire durante le emissioni ma alla fine si riuniscono-raggiungono e cessa la sofferenza e la confusione, l'immensa ignoranza- Bisogna essere stabili nell'orientamento e allora lo sguardo si posa su te e le immagini si espandono, sono radici intense. La percezione-fisiologia-intensità è limitata dagli automatismi in una forma, in una individualità, in una esistenza dalla quale non riesce a percepire la propria natura, la natura profonda. Gli automatismi sono generati dalla stessa percezione profonda, non so perchè, e questi automatismi sono questa percezione che ho di me stesso quotidianamente, questi automatismi sono la percezione ordinaria. In effetti la percezione ordinaria vive ma non è reale, la percezione ordinaria è il processo inverso della percezione profonda da cui misteriosamente, per ora, scaturisce. La vita si estende tanto nel reale che nell'irreale, nell'irreale la percezione si offusca in modo metodico, quasi ciclico, per poi, infine, risvegliarsi. La realtà è nella percezione profonda, non ion quella ordinaria. Tutto ciò che parte dalla percezione ordinaria può anche sfociare nella percezione profonda se riesce a riconoscere l'agire degli automatismi e a non lasciarsi suggestionare dagli automatismi. Ma non è facile. In altre parole esistono molte strade che partendo dalla percezione offuscata possono entrare nella percezione profonda, sono le strade della Natura reale, di cui l'irreale fa parte. Non solo si vive nella irrealtà ma si è anche focalizzati su di essa sempre , in ogni istante. Ma si può essere focalizzati anche sul reale, che è capace di vivere tanto in questa irrealtà che nel reale vero e proprio. Toccare il reale è la più grande fortuna che si possa avere e donare. Quando non si è nemmeno più focalizzati, allora finalmente la natura profonda brilla e scorre anche all'interno di quella ordinaria. La percezione ordinaria è il risultato di una complessa emissione ma essa, la r, ordinaria è incapace di vedere la propria integrazione con la natura profonda. Solo quella integrazione rivela alla realtà ordinaria il proprio vero corpo ecc. Senza percepire la propria integrazione, questa emissione che chiamo natura ordinaria vede e percepisce una esistenza molto lontana dalla natura ordinaria, una esistenza che è un incubo privo di realtà, ma che vive e dura. La natura profonda è così intensa da sembrare immobile e indifferenziata, invece è mobilissima, piena di attività, piena di amori e di pace ovunque, chiunque. L'unione non si trova nella percezione ordinaria ma al di fuori di essa, laddove esiste solo unione. La percezione ordinaria è unione lei stessa ma non ne è cosciente, in qualche modo non può esserlo per struttura. Come questa non percezione dell'unione possa scaturire dall'unione stessa è, all'interno della percezione ordinaria, un mistero. Tutto, nella percezione ordinaria, anela all'esistenza, alla vita all'amore, quindi tale <<tutto>> deve trovare la propria via singola e comune all'esterno della percezione ordinaria. Nella percezione ordinaria non è una differenza rilevante avere freddo o caldo, o soffrire o essere felici, essere in salute o non esserlo, essere vecchi o giovani,la sola differenza reale sta nel vedere l'unione-continuità o nel non vederla. In ogni caso ogni singolo suono, immagine, emozione, e.. deve trovare la sua strada verso la continuità. Non solo la mente o l'anima devono scoprire l'unità. Tutto, ma proprio tutto nella percezione ordinaria, deve ricongiungersi con l'unione. Quel tutto, per quanto immaginario possa essere è lui stesso unione ovvero parte di una incredibilmente complessa fisiologia di cui DEVE tornare a essere cosciente. La particolare natura dell'unione-continuità vista dalla percezione ordinaria fa si che sono infiniti i modi di scoprire la continuità, e bisogna lasciarli essere infiniti, non esiste il metodo migliore, più serio, più morale. Non si tratta di praticare un metodo ma di essere in contatto con la propria emissione. È la propria emissione che deve riunificarsi e attraverso se stessa unificare le altre emissioni. Quindi se non si percepisce la propria emissione non si va molto lontano. Sviluppare la emissione da cui deriva la individualità, il corpo, ecc, vuol dire tornare all'unione che comunque si è già. La realtà profonda e quella ordinaria sono una unica realtà nel senso che una unica fisiologia le costituisce. La realtà profonda emette la fisiologia della realtà ordinaria, la emette e la tiene a sè stessa collegata, fa parte del suo stesso corpo. Anche se si vive immersi nella percezione ordinaria la fisiologia profonda-ordinaria può essere vista nella sua unità, interezza e complessità, può essere percepita i vari modi, non solo vista, può essere disegnata. La fisiologia unita profonda-ordinaria, può essere vista come una immensa distesa di paesaggi costituiti da una flora estremamente rigogliosa e viva. La parte ordinaria della visione è una pianta completamente compenetrata dalla vegetazione <<profonda>>. L'aspetto pianta può assumere forme ibride, per esempio parte della vegetazione è costituita da tentacoli in parte vegetali, in parte animali, in parte luminosi-luminosissimi. Non c'è niente della visione che non vibri di intensità a tal punto che si ha l'impressione di una mobilità frenetica e diffusa, eppure è la quiete. Via via che la visione mostra la complessità fisiologica e l'intensità, la propria percezione ordinaria si integra con la continuità e si modifica, lentamente, al contatto con essa, ma il contatto deve essere consapevole. Devo riuscire a riunire la fisiologia ordinaria con la mente-percezione e l'energia-impulso ordinari. Il risultato è sorprendente, inimmaginabile a priori. Gli automatismi continuano il loro operare poichè quell'operare è generato da alla stessa realtà profonda in fase di emissione - non è una regola, tuttavia è inevitabile osservare che la percezione...profonda dispone anche di un operare non unificante. Al mutare della percezione muta ciò che appare anche se in realtà è solo la percezione che muta mentre la effettiva realtà di ciò che appare non muta. Quindi la natura profonda emette diversi tipi di percezione e da qui sembrano fiorire diverse realtà, mentre la realtà resta quella della natura profonda. Infatti la magnifica pace e tranquillità della foresta non muta anche se al suo interno vi sono interi mondi che sognano di vivere nel caos. La foresta emette percezioni complesse che al contatto con se stessa ( la foresta ) sviluppano una realtà immaginaria dalla quale quelle stesse percezioni a fatica riescono ad uscire. Se non si semplifica la realtà primaria-natra profonda, allora mi trovo a che fare con qualcosa di una complessità indescrivibile. La propagazione della continuità-visione-ecc è lenta perchè essa si propaga attraverso spiriti, gli stessi spiriti che compongono immagini, corpi, immagini di corpi, corpi di immagini. In pratica la continuità deve essere vista da tutti gli spiriti perchè il suo processo si intensifichi nel modo corretto. Se si tiene conto che molti spiriti al comparire della continuità la ostacolano ed evitano allora si capisce la difficoltà al mutamento nella percezione ordinaria. È importante tener presente che l'intensificazione appropriata della continuità è possibile solo attraverso l'attivazione di tutti gli spiriti, non solo di quelli più sensibili tra essi. Comunque sono presenti molti altri processi. Per esempio la interazione tra spiriti non è del tutto automatica, il loro interagire può prendere la direzione della unificazione, l'amore, in ogni istante, in virtù della onnipresenza della percezione profonda e come conseguenza della complessa interazione di ogni spirito con innumerevoli altri spiriti. Non bisogna negare a nessuno spirito la possibilità di muoversi nella propria direzione secondo le proprie potenzialità ma d'altra parte bisogna anche incoraggiare l'amore per lo spirito che lo percepisce come impulso attivo. Ma l'intreccio tra l'amore e gli spiriti è spesso tortuoso e impacciato fin quando la continuità non appare ben definita. Ci sono molte componenti sottili da imparare a percepire che sono le componenti di cui si nutre la illusione attiva di ogni spirito con se stesso e con gli altri spiriti. In definitiva si accetta l'attesa quando si comprende in modo abbastanza dettagliato la propria doppia natura di emissione e percezione profonda. In quel momento si lascia che l'emissione faccia il suo corso fin quando nel suo operare compaia la stessa percezione profonda da cui è stata emessa. Quell'apparire è un contatto fisico a cui ogni spirito prima poi ritorna. La natura profonda emette spiriti, né semi, né altro che spiriti. Il resto sono interpretazioni umane. L'esperienza diretta è ciò che conta. Ti vengo incontro quasi incredulo. Ti vengo incontro di giorno, nella sofferenza, nella gioia, non trovo nulla ma tu sei un po' più in là, reale, vivente, concreta, ti vedo, sono già lì, eppure mi arriva solo il suono e il calore di ora-qui. Ora-qui sei tu eppure un tu in cui non posso vederti, ti vedo un po' più in là, mentre vorrei vederti qui, per potermi liberare. Non tutti sono d'accordo, l'agitazione continua a fluire ed una scelta della natura non si discute. La discussione viene contemplata, un silenzio pacifico risponde. Il silenzio e la confusione si alternano reciprocamente- e il corso della natura, perché ostacolarlo? Non mi fido delle regole, mi lascio assorbire dalla capacità di modulare -assorbire qui significa anche emettere: emissione ed assorbimento si uniscono nella vita vera, nella percezione profonda. Continuo a non essere unito al paesaggio. Le diramazioni stanno emettendo e riassorbendo, il processo è lunghissimo, aspetto, aspetto accolto nelle visioni, tra gli impulsi. Il susseguirsi dei cieli è così vasto da intimorire ogni aspirazione alla rapidità. L'attesa da un fortissimo impulso ad avvertire la profondità della divisione e l'incredibile enormità di amore che intesse la promessa di unione che mi parla, vedo e anche accoglie in ogni istante. Io sono quella, con quella e sono qua, conciato così. L'unione scorre tra i rami infiniti, tra spiriti riottosi che pure vorrebbero svegliarsi. La percezione ordinaria non è localizzata nel cervello ma è diffusa ovunque, essa è il nucleo della emissione iniziale. Il cervello può regolare il flusso della percezione ordinaria in minima parte, il cervello non vede la percezione nella sua vastità. Nessuno spirito vede la totalità della percezione ordinaria. Nella vita umana ordinaria si accede alla percezione ordinaria attraverso il cervello, come dire che un dito osserva l'intero corpo. La morte è la fine del punto di vista del dito e appare,allora, il punto di vista del corpo, degli spiriti, dell'intera percezione ordinaria. La percezione ordinaria è la percezione che una parte del corpo ha dell'intero corpo. Quindi il mio impegno costante è nell'accedere alla percezione dell'intero corpo, ovvero della continuità, percezione in cui tra la parte e il tutto non sussiste intima differenza. La percezione ordinaria esprime relazioni di differenza, quella profonda esprime relazioni di unione, di amore profondo. Il cervello può solo con difficoltà arrivare a notare che la percezione che lui stesso crede di esprimere può tranquillamente lasciare il corpo, cervello compreso, ovvero il cervello può solo con difficoltà arrivare a cessare di immedesimarsi con la percezione. Quando il cervello non si immedesima in niente allora comincia a vedere il tutto, ma ora la percezione in cui è coinvolto non è sua, fatto di cui è pienamente cosciente e soddisfatto. Perché ora sa dove l'amore comincia. Il cervello è uno spirito. Liberarsi dall'identità porta come conseguenza lo sviluppa di organi nuovi e la modificazione del cervello. Se si ha l'intuito giusto si possono sviluppare nuovi organi e modificare il cervello per eliminare l'identità e ( e altro). In ogni caso i due processi sono un unico processo percepito in modi diversi. È strano trovarsi davanti a me-se stesso e non risvegliare che poche parti. Il risveglio si dirama molto lentamente. Io stesso dovrei sentirmi altrimenti e altrove ma intanto mi sono fatto avanti.Non voglio più evadere, essere fuori di me, semplicemente ho visto che ogni volontà di realizzare qualcosa è violenza, inutile violenza. Basta avere detto << tu sei me io sono te, in fondo siamo l'altro, noi stessi non siamo, non per logica , ma per il cuore>>. Poi l'altro fa le sue mosse, lontano dalle mie autosuggestioni. Quando l'altro appare le parti assumono un senso e una vita molto diversi dalla percezione ordinaria. Le stesse presenze della percezione ordinaria acquistano un senso e una vita diverse, niente è più ordinario. Le immagini, i suoni, gli odori della realtà ordinaria possono rimanere identici e spesso restano gli stessi eppure sono altro, radicalmente altro. Esiste la percezione, non chi percepisce nè chi ha percepito. Ma i concetti sono ben lontani dall'esprimere quella realtà, così incredibilmente viva, intensa, complessa. La realtà ordinaria è il grande tantra, non c'è bisogno di altro quando la vedo per quel che è. In padmaasana si può attivare indipendentemente dalla propria volontà un movimento, un ritmo fatto di immagini, pressioni e suoni che, come dire, realizza una sua intensa strada nella continuità. L'individualità riceve la liberazione. Ad agire è sempre la stessa mano ma questa volta è presente nella propria forma reale che è la forma senza identificazione. È notevole il fatto che la scena non cambia, ma senza nessuna identificazione agente appare tutto così diverso, integrato, intenso, sensato. La emissione non avviene tramite un processo di causa ed effetto. L'ego la mente dell'ego, non risiedono nel corpo, non sono localizzabili nel cervello. Il corpo della individualità non è il corpo reale: da una parte c'è la scorretta visione dell'ego, dall'altra sta una fisiologia che è molto lontana da quel che l'individualità crede erroneamente di possedere. L'ego è uno spirito spesso incapace di fermare l'allucinazione che lo coinvolge. Quando la ferma entra nella continuità ma senza il suo corpo egoico, ottiene la fisiologia unificante. È l'ego lo spirito che viene emesso, uno spirito intessuto esclusivamente di percezione allucinata. L'ego non è quel particolare ego-individualità-mente, è tutti gli ego. Appaiono gli spiriti. Alla fine devo aspettare le rivelazioni. Tutto il resto sono le parole di un ego che parla per via della continua diffusa sofferenza. DOve c'è individualità, ego, lì c'è automatismo. L'automatismo e l'individualità sono identici, ovvero l'individualità è automatismo concentrato. Se si interrompe il flusso della individualità si interrompe anche quello degli automatismi. La differenza tra individualità ed automatismo non è delimitabile, i due enti si sovrappongono, il loro aspetto fisiologico è quello di uno spirito sofferente. Il mio obiettivo è l'integrazione con la natura, è l'integrazione con la natura che riconduce alla continuità l'individualità-automatismo. La vita è integrazione oppure dirigersi verso l'integrazione. Se poi ci sono risultati è perchè il mio obbiettivo non è più mio piuttosto si è unito al flusso di tutti verso e nella natura. Nel cammino verso-nella natura è fondamentale concentrarsi, ogni distrazione è un passo in più nella individualità. L'individualità si allontana dalla Natura poichè è chiusa in se stessa, è un insieme all'interno di un insieme. Nella natura , laddove la continuità funziona, non esistono parti nè insiemi, non esiste un presente temporale, non eiste distrazione, la concentrazione è intensissima. al 14 ottobre 2021 in poi L'individualità, l'ego, utilizzano una percezione che a priori trasforma la realtà in automatismi. Nella continuità il cibo diventa inutile (cibarsi). L'intensità è enormemente aumentata per via delle unioni-connessioni ristabilite e questo aumento della intensità porta all'unione con la fisiologia-percezione non egoica. Non si arriva alla intensità col cessare il cibo, prima si arriva alla intensità non egoica poi l'alimentazione non ha più importanza. Quindi, nella continuità, concentrarsi significa aumentare le connessioni di unione e vivere di conseguenza. La continuità si avverte nei mutamenti fisiologici, parla attraverso quelli. I cibi che vengono offerti dal di fuori della realtà ordinaria sono cibi ottenuti senza la minorazione o uccisione di alcun essere. Questi cibi sono nutrimento composto, per modo di dire, dall'unificazione del corpo-energia-percezione presenti nella nostra realtà ordinaria e quindi sono nutrimenti a base di qualcosa che non è presente nella realtà ordinario e d'altra parte vengono scambiati in una dimensione non ordinaria. Si tratta di cibi e bevande molto minimali. Sono la continuità. Diventare reali attraverso la continuità: si manifesta l'estensione del corpo-intensità. Si vedono e si toccano con mano gli esseri-organi di sui siamo parte oltre il percepire ordinario. La percezione ordinaria è una materia sognante che progressivamente si sveglia, nello svegliarsi scopre il reale di cui è intessuta, altri molteplici corpi, organi che tutti posseggono, luce e respiro interiore (intensità). È DALL'altra parte che arriva la modificazione, il risveglio, è da lì a qua che scorre ciò che nutre e arricchisce. Ma qui è possibile fare molto se si ha comunque la visione giusta, se si vede come la realtà non sia reale, se ne osserva la mancanza e se si avverte che è l'altrove che dà il nuovo corpo o semplicemente rende più reale quello in cui ci si trova. Ogni contatto con l'altrove espande il suo flusso ovunque, a più riprese, tutto appare molto lento nello scorrere e poi può anche apparire molto veloce. Se il senso non appare è meglio non sostituirlo col pensiero che si ottiene solo un falso. Intanto il corpo è già cambiato per i primi ingressi, una corretta attesa, di grande concentrazione, è lei stessa capace di mutare il corpo, renderlo sempre più adatto a ricevere il nutrimento. Ogni spirito del proprio corpo ha la sua propria concentrazione, saper sviluppare e non intralciare la strada degli spiriti verso la concentrazione è un dono della Natura. Ed è ancor più un dono saper imparare dagli spiriti con i quali si convive. Chi impara è l'ego, uno degli spiriti meno coscienti presenti nel proprio corpo, che ha molto da imparare ma ce la può fare esattamente come tutti gli altri spiriti. I nuovi organi compaiono perchè il contatto del risveglio è finalmente attivo we quindi questa sorta di nebbia incerta che sono matura e diventa, finalmente diventa quel che già esiste prima d'essere nebbia e dopo l'esserlo. La maturazione della mia nebbia, come quella di tutti noi, è nella percezione del sogno, estremamente lente e sofferente. Nella sua essenza la nebbia è lenta maturazione , il suo dissolversi e risvegliarsi ed essere altro, senza però aver mai cercato l'estinzione della nebbia. La nebbia non può essere estinta, può solo maturare un altro corpo unirsi a quello. Il risveglio è l'inizio consapevole dello sviluppo del corpo reale che comporta la scoperta della continuità tra il corpo di sogno ordinario e il corpo reale. Uno dei primi aspetti sui quali il risveglio si sofferma è il riconoscimento della morte come una delle tappe cui va incontro il corpo di sogno nel suona inesorabile cammino verso l'incontro con la continuità. È un momento importante dello sviluppo del nuovo corpo la manifestazione del corpo reale nella testa, il nuovo corpo muta profondamente la percezione della propria personalità ordinaria, l'ego. L'ego, tra i vari spiriti presenti nel corpo di sogno, è quello che deve mutare perchè è quello che conserva e produce attivamente gli elementi del sogno. Gli altri spiriti presenti nel corpo sono molto più vicini al risveglio rispetto all'ego che è il vero dormiente-sognante. L'ego ordinario è una struttura molto complessa che filtra ciò che arriva dalla realtà vera in modo tale da renderla completamente irriconoscibile. Le immagini sono vivono. Io guardo e divento quel che guardo. Oppure guardo e attendo che quel che vedo si risvegli e mi risvegli. Quel che vedo mi osserva. A me interessa guardare nella direzione di quelle immagini che mi danno il benvenuto e mi amano. L'amore è molto più intenso del reale. Le immagini si ricompongono tra di loro. La intensità si diffonde fino a tutte le diramazioni-emissioni e così avviene il processo del risveglio di tutta la emissione. La fisiologia, la percezione e l'intensità si possono disun0ire durante le emissioni ma alla fine si riuniscono-raggiungono e cessa la sofferenza e la confusione, l'immensa ignoranza- Bisogna essere stabili nell'orientamento e allora lo sguardo si posa su te e le immagini si espandono, sono radici intense. La percezione-fisiologia-intensità è limitata dagli automatismi in una forma, in una individualità, in una esistenza dalla quale non riesce a percepire la propria natura, la natura profonda. Gli automatismi sono generati dalla stessa percezione profonda, non so perchè, e questi automatismi sono questa percezione che ho di me stesso quotidianamente, questi automatismi sono la percezione ordinaria. In effetti la percezione ordinaria vive ma non è reale, la percezione ordinaria è il processo inverso della percezione profonda da cui misteriosamente, per ora, scaturisce. La vita si estende tanto nel reale che nell'irreale, nell'irreale la percezione si offusca in modo metodico, quasi ciclico, per poi, infine, risvegliarsi. La realtà è nella percezione profonda, non ion quella ordinaria. Tutto ciò che parte dalla percezione ordinaria può anche sfociare nella percezione profonda se riesce a riconoscere l'agire degli automatismi e a non lasciarsi suggestionare dagli automatismi. Ma non è facile. In altre parole esistono molte strade che partendo dalla percezione offuscata possono entrare nella percezione profonda, sono le strade della Natura reale, di cui l'irreale fa parte. Non solo si vive nella irrealtà ma si è anche focalizzati su di essa sempre , in ogni istante. Ma si può essere focalizzati anche sul reale, che è capace di vivere tanto in questa irrealtà che nel reale vero e proprio. Toccare il reale è la più grande fortuna che si possa avere e donare. Quando non si è nemmeno più focalizzati, allora finalmente la natura profonda brilla e scorre anche all'interno di quella ordinaria. La percezione ordinaria è il risultato di una complessa emissione ma essa, la r, ordinaria è incapace di vedere la propria integrazione con la natura profonda. Solo quella integrazione rivela alla realtà ordinaria il proprio vero corpo ecc. Senza percepire la propria integrazione, questa emissione che chiamo natura ordinaria vede e percepisce una esistenza molto lontana dalla natura ordinaria, una esistenza che è un incubo privo di realtà, ma che vive e dura. La natura profonda è così intensa da sembrare immobile e indifferenziata, invece è mobilissima, piena di attività, piena di amori e di pace ovunque, chiunque. L'unione non si trova nella percezione ordinaria ma al di fuori di essa, laddove esiste solo unione. La percezione ordinaria è unione lei stessa ma non ne è cosciente, in qualche modo non può esserlo per struttura. Come questa non percezione dell'unione possa scaturire dall'unione stessa è, all'interno della percezione ordinaria, un mistero. Tutto, nella percezione ordinaria, anela all'esistenza, alla vita all'amore, quindi tale <<tutto>> deve trovare la propria via singola e comune all'esterno della percezione ordinaria. Nella percezione ordinaria non è una differenza rilevante avere freddo o caldo, o soffrire o essere felici, essere in salute o non esserlo, essere vecchi o giovani,la sola differenza reale sta nel vedere l'unione-continuità o nel non vederla. In ogni caso ogni singolo suono, immagine, emozione, e.. deve trovare la sua strada verso la continuità. Non solo la mente o l'anima devono scoprire l'unità. Tutto, ma proprio tutto nella percezione ordinaria, deve ricongiungersi con l'unione. Quel tutto, per quanto immaginario possa essere è lui stesso unione ovvero parte di una incredibilmente complessa fisiologia di cui DEVE tornare a essere cosciente. La particolare natura dell'unione-continuità vista dalla percezione ordinaria fa si che sono infiniti i modi di scoprire la continuità, e bisogna lasciarli essere infiniti, non esiste il metodo migliore, più serio, più morale. Non si tratta di praticare un metodo ma di essere in contatto con la propria emissione. È la propria emissione che deve riunificarsi e attraverso se stessa unificare le altre emissioni. Quindi se non si percepisce la propria emissione non si va molto lontano. Sviluppare la emissione da cui deriva la individualità, il corpo, ecc, vuol dire tornare all'unione che comunque si è già. La realtà profonda e quella ordinaria sono una unica realtà nel senso che una unica fisiologia le costituisce. La realtà profonda emette la fisiologia della realtà ordinaria, la emette e la tiene a sè stessa collegata, fa parte del suo stesso corpo. Anche se si vive immersi nella percezione ordinaria la fisiologia profonda-ordinaria può essere vista nella sua unità, interezza e complessità, può essere percepita i vari modi, non solo vista, può essere disegnata. La fisiologia unita profonda-ordinaria, può essere vista come una immensa distesa di paesaggi costituiti da una flora estremamente rigogliosa e viva. La parte ordinaria della visione è una pianta completamente compenetrata dalla vegetazione <<profonda>>. L'aspetto pianta può assumere forme ibride, per esempio parte della vegetazione è costituita da tentacoli in parte vegetali, in parte animali, in parte luminosi-luminosissimi. Non c'è niente della visione che non vibri di intensità a tal punto che si ha l'impressione di una mobilità frenetica e diffusa, eppure è la quiete. Via via che la visione mostra la complessità fisiologica e l'intensità, la propria percezione ordinaria si integra con la continuità e si modifica, lentamente, al contatto con essa, ma il contatto deve essere consapevole. Devo riuscire a riunire la fisiologia ordinaria con la mente-percezione e l'energia-impulso ordinari. Il risultato è sorprendente, inimmaginabile a priori. Gli automatismi continuano il loro operare poichè quell'operare è generato da alla stessa realtà profonda in fase di emissione - non è una regola, tuttavia è inevitabile osservare che la percezione...profonda dispone anche di un operare non unificante. Al mutare della percezione muta ciò che appare anche se in realtà è solo la percezione che muta mentre la effettiva realtà di ciò che appare non muta. Quindi la natura profonda emette diversi tipi di percezione e da qui sembrano fiorire diverse realtà, mentre la realtà resta quella della natura profonda. Infatti la magnifica pace e tranquillità della foresta non muta anche se al suo interno vi sono interi mondi che sognano di vivere nel caos. La foresta emette percezioni complesse che al contatto con se stessa ( la foresta ) sviluppano una realtà immaginaria dalla quale quelle stesse percezioni a fatica riescono ad uscire. Se non si semplifica la realtà profonda, allora mi trovo a che fare con qualcosa di una complessità indescrivibile. La propagazione della continuità-visione-ecc è lenta perchè essa si propaga attraverso spiriti, gli stessi spiriti che compongono immagini, corpi, immagini di corpi, corpi di immagini. In pratica la continuità deve essere vista da tutti gli spiriti perchè il suo processo si intensifichi nel modo corretto. Se si tiene conto che molti spiriti al comparire della continuità la ostacolano ed evitano allora si capisce la difficoltà al mutamento nella percezione ordinaria. È importante tener presente che l'intensificazione appropriata della continuità è possibile solo attraverso l'attivazione di tutti gli spiriti, non solo di quelli più sensibili tra essi. Comunque sono presenti molti altri processi. Per esempio la interazione tra spiriti non è del tutto automatica, il loro interagire può prendere la direzione della unificazione, l'amore, in ogni istante, in virtù della onnipresenza della percezione profonda e come conseguenza della complessa interazione di ogni spirito con innumerevoli altri spiriti. Non bisogna negare a nessuno spirito la possibilità di muoversi nella propria direzione secondo le proprie potenzialità ma d'altra parte bisogna anche incoraggiare l'amore per lo spirito che lo percepisce come impulso attivo. Ma l'intreccio tra l'amore e gli spiriti è spesso tortuoso e impacciato fin quando la continuità non appare ben definita. Ci sono molte componenti sottili da imparare a percepire che sono le componenti di cui si nutre la illusione attiva di ogni spirito con se stesso e con gli altri spiriti. In definitiva si accetta l'attesa quando si comprende in modo abbastanza dettagliato la propria doppia natura di emissione e percezione profonda. In quel momento si lascia che l'emissione faccia il suo corso fin quando nel suo operare compaia la stessa percezione profonda da cui è stata emessa. Quell'apparire è un contatto fisico a cui ogni spirito prima poi ritorna. La natura profonda emette spiriti, né semi, né altro che spiriti. Il resto sono interpretazioni umane. L'esperienza diretta è ciò che conta. Ti vengo incontro quasi incredulo. Ti vengo incontro di giorno, nella sofferenza, nella gioia, non trovo nulla ma tu sei un po' più in là, reale, vivente, concreta, ti vedo, sono già lì, eppure mi arriva solo il suono e il calore di ora-qui. Ora-qui sei tu eppure un tu in cui non posso vederti, ti vedo un po' più in là, mentre vorrei vederti qui, per potermi liberare. Non tutti sono d'accordo, l'agitazione continua a fluire ed una scelta della natura non si discute. La discussione viene contemplata, un silenzio pacifico risponde. Il silenzio e la confusione si alternano reciprocamente- e il corso della natura, perché ostacolarlo? Non mi fido delle regole, mi lascio assorbire dalla capacità di modulare -assorbire qui significa anche emettere: emissione ed assorbimento si uniscono nella vita vera, nella percezione profonda. Continuo a non essere unito al paesaggio. Le diramazioni stanno emettendo e riassorbendo, il processo è lunghissimo, aspetto, aspetto accolto nelle visioni, tra gli impulsi. Il susseguirsi dei cieli è così vasto da intimorire ogni aspirazione alla rapidità. L'attesa da un fortissimo impulso ad avvertire la profondità della divisione e l'incredibile enormità di amore che intesse la promessa di unione che mi parla, vedo e anche accoglie in ogni istante. Io sono quella, con quella e sono qua, conciato così. L'unione scorre tra i rami infiniti, tra spiriti riottosi che pure vorrebbero svegliarsi. La percezione ordinaria non è localizzata nel cervello ma è diffusa ovunque, essa è il nucleo della emissione iniziale. Il cervello può regolare il flusso della percezione ordinaria in minima parte, il cervello non vede la percezione nella sua vastità. Nessuno spirito vede la totalità della percezione ordinaria. Nella vita umana ordinaria si accede alla percezione ordinaria attraverso il cervello, come dire che un dito osserva l'intero corpo. La morte è la fine del punto di vista del dito e appare,allora, il punto di vista del corpo, degli spiriti, dell'intera percezione ordinaria. La percezione ordinaria è la percezione che una parte del corpo ha dell'intero corpo. Quindi il mio impegno costante è nell'accedere alla percezione dell'intero corpo, ovvero della continuità, percezione in cui tra la parte e il tutto non sussiste intima differenza. La percezione ordinaria esprime relazioni di differenza, quella profonda esprime relazioni di unione, di amore profondo. Il cervello può solo con difficoltà arrivare a notare che la percezione che lui stesso crede di esprimere può tranquillamente lasciare il corpo, cervello compreso, ovvero il cervello può solo con difficoltà arrivare a cessare di immedesimarsi con la percezione. Quando il cervello non si immedesima in niente allora comincia a vedere il tutto, ma ora la percezione in cui è coinvolto non è sua, fatto di cui è pienamente cosciente e soddisfatto. Perché ora sa dove l'amore comincia. Il cervello è uno spirito. Liberarsi dall'identità porta come conseguenza lo sviluppa di organi nuovi e la modificazione del cervello. Se si ha l'intuito giusto si possono sviluppare nuovi organi e modificare il cervello per eliminare l'identità e ( e altro). In ogni caso i due processi sono un unico processo percepito in modi diversità. È strano trovarsi davanti a me-se stesso e non risvegliare che poche parti. Il risveglio si dirama molto lentamente. Io stesso dovrei sentirmi altrimenti e altrove ma intanto mi sono fatto avanti. Non voglio più evadere, essere fuori di me, semplicemente ho visto che ogni volontà di realizzare qualcosa è violenza, inutile violenza. Basta avere detto << tu sei me io sono te, in fondo siamo l'altro, noi stessi non siamo, non per logica , ma per il cuore>>. Poi l'altro fa le sue mosse, lontano dalle mie autosuggestioni. Quando l'altro appare le parti assumono un senso e una vita molto diversi dalla percezione ordinaria. Le stesse presenze della percezione ordinaria acquistano un senso e una vita diverse, niente è più ordinario. Le immagini, i suoni, gli odori della realtà ordinaria possono rimanere identici e spesso restano gli stessi eppure sono altro, radicalmente altro. Esiste la percezione, non chi percepisce nè chi ha percepito. Ma i concetti sono ben lontani dall'esprimere quella realtà, così incredibilmente viva, intensa, complessa. La realtà ordinaria è il grande tantra, non c'è bisogno di altro quando la vedo per quel che è. In padmaasana si può attivare indipendentemente dalla propria volontà un movimento, un ritmo fatto di immagini, pressioni e suoni che, come dire, realizza una sua intensa strada nella continuità. L'individualità riceve la liberazione. Ad agire è sempre la stessa mano ma questa volta è presente nella propria forma reale che è la forma senza identificazione. È notevole il fatto che la scena non cambia, ma senza nessuna identificazione agente appare tutto così diverso, integrato, intenso, sensato. La emissione non avviene tramite un processo di causa ed effetto. L'ego la mente dell'ego, non risiedono nel corpo, non sono localizzabili nel cervello. Il corpo della individualità non è il corpo reale: da una parte c'è la scorretta visione dell'ego, dall'altra sta una fisiologia che è molto lontana da quel che l'individualità crede erroneamente di possedere. L'ego è uno spirito spesso incapace di fermare l'allucinazione che lo coinvolge. Quando la ferma entra nella continuità ma senza il suo corpo egoico, ottiene la fisiologia unificante. È l'ego lo spirito che viene emesso, uno spirito intessuto esclusivamente di percezione allucinata. L'ego non è quel particolare ego-individualità-mente, è tutti gli ego. Appaiono gli spiriti. Alla fine devo aspettare le rivelazioni. Tutto il resto sono le parole di un ego che parla per via della continua diffusa sofferenza. Dove c'è individualità, ego, lì c'è automatismo. L'automatismo e l'individualità sono identici, ovvero l'individualità è automatismo concentrato. Se si interrompe il flusso della individualità si interrompe anche quello degli automatismi. La differenza tra individualità ed automatismo non è delimitabile, i due enti si sovrappongono, il loro aspetto fisiologico è quello di uno spirito sofferente. Il mio obiettivo è l'integrazione con la natura, è l'integrazione con la natura che riconduce alla continuità l'individualità-automatismo. La vita è integrazione oppure dirigersi verso l'integrazione. Se poi ci sono risultati è perchè il mio obbiettivo non è più mio piuttosto si è unito al flusso di tutti verso e nella natura. Nel cammino verso-nella natura è fondamentale concentrarsi, ogni distrazione è un passo in più nella individualità. L'individualità si allontana dalla Natura poichè è chiusa in se stessa, è un insieme all'interno di un insieme. Nella natura , laddove la continuità funziona, non esistono parti nè insiemi, non esiste un presente temporale, non esiste distrazione, la concentrazione è intensissima. Dal 14 ottobre 2021 in poi L'individualità, l'ego, utilizzano una percezione che trasforma la realtà in automatismi. L'ego è sempre nello stato del percepito e non del percipiente. La percezione ordinaria è ben lontana dall'Essere-Percezione. Nella continuità il cibo diventa inutile (cibarsi). L'intensità è enormemente aumentata per via delle unioni-connessioni ristabilite e questo aumento della intensità porta all'unione con la fisiologia-percezione non egoica. Non si arriva alla intensità col cessare il cibo, prima si arriva alla intensità non egoica, poi l'alimentazione non ha più importanza. Quindi, nella continuità, concentrarsi significa aumentare le connessioni di unione e vivere di conseguenza. La continuità si avverte nei mutamenti fisiologici, parla attraverso quelli. I cibi che vengono offerti dal di fuori della realtà ordinaria sono cibi ottenuti senza la minorazione o uccisione di alcun essere. Questi cibi sono nutrimento composto, per modo di dire, dall'unificazione del corpo-energia-percezione presenti nella nostra realtà ordinaria e quindi sono nutrimenti a base di qualcosa che non è presente nella realtà ordinario e d'altra parte vengono scambiati in una dimensione non ordinaria. Si tratta di cibi e bevande molto minimali. Sono la continuità. Diventare reali attraverso la continuità: si manifesta l'estensione del corpo-intensità. Si vedono e si toccano con mano gli esseri-organi di sui siamo parte oltre il percepire ordinario. La percezione ordinaria è una materia sognante che progressivamente si sveglia, nello svegliarsi scopre il reale di cui è intessuta, altri molteplici corpi, organi che tutti posseggono, luce e respiro interiore (intensità). Questo corpo genera una percezione falsa, sognante, della realtà che è essa stessa un altro corpo, quasi effimero eppur esistente. Questo corpo è una variazione della unità , una variazione che appare, non so perchè. Ma la percezione, per quanto effimera, può vedere il corpo che l'ha emessa e l'unità stessa. Vedere , nel caso della percezione effimera, significa modificare il proprio corpo, sviluppare nuovi organi, sapere di essere realmente svegli. Essere svegli significa essere in più modi. Il corpo emergente, in trasformazione, la nuova fisiologia non dormiente, si può toccare con mano, lo si può vedere, anche ascoltare. Gli spiriti che generano la nostra realtà quasi effimera non sono effimeri per nulla, sono reali, incredibile ma vero. Non bisogna ascoltare il dolore ma solamente capirlo. Altrimenti la percezione-dolore genera nuovi organismi effimeri. (Facile da dirsi, quasi impossibile da farsi). Questo sogno che è la realtà ordinaria umana ha delle regole precise, tuttavia resta un sogno. I corpi non ordinari sono reali ed evocativi al tempo stesso. La percezione ordinaria, così vincolata ad assumere una sola posizione per volta, vede,inizialmente,il corpo non ordinario come portatore di molteplicità non unificante. Successivamente però il corpo ordinario riesce a percepire quanto siano fuorvianti tanto il concetto di molteplice che quello di unità. La percezione non è un effetto della psiche o una conseguenza del sistema nervoso, la percezione è l'esistenza stessa. Essa è al tempo stesso corpo,fisiologia,sogno,intensità,energia. Nella percezione ordinaria la percezione, la fisiologia e l'intensità sembrano quasi sempre separate e in effetti così vengono vissute. Ma in realtà sono unite, per accorgersene bisogna sviluppare gli organi che permettono di accedere alla continuità nelle sue tre forme unite. Nella percezione ordinaria, nel corpo ordinario, nella intensità ordinaria è impossibile vivere l'unità, ma nella continuità ciò è possibile. Ed è addirittura possibile vivere l'unione continua e la percezione ordinaria contemporaneamente, Non so come, ma è la continuità che genera la realtà ordinaria. La natura reale è quella della continuità. Lo scopo della esistenza è integrarsi completamente con la natura della continuità e spingere in questa direzione tutto l'esistente separato dalla continuità. La realtà ordinaria è un corpo diffuso che continuamente cambia stato e ad ogni cambiamento corrisponde una (infinite) diversa percezione che si crede unica-individuale, reale, separata e integrata al tempo stesso nella realtà ordinaria in cui è immersa. Nella realtà ordinaria le spinte alla separazione sono costantemente presenti, almeno per gli umani. Si tratta di spinte percettive, fisiologiche ed energetiche. Ogni spinta, ogni individualità, è uno spirito che attende con ansia il suo ritorno alla continuità. ESISTONO spiriti che hanno sviluppato organi tanto per vivere nella continuità che per vivere nella realtà ordinaria e indirizzare altri spiriti, dalla visione decisamente più offuscata,verso la continuità. Tanto nella continuità la percezione, la fisiologia, l'energia-intensità sono unite quanto nella realtà ordinaria esse sono disunite. Esse sono così tanto disunite che io posso percepire solo in parte dell'arco della giornata e la percezione è spesso confusa, ingannevole, la fisiologia si riduce all'aspetto corporeo di un organismo ignorandone completamente le profonde connessioni tra corpi e molto altro, l'intensità si scompone in una miriade di diverse forme di energia. Nel caos della scomposizione dell'unità spesso prediligo l'aspetto percettivo della realtà ordinaria a scapito di quello fisiologico e di quello energetico perchè ritengo questi ultimi due esseri forme meccaniche-automatiche dell'esistenza mentre avverto la percezione come mia personale, unica e dipendente solo dal mio intimo. Ma fin tanto che non comincio a vedere l'estensione del corpo-fisiologia, della percezione-continuità, della energia-intensità, non posso neanche definirmi vivo, piuttosto sono un sogno ben organizzato dotato di credenze bizzarre e desideri discutibili. Solo in un sogno posso credere esistente una forma di energia essere priva di coscienza, solo in un sogno posso credere che sia realmente esistente una percezione individuale e che va e viene, solo in un sogno posso credere che un corpo possa morire e terminare. Quando si comincia a vedere, a esserci, nella profondità, per esperienza diretta, si capisce l'importanza di procedere per la propria strada e non per quelle proposte da altri. Si apprende che quel che si vede, anche se già non è più un sogno, può cambiare, diventare più profondo e autentico, in breve può mutare. Quindi parlare ad altri di ciò di cui si ha esperienza va sempre fatto con la premessa che si parla di qualcosa che può mutare. E comunque quel qualcosa, nonostante il suo mutare, è rassicurante perchè non è più un sogno. Quel che si vede modifica tutto ciò che lo vede prima o poi, ma è un processo molto lungo a cui partecipa ognuno degli spiriti da cui si è composti. Alcuni spiriti possono modificarsi solo dopo la morte, quindi si-mi consiglia-o attenzione, pazienza e relax. Dopo una certa attesa, bisogna saper aspettare, dopo aver ben conosciuto la mente e liberato il corpo, il cuore, ecc, si vede, ci si immerge. si è visti, si è accolti. Per tutti questi motivi appena detti non ha senso identificarsi in niente, ogni identificazione è un intralcio per il reale che appare, il reale non è immaginabile. LA MANIFESTAZIONE è il reale che appare e non l'immagine in cui ci si identifica. Un riflesso organico, non un riflesso illusorio. Il riflesso non è una <<generazione>>. Il riflesso è involontario, è una espansione all'interno, una espansione strutturata spontaneamente. Il riflesso deve ritornare. La luce accoglie la luce che ha emesso che ad essa ritorna. Ma il riflesso non è come la luce, è mutato rispetto alla sua origine e deve mutare ancora più volte per ridiventare la sua stessa origine. Il riflesso organico non torna all'origine, diventa la stessa origine, prima o poi. Lo diventa nella continuità non logica, non lineare. Infatti il riflesso può osservare e vedere come la propria fisiologia e quella dell'origine si uniscono e fondono in luoghi fisiologici precisi. Ogni osservazione è una modificazione e il riflesso, così, diventa altro dal riflesso. Non ci sono tappe ma visioni e manifestazioni. E accade. Le vibrazioni lasciano impronte vive, la vita è vibrante, è vibrazione. Comprendere le vibrazioni della vita, comprendere le emissioni di vibrazioni di ogni vivente complesso e meno complesso, di ogni manifestazione. Le vibrazioni scorrono attraverso e costituiscono al tempo stesso i fenomeni di riflessione. Risalire la corrente delle vibrazioni. Le vibrazioni precedono chi o cosa le mette. Le vibrazioni sono corporee e incorporee, possono tutto. Capire il linguaggio delle vibrazioni, delle impronte. Le vibrazioni non fanno che parlare a se stesse. Una loro domanda e una la loro risposta non sono mai automatiche. Il riflesso è al tempo stesso intensità e quindi le vibrazioni continuamente manifestano entrambi gli stati-relazioni. Non so come ma si sviluppa naturalmente una parte dell'organismo che avvolge tutto o parte dell'organismo stesso e ne provoca il funzionamento sognante che è quello che crea il sogno in cui vivo: la realtà ordinaria. Un altro me, estremamente colorato, con energia ,ad un altezza tra e davanti il cuore, strappa delle membrane spesse e colorate che avvolgono questo organo prezioso che vive nella fisiologia non ordinaria e che si trova anche lui ad un altezza tra e davanti il cuore. Le membrane che vengono strappate sono organismi che provocano lo stato sognante di quell'organo prezioso. ( e da cui segue la realtà ordinaria). E LO STESSO organismo non sognante, quello profondo non ordinario, che produce le membrane che generano la realtà sognante di cui faccio parte. Non so perchè lo faccia ma non è casuale quel che succede. Nella pratica degli asana posso arrivare a consumare quelle membrane perchè il sogno che sono è un sogno corporeo. Gli asana sono davvero qualcosa di molto particolare, Un certo tipo di creatività- la creatività non è azione eppure agisce- è il comportamento che si ha dopo la morte. Essere creativi nel senso di agire senza azione, è essere pronti al dopo, è essere nella continuità, è aver passato la soglia del risveglio -anche se il sogno si ricostituisce in ogni istante. In più la visione diretta, essere già lì, parte delle manifestazioni. A un certo punto si percepiscono le percezioni profonde direttamente dal contatto con la percezione ordinaria. Si impara direttamente dalla terra, dagli alberi, dal vento. Imparare nella continuità è percepire ed essere la profondità. significa anche risvegliarsi. Quando la mente si calma l'ego finalmente è osservabile nella sua semplicità, estensione e attività. L'automatismo dell'ego sta proprio nel suo essere ego. Ogni automatismo dispone di una propria individualità e ogni automatismo è una entità sognante. La mente ha una capacità unificante estremamente profonda a patto che essa non venga utilizzata dagli automatismi, come invece sempre accade nella realtà ordinaria. La mente non ha una personalità propria e la sua fisiologica è una fisiologia diffusa . La mente sembra disporre di una individualità per via dell' agire degli automatismi. Per vedere sorgere gli automatismi bisogna essersi completamente risvegliati. Il soggetto che si risveglia è l'automatismo. Col risveglio l'automatismo diventa altro. È sempre una sorpresa vedere come nella percezione ordinaria ciò che sono si manifesti come articolato in una infinità di spiriti diversi da me di cui i più non riconoscono l'esistenza, la vita, l'importanza. Sono moltissimi gli spiriti con i quali condivido la mia avventura nella percezione ordinaria. Se uno vede gli spiriti allora appare naturale condividere con gli spiriti la propria esistenza, il cibo, l'aria, la terra e infine il risveglio nella percezione profonda. Vedo gli spiriti quando vedo e sento dentro e fuori di me tutto ciò che percepisco come intensamente vivo a tal punto che anche un sasso diventa vivo Più vita vedo manifestarsi dentro e fuori di me e più cerco di non danneggiarla, cerco di conviverci in pace se non addirittura cerchi di amarla. Ma se non vedo la vita in ciò che vedo e percepisco, se non confusamente, debolmente, allora credo di esistere in un cosmo di oggetti che posso utilizzare per i mie bisogni, per i miei capricci e infine cerco con ansia le leggi oggettive che mi spieghino il perchè dell'esistenza tanto degli oggetti che dei miei capricci. Come natura sono qui e altrove allo stesso tempo. Ma chi sta qua non ne ha la percezione dell' altrove. In altre parole la natura può essere pienamente percettiva e allo stesso tempo può non esserlo. Quando le forme poco percettive -della natura- si uniscono fra di loro può , a volte, svegliarsi quella parte del percepire indicata dalla parola amore. Se poi l'amore diventa profondo all'ora la natura si manifesta nella sua forma di intensa percezione. Per la natura niente cambia, la sua presenza è comunque attiva, anche nel sogno e nella irrealtà. La natura è percezione ed è fisiologia. Esiste una particolare relazione, la seguente: più è intensa la percezione e più è reale la sua fisiologia, più si indebolisce la percezione e più irreale diventa la sua fisiologia, diventa qualcosa di molto simile a un sogno, esiste ma nella irrealtà. La natura nel vivere la irrealtà apprende la sofferenza, senza la conoscenza della sofferenza non si può capire perchè spezzare la circolarità di questa micro-novella. Ci sono fatti di cui è meglio non parlare per non vedere sorgere nel tempo religioni, sciamani piumati, scambi merci con spiriti vari. Ecco perchè uso immagini e suoni, mi permettono di dire, comunicare molto senza poi veder sorgere religioni e sciamani e rituali vari. Certo, mi devo limitare alla capacità evocativa delle immagini e dei suoni, che è tanta, e abituarmi a essere scambiato per un artista che fa arte, cosa che non faccio. Ma d'altra parte l'uso delle parole non aumenta la precisione del messaggio. perchè non esiste precisione quando parlo di percezioni e realtà sconosciute alla stragrande maggior parte delle persone, anzi, non può che esistere il fraintendimento poichè le mie parole verrebbero interpretate da una percezione che non può neanche concepire ciò a cui mi riferisco. Non che io sia migliore di, più sensibile di, sono e basta. Il limite della percezione ordinaria è che essa tende a interpretare la comunicazione attraverso lo stile con cui viene presentata una parola, una immagine e un suono. Se la percezione ordinaria non viene sollecitata da una struttura comunicativa fortemente strutturata essa non riesce a individuare il messaggio. Il punto centrale della struttura comunicativa è che essa deve creare un soggetto e un oggetto, ovvero deve rafforzare i presupposti della esistenza della individualità e di un oggetto esterno ad essa. Cercare di comunicare a se stessi e ad altri senza passare per l'affermazione del presupposto del soggetto e dell'oggetto rende impossibile la comunicazione nella percezione ordinaria, la confina nel sottile mondo della evocazione, ma anche quella deve essere strutturata. L'arte crea le strutture lecite all'evocazione. Quando si afferma che si utilizza una evocazione al di fuori dell'ambito artistico allora bisogna anche non rivolgersi all'ambito artistico. Tanto quasi tutti lo riporteranno lì, ma almeno l'inizio è stato corretto. L'applicazione della regola, struttura fisiologiche dell'oggetto e del soggetto è uno dei numerosi automatismi presenti nella esistenza ordinaria. Io comunico ciò che si trova al di fuori della esistenza ordinaria. Non è facile farlo. La mia fisiologia-percezione-intensità si sviluppa in direzione di una sempre maggiore percezione e una maggiore realtà. La mia-nostra fisiologia si sviluppa in senso irreale e in senso reale. Se percepisco con chiarezza e profondità il senso di quanto sopra detto, è inevitabile la scelta di svilupparmi nella direzione del reale lasciandomi alle spalle l'irreale. Più procedo e più il cammino personale diventa un cammino comune, più capisco l'emergenza di tutti gli umani di acquisire una completa dimensione reale. Di fatti notevoli in questo cammino ne appaiono moltissimi. Il più notevole è l'enorme richiesta della irrealtà di essere vissuta profondamente anche se viverla profondamente significa dissolverla. La percezione della realtà ordinaria si manifesta in una complessa successione di allucinazione stratificate. È la percezione stessa, assieme ai propri corpi ed energie a sviluppare naturalmente allucinazioni del reale anzichè percezioni reali. Nella realtà ordinaria manca addirittura un corpo reale, che è l'unico corpo capace di sostenere l'impatto con la percezione della Realtà. Il corpo ordinario è in gran parte irreale ovvero un corpo costruito da allucinazioni. Le allucinazioni sono fatte di fisiologia irreale ma comunque funzionante, produttiva. In ogni caso siamo immersi e facciamo parte di un organismo reale la cui fisiologia è in contatto con la nostra e grazie a quell'avvolgente contatto è continuamente presente la spinta allo sviluppo di una corporeità, percezione ed intensità Reali. Se nella realtà ordinaria tutto ciò che appare è allucinatorio eppure le allucinazioni possono afferrare la realtà e assorbirsi in essa. Questo "afferrare" è il profondo senso insito nella successione delle fasi della vita dall'infanzia alla vecchiaia e oltre, come pure è il profondo senso insito nella ciclicità cosmica. Il ruolo e il significato dell'agire umano va visto in relazione alla sua complessità allucinatoria, gli infiniti automatismi umani sono prodotti dalle allucinazioni e non dalla mente o dai sentimenti umani. La stessa mente e gli stessi sentimenti sono allucinazioni complesse. Bisogna tener conto che le allucinazioni hanno sostanza, non sono semplici e insustanziate rappresentazioni mentali e la loro sostanza intesse tutta la loro produzione. Bloccare a lungo la mente e i desideri non estingue l'agire delle allucinazioni, anzi ne crea delle altre ancora più subdole. Bloccare brevemente la mente e i desideri, al contrario, può facilitare la corretta visione delle allucinazioni come tali. Ma non è un semplice gioco. Fin quando non si arriva tanto al contatto con la percezione profonda che alla sua continuità, affermazioni come "la realtà ordinaria è irreale ma esiste", "tutto nella realtà ordinaria è allucinazione", sembrano assolutamente insensate e anche paranoiche. 7ottobre 2022 Motivo d'ansia è che per le vicissitudini della vecchiaia o per problemi di salute i contatti che sembrino essere stabili con la continuità della percezione profonda si interrompano. In realtà quei contatti non si interrompono poichè la trasformazione che essi esercitano è stabile. Ovviamente ma non troppo quanto detto è vero solo se non ci si attacca alla forma esteriore degli avvenimenti e, al contrario, si sia ben radicati oltre la forma degli eventi. D'altra parte,proprio essere indipendenti dalla forma degli avvenimenti indica la certezza di essere con la continuità. Uno dei sensi della vecchiaia e della malattia è proprio quello di stimolare la persona ad andare oltre le apparenze del proprio stato. Le energie e gli spiriti possono dirigersi nella stessa direzione se unificati in profondità. Se il corpo precario che sono nella percezione ordinaria non si unisce col corpo reale resto nella sofferenza, nel dolore, nella malattia vivo nelle e delle allucinazioni- È la progressiva unione col reale a fornirmi le informazioni e le trasformazioni che conducono all'unione tra il precario e il reale, è una progressione che diventa sempre più intensa. Se lascio che le le allucinazioni si riproducano, le nuove allucinazioni danno sempre più dolore e instabilità. Il reale è una continua emissione-trasmissione di reale. Tutti gli spiriti e le energie devono uscire dai propri stati allucinatori. Più il reale si diffonde tra le allucinazioni più la precaria fisiologia delle allucinazioni viene vista e capita con chiarezza. Quando il mio corpo allucinatorio trasmette nel reale, cessa di funzionare in modo allucinatorio. Uscire dalla fisiologia delle allucinazioni, uscire dalla fisiologia degli spiriti - che è quella delle allucinazioni, uscire dall'illusoria realtà del tempo, uscire dalla realtà ordinaria, cessare di dissolvermi nel tempo anzichè nella percezione profonda. La mia fisiologia che è quella delle allucinazioni e degli spiriti e della realtà ordinaria, la dissolvo e oltrepasso con il continuo impegno creativo per immergermi nella percezione profonda. La percezione profonda è intensità è fisiologia di fisiologie di... Il tempo è la naturale dispersione degli spiriti, della loro precaria esistenza. Il tempo, la vecchiaia, la morte, mi cancelleranno se credo alla realtà delle allucinazioni e degli spiriti. Nella percezione profonda il mio ego-spirito non agisce, le allucinazioni si placano, la vecchiaia e la sofferenza non hanno più nulla da riassorbire. La creatività unisce-agisce nella intensità profonda le innumerevoli fisiologie che si manifestano. La fisiologia del profondo è un aggregato di fisiologie in attiva continua unione. Tutte le fisiologie, tanto quelle reali che quelle irreali, sono unite. Nella percezione profonda non temo il non agire e il non apparire della mia individualità. La fisiologia ordinaria muta verso la fisiologia profonda attivamente e creativamente. Esistono molti spiriti che aiutano e incoraggiano e nutrono l' agire creativo verso la continuità profonda. Fisiologia ordinaria e profonda convivono. Se non lascio vivere le allucinazioni e gli spiriti non saprò mai cosa appare dopo la loro vita e come me, neanche loro lo sapranno. Io sono loro e loro sono me, così è composta la fisiologia ordinaria durante il risveglio. Lasciare vivere gli spiriti e le allucinazione non è semplice. Al Risveglio io non sono loro e loro non sono me, la vita non è più una relazione. Quindi le manifestazioni sono libere. Le allucinazioni e gli spiriti celano involontariamente le manifestazioni da cui sono scaturite. Si fanno vedere solo da quelli che Vogliono, per questo non tutti li possono vedere. E se vogliono qualcuno ,non è nè per caso nè per capriccio. E nessuno poi può dire di essere stato visto. Rami-fasci-di-luci-tentacoli, energia che cancella il peso, estranea al peso. Intensità. Se non mi identifico in niente il corpo reale della percezione profonda si fa vedere lì dove è sempre stato, unito al mio stesso corpo irreale, nella pelle, nei muscoli, nei denti, nel cervello, in breve ovunque. Se non dico come è fatto questo corpo reale della percezione profonda è per evitare di produrre pericolosissime suggestioni. Gli automatismi sono generati dal processo di identificazione e non l'incontrario. Al cessare della identificazione gli automatismi progressivamente si indeboliscono. È DAL PROCESSO DI IDENTIFICAZIONE che scaturiscono gli spiriti, tutti gli spiriti producono a loro volta automatismi. Perchè il corpo reale mi appaia deve cessare, per lo meno ridursi alquanto, non solo il processo di identificazione dello spirito-ego ma anche i processi di identificazione di tutti gli altri spiriti che mi compongono in modo da non essere più la somma dei loro automatismi. Solo quando la fitta rete degli automatismi si placa, diventa scarsamente attiva, il corpo reale appare. D'altra parte il reale appare al reale, non all'irreale. Uno spirito , una entità che non produce automatismi, si trova nel reale. Dale posizioni dello hatha yog7a si accede nella fisiologia reale, direttamente. MZ1741342 I nostri corpi si estendono tra l'ordinario e il non ordinario, se ne entra, se ne esce da entrambi, mantenendone o non mantenendone alcuna consapevolezza. La morte non è la fine o interruzione della vita se viene percepita dal corpo nella sua integralità. La percezione integrale vede le sembianze umane come una sorta di effetto ottico-multi-sensoriale prodotto da vari agenti. Ugualmente la morte viene vista come un effetto ottico, l'effetto ottico muta o svanisce ma ciò che agisce resta attivo e produttivo. Certo questo effetto ottico è molto complesso e o si unisce inconsapevolmente alle proprie cause per generare altri effetti sensoriali o si UNISCE consapevolmente alle proprie cause depotenziandone l'agire. L'effetto ottico e le sue cause sono parti integranti del corpo integrale ed è dalle profondità del corpo integrale che arrivano le corrette visioni che letteralmente spiegano come agire per neutralizzare consapevolmente l'agire dell'effetto ottico e sue cause. Tutto ciò può avvenire solamente quando l'effetto sensoriale scopre CHE la propria individualità non è una esistenza inevitabile e scontata. Questa scoperta indica anche che l'effetto sensoriale comincia ad agire in unione con il proprio corpo integrale. buona parte della vita la vivo con manifestazioni non appartenenti alla realtà ordinaria. I sentimenti e i cinque sensi sono percezioni individualizzate. Essi compongono parte della struttura della individualità. La razionalità è una delle forme individualizzate della percezione. È L'INSIEME DI PERCEZIONE E CONCENTRAZIONE A VINCERE Gli AUTOMATISMI. Quando loro vincono l'individualità viene indebolita, il suo agire non è più assordante, molto altro appare, prima o poi. Ma rammentarsi delle stagioni della percezione ordinaria. Dialogare mediante il corpo con la percezione profonda è possibile. Si chiama hatha yoga. È TUTTO CONTENUTO NEGLI ASANA . SI può fare molto altro. E tornare poi qua. Poi qualcuno si accorgerà che tutti gli sforzi fatti per illuminarsi hanno finito per illuminare solamente lo Spirito-cervello-mente-ego. E quindi si è trattato di un qualcosa di nuovo quasi del tutto immaginario. Gli altri spiriti da cui siam composti non sono stati nemmeno percepiti: solo l'insieme e l'unità di tutti gli spiriti da cui siamo composti-scomposti può risvegliarsi alla realtà. L'essere umano è completamente centrato e rinchiuso dentro i limiti percettivi dello spirito cme. Tutte le nostre culture sono le culture di quello spirito, sono la sua prigionia. E così disprezziamo il corpo perchè è il luogo dove abitano altri spiriti ,per lo più non percepiti, incomprensibili se non in una qualche forma meccanica. In realtà torno nel corpo per imparare chi siamo noi che coabitiamo in un ciò che chiamiamo corpi, proprio ognuno di noi, noi ma come fossimo davvero insieme. Gli spiriti ne l risvegliarsi e nel riconoscersi si liberano di qualsiasi individualità. La continuità è al di là delle possibilità del cme a meno che il cme non torni alla sua dimensione di spirto, manifestazione. L'illuminazione del cme è una illuminazione che resta nel buio. Se il cme se ne accorge, bene allora ci si può dirigere verso il risveglio. Per motivi ignoti il cme è incapsulato in una dimensione completamente illusoria e tale resta anche in caso di illuminazione perchè per ora si conoscono solo illuminazioni puramente mentalizzate. Negli asana è presente una via che va bene a tutti gli spiriti. Nei sistemi yogici si ha nuovamente il sopravvento della dimensione cme che finisce per vanificare gli sforzi. In pratica si può vedere, udire, ecc, senza indirizzare il cervello verso la mente e l'ego ma verso tutti gli spiriti dell'involucro il che è esattamente quel che succede nella continuità della percezione profonda. il gioco eterno à immedesimarsi negli spiriti, perchè la mente è lo spirito che si immedesima, che dà una identità a ciò che percepisce per poter esistere, esiste tramite l'identità data ad un altro spirito. Infatti nessuno spirito esiste in se stesso anche se vorrebbe. Per esistere in se stesso bisogna esistere e basta ma questa è la cosa più difficile da fare. Ogni spirito, prima o poi, si trova nella felice condizione di potere e volere interrompere il proprio automatismo. e così mutare il suo corpo, la sua percezione, la sua intensità. Non c'è uno spirito "fra cielo e terra" che prima o poi non possa fare ciò. Il corpo, come la percezione e l'intensità, è sempre presente. La mente-ego-cervello tende a escludere l'aspetto corpo anche quando afferma di includerlo. Non percepire la presenza e le modifiche del corpo vuol dire sognare, sognare vuol dire avere una percezione limitata ed automatica. Quando dico <<corpo>> mi riferisco al corpo vivente e non al suo aspetto automatico, meccanico, scientifico. Quei passaggi che vedo sono molto sofferti. Percezione corpo ed energia che addirittura in più modi diversi appaiono fluttuando dal precedente magico stato. Essi appaiono già completi, SCONVOLTI DA UNA PRECISA E AGITATA TEMPESTA, in drammatica manifestazione di costituzione di una realtà ordinaria. LA REALTÀ ORDINARIA VIENE CREATA DA EVENTI DRAMMATICI PER QUANTO NATURALI, LA REALTÀ ORDINARIA È QUINDI DRAMMA E SOFFERENZA. NELLA VITA ORDINARIA SOLO IL DRAMMA E LA SOFFERENZA POSSONO CONDURRE ALL'USCITA DEL DRAMMA STESSO, CHE IN SE STESSO NON ESISTE, LA SUA È UNA ESISTENZA FISICA PERCETTIVA ED ENERGETICA DIPENDENTE DALLA FLUTTUAZIONE CHE LA GENERA. PER VEDERE QUELLA FLUTTUAZIONE, RICONOSCERLA E, INFINE, RICONOSCERE CHI ORIGINA QUELLA FLUTTUAZIONE BISOGNA SOFFRIRE. SENZA LA NECESSARIA DOSE DI SOFFERENZA NON SI PUÒ CAPIRE L'IRREALTÀ DELLA DIMENSIONE ORDINARIA, PURTROPPO. Chi origina la fluttuazione è cio che sono-siamo nella sua forma...ordinaria e a questa sua forma ordinaria aderisce nella sua forma profonda.. Il passaggio tra una e l'altra forma è un evento specifico. Il contatto tra le due forme può avvenire in ogni momento. Il passaggio e il contatto sono due eventi diversi. Chi li conosce lo sa. La fluttuazione drammatica è percorribile in entrambi i sensi, le diverse nature sono comunque la stesa natura, lo stesso corpo. La fluttuazione drammatica si riassorbe naturalmente se la si lascia scorrere. La corretta intensità può essere riprodotta reimpostando in modo opportuno gli automatismi, trasformare gli automatismi da ossessivi in creativi. Scorrere vuol dire agire creativamente, fermarsi a volte è l'atto creativo necessario. L'eccitazione e la stanchezza fanno parte della dinamica della drammatica fluttuazione, altrove non esistono. L'impulso della drammatica fluttuazione poi muta, il suo mutamento è creativo, è vivo. La ciclicità della natura ordinaria è il suo modo di riassorbirsi. La ciclicità è un passaggio necessario. I contatti sono la guida durante il passaggio. Gli esseri umani sono-siamo chiusi per natura in una percezione-corpo limitatissima, quasi del tutto isolata dalla percezione corpo profonda. La chiusura prima o poi se ne va ma non da sola, è comunque necessario il risveglio, il contatto, altrimenti il passaggio non viene visto. Quando si ristabilisce l'intensità il cibo non è più necessario. Le fluttuazioni cessano. Ma fino ad allora sono presenti tracce di cibo, anche se minimali e misteriose. I corpi che non hanno bisogno di cibo sono la fisiologia reale. Percorrere a ritroso la via delle fluttuazioni fa incontrare e capire perchè gli antichi hanno parlato degli elementi. Li hanno visti. Perchè gli elementi si vedono e non si capiscono, Dopo averli visti e averli attraversati si sa qualcosa in più. Uno li vede ma viene anche visto. È quello il gioco e l'arricchimento. Gli elementi sono elementi, non sono primordiali, sono elementi e basta. E sono vivi. All'aumento della coscienza diminuisce la percezione, ma, quel che conta, è che al diminuire della coscienza aumenti la percezione. Agire in modo creativo dissolve l'identità, agire in modo conservativo rafforza e crea l'identità. I criteri per percepire la differenza fra i due modi di agire ed essere sono del tutto soggettivi - meno male!. A me la creatività serve a risvegliare ciò che è altro da individualità. L'individualità la lascio vivere e partecipare, ma non voglio esserne l'eterno schiavo. Spesso i comportamenti conservativi sono scambiati per creativi. Non si può essere creativi e fanatici o violenti allo stesso tempo- La creatività non è contro, è oltre. Le fluttuazioni che costruiscono e compongono l'esistente, si riassorbono da sole, il riassorbimento fa parte della loro natura. Questo significa che se uno non si oppone alle fluttuazioni allora si trova connesso con la via del riassorbimento. Quel che dico ha profondissime implicazioni emotive, inoltre la via del riassorbimento delle fluttuazioni non è lineare nel modo in cui lineare può essere inteso da una individuazione umana. È impossibile tracciare una percorso del riassorbimento e in generale delle fluttuazioni poichè la percezione delle fluttuazioni cambia profondamente le fluttuazioni stesse in continuazione. Vale solo l'esperienza diretta, sono comunque interessanti, molto interessanti, le testimonianze del proprio percorso lasciate nell'ambiente dalle percezioni stesse..spesso impressionanti esperienze di saggezza vengono vissute senza alcun preavviso, nello stato di veglia, nel sonno e nelle più diverse e particolari forme possibili. La mente-percezione non è uno spirito, qualsiasi cosa essa sia essa è diffusa ovunque. Nella percezione ordinaria viene confusa con la capacità riflessiva del cervello e con l'attività del pensiero propria dell'ego e sicuramente tramite il cervello e la concentrazione dell' ego la mente-percezione si manifesta- Ma la mente percezione si manifesta anche nei sentimenti e nel cuore se gli spiriti cessano i propri automatismi. Del reste il cervello e l'ego se non cessano i propri automatismi non producono che allucinazioni. Quando ci si concentra comincia la lenta strada del risveglio dalle allucinazioni. La riflessione, l'amore, l'attenzione al perchè dell'agire sono aspetti della concentrazione. L'importanza è in ciò che si manifesta, non bisogna imprigionarsi nelle parola dette o scritte. La concentrazione non è un sordo sforzo autoipnotico, è la quasi non credibile manifestazione in sè e fuori di sè di una intensissima fisiologia. ( in pratica si vede e si sente come è fatta, se ne fa parte) Noi non vediamo le fluttuazioni di energia. Noi siamo, vediamo e viviamo le allucinazioni provocate da quelle fluttuazioni. Le fluttuazioni sono reali, le allucinazioni molto meno. La intensità quando non è intensa diventa energia. L'energia fluttua, non esistono costanti dell'energia. In realtà coesistono, se percepite, diversi tipi di percezioni-fisiologie, si ha una compresenza non casuale, vi sono conseguenze benefiche e accrescimento, modificazioni ulteriori delle percezioni-fisiologie. Tutto ciò va da sè, fa parte della continuità, non c’è bisogno del volere individuale che anzi è un ostacolo: il volere umano evita sempre la realtà che è la compresenza delle percezioni-fisiologia e preferisce la individuazione di uniche forme percettive-fisiologiche. Le forme che trova, anzi la forma che trova, è una allucinazione che il volere umano stesso ha prodotta. Il senso della compresenza di più percezioni-fisiologie si rivela solo attraverso esperienza diretta. La nostra natura profonda è vegetale in modo complesso e non ordinario. Non solo, essa vive in modo attivo la fluttuazione energetica e ne pu uscire, a differenza di noi, con facilità. Tutte le storie circa i chakra e kundalini sono la stilizzazione della visione incompleta, fortemente imprecisa ed inesatta di quella vegetazione profonda. Durante questa vita allucinata vorrei ridiventare capace di accedere alle fluttuazioni direttamente, quindi vederle, essere loro e trovare pace. È la pace che ferma le fluttuazioni e mi ricongiunge con le manifestazioni profonde, è la pace che permette alla incredibile fisiologia dell'esistente e dell'inesistente di non essere più sconvolta dalle fluttuazioni, ma, per dire, attraversato dall'impeto incessante delle fluttuazioni senza subirne danno. La pace è uno stato fisiologico e percettivo non facile da raggiungere. La pace è uno stato reale e non allucinato. Quello che è impossibile da percepire nella mia allucinazione è che l'esistenza è una condizione, uno stato, non un soggetto. La caratteristica della nostra allucinazione è lo stato emozionale intenso e perenne in cui vive. È L'INTENSITÀ DELLE RELAZIONI EMOZIONALI a creare l'effetto individualità-ego. Le relazioni emozionali creano un habitat di automatismi emozionali che vogliono e devono in qualche modo compiere la propria strada. Gli automatismi emozionali hanno una complessa fisiologia e coincidono con ciò che per millenni è stato chiamato " spiriti ". Imparare a vivere gli spiriti e aiutarli a compiere la propria via emozionale è l'unico modo che io conosca per poter attraversare lo stato allucinatorio e giungere alle vere e proprie fluttuazioni e andare oltre le fluttuazioni, giungere laddove la pace è lo stato principale del corpo, quale esso sia diventato. Via via che l'ego si indebolisce a muoversi sono le manifestazioni, che sono indefinibili. Attraverso le privazioni dell'invecchiamento dovrebbero far capolino le caratteristiche della fisiologia profonda. Certo che aiuterebbe molto aver sviluppato prima il cuore non ordinario senza il cui occhio ogni visione. ogni percezione profonda, rassomiglia a un effetto speciale, a una bizzarra allucinazione. La fisiologia profonda non la si comprende col pensiero, è lei che mi raggiunge nella dimensione ordinaria. Quella particolare vegetazione che nel profondo costituisce La fisiologia è comunque unita in una pace particolare con la fisiologia della intensità che è senza forma e quella della percezione che dà forma alla fisiologia, comunque una forma in pace con le fisiologia, quella pace che nello yoga verrebbe chiamato unione, ma è comunque una pace vivente che si articola in ogni aspetto della fisiologia in modo che essa non sia turbata dalle fluttuazioni pur fluttuando- la stessa fisiologia profonda. Le fluttuazioni sono sempre esistite e sono parte dei viventi- Bisogna imparare a vivere in pace fluttuando. Le fluttuazioni creano difficoltà su difficoltà poichè esse stesse sono un blocco, una limitazione dell'espansione della percezione-intensità. Con tale blocco la percezione perde lucidità e chiarezza e immagina di esistere in un mondo che non esiste. La percezione se limitata soffre, si agita, diventa ripetitiva tanto quanto la fluttuazione stessa. Per via di questa ripetitività la percezione limitata avverte l'esistenza di un mondo costituito da automatismi che di fatto sono immaginari anche se appaiono estremamente reali. La natura intima della fluttuazione va conosciuta e vissuta per poter non esserne danneggiati- perchè le fluttuazioni esisteranno sempre. È POSSIBILE OSSERVARE LE FLUTTUAZIONI PRIMA CHE PRODUCANO LA NOSTRA REALTÀ SEMI-ALLUCINATA. ESSE SONO COMPOSTE DALLA STESSA MATERIA, PER DIRE, DELLA REALTÀ PROFONDA MA NON SONO IN PACE. prima o poi lo diventano mentre altre fluttuazioni compaiono. Un nuovo paesaggio in cui vivere: percezione ORDINARIA e allo stesso tempo le vere fluttuazioni e la vegetazione profonda e altre profondità- Evitare di scegliere dove stare, la scelta è autosuggestione, è rafforzamento dell'ego-individualità è chiusura del centro del cuore. Viene spontaneo voler scegliere il proprio luogo nel nuovo paesaggio e come sempre la scelta è per la percezione profonda. La scelta è in realtà un desiderio-bisogno, è il segnale che il nuovo paesaggio è appena nato e si è ancora immaturi, non pronti, per accettarlo per quel che è poichè di fatto non se ne percepisce la realtà, la visione sembra intensa ma non lo è abbastanza. Basta stare tranquilli, il momento del cambiamento arriva. Il mio organismo non si è ancora formato, per questo le allucinazioni ne fanno così tanto parte. L'organismo è in formazione, quando sarà pronto non ci sarà più cibo nè dolore. Sarà un organismo di pace che non teme nessuna fluttuazione o presenza. Anche le fluttuazioni insegnano. bisogna osservarle in un certo modo. È la stessa fisiologia che passa da uno stato di percezione-intensità a uno stato di fluttuazione, lo stato di fluttuazione genera numerosissime condizioni fisiologiche spesso allucinatorie. Nelle visioni il luogo fisiologico principale appare in prossimità del cuore, in questo luogo si trova la radice che si espande altrove. Quindi quando si entra nella radice in modo stabile la percezione profonda aumenta e acquista senso. Tutti i vari fenomeni percettivi profondi che uno esperimenta già prima dell'accesso al cuore non appaiono più come una sorta di spettacolari effetti speciali ma come la vita propria della percezione profonda. Alla radice-cuore non si arriva di potenza, tutt'altro. La natura è un luogo caotico, estremamente unito dal cuore, un luogo intenso, ventoso, silenzioso, luminoso e calmo, pieno di pace, laghi quieti in cui i cuori intensificano le loro azioni. La natura sembra un luogo selvaggio per via del suo caos immenso, ma non è che un'apparenza. L'apparenza è costituita dalle fluttuazioni che devono imparare a Uscire dall'apparenza. Le fluttuazioni, dopo l'apprendimento, si uniscono all'agire delle radici della natura e sembrano scomparire in una indicibile intensità. L'ego può essere toccato con mano, visto, percepito come una mano, un piede. L'ego muta a seconda delle fluttuazioni con le quali entra in contatto. Le mutazioni possono diventare trasformazioni. Nella natura-caos non vedo quasi animali di sorta perchè ancora non si SONO manifestate le fluttuazioni che li creano. E l'assenza vale anche per i corpi celesti. Tramite la radice-cuore ci si nutre in profondità a cui l'ego è così felice di unirsi e poi sentirsi assente, dissolto, e presente-in-pace. Un buon modo per attivare la radice-cuore è modificare la pressione interna, vivacizzarla. La realtà ordinaria è una allucinazione dell'ego, dello spirito ego. Secondo quello spirito esiste la differenza, quindi l'ego è diverso e separato dagli alberi, dall'acqua, dalla terra. Lo spirito ego non può vedere che lui stesso è unito a ciò che percepisce come esterno e separato da sè stesso senza essere nè una unità nè una diversità. La realtà non ordinaria non ha un nome nel linguaggio dell'ego perchè lo spirito ego non la vede almeno fin quando trova la via per vederla. Lo spirito ego che si libera dalle allucinazioni trova una fisiologia stabile. Una intricata rete di fluttuazioni crea le allucinazioni dell'ego. Le fluttuazioni che creano l'ego creano anche una fisiologia appropriata per l'ego. È difficile percepire come una allucinazione possa essere supportata da un substrato fisiologico. Tuttavia è proprio quel che accade. La fisiologia che sostiene l'allucinazione cessa di produrre l'allucinazione se l'aspetto allucinazione, irreale, viene percepito con chiarezza. Allora, in quel caso, permane il substrato ma cessa l'immedesimazione con l'allucinazione, Il substrato può finalmente comprendere il flusso delle fluttuazioni. Percepire qual'è la realtà delle cose, per esempio l'aspetto fluttuazioni, permette all'ego di eliminare parte dei suoi difetti strutturali, difetti intesi come ciò che lo rende incapace di percepire correttamente. Più difetti vengono abbandonati e più la realtà profonda si manifesta e lo accoglie - l'ego . In ogni caso la realtà ordinaria continua ad essere presente. Vedere le cose come stanno rende incredibilmente chiaro quanto la percezione ordinaria sia prodotta da funzionamenti percettivi del cervello che sono automatici ma che possono anche non esserlo se l'ego non si immedesima nell'attività del cervello. Il cervello una volta prodotto il proprio automatismo cessa la sua attività automatica se l'ego non si identifica con la realtà automatica stessa. Per natura l'ego potenzia e rafforza l'agire del cervello invece di limitarne l'agire. Ma, sempre per natura, la realtà profonda è del tutto controintuitiva rispetto alla percezione ordinaria. L'ego è uno degli spiriti che compone l'involucro umano, in parte coincide con il cervello stesso, in parte si estende al di fuori del cervello. La percezione della radice-del-cuore è molto più acuta di quella dell'ego e sono le percezioni della radice-cuore a permettere il naturale mutamento dell'ego verso la profondità. Una volta avviato quel mutamento anche l'ego accede a una intensa percezione_ profonda. Le percezioni molto profonde anche se all'ego ordinario possono apparire diverse l'una dall'altra e quindi discriminabili in migliori, peggiori, valide e meno valide, ecc. in realtà sono uguali . Ma quel tipo La loro uguaglianza è altro da e in qualche modo anche oltre l'unità stessa, va percepita direttamente,non può essere raccontata. Uno stretto ambito percettivo è delimitato dallo spirito-ego che avvolge il corpo come uno scialle che avvolge la testa e le spalle. La maggior parte di ciò che percepisco è ciò che l'ego percepisce, io stesso che percepisco sono lui. A volte le percezioni mi arrivano non filtrate dall'ego-io a allora io taccio meravigliato, vedo la percezione espandersi in una fisiologia che non è un prodotto percettivo dell'ego, una fisiologia dalla quale sono attratto e di cui riconosco una intensa benevolenza. Come l'intensa benevolenza del caos della natura. L'ego non trova niente per sè e, incredibile, cerca di rendersi simile a questo niente per sè,. L'ego quando si rende simile a ciò che non gli dà niente in cambio non fornendogli alcun possesso nè automatismo è pronto per unirsi con l'immensa fisiologia da cui, per via del proprio ordinario stato allucinatorio, è separato. È un processo molto complicato e sofferto l'unione con la dimensione non allucinata. Nella danza sacra benefici e dolore sono mischiati ma riconoscibili. Quand’è così il dolore lo accetto, il dolore in sé non conduce ad alcun beneficio. Sono costituito da fluttuazioni per le quali il dolore è un’esperienza inevitabile e ovunque diffusa, quindi anche la danza sacra vi passa attraverso; nel far ciò dona alle fluttuazioni una qualità insperata e preziosa. La dimensione spirituale è una dimensione fisiologica. La fisiologia spirituale ingloba la fisiologia ordinaria ed esiste in completa integrazione e continuità con quella. La fisiologia spirituale non è meccanica e nemmeno organica, è costituita da esseri viventi dotati di volontà e destino spesso chiamati spiriti-energie. Le relazioni all’interno della fisiologia spirituali sono personali. Ogni minima parte della dimensione spirituale non si comporta come un meccanismo ma come un soggetto che decide cosa fare, come se una gamba potesse decidere se andarsene da sola o assieme all’altra. Gli spiriti-energia sono fluttuazioni strutturate. Le fluttuazioni sono provocate dalla intensità-percezione-fisiologia. Le fluttuazioni possono apparire tanto prive di personalità che come spiriti. Molti spiriti sono strutturati senza ego, in quel caso possiedo una decentralità creativa. Ogni trasformazione fisiologica profonda nella percezione ordinaria è accompagnata dall’esperienza del dolore, normalmente percepito come dolore fisico. Quando le fluttuazioni del corpo ordinario progressivamente si irrigidiscono, mi riferisco alla vecchiaia, si sviluppano altre fluttuazioni che dall’interno trasformano la fisiologia ordinaria in un’altra fisiologia che poi è la fisiologia a cui si accede tramite la morte. Anche se il processo – della vecchiaia – è spesso doloroso, è fondamentale avere la consapevolezza e percezione che l’irrigidimento del corpo è la garanzia per un ottimale sviluppo del corpo futuro. La progressione della continuità della percezione non è continua nel senso ordinario, ovvero dell’aumento percettivo un gradino per volta, una fase per volta. La percezione, come l’intensità e la fisiologia, si espandono , intensificano tra realtà e livelli diversi, contemporaneamente in modo da acquisire una continuità che unisce diverse percezioni allo stesso tempo. Il processo di continuità multipla si intensifica dopo la morte, ammesso che si acquisisca la giusta fisiologia per farlo. La natura è la via del riassorbimento delle fluttuazioni nella intensità. L’intensità e le fluttuazioni sono inseparabili poichè le fluttuazioni sono le fluttuazioni dell’intensità La natura si sviluppa senza intenzione al contatto tra intensità e fluttuazioni. Le fluttuazioni sono fluttuazioni della intensità,sono fluttuazioni spontanee e non volute che l’intensità altrettanto spontaneamente cerca tenacemente di riassorbire. Io sono fluttuazioni e intensità, il mio aspetto è fluttuazioni-intensità. Le fluttuazioni senza la natura sono l’inferno. La natura incanala nelle sue forme le fluttuazioni, scandisce un ritmo di progressione e di contatto con tra le fluttuazioni e l’intensità in modo da offrire alle fluttuazioni la possibilità fisiologica percettiva ed energetica di cessare di fluttuare acquisendo in vari modi la fisiologia della intensità. Le fluttuazioni possono scegliere cosa fare, non sono l’espressione di leggi meccanicistiche. Ripeto a me stesso che è òa vita ad esistere ed è la sua stessa base, la materia è l’aspetto meccanicistico che assume la vita nella percezione ordinaria. La vita si sostiene da sola mentre il meccanismo resta dipendente da una infinità di perché esterni al proprio meccanismo. Le fluttuazioni per riacquisire la vita devono imparare se stesse, viversi liberate dal panico di riconoscersi per quel che sono, infine vivere nel loro aspetto migliore che non ha più nulla di fluttuante. Le fluttuazioni vivono e si esercitano con le stagioni, la vita non ha stagioni. La vita e le fluttuazioni si osservano, per le fluttuazioni vedere la vita è l’avvicinarsi della liberazione. La vecchiaia e la morte sono un ottimo esercizio Non mi scordo mai che nella vera pace le fluttuazioni non compaiono, chi vive si immerge nella vita, si specchia nelle altre esistenze in una impossibile tranquillità, intimità. Le fluttuazioni sono l’’origine di secondo livello della vita che sperimentiamo. Il primo livello è l GRANDE MERAVIGLIOSA LUCE, MA POI APPAIONO LE FLUTTUAZIONI DELLA LUCE STESSA. E LE FLUTTUAZIONI SONO LA BASE, SONO L’INFERNO. La luce genera le forme della nostra esistenza che altrimenti sarebbe rinchiusa in un eterno cieco fluttuare. Le fluttuazioni vanno conosciute e riconosciute: dato che sono la radice del nostro essere, vanno osservate senza paura. Ecco perché le fluttuazioni vengono vissute nell’anzianità: la natura presume che si sia imparato qualcosa dalla intersezione tra le forme della vita e le fluttuazioni.. La scelta fra reale e non reale non ha più senso quando si osserva il sorgere delle fluttuazioni. Esse vanno placate, e per placarle inizialmente abbiamo la forme della vita come filtro, infine, se la continuità dischiude i suoi tesori, l’intensità sopraggiunge. E forse solo allora si capirà il perché delle fluttuazioni. Intanto la vecchiaia, la malattia, diventano le porte per capire il senso che unisce le fluttuazioni e la comparsa degli spiriti. Le tappe della nostra esistenza, infanzia, adolescenza, gioventù, ecc, sono momenti in cui posso osservare il potenziale delle fluttuazioni, osservarlo addirittura in prospettiva della continuità. Infine la vecchiaia deve affrontare senza paura la realtà delle fluttuazioni, che è terribile, infernale. Gli stati che si presentano prima della morte si possono realmente vedere. Parlo di stati vitali in cui le fluttuazioni si uniscono con le forme in una sicura promessa di continuità. Viceversa ci sarà molto da fare.